☼7
Kyungmi
Quando quel giorno entrai in classe e alzai gli occhi sui miei compagni riuscii a vedere nei loro sguardi un'espressione diversa da quelle che avevo visto sui loro visi fino a quel giorno. Tutto ciò era strano, non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere, perciò corrucciai le sopracciglia e poi mi voltai verso il posto del professore, il quale stava sfogliando alcuni fogli sulla sua cattedra.
Notai che con una penna stava sottolineando alcune cose mentre si teneva una mano sulla fronte e continuava a leggere imperterrito fra quelle numerose pagine che si ritrovava davanti. Allora mi diressi verso il mio solito posto e, nel frattempo, notai che il mio compagno di banco aveva la testa china anche lui tra alcuni fogli e le poche linee rosse attirarono la mia attenzione.
«Che sta succedendo?»gli domandai non appena fui seduta al suo fianco senza nemmeno salutarlo. Lui nemmeno mi guardò e semplicemente continuò a scorrere gli occhi sulle scritte indisturbato, come se non lo avessi chiamato cinque secondi fa.
«Fai il gioco del silenzio anche oggi? Che cazzo succede?»chiesi ancora una volta e solo in quel caso riuscii ad ottenere la sua attenzione. I capelli chiari gli ricadevano sugli occhi mentre mi guardava senza un'apparente espressione.
«Sta correggendo i compiti.»mi rispose a denti stretti prima di tornare su ciò che stava facendo prima, riuscii a sentire la rabbia attraverso i miei sensi e ciò non fece altro che farmi saltare i nervi più di quanto lo fossero già.
«E come è andata?»feci ancora, allungando il collo verso di lui per vedere il voto ma facendolo riuscii soltanto ad aspirare il suo forte profumo, il quale mi entrò nelle narici e mi giunse dritto al cervello e allo stomaco, facendomelo attorcigliare. Aveva un buon odore, per essere un ragazzo e in piena fase ormonale, e quell'odore mi fece anche venire una certa fame...
«Non sono certo affari tuoi.»ribattè secco prima di girare il foglio sul banco per impedirmi di farmi vedere, ma tanto io ormai non ero più interessato a sapere uno stupido voto quando al continuare a bearmi di quel inebriante profumo. Mi mandò alla testa, mi mancava un odore del genere ed era piacevole scoprire che esistessero ancora certi profumi al mondo.
«Chung?»venni chiamata poi dal professore e, quando alzai la testa, quasi non riuscii a deglutire: avrei scommesso tutto che in quel momento i miei occhi avessero assunto una sfumatura rossa, simbolo della mia fame e della mia continenza nei confronti del mio compagno di classe. Scossi la testa quando incontrai lo sguardo dell'insegnante e mi schiarii la gola prima di alzarmi e di dirigermi verso di lui.
Non appena fui giunta alla cattedra mi chinai e potei vedere chiaramente tutti i segni rossi presenti sui fogli scritti con la mia calligrafia, e non potei non pensare al peggio.
«Non ci siamo proprio, Chung.»mi disse poi l'uomo, sfogliando le pagine e iniziando ad indicarmi i miei errori che beh...erano quasi tutti errori, dopotutto.
«Alla tua vecchia scuola come andavi in matematica?»mi chiese poi e io mi irrigidii: cosa mi sarei potuta inventare?
«Non bene, ma c'era qualcuno che mi aiutava...»dissi le prime parole che mi passarono per la testa e i suoi occhi sembrarono illuminarsi come se gli fosse appena venuta una splendida idea in mente, quando in realtà io avevo mentito perciò non riuscii a capire di cosa si trattasse.
«Qualcuno della tua famiglia tipo padre, fratello, madre?»mi domandò ancora e io scossi la testa subito, non potevo dire una cosa del genere se avevo appena fallito completamente in quel compito e non potevo nemmeno dire che vivevo da sola col mio ragazzo.
«No era qualcuno di scuola.»risposi subito e lui annuì, sembrava avesse capito quello che volessi dire, perciò tirai un respiro di sollievo, anche se nemmeno mi serviva respirare in realtà.
«Beh, è strano, perchè solitamente non si può più avere un tutor all'ultimo anno...»continuò grattandosi la testa con fare confuso, mentre io stavo iniziando ad innervosirmi a causa di tutte quelle domande.
«Era una mia compagna di classe, mi aiutava.»appena finii la frase notai un sorrisetto sulle sue labbra e poi distolse l'attenzione da me, prima di guardare la classe con attenzione, osservando minimamente ogni ragazzo. Corrucciai le sopracciglia aspettando che mi dicesse qualcos'altro o che mi mandasse a posto, ma non accadde nulla di tutto ciò, e anzi, quello che successe dopo potei giurare che era la cosa peggiore che potesse capitarmi.
«Choi, vieni un attimo qui, per favore?»chiese con un tono di voce più alto l'insegnante e io mi sentii quasi svenire a quelle parole, quando capii di chi stava parlando; potei fare tranquillamente due più due per capire dove volesse arrivare. Il ragazzo in questione alzò lo sguardo sull'uomo e poi lanciò un'occhiata confusa a me, prima di alzarsi in piedi e venire verso di noi.
«Mi avevi detto che avevi bisogno di crediti, se non erro.»domandò poi il professore, al che l'altro fece un'espressione sorpresa prima di fare un piccolo inchino.
«Si prof, voglio cercare di alzare il voto finale il più possibile.»rispose svelto prima di mettersi le braccia dietro la schiena e rivolgergli un sorriso, speranzoso di ottenere quel che stava cercando.
«Bene, ti ho trovato il modo in cui puoi ottenerli.»affermò l'insegnante prima di indicarmi con un cenno di testa. Il ragazzo al mio fianco non capí e si girò verso di me, prima di corrucciare la fronte.
«Chung, Choi ti darà delle ripetizioni di matematica e questo gli frutterà dei crediti formativi per quest'anno scolastico.»spiegò brevemente e notai con la coda dell'occhio che il suo sorriso si spense all'improvviso, proprio come i miei occhi si sgranarono.
«Professore io non...»provai ad oppormi a quelle parole ma fu tutto inutile, poichè venni interrotta sul nascere della mia lamentela.
«Suppongo che voi due vi conosciate già bene rispetto a come Chung conosce il resto della classe, dopotutto siete compagni di banco, non è cosí?»e ora chi glielo spiegava che io e Jongho non eravamo mai andati d'accordo dall'inizio dell'anno e che le uniche parole che ci eravamo scambiati erano piene di nervosismo nei confronti dell'altro?
«Veramente noi no...»stavolta fu lui a parlare ma il battito delle mani del professore lo bloccò sul posto, mentre io mi portai una mano sulla fronte sentendo già l'esasperazione che mi avrebbe seguito a breve.
«Perfetto direi! Chiariremo i dettagli più avanti ma potete giá iniziare con le lezioni. Ora andate a posto, cosí posso finire la lezione.»si limitò a dire e io a quel punto sbuffai infastidita dal fatto che se ne fosse fregato di ogni nostra volontà e che si fosse comportato in quel modo. Mi girai e senza dire una parola tornai al banco, seguita da Jongho dietro di me.
Mi sedetti al mio posto e poggiai il gomito sul legno prima di mettere il mento sulla mano, mentre il ragazzo accanto a me semplicemente sospirò e poi attaccò la fronte alla superficie; pensai quasi che volesse prenderla a testate.
«Senti, non pensavo che avrebbe chiesto a te e...»cercai di iniziare una conversazione con lui girando la testa ma immediatamente mi fermò e mi parló sopra.
«Non mi interessa, potevi essere tu o qualsiasi altra persona, non ho problemi con te se è questo che pensi.»disse deciso e io mi ritrovai sorpresa a quelle parole, non aspettandomele minimamente uscire dalla sua bocca. Dopotutto non ero stata il massimo della gentilezza nei suoi confronti e, quando mi era successo nelle scuole passate ero sempre andata automaticamente antipatica alle persone. Lo facevo a posta la maggior parte delle volte, cosí i miei compagni mi stavano lontani. Allora perchè a lui non fregava?
«Davvero? Io credo proprio di si, in realtà...»risposi abbassando il tono di voce facendo finta di non volermi far sentire.
«Beh ti sbagli, non mi interessa minimamente come ti comporti nei miei confronti, sei soltanto la mia compagna di banco.»affermò allora e io sgranai gli occhi ascoltandolo, rimanendo ancora più sorpresa di prima. Mai nessuno mi aveva parlato in quel modo, perciò per me era una cosa nuova.
«Perciò, ora che siamo arrivati alla conclusione che non mi stai sul cazzo, possiamo decidere quando vederci?»aggiunse ancora, io annuii soltanto senza rispondergli e lo osservai mentre tirava fuori il suo diario e iniziare a sfogliarlo in cerca di qualcosa.
«Io la settimana prossima se vuoi ci sono venerdi, se no non so che dirti.»informò grattandosi il retro della nuca e poi guardando me, anche se in quel momento io ero ancora sorpresa dai suoi modi nei miei confronti.
«Per me va bene quando vuoi.»risposi, cercando di riprendere un po' di quella confidenza che avevo perso negli ultimi cinque minuti circa. Il fatto che non fossi io ad avere in mano la situazione mi urtava, ma comunque lasciai perdere quel sentimento e semplicemente me ne fregai, l'importante era che lui mi stesse il più lontano possibile, in un modo o nell'altro.
«Perfetto, nel caso cambia qualcosa ne parliamo settimana prossima in classe.»finí per poi voltarsi di nuovo verso il professore che ora, dopo aver concluso di dare i voti alla classe, stava spiegando gli errori fatti nei diversi compiti.
Io d'altro canto spesi il resto della lezione a pensare allo strano comportamento del compagno di banco, il quale era la prima persona nella mia vita che mi aveva trattato cosí non conoscendo la mia pericolosità.
Ripetizioni...yea sure
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