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☼29

Kyungmi

Quando aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza che non conoscevo. Tutto attorno a me sembrava bianco, non riuscivo a capire nulla, non sentivo niente se non un chiacchiericcio lontano. Alzai la testa e la prima cosa che catturò la mia attenzione fu una testa rossa seduta su una sedia mentre semplicemente scrollava sul suo telefono. Non mi ci volle molto a capire di chi si trattasse.

«Cazzo...»mormorai, provando a mettermi seduta ma con scarsi risultati, non riuscivo a capire il motivo per cui in quel momento mi sentissi cosí debole e sperai che avrei avuto le mie risposte a breve.

«Ti sei svegliata.»disse Hongjoong, camminando verso il letto su cui stavo sdraiata. Puntai gli occhi sulla sua figura che ora era vicina a me, mentre io ancora cercavo di capire cosa mi fosse successo.

«Dove sono? Cosa è...»ma non mi lasciò finire la frase che mi passò un foglio, uno che sembrava appena uscito da una qualche stampante di una clinica o di un'ospedale. Corrucciai le sopracciglia, continuando a non capire e più confusa di prima, per poi afferrare titubante ciò che mi veniva dato.

Cercai di leggere il più velocemente possibile e, quando arrivai al punto cruciale di quel documento, riportai nuovamente lo sguardo sul ragazzo davanti a me, che ora stava tenendo un sorriso.

«Che significa?»chiesi allora, sinceramente confusa come non lo ero mai stata prima d'ora. Era stato più facile capire ed accettare che ero diventata una vampira, a diciassette anni, piuttosto che tutto questo.

«Significa che sei stata operata da altri vampiri del vecchio clan di Yeosang e che ti è stato asportato l'organo riproduttore.»affermò sincero, io deglutii a quelle parole e di impulso mi guardai lo stomaco, nonostante fosse ovvio che non avrei ottenuto la conferma in quel modo.

«Ma i vampiri...»cercai di dire ma anche questa volta venni bloccata sul nascere, facendo continuare il suo discorso.

«Si, i vampiri si rigenerano, è vero, ma non con il metodo di asportazione usato da questi dottori. Erano anni che cercavamo qualcosa del genere e proprio qualche giorno dopo la tua cattura abbiamo scoperto di questo intervento. Non ti abbiamo detto nulla perchè, conoscendoti, sarebbe stato ovvio che non avresti mai accettato e che avresti pensato che noi ti volessimo uccidere o...»ma questa volta fui io a non lasciar finire lui, di parlare.

«Posso andarmene, quindi? Posso tornare da Jongho?»furono queste le prime parole che dissi, mentre ormai presa dall'adrenalina e dalla mancanza di quel ragazzo mi tiravo su in piedi, ignorando il fatto di indossare una camicia da notte ed essendo scalza.

«Si, ma...»anche questa volta lo interruppi, iniziando a camminare velocemente per la stanza per raccogliere i miei averi, poi uscii di lí per ritrovarmi nella stanza che tempo addietro avevo attraversato per andare proprio alla ricerca di Jongho. Capii che fossimo ancora dentro quel bunker sotto terra da cui si entrava grazie alla cabina del bagno sopra di noi, infatti non ci misi molto a raggiungere l'uscita.

Non mi voltai indietro nemmeno quando sentii le voci degli altri membri del clan richiamarmi: non avevo nè la voglia nè il tempo di parlare con loro, avrei dovuto fare in fretta e tornare da lui. Dopotutto, la paura che quei quattro vampiri in realtà ancora mi dessero la caccia era sempre presente dentro di me, e forse proprio per questo fui spinta a correre fuori di lí.

Mi arrampicai per uscire e, una volta riuscita nel mio intento, l'aria fresca mi sbattè direttamente sul viso. Distrattamente presi il telefono dalla tasca dei pantaloni che avevo afferrato poco prima e mi resi conto che fossero passati diversi giorni da quando ero stata "rapita", anzi, ora era arrivato anche aprile.

In quel momento era pomeriggio inoltrato, probabilmente Jongho stava con i suoi amici dal momento che fosse una domenica, per questo presi di nuovo a correre come non facevo da numerose settimane ormai, finalmente riuscii a sgranchirmi le ossa dopo tutto quel tempo. Annusai l'aria, cogliendo ogni odore e godendo di ogni sfumatura di esso, sentendo anche quello che più di tutti agognavo di sentire: il profumo del bagnoschiuma di Jongho, quello che per diverso tempo mi era anche appartenuto.

Mi ritrovai in città in un batter d'occhio e, per non passare troppo osservata, presi una delle vie che nessuno mai attraversava, in modo tale da poter continuare a sfruttare la mia velocità e raggiungere allo stesso tempo il prima possibile casa del ragazzo, dove speravo che l'avrei trovato intento a tagliare la pizza da asporto che lui e i suoi amici tanto amavano mangiare.

Giunta di fronte all'abitazione che avevo cercato fino a quel momento, decisi di suonare al campanello, aspettando con più ansia che mai che qualcuno mi venisse ad aprire. Non dovetti aspettare tanto, infatti dopo pochissimo mi trovai davanti agli occhi di Yunho, i quali inizialmente rimasero normali ma poi si spalancarono.

«K-Kyungmi?!»esclamò una voce dietro di lui, quella di Mingi, il quale immediatamente si fece avanti e mi afferrò il polso, tirandomi dentro casa, con il suo ragazzo che chiudeva la porta dietro di noi. Si buttò tra le mie braccia, e l'attimo dopo sentii entrambi loro corpi schiacciarsi contro il mio.

«Che diavolo ci fai tu qui?»una terza voce si intromise e riconobbi subito il tono acuto di Wooyoung, infatti alzai la testa dalle spalle larghe degli altri due soltanto per sorridere al più piccolo tra i tre, il quale fece cadere per terra una forchetta che era andato a prendere dalla cucina.

«Cavolo, se Jongho lo scoprisse darebbe di matto!»affermò convinto il più grande, prendendo finalmente parola e facendomi ridere, cosa che provocò anche la risata generale degli altri tre. Mi sembrava cosí strano avere di nuovo l'opportunità di incontrarli, quasi non mi sembrava vero, dopo aver passato tutte quelle settimane soltanto a convincermi che non li avrei visti mai più, mentre in realtà non era stato cosí, e sapevo bene che quello che stavo provando anche io lo sentivano anche loro, non mi serví nemmeno usare il mio potere per averne la certezza: lo sapevo e basta.

«Quanto diavolo ci vuole a...»e poi ecco la voce che mi era mancata cosí tanto fino a quel momento, la voce che avevo pensato più volte che non avrei avuto mai più potuto sentire. I ragazzi si spostarono dalla visuale soltanto per mettermi di fronte proprio a Jongho in persona, che ora mi stava fissando con fin troppa insistenza, non riuscivo nemmeno a capire cosa provava.

Nemmeno per un attimo pensai all'usare il mio potere, con lui non l'avrei mai fatto: volevo avere onestà e sincerità nel nostro rapporto, non volevo assolutamente ricorrere all'utilizzo di tutto ciò, e mai l'avrei fatto.

Continuammo a fissarci per quelle che a me sembrarono ore, tant'è che nemmeno ci rendemmo conto del fatto che gli altri tre se ne erano andati via, con la scusa del "vi lasciamo soli".

I capelli grigi ormai avevano preso una piega giallognola, mentre il viso era proprio come me lo ricordavo: bello, dolce, gentile. Avresti potuto descrivere la sua persona soltanto guardandolo in faccia, era cosí per tutti, me inclusa. Anche il corpo era sempre lo stesso, anche se non potei notare che sembrasse dimagrito di poco. Non potei nemmeno fare a meno di controllare il suo collo, come a volermi accertare che quei due buchetti ci fossero ancora: e, ovviamente, c'erano.

«Kyungmi.»il mio nome sulle sue labbra mi fece scorrere un brivido per la schiena, mandando completamente in tilt i miei sensi stra-sviluppati. Non riuscii a rispondere perchè in un attimo feci qualche passo avanti e gli allacciai le braccia attorno al collo, improvvisamente bisognosa del contatto fisico con quel ragazzo. Lui ovviamente ricambiò la stretta e mi cinse la vita con le braccia, tenendomi contro il suo corpo.

«Pensavo di averti persa per sempre...»mormorò al mio orecchio, ovattato dalla presenza dei miei capelli sulla mia spalla.

«Non ti saresti mai potuto liberare di me cosí facilmente.»gli risposi e provocai una risata da parte sua, seguita da un sorriso spontaneo da parte mia, era troppo bello per me sentirlo di nuovo ridere. Si staccò da me e mi guardò in viso, passando gli occhi a guardare ogni parte che non vedeva da settimane: le labbra, il naso, le guance, tutto.

«Andiamo in camera mia e mi racconterai tutto quello che è successo per filo e per segno.»mi spronò e io annuii, facendo per incamminarmi per la stanza che aveva appena nominato, ma lui mi bloccò.

«Aspetta, prima...»ma non concluse mai la frase perchè la sua mano si posò sul mio zigomo e lentamente mi attirò a se, facendo scontrare le nostre bocche per la prima volta dopo cosí tanto tempo. Non fu nulla di simile ai baci che ci eravamo scambiati in passato, quando eravamo stati presi dal desiderio e dall'euforia del momento, ma tutt'altro.

Con i piccoli movimenti di labbra mi faceva capire quanto gli fossi mancata e io non potei negare che per me fosse lo stesso. Fu soltanto un assaggiarsi di nuovo, che però stava a significare molto di più per noi due, quasi qualcosa di segreto ed intimo, qualcosa solo nostro.

«Ora andiamo.»disse non appena si staccò e io annuii nuovamente, stavolta sentendomi portare verso la sua camera tramite la stretta che teneva ben salda intorno alla mia mano.

Il prossimo è l'ultimo capitolooo non sono prontaaaaa

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