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Kyungmi

Dopo la prima volta a ripetizioni con Jongho non potevo negare di non essere migliorata. Mi era bastato un solo pomeriggio e il cambiamento era stato notevole. Mi aveva detto che se mai avessi avuto bisogno del suo aiuto non avrei mai dovuto esitare a chiedergli e infatti era stato così, e ora stavo andando meglio.

Eravamo partiti con il piede sbagliato, noi due, ma ora le cose andavano bene. Parlavamo ogni tanto tra una lezione e l'altra e avevo scoperto molte cose di quel paese grazie a lui. Mi aiutava non solo con i compiti di matematica ma anche con quelli delle altre materie, infatti non riuscivo a capire perchè lo stesse facendo.

D'altro canto c'era sempre una voce nella mia testa che mi diceva di smettere di parlargli ogni volta, che mi spingeva a non mandargli messaggi quando mi serviva aiuto e che praticamente cercava di impedirmi di legarmi a lui. Ma la maggior parte delle volte ignoravo quella voce e la cosa iniziava a spaventarmi.

Non mi era mai successo di fregarmene dei miei valori, del non voler mai affezionarmi a qualcuno per paura di farli soffrire, ma probabilmente ero stanca di non poter mai parlare con nessuno e di rapportarmi soltanto con Seonghwa. Probabilmente stavo iniziando anche ad annoiarmi, dopotutto erano anni che io stavo soltanto con lui ed era logico cercare anche qualcun'altro ad un certo punto, no?

Seonghwa anche sembrava si stesse adattando a quella città, ormai vivevamo tranquilli in quel posto e sembrava che il clan di Hongjoong ancora non ci avesse trovato, perciò per il momento tutto andava per il meglio.

Quel giorno inoltre avevo una lezione con Jongho, perciò mi stavo preparando per andare da lui, Seonghwa era felice del fatto che avessi iniziato a capire le diverse materie scolastiche io mi sentivo finalmente bene con me stessa. Sapevo che non sarei rimasta in quel posto per sempre e che non avrei nemmeno preso il diploma in quella città, ma tanto valeva apprendere qualcosa, ora che ne avevo la possibilità.

Proprio quando finii di vestirmi per andare da lui sentii il telefono squillarmi in tasca e l'attimo dopo lessi proprio i messaggi di quel ragazzo.

Dopo avergli risposto riposi il telefono sul comodino e sospirai. Sapevo che quello era un errore, che la nostra abitazione sarebbe dovuta rimanere segreta a tutti e che nessuno sarebbe mai dovuto entrare in quella casa, ma come potevo dirgli di no?

Ci tenevo davvero ad andare bene a scuola, ora più che mai, ed ero perfettamente consapevole del fatto che senza l'aiuto di Jongho non sarei mai riuscita in quell'intento. In realtà non sapevo nemmeno perchè mi stessi impegnando a tal punto da mettere a repentaglio la mia sicurezza e quella del mio ragazzo soltanto per prendere delle ripetizioni, però in quel momento non me ne importai affatto.

Passò almeno un'ora quando sentii bussare alla porta. Sospirai, capendo che ormai quel che era fatto era fatto, e poi mi diressi verso l'uscio, dove intravidi la testa bionda del ragazzo attraverso una finestra. Subito l'aprii e vidi Jongho sorridermi, con lo zaino in spalla e un giubbotto a coprirlo interamente, facendolo sembrare molto più piccolo di quel che era in realtà. Lo salutai e lo invitai dentro, cosa che lui fece l'attimo dopo, prima di iniziare a guardarsi attorno.

«Non pensavo avessi una così bella casa!»esclamò prima di rivolgermi un'occhiata, io gli sorrisi di rimando, prima di portarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Grazie, ehm, vogliamo iniziare?»andai dritta al punto e lui annuì, mentre io mi indirizzavo verso il tavolo da pranzo. Non mi interessava sporcarlo, dopotutto a me e Seonghwa non serviva se non per poggiare le nostre prede dopo la caccia.

«I tuoi ci sono?»mi domandò e io spalancai gli occhi sorpresa da quella domanda. Se gli avessi detto che vivevo col mio ragazzo mi avrebbe sicuramente dato della pazza, ma cosa potevo fare?

«Oh, no, non ci sono.»non dissi la verità ma mi resi conto che in quel caso una bugia sarebbe stata meglio, anche perchè lui non sarebbe mai venuto a sapere che in realtà io i genitori non li avessi nemmeno. Ci sedemmo sulle due sedie e io tirai fuori un quaderno e una penna dal mobile accanto prima di rivolgere l'attenzione verso di lui. 

«Ti sei esercitata?»mi domandò, nonostante ci fossimo visti quasi tutti i giorni quella settimana. Io comunque annuii a quella domanda e poi gli mostrai quel che avevo fatto, lui osservò tutto e mi diede qualche dritta su come magari potevo accelerare alcuni passaggi e io lo ascoltai attentamente per l'intero pomeriggio.

Mi spiegò delle cose nuove sempre riguardo al programma dell'anno scorso e mi parlò anche di quello di quest'anno, anche se soltanto accennandolo, dato che comunque ancora non erano state fatte molte cose dal momento che eravamo soltanto a fine novembre.

«Vogliamo fare una pausa?»gli domandai ad un certo punto, dopo almeno due ore, e lui subito annuì, prima di stiracchiarsi la schiena e le braccia sulla schiena.

«Da quanto tempo ti sei trasferita?»mi domandò ad un tratto, alzandosi dalla sedia e iniziando a girare per la casa sempre guardandosi attorno e io non potei non avere una certa ansia nel caso avesse trovato qualcosa fuori dall'ordinario.

«Non da molto, poco più di un mese, quando ho iniziato scuola ero qui da solo due settimane.»gli spiegai e lui si sporse su un mobile, guardando una foto che mi ritraeva da piccola, quando ancora ero un'umana. Era in bianco e in nero e io indossavo un vestito chiaro, con una cuffietta sulla testa e delle scarpette ai piedi.

«Questa sei tu?»mi domandò curioso e io gli feci gesto di si, per poi spaventarmi a causa del tipo di fotografia e i tipi di abiti che avevo indosso. Mi sentii sbiancare quando la prese in mano per guardarla meglio, ebbi paura che gli sembrasse troppo strano e che iniziasse a farmi domande a cui non sarei stata in grado di rispondere velocemente.

«Era carnevale?»mi chiese ancora e io allora feci un respiro di sollievo prima di dire un piccolo "si". Allora si voltò di nuovo verso di me e annuí, prima di sorridermi.

«Ma i tuoi che lavoro fanno, visto che viaggiano così tanto?»ed ecco la domanda da un milione di dollari. La paura che avevo avuto fino a quel momento a quanto pare aveva senso, dal momento che mi era appena stata fatta una domanda più che scomoda. Deglutii, cercando nella mia testa una scusa che sarebbe potuta essere plausibile, ma sembrò come se il mio cervello si fosse bloccato: non volevo che credesse che fossi strana e che scappasse da me.

«Ehm, loro...»ma venni interrotta dal rumore della porta che si aprì all'improvviso. E allora tutta l'ansia di venire considerata diversa da Jongho si moltiplicò diventando però di un altro tipo. Avevo una dannata paura che Seonghwa si arrabbiasse per aver fatto venire quel ragazzo a casa nostra, e sapevo che se lo avesse saputo non sarebbe stato zitto, dopotutto era anche della sua sicurezza che stavamo parlando.

Subito mi girai e mi trovai il mio ragazzo di spalle mentre chiudeva la porta e, quando si voltò, vidi che aveva una busta tra le mani e subito riuscii a sentire il forte odore di selvaggina e sangue che proveniva da lì dentro, sperai soltanto che Jongho non se ne accorgesse. Incrociai i suoi occhi e li vidi rossi a causa della fame ma, quando si rese conto che non ero sola, li chiuse immediatamente e se li strofinò, facendo finta che gli prudessero per mandare via il colore.

«Che succede qui?»domandò non appena si fu liberato dell'attuale problema, guardando prima me e poi il mio compagno di classe, il quale ora si stava facendo avanti.

«Lui è Jongho, il compagno di classe che mi sta dando ripetizioni di matematica.»glielo presentai velocemente e poi il soggetto della mia frase si avvicinò a Seonghwa tendendogli la mano, la quale però non venne mai stretta probabilmente perchè l'altro aveva del sangue incrostato tra le dita.

«Tu devi essere suo fratello.»disse sorridendogli ma l'altro semplicemente storse la testa con gli occhi sgranati, prima di sospirare una mezza risata. Io sarei intervenuta per spezzare quella fastidiosissima tensione se non fosse stato per la mia fame che ora mi stava mandando in tilt il cervello.

«In realtà sono il suo fidanzato.»gli rispose il più grande prima di sorridergli sornione e poi spostarsi per posare la busta proprio sul tavolo dove avevamo fatto i compiti fino a qualche minuto prima.

«Oh, non sapevo avessi un ragazzo.»borbottò Jongho in evidente disagio, grattandosi il retro della nuca in imbarazzo. Io volli rispondergli ma fui bloccata dal più alto.

«Aveva importanza? Volevi provarci tu?»gli chiese con un ghigno sulle labbra al cui il più piccolo emise un colpo di tosse come se fino a poco prima si stava strozzando e poi iniziò a scuotere animatamente la testa.

«No, certo che no!»rispose provocando una grassa risata nel petto dell'altro, la quale mi fece innervosire.

«Tranquillo, ti stavo prendendo in giro.»gli rispose allora e l'altro emise un sospiro di sollievo prima di lanciarmi un'occhiata imbarazzata.

«Pensavo non fossi a casa, oggi.»affermò poi Seonghwa stavolta rivolgendosi a me e guardandomi con un sopracciglio alzato, segno che ora toccava a me il "discorsetto".

«Dovevamo studiare a casa sua ma ha avuto un contrattempo.»gli spiegai riferendomi a Jongho e lui annuì prima di fare il giro del tavolo e mettersi davanti a me.

«Non ne avevamo già parlato di invitare gente a casa nostra?»mi domandò ancora guardandomi dall'alto e io deglutii, sapendo perfettamente che avevo sbagliato, ma non persi nemmeno un attimo per riprendermi.

«Dovevo studiare, presto ho il compito di recupero e devo andare bene.»lo informai e lui mise su una smorfia prima di ridacchiare e chiudere gli occhi.

«Certo, devi andare bene.»ripetè. Sapevo che a lui non importava più di tanto se andassi bene o meno a scuola, dal momento che essendo vampiri ed essendo immortali la nostra istruzione poteva compiersi quando volevamo, ma comunque doveva capire che per me era importante.

«Credo proprio che sia meglio che me ne vada.»la voce di Jongho si mise in mezzo a moi e per un attimo mi ero quasi dimenticata della sua presenza. Mi girai a guardarlo e notai le sue guance rosse, allora abbassai gli occhi sul pavimento perchè ora mi sentivo in colpa ad averlo messo in quella situazione.

«Si, è meglio.»rispose Seonghwa al posto mio, continuando però a fissarmi intensamente anche se io ero concentrata nel guardare per terra.

«Ci vediamo a scuola.»mi salutò il ragazzo e io gli sorrisi prima di dire un debole "ciao". Rivolsi ancora una volta lo sguardo verso il mio ragazzo quando fummo da soli e ora notai il suo sguardo farsi più duro e severo.

«Non capisco se sei stupida o meno, abbiamo sempre tenuto la nostra abitazione nascosta in passato, e ora che ti salta in mente?»mi rimproverò e io mi allontanai da lui sbuffando, avvicinandomi al tavolo dove c'era la busta con qualcosa da mangiare. Venni spostata però da una mano di Seonghwa che schiaffeggiò la mia e mi fece allontanare.

«Vatti a cercare tu qualcosa da mangiare, così magari rifletti sul tuo errore.»disse ancora prima di prendere la busta e avviarsi per la nostra camera da letto, lasciandomi da sola in sala piena di rabbia e fastidio nei confronti del mio ragazzo.

Beh, Seonghwa o Jongho?

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