Capitolo 10 - Attacco
Senza che Aar se ne accorgesse, o avesse il tempo per realizzare cosa stesse succedendo, Keiarn la afferrò per il braccio e la trascinò fuori dalla stanza di corsa, andava talmente veloce che si faticava a starle dietro e a cercare di non inciampare.
Dopo aver percorso l'ennesima serie di corridoi, raggiunsero il "corridoio delle camere", così chiamato perché lì dormivano e vivevano tutte le cameriere e le servitrici di Keiarn.
La criminale galattica dai capelli neri si mise a battere con violenza su tutte le porte, identiche a tutte quelle presenti nella Residenza, per svegliare le ragazze.
Quando tutte furono fuori dalle loro stanze, Keiarn si mise a contarle, ignorando il fatto che fossero tutte con i capelli spettinati, il pigiama stropicciato, alcune con la bretella del reggiseno che spuntava da sotto la maglietta.
Si accorse subito che c'era qualcosa che non funzionava.
Mancava Makaesh.
«Donne! Dov'è finitx Makaesh?!» sbottò, fulminando ciascuna delle serve con un solo sguardo.
«Non lo sappiamo, probabilmente non ha sentito i colpi sulla porta...» ipotizzò una cyanir di nome Pareii. Nella fretta, probabilmente, aveva messo gli occhiali al contrario e non se ne era accorta.
«Adesso vado io a svegliare Makaesh» disse, con un volume della voce quasi impercettibile, Aar.
Keiarn fece per fermarla, provando a trattenerla nuovamente per un braccio, ma quella volta Aar fu molto più veloce di lei e riuscì a liberarsi dalla sua presa. Nell'esatto momento in cui la mano della donna la sfiorò, si sentì avvampare ancora una volta e per pochi secondi non finì lunga distesa sul pavimento. Le gambe avevano iniziato a tremare e così stavano facendo anche le mani.
Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, un'altra volta.
Aar aprì con un calcio la porta della camera di Makaesh e la sfondò, incurante della reazione che la proprietaria della Residenza Nera avrebbe potuto avere davanti alla visione della porta finita per terra. Entrò nella stanza, trovò Makaesh stesx sul letto e iniziò a scuoterlx con forza e violenza. Se non fosse già mortx, l'avrebbe uccisx lei con quegli scossoni.
«Dannazione, Makaesh, porca miseria, svegliati! SVEGLIATI!» imprecò, e poi continuò per conto suo a tirare altri insulti ed eresie, nonostante fosse contraria a quel genere di cose e tendesse ad evitarlo.
Spostò le coperte dal letto dellx ragazzx e la trascinò giù per un braccio, senza badare a quanta pressione stava facendo con le unghie e con la mano. E fu solo allora che notò la macchia nera sulla camicia da notte dellx graentianx e la striscia dello stesso colore che si era formata sulle lenzuola, sul copriletto e sul pavimento dove il cadavere dell'alienx morente si trovava ora.
Aveva ancora gli occhi chiusi e il sorriso di una persona che stava facendo un bel sogno.
«Porca...» non fece in tempo a finire la frase che Keiarn le aveva appoggiato una mano sulla spalla, azione che aveva provocato un tremito da parte di Aar.
«Adesso dobbiamo andare, penseremo dopo a Makaesh» la rassicurò la donna umana. L'altra annuì, poco convinta, e si aggregò al gruppo di cameriere guidato dalla loro leader attraverso una nuova serie di corridoi, che questa volta le condussero ad una specie di bunker accessibile attraverso una botola ben mimetizzata con il pavimento e una scala attaccata alla parete dove bisognava stare attenti a non cadere.
«Ascoltatemi, donne. Questa notte è successo qualcosa di grave. Probabilmente quelle bestie assetate di sangue e geneticamente modificate che stanno creando nella Galassia Quattro con lo scopo di usarli per la formazione di un nuovo esercito per quella potenza militare inarrestabile... be', sono riusciti a trovare la mia Residenza spaziale e in qualche modo hanno anche bypassato il sistema di sicurezza che avevo programmato. Mi sa che devo perfezionare le mie abilità» spiegò Keiarn.
«Ad ogni modo: staremo qui fino a quando non ci saremo accertati che quei tizi se ne sono andati. Possiamo controllare tutti gli spostamenti che fanno dalle telecamere, che sono collegate all'oloschermo di questa stanza. Ah, ultima cosa e sicuramente non meno importante: lx nostrx Makaesh, unx graentianx servizievole, un'amicx per tutte voi, che con la sua... ehm... parlantina e il suo modo di fare che seminava allegria fra tutte noi... domani, o quando sarà possibile, si terrà il suo funerale. Siete obbligate a partecipare, nessuna esclusa, e potete venire vestite come volete. Come al solito, saremo nel santuario. Ebbene, adesso dovremo addormentarci qui... buona fortuna.»
Le cameriere aliene si scelsero un posto in mezzo alla stanza, recuperarono alcune coperte e cuscini che erano stati lasciati all'interno del bunker e li usarono per crearsi dei letti. Sarebbero state scomodissime, ma si dovevano accontentare di quel poco che avevano.
Anche quando tutte le presenti nella stanza si furono addormentate, Aar era rimasta l'unica sveglia. Quello avrebbe perfettamente potuto essere il momento in cui andava lì, dove attualmente stava dormendo Keiarn de'Vaash, le puntava la sua pistola impostando la potenza del proiettile al massimo e la uccideva, come avrebbero voluto Loyath e Boss. Ma ormai loro due non c'erano più, li aveva cancellati dalla sua esistenza ed era convinta che andasse bene così.
In quel momento ebbe un presentimento, sentì che sarebbe dovuta salire al piano di sopra e andare ad ammazzare quelli che avevano strappato via con violenza la vita dellx sux amicx che, per quanto a volte fosse irritante, considerava come lx migliore amicx che non aveva mai avuto.
Senza farsi vedere salì di nuovo la scalinata, aprì la botola e si mise a fare una breve perlustrazione dei corridoi. Era sicura che quelli della Galassia Quattro, o della Galassia a cui appartenevano, insomma, fossero ancora a piede libero in giro per la Residenza, magari stavano cercando altre persone oppure erano arrivati lì per rubare qualcosa. Oppure il loro obiettivo era Keiarn, ed erano arrivati per ammazzare anche lei, quindi Aar doveva per forza impedire che quest'ultima cosa accadesse.
Poteva morire lei, poteva morire una cameriera, poteva morire uno della Galassia Quattro, ma non Keiarn.
Lei era troppo importante.
Impegnati e proteggila, combatti fino alla morte per lei.
Tirò fuori la pistola da sotto la gonna dell'uniforme, dove la teneva ogni giorno, perché era sicura che le sarebbe servita, e ora era finalmente arrivato quel momento che aveva aspettato da così tanto tempo, da quando aveva scoperto la verità dietro la Void: il momento in cui sarebbe tornata a fare l'assassina seguendo le sue regole, la sua volontà, i suoi ideali.
Girava per i corridoi da quasi quindici minuti, fino a quando non sentì uno schianto, come di vetro che si infrange perché ha urtato un altro corpo. Subito Aar si inginocchiò per terra, in ginocchio, puntando la pistola in direzione dello schianto.
«Chiedo pietà» disse qualcuno, probabilmente colui che aveva provocato quello schianto rumorosissimo.
«E fai meglio. Il mio nome è Aar. Ti conviene farti vedere, oppure non esiterò a spararti.»
«Sai, non suonava per niente come una minaccia...»
«VIENI FUORI, HO DETTO!»
La presa sulla pistola si strinse.
«Vengo in pace, quindi non azzardarti a puntarmi quella cosa contro o a spararmi. Il mio nome è Jude, vengo dalla Galassia Diciassette, dalla Terra, i miei pronomi sono he/him e sono un trans male. Vedi di non sbagliare i miei pronomi. Non ti devi preoccupare dei terroristi che hanno cercato di ammazzare tutta la gente che vive in questo posto abnorme. A loro ho pensato io, semplicemente facendogli quello che avrebbero fatto a voi. Adesso vengo fuori, così possiamo vederci.»
Jude era l'unico ragazzo carino che avesse mai visto in tutta la sua vita: era alto sul metro e sessanta, aveva i capelli grigi lunghi fino alle spalle un po' mossi, gli occhi erano azzurri e non davano alcun segno di vita. Indossava una salopette grigia sporca di qualcosa che ricordava vagamente del fango, strappata in alcuni punti, e sotto di essa aveva una maglietta nera a maniche lunghe. Nonostante fosse trans, da sotto la salopette si potevano notare (anche se poco) le curve del seno, che non era molto grande.
«Piacere di conoscerti. I miei pronomi sono she/her, non azzardarti a sbagliarli» gli fece il verso lei, portando la mano alla tempia in segno di saluto.
Jude sembrò non capire come mai la graentiana lo stava salutando in quel modo e quindi disse: «Be', sai, dalle mie parti usiamo un'altra forma di saluto quando ci conosciamo, ci limitiamo solo a stringerci la mano, così».
Jude le strinse la mano e Aar lo imitò, provando a capire, nel mentre, come mai i terrestri si salutassero in quel modo.
«Jude, dimmi, come mai ti trovavi qui?»
«Lunga storia, lunga storia. Per una questione di sicurezza ho dovuto abbandonare la mia migliore amica, non sapendo dove scappare mi sono imbarcato su questa astronave da viaggio dove c'erano i ragazzi che poi hanno attacato la villa in cui ci troviamo. Quando ho scoperto di essere finito con dei terroristi assassini, ho deciso che era il momento di cambiare le carte in tavola e di diventare l'assassino a mia volta. Per il vostro bene, ho deciso di uccidere tutti loro. E... ci sei solo tu qui?»
«No, c'è anche un esercito di cameriere e una criminale galattica di cui tutti hanno il terrore. Se vuoi ti ci porto.»
Jude annuì e seguì Aar fino al bunker, non troppo convinto: aveva come un presentimento che le cose non sarebbero andate per il meglio...
Spazio autrice
Ehi! Il primo personaggio maschile importante di questa storia è finalmente arrivato! Come pensate che si evolverà? Che rapporti avrà con Aar, Keiarn...? Ci leggiamo al prossimo capitolo!Vi invito anche a leggere il mio fumetto"Tenshi ni Yoru", che si trova nella storia "I miei scleri", è il penultimo capitolo.
Ciaooo!!!
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