☼26
Jongho
Non sapevo che ora era, non sapevo che giorno era, non sapevo dove mi trovavo, non sapevo niente da giorni, se non settimane. Non mi ricordavo esattamente il giorno in cui ero stato rapito, non sapevo per quanto tempo fossi rimasto svenuto e nemmeno quando e chi mi aveva risvegliato.
L'unica cosa che sapevo era che mi trovavo al centro di una stanza buia, con soltanto un faro sopra di me, seduto su una sedia con tutti gli arti legati alle gambe di legno. Avevo paura, questo era innegabile, avevo il timore che non sarei mai uscito da quel posto vivo e che anche qualcuno che conoscevo avrebbe potuto farsi male per salvarmi.
Ero sicuro che, dopo tutti quei giorni passati, almeno i miei amici e i miei genitori mi stessero cercando senza però trovare alcuna traccia. Ero anche sicuro del fatto che tutti i miei conoscenti si sarebbero resi conto della mia sparizione come quella di Kyungmi dalla classe, perciò sarebbe stato inevitabile credere che io fossi con lei chissà dove; dopotutto, il nostro rapporto era evidente per chiunque, tutti sapevano che ormai fossimo amici.
Amici. Bella roba. Amici che fanno sesso, amici che si cibano l'una dell'altro, amici che in realtà erano tutt'altro che tali. Io ero innamorato di lei, non potevo più nasconderlo, mentre lei...non sapevo cosa pensare. L'avevamo fatto, quello doveva pur significare qualcosa, no?
Nell'ultimo periodo passato insieme era stato impossibile non evitare i nostri cambiamenti nei confronti dell'altro: lei era sempre più protettiva verso di me, mi faceva spesso domande di qualsiasi tipo senza un apparente motivo, mentre io d'altro canto godevo della vicinanza che si era creata a causa della rottura della sua relazione, e mi sentivo sempre bene nel parlare e rispondere alle sue domande, anche a quelle più stupide.
Sapevo chi era stato a rapirmi, ormai potevo dire di conoscere tutti i membri di quel clan. San mi aveva prelevato quella notte senza nemmeno farsi vedere da nessuno, veloce come un animale che caccia, subito poi avevo riconosciuto Seonghwa, che mi aveva accolto con un sorrisetto sghembo e con l'aria di qualcuno che ha appena avuto la sua vendetta, infatti avevo iniziato a sentire ancora più ansia nel momento in cui l'avevo visto.
Poi c'era un altro ragazzo dai capelli un po' più scuri dei miei e la pelle praticamente perfetta come tutti gli altri; aveva il viso angelico, nonostante sapessi che era mezzo demone. Da quel che ho capito lui era quello con cui Seonghwa aveva tradito Kyungmi, potevo dire chiaramente quanto quel ragazzo avesse buoni gusti nel scegliere compagni, tra i due vampiri.
Infine avevo sentito soltanto la voce di un ultimo ragazzo, il capo clan. Aveva un tono squillante e sottile, nonostante i suoi ordini fossero sempre severi nei confronti degli altri tre, da vero leader dopotutto.
Tutti e quattro mi mettevano paura, avevo il timore che alla minima cosa che avrei detto o fatto mi avrebbero potuto fare qualsiasi cosa. Sapevo quanto potesse essere facile per uno di loro uccidermi soltanto succhiandomi il sangue, avevo avuto un'esperienza si, ma Kyungmi con me era stata delicata nei miei confronti, nonostante la natura dei suoi gesti, era stata in grado di rilassarmi e ci era riuscita con le sue carezze e con i suoi baci.
I miei pensieri vennero brutalmente interrotti dall'entrata di uno dei quatto ragazzi, che riuscii ad identificare con San. Si chiuse la porta alle spalle e subito dopo mi rivolse un'occhiata con tanto di sorrisetto, prima di avvicinarsi a me.
«Choi, che mi dici?»esordì mettendosi proprio di fronte alla mia figura, congiungendo le mani dietro la schiena e dandomi la sua completa attenzione.
«Cosa dovrei dirti?»ribattei arrogante, nonostante fossi totalmente spaventato non volevo rendermi troppo vulnerabile di fronte a nessuno di loro, anche se era ovvio quanto in realtà lo fossi.
«Mah, niente di che, oggi vorrei proporti un gioco...»affermò, prendendo poi subito dopo a camminare avanti e indietro a testa bassa, con ancora quel ghigno evidente sul volto, il quale mi stava infastidendo più di tutto il resto.
«Che gioco?»chiesi allora, iniziando a preoccuparmi: di qualsiasi cosa trattasse, sapevo che per me non sarebbe finita affatto bene.
«Io ti faccio delle domande, e tu mi rispondi, semplice non ti pare?»mi spiegò per poi fermarsi di nuovo di fronte a me con uno sguardo di chi a breve avrebbe conosciuto qualcosa di importantissimo.
«E se non volessi risponderti?»gli dissi, alzando di poco il mento per guardarlo meglio e notare ogni cambiamento delle sue espressioni facciali. Non volevo dargliela vinta, non avrei risposto a nulla di ciò che mi avrebbe chiesto se si fosse trattato di qualcosa che potesse mettere in pericolo qualcuno a cui tenevo, soprattutto Kyungmi.
«Vorrai rispondermi, fidati di me.»mi "tranquillizzò" con un sorriso, prima di accovacciarsi di fronte a me, poggiando una mano sul pavimento per mantenersi l'equilibrio. Mi guardò per un attimo e ci scambiammo un'occhiata io di sfida e lui di divertimento, poi avvicinò la mano libera sulla mia coscia, iniziando a carezzarmi dal tessuto dei pantaloni ormai strappati.
«Devi dirmi dove si trova la tua fidanzatina, altrimenti non ti libereremo mai.»a quelle parole mi irrigidii e l'attimo dopo alzai lo sguardo soltanto per vedere la porta spalancarsi e Seonghwa entrare, come se volesse godersi lo spettacolo di me nel panico più totale.
«Non lo so, e pure se lo sapessi non ve lo direi mai.»risposi nel modo più sincero possibile, per fargli capire che era vero. Era così infatti, non lo sapevo, e in quel momento ringraziai il fatto di non saperlo, dato che altrimenti conoscendomi non sarei stato in grado di apparire così onesto di fronte a loro. San mi guardò con un sorrisetto, prima di voltarsi verso il nuovo entrato, il quale annuì semplicemente, prima di riportare l'attenzione su di me.
«Sai dirmi almeno se è in città quella stronza?»chiese ancora e io di impulso cercai di liberarmi le mani dai nodi per mettergliele intorno al collo, anche se dovetti essere grato al fatto che le avevo legate, o altrimenti non sarebbe finita bene per me.
«Non lo so, ho detto.»ringhiai a denti stretti, continuando a fissarlo intensamente nelle iridi, come se il mio subconscio volesse spaventarlo anche quel minimo per farlo smettere di pormi tutte quelle domande e farlo allontanare definitivamente da me.
«Molto bene allora, rispondi a questa di domanda: avete già scopato, voi due?»questa volta la domanda arrivò da quello dai capelli color cenere dietro, il quale fece qualche passo avanti per rendere la sua figura più visibile davanti me.
Io deglutii nel sentire quelle parole, poi abbassai lo sguardo sui loro piedi, cercando di guadagnare almeno un po' di tempo per trovare una risposta, anche se sapevo che probabilmente l'avevano già capito: le altre volte ero sempre stato veloce a rispondere, mentre ora stavo praticamente esitando.
«Ohh, ma non è dolce? Il ragazzino non vuole dirci di aver perso la verginità!»mi prese in giro ancora il biondo, rientrando ora nel mio campo visivo, al che alzai gli occhi su di lui adesso più nervoso che mai.
«Non perde l'occasione di andare a letto con qualcun'altro, no?»aggiunse poi, lanciando un'occhiata prima a me e poi al ragazzo accanto a lui, il quale semplicemente alzò gli occhi al cielo, come se quella fosse l'ennesima volta che si sentiva dire quelle parole.
«Non sono affari vostri se va a letto con altre persone, tantomeno del suo ex-fidanzato.»gli risposi io a tono, non riuscendo a tenermi le parole dentro a causa del nervosismo.
«Stai zitto, moccioso, torna ai tuoi sogni bambineschi tu.»mi riprese ancora una volta il biondo per poi caricare un pugno e tirarmelo dritto in faccia. La mia testa andò all'indietro per conseguenza e avvertii immediatamente un liquido caldo scendermi dalle narici, sangue.
«Mm, ora capisco perchè le piace tanto questo qui, senti che odorino!»prese in giro allora il più basso riferendosi al mio sangue, parlando però con quell'altro che ora mi stava guardando in maniera strana, quasi come se volesse studiarmi. Infatti, dopo qualche secondo, si avvicinò a me e si inginocchiò, per poi afferrare l'orlo della mia maglietta per tirarlo giù, come se volesse avere una buona prospettiva del mio collo. Temetti ancora di più in quel momento, ero consapevole del fatto che probabilmente la mia paura fosse evidente, ma non me ne importati e semplicemente tenni gli occhi fissi sulle sue azioni.
«Quella puttana...»imprecò allora Seonghwa dopo aver guardato a lungo la mia pelle, e solo in quel momento pensai: che mi fosse rimasta la cicatrice del morso di Kyungmi? Probabilmente fu così, dato anche lo sguardo che mi recò l'altro, ora spaventato e preoccupato.
«Non dirmi che l'ha morso.»disse retoricamente, era evidente ormai quello che stava succedendo in quell'istante: i due avevano scoperto di quello che c'era stato tra me e la vampira, ma non sapevo come avrebbero reagito ora, e speravo anche di non scoprirlo.
«E non è finita qua. Annusa.»ordinò quell'altro e a quel punto il più basso si avvicinò al mio collo soltanto per odorare qualcosa che a me era impossibile sentire ma che ora volevo scoprire più di tutto.
«Sbrigati, dagli il telefono. Voglio che lei venga qui, ora.»aggiunse poi Seonghwa, alzandosi in piedi e prendendo qualcosa dalla sua tasca, prima di passarlo a San, il quale l'attimo dopo me lo mise davanti alla faccia per accenderlo tramite il riconoscimento facciale.
Io non seppi che cosa stesse succedendo e perchè ora c'era tutta questa urgenza, ma una cosa era certa: per me non sarebbe finita affatto bene.
E adesso panico
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