☼27
Kyungmi
Erano settimane che io, Yunho, Wooyoung e Mingi stavamo cercando Jongho, ma di lui non c'era traccia. Yunho mi stava ospitando a casa sua, non potevo tornare all'appartamento sapendo che lui era probabilmente in pericolo e non sarei nemmeno potuta tornare a casa sua, con la madre che piangeva quasi tutti i giorni a causa della sua scomparsa.
Ogni giorno che passava le cose peggioravano, era sempre più difficile e le probabilità di trovarlo andavano a diminuire di minuto in minuto, cosa che io proprio non riuscivo a sopportare. Sapevo di aver sbagliato quando gli avevo detto quelle cose, l'ultima volta che l'avevo visto, e ora come ora mi sarei rimangiato tutto, anche le parole più velenose che gli avevo rivolto. Non si meritava nulla di tutto quello, nonostante le intenzioni erano buone, non avevo il diritto di trattarlo in quel modo.
Avevo raccontato tutto agli altri, avevo dovuto: come avrei potuto spiegargli che Jongho era stato rapito da un clan altrimenti? Certo, Wooyoung era quasi svenuto e Mingi invece era davvero svenuto, però almeno ora sapevano tutta la verità e potevo comportarmi con normalità anche con loro; nutrirmi davanti a loro, cacciare con loro, tutto era diventato la normalità in tutti quei giorni.
La parte più difficile era stata probabilmente quando la mamma di Jongho aveva chiesto del figlio a loro tre. Ovviamente dopo il secondo giorno in cui non rientrava a casa si era preoccupata ed eravamo stati costretti a dirle che era scomparso, non avevamo alternative, dal momento in cui non sapevamo quando l'avremmo trovato...se l'avremmo trovato.
Scossi la testa per eliminare quei brutti pensieri, poi guardai davanti a me dove i miei tre amici ora stavano lavorando: Mingi aveva fatto una mappa dei dintorni, segnando tutti i punti in cui eravamo già stati; Wooyoung stava cercando su internet diversi luoghi dove sarebbero potuti essere il clan e il sul migliore amico e Yunho invece stava prendendo appunti sulle informazioni che trovavano.
Io, d'altro canto, cercavo di non dare di matto. Avevo paura, più andavo avanti e più avevo la consapevolezza che l'unico modo per far si che il ragazzo venisse liberato fosse consegnarmi al mio nemico. In un primo momento quella era stata la mia prima opzione, ma ero subito stata bloccata dagli altri tre i quali mi avevano detto di non provarci nemmeno e di non cedere: avremmo trovato una soluzione, anche se la vedevo alquanto difficile.
In quell'esatto momento poi, il mio telefono vibrò nella tasca di uno dei tanti pantaloni di tuta che Jongho mi aveva prestato in passato, allora lo tirai fuori e quello che ne trovai sullo schermo mi sconvolte definitivamente.
Posai il cellulare sul tavolo con mano tremante, prima di alzarmi in piedi e continuare a fissare lo schermo ormai nero. Il rumore della sedia che strusciava sul pavimento doveva aver richiamato l'attenzione dei miei amici, i quali alzarono la testa su di me.
«Che succede?»mi domandò Mingi, io non riuscii però a rispondere e semplicemente gli passai l'apparecchio elettronico già sbloccato e sulla chat, per fargli capire di cosa si trattasse.
«Oh mio Dio...»furono queste le parole che uscirono dalla bocca di Wooyoung, il quale poi si mise le mani sul viso a causa dell'uragano di emozioni che lo accolse.
«E ora che facciamo? Potrebbe essere una trappola...»chiese Yunho, grattandosi il retro della nuca per poi rivolgere uno sguardo ad ognuno dei presenti.
«Andrò lì, non mi interessa se è una trappola. Se c'è anche la minima speranza che Jongho sia lì io la devo cogliere.»risposi seria, alzando finalmente anche io la testa dal tavolo e poi iniziando a camminare per la stanza, cercando l'indispensabile per andare nel posto in cui mi volevano.
«Kyungmi loro sono in quattro e tu sei da sola, vuoi farti ammazzare?!»esclamò allora Wooyoung, alzandosi in piedi anche lui, per poi prendermi il polso e bloccare i miei movimenti.
«Non possiamo aspettare ancora, non sappiamo nemmeno se Jongho è ancora...»ma non riuscii nemmeno a terminare quella frase, non avevo intenzione di iniziare a pensare già da ora a qualcosa del genere, non ne avevo il coraggio.
«Pensaci un attimo, se ti succede qualcosa nessuno poi potrà andare a salvarlo, sono decisamente troppo forti per noi...»commentò Mingi a testa bassa, con un tono che sembrava quasi sentirsi in colpa.
«Ragazzi, non abbiamo altre alternative, lo sapete questo, vero?»chiesi retoricamente allora usando un tono di voce più calmo, avendo ormai capito che fosse stato per loro e per il loro evidente nervosismo io probabilmente non avrei nemmeno avuto l'opportunità di uscire da quella casa.
Sapevo quanto potesse essere pericoloso, stavo letteralmente andando nella tana del lupo, ma non avevo altre opzioni. Se non l'avessi fatto l'unica persona che al momento amavo avrebbe potuto continuare a soffrire ancora e ancora, se non peggio.
«Dovete lasciarmi andare da lui, ve lo riporterò a casa; costi quel che costi.»cercai allora di tranquillizzarli, poggiando la mano sulla spalla dei più piccoli e guardando ognuno dei tre con un sorriso che doveva essere rassicurante per loro, anche se sapevo perfettamente che in quel momento ero in grado soltanto di trasmettere paura per me stessa ma soprattutto per il ragazzo in pericolo
«Potresti tornare a mani vuote, o peggio, potresti proprio non tornare.»mi fece notare per almeno l'ennesima volta Yunho, in mezzo agli altri due, ma io semplicemente annuii, sapendo perfettamente che le sue parole erano vere.
«Preferisco rischiare per lui, non riesco più a sopportare tutto questo. Devo vederlo.»risposi sincera senza farmi problemi nell'ammetterlo. Ormai era anche inutile nascondere i miei sentimenti nei suoi confronti, era evidente che provassi qualcosa e che quel qualcosa non fosse semplicemente dell'affetto che provano due amici.
«Ne sei innamorata, non è così?»parlò ancora il più grande dentro la stanza, nonchè il padrone di casa. A quella domanda non seppi rispondere, in quel momento non ero in grado, per questo semplicemente abbassai la testa e nemmeno risposi, prima di iniziare ad andare verso l'uscita di casa.
«Ci vediamo, ragazzi, se entro domani non sono qui mandate i soccorsi all'indirizzo che avete letto prima.»sviai quella domanda per poi uscire da lì, aspirando a pieni polmoni l'aria di cui nemmeno avevo bisogno ma che in quel momento mi sembrava qualcosa che avevo agognato da quando ero nata fino a quel momento.
Rimasi per qualche attimo in quel posto, ad aspettare non sapevo nemmeno io cosa, probabilmente un qualche segno che mi facesse capire qualcosa. Stavo facendo giusto? Stavo sbagliando? Non sapevo niente di tutto quello ma una cosa era più che certa, quel giorno avrei fatto sputare il sangue demoniaco che scorreva attraverso le vene di quel maledetto clan.
Al pensiero di quelli mi sentii subito imbufalire, tant'è che potevo scommettere che in quel momento i miei occhi fossero rossi nonostante mon avessi fame, bensì per la rabbia. Per questo allora mi caricai e iniziai a correre seguendo le indicazioni che avevo impresso nella mia mente quando, poco prima, avevo guardato la cartina geografica sulle mappe digitali del mio telefono, dove mi era stata indicato il percorso più veloce da prendere.
Mi sembrava strano dove stavo andando, ma comunque proseguii, col suono del classico cinguettio degli uccelli sui rami alti degli alberi. Infatti il mio subconscio mi aveva portata inevitabilmente nei pressi di un bosco vicino la cittadina dove avevo vissuto negli ultimi mesi, non sapevo nemmeno ci fosse quel posto. Mi addentrai all'interno, sempre ripensando alla mappa, e ci misi poco poi a sentire l'odore del sangue del ragazzo di cui ero innamorata nell'aria. Fungeva da richiamo per me, quel profumo, e sarei stata in grado di riconoscerlo tra altri mille, anche se l'unico modo con cui mi riuscivo a spiegare ciò era che probabilmente era vero che, quando lo avevo morso, si era venuto a creare quel legame che tanto temevo.
In mezzo alla vegetazione c'era quello che ai miei occhi poteva sembrare un bagno pubblico rovesciato per terra ma capii che in realtà quello era soltanto l'entrata di qualcos'altro sotto terra. Mi avvicinai ad esso e, senza paura, alzai la porta, notando chiaramente un buco al suo interno. Chiusi gli occhi e non pensai minimamente alle conseguenze delle mie prossime azioni, per poi alzarmi in piedi e buttarmi all'interno di quel foro, mettendoci qualche secondo prima che i miei piedi toccassero di nuovo terra con un tonfo.
Era buio lì dentro, per questo afferrai il mio telefono e accesi la torcia, iniziando a guardarmi intorno per quanto mi fosse concesso grazie alla luce, per poi annusare l'aria per l'ennesima volta: avvertii immediatamente l'odore del sangue di Jongho, molto più forte di prima. Allora seguii la scia, camminai lentamente nel buio con la paura di inciampare in qualcosa, e finalmente ad un certo punto arrivai davanti ad una porta.
Abbassai la maniglia e venni accolta da una luce abbagliante che mi fece chiudere gli occhi a causa della sua alta luminosità, poi entrai all'interno di quella nuova stanza e mi chiusi la porta alle spalle. Quel luogo sembrava una cucina, solo che la differenza era che sui mobili non c'erano verdure o piatti vari ma semplicemente animali morti e sangue che colava fino al pavimento, un odore che mi fece violentemente girare la testa.
Non riuscii però a concentrarmi su quella vista perchè l'attimo dopo avvertii grazie ai miei sensi un rumore di passi. Girai subito la testa verso un corridoio a cui non avevo fatto caso soltanto per vedere la figura di San camminare verso di me, mentre si leccava le dita della mano.
«Oh, che bella sorpre...»ma non riuscì mai a terminare la frase perchè fui più veloce e mi avventai su di lui, tirandogli subito un pugno sotto al mento che lo fece barcollare all'indietro e poi un calcio nel centro del petto che lo fece cadere addosso alla parete dietro di lui. L'attimo dopo mi accovacciai sul suo corpo e gli presi il collo in una mano, stringendogli quanto bastasse la gola.
«Dov'è lui?!»quasi urlai, sentendo ora la presenza dei canini tirati fuori che sfioravano il mio labbro inferiore, sentii i nervi saltarmi quasi fuori dalla pelle quando lo vidi ridacchiare rumorosamente.
«C-che carina...sei v-venuta a prend-ere il tuo...f-fidanzatino...»mormorò mentre io gli stringevo le vie respiratorie, impedendogli di parlare normalmente. Strinsi ancora di più nel sentire quelle parole, per poi lasciarlo andare e rimettermi in piedi. Mi guardò soltanto prima di iniziare a tossire, sapevo che l'unica cosa da fare era stenderlo, proprio per questo gli tirai un calcio in pieno viso, mandandolo dritto nel mondo dei sogni.
Annusai ancora una volta l'aria, sentendo l'odore di Jongho sempre più vicino, per questo presi a camminare lungo il corridoio da cui era venuto poco prima il biondo, fino a quando arrivai ad una porta semichiusa. Non persi altro tempo e semplicemente entrai all'interno, lasciandola accostata per un eventuale fuga. La visione che mi si piazzò davanti mi fece tremare.
Jongho era seduto su una sedia di legno, con caviglie e polsi legati ben stretti per non farlo scappare. La testa piegata all'indietro da dove scorgevo bene del sangue colargli lungo il collo. I suoi vestiti erano pieni di graffi sparsi, come se un qualche animale avesse cercato di aggredirlo a causa della paura.
Mi avvicinai al suo corpo per controllare se respirasse o meno e mi sentii sollevata quando notai il suo petto alzarsi e abbassarsi.
«Jongho.»richiamai allora, con tono flebile, e mi stupii quando lo vidi alzare la testa verso di me,
mostrandomi il viso stanco e pieno di lividi probabilmente a causa di pugni e schiaffi che gli erano stati recati negli ultimi giorni.
E poi, come se non avesse rischiato la sua vita per settimane intere, mi sorrise, guardandomi.
Non riguarda il capitolo ma volevo soltanto dirvi che ho appena pubblicato una nuova storia! È una woosan e si chiama "Fireworks[C.S.ㄨJ.W.]" e potete trovarla anche sul mio profilo!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro