XXV - vaso, la rottura
Jisung annullò tutte le lezioni che aveva programmato con Brian per quella settimana. L'incazzatura si era trasformata in tristezza. Si era chiuso in casa, confortato da Seungmin che lo andava a trovare ogni giorno. Era stato lui a lasciare Minho ma si sentiva uno straccio. Mangiava poco e dormiva ancora di meno, con un malessere interiore che neanche il peggiore dei virus. Si sentiva rotto, spezzato in due, completamente svuotato da ogni gioia che il moro gli aveva regalato in quei mesi. Ormai la scena di quella sera, di come Minho ammetteva di tradirlo, di non fidarsi più di lui, lo tormentava. Pensava di essere stato un bravo fidanzato ma a quando pare non era così. Nella loro coppia, era stato lui l'unico ad essere felice. Come aveva fatto a non accorgersi dell'infelicità di Minho? Si sentiva uno schifo e si addossava tutte le colpe.
Minho passò ogni minuto che gli rimaneva con Nayun. La aiutò a preparare le valigie e ad impacchettare tutte le sue cose, ma parlò pochissimo. Fu come se gli avessero rubato la voce e riuscisse a dire solo qualche parola nell'arco di tutta la giornata. Incontrò i suoi genitori il giorno prima della loro partenza, quando passarono a prendere Nayun per portarla nel loro albergo, vicino all'aeroporto.
«Jisung non è qua a salutare?» chiese la signora Lee, con uno sguardo compiaciuto. Minho, quasi senza forze, scosse la testa.
«No. Ci siamo lasciati.»
«Capisco. Mi dispiace molto» commentò falsa come Giuda. Fece un cenno al marito, che inviò un messaggio a Changmin.
Minho volle andarsene quasi subito dopo essere arrivato. Quando fu il momento di salutare sua sorella, per poco questa non scoppiò in lacrime. Le dispiaceva moltissimo lasciarlo dopo che aveva appena rotto con Jisung: era il momento in cui avrebbe dovuto fargli vedere il suo supporto e invece se ne stava andando. Lo abbracciò stretto.
«Ti verrò a trovare spesso» gli disse.
«Era ovvio. Lo sai che da solo combino guai.»
Il ragazzo si sforzò di sorridere, nonostante sentisse una corda strapparsi per la seconda volta in due giorni.
***
Quella sera, Minho si ritrovò da solo in casa. Era stato così male solo una volta prima di quella: il giorno in cui aveva deciso di farla finita. Il giorno in cui, nella fine, aveva ricominciato grazie a Jisung che lo aveva salvato all'ultimo secondo. Non avrebbe mai pensato di poter affezionarsi ad una persona così tanto. Non lo aveva salvato solo tirandolo fuori dall'acqua: lo aveva salvato ogni giorno standogli accanto, placando quella furia che aveva dentro di sé e che da solo non riusciva a domare. Jisung era la sua medicina e lui lo aveva mandato via. Aveva mentito, lo aveva ferito e lui se n'era andato. Minho si dava dello stupido da solo. Perché lo aveva fatto? Poi però girò i suoi pensieri sul fatto che per il biondo, stare lontano da una persona così incasinata e ingarbugliata come Minho, potesse solo fare bene. Il moro sentiva come se la sua ombra oscura avesse cominciato a oscurare la luce splendente di Jisung e non poteva permetterlo. Era un essere troppo prezioso per andare ad impelagarsi con uno stronzo come lui. Non valeva un centesimo. Minho stava davvero male in quel momento. Se il dolore che aveva provato quel giorno era specialmente mentale, ora era fisico, mentale e sentimentale. Non era mai stato peggio.
Tutte le azioni che aveva svolto in quelle ultime settimane, cercando di proteggere Jisung con delle bugie, lo fecero infuriare con se stesso. Cosa aveva in testa? Perché non gli aveva detto subito la verità? Quella ragazza era la figlia di uno dei clienti di suo padre, con la quale gli era stato fissato un appuntamento. Se avesse funzionato, tutti i conflitti tra le due parti si sarebbero appianate. Allora perché sembravano così intimi, così vicini? Lei gli aveva appena confessato che neanche lei era d'accordo con quel genere di appuntamento organizzato. In un mese sarebbe partita per gli Stati Uniti per sposarsi con la sua fidanzato, troppo "popolano" per i suoi genitori. Erano entrambi sulla stessa barca e stavano passando un po' di tempo a conoscersi in modo molto tranquillo.
Quella casa sembrava troppo grande e troppo vuota per lui. Non solo Jisung, ma anche Nayun lo aveva lasciato. Lo aveva abbandonato per seguire i passi dei loro genitori, le stesse persone che non avevano fatto altro che ignorarli per oltre vent'anni. Era tutta colpa loro, solo colpa loro. Se non fossero andati a "trovarli", lui e Jisung starebbero ancora insieme. Nayun sarebbe ancora con lui, andando in giro per casa con le pantofole a forma di coniglietto e assillandolo con le canzoni orribili delle boy-band che ascoltava.
E' tutta colpa tua continuava a ripetergli una voce nella testa. Cominciò a diventare un pensiero ossessivo, che girava e vorticava come una particella di polvere nell'aria senza mai adagiarsi. La sua furia si cibava esattamente di quello e stava facendo un banchetto.
Non riuscì più a trattenerlo: ormai stava annegando dalla disperazione e senza la sua medicina accanto, si lasciò sopraffare dalla rabbia.
***
Chan ricevette un messaggio da Changbin. Ne fu abbastanza sorpreso, dovette essere sincero. Era il primo messaggio che riceveva da lui da quando si conoscevano.
Ore 14 al Café Plaza. Aspettò un po' - forse doveva aggiungere qualche dettaglio - ma Changbin non gli scrisse nient'altro.
Si incamminò verso il luogo dell'appuntamento. Minho e Jisung si erano lasciati e si sentì un po' in colpa. Forse se non avesse inviato quella foto al biondo, niente di tutto ciò sarebbe successo. Minho lo avrebbe odiato di sicuro e non sarebbe stato difficile buttare dieci anni di amicizia nel cestino. Al suo posto, anche Chan lo avrebbe fatto.
Changbin lo stava già aspettando ad uno dei tavolini. Era in disparte, lontano da tutte le altre persone presenti. Chan si sedete di fronte a lui.
«Che c'è?» gli chiese, senza nemmeno salutarlo. Anche se si era presentato all'appuntamento, non voleva dire che il suo astio nei suoi confronti fosse finito.
«Ho bisogno di un favore.» Changbin parve notare l'espressione scettica dell'altro, perché subito aggiunse: «Non è per me, ma per Jisung. Lo so che gli hai inviato tu la foto di Minho e la ragazza.»
Il ricatto morale era la sua unica arma. «Questo è un colpo basso. Cosa vuoi che faccia?»
«Quando te lo dirò, dovrai correre al palazzo del signor Shim e trattenerlo.»
Chan scoppiò a ridere. «E perché dovrei farlo?»
Changbin gli lanciò uno sguardo gelido: non era in vena di scherzare, di insistere o di pregare Chan in ginocchio per il suo aiuto. Sapeva benissimo che non c'era alcuna simpatia tra di loro ma non gli chiedeva aiuto per sé.
«Non è per me, è per Jisung» ripeté.
Chan tornò serio. «Spiegati.»
Il ragazzo con il cappellino gli spiegò di come Changmin aiutasse sempre i signori Lee nel portare a termine i loro affari, di come avessero la priorità su tutto. Gli raccontò che il signor Lee era uno all'antica, bigotto si direbbe, e di come il pensiero che il suo unico figlio maschio stesse con un ragazzo lo mandasse fuori di testa. Era così ossessionato dall'idea che aveva voluto eliminare il problema alla radice.
«Già sai che Ji e Minho si sono lasciati. Il signor Lee non è abbastanza contento, perciò manderà l'ordine da un momento all'altro. Devi darmi il tempo di andare a prendere Jisung e portarlo in un posto sicuro.»
Chan non disse nulla. Non si aspettava nulla di quanto l'altro gli aveva appena detto. Conosceva i Lee da sempre anche se li aveva visti poche volte, ma oltre ad essere dei genitori non convenzionali, non aveva mai avuto il sospetto che avessero le mani in pasta con la criminalità. E se Shim Changmin, lo stesso Shim Changmin che conosceva lui, si piegava di fronte al loro cospetto beh, la situazione era seria.
Changbin mise una chiave sul tavolo e la passò a Chan. «Se le cose dovessero andare male, vai a casa mia e chiama subito la polizia. Se tutto il sistema di registrazioni e microfoni non fosse sufficiente, apri il cassetto delle posate: appiccicata sotto c'è una busta. Consegnala.»
Chan prese la chiave e la mise in tasca. Non si fidava ancora di Changbin, ma gli avrebbe retto il gioco per una volta.
«Solo se le cose vanno male. Non esitare a farlo.»
«...»
(alla fine del capitolo) mi scuso in anticipo per il cringe. lo so, alcune parti sono un po' così così, ma perdonatemi.
nayun è partita, chan e changbin si stanno alleando per salvare jisung mentre minho sta avendo un'altra delle sue crisi. direi bene lol
alla prossima!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro