☼17
Kyungmi
Dopo circa venti giorni dalla gita sulla neve tutto sembrava essere tornato alla normalità: io continuavo a prendere ripetizioni da Jongho e quest'ultimo spesso veniva a casa mia ora che non c'era più Seonghwa. Avevo partecipato ad un paio delle sue serate con i suoi amici e ormai anche loro mi consideravano come parte integrante del loro gruppo. A mia sorpresa mi trovavo davvero molto bene con loro, cosa che non mi sarei mai immaginata.
Mi ero sempre negata di passare del tempo con qualcuno che non fosse vampiro che mi ero persa tutto questo, ovvero il divertimento. Si, con Seonghwa ero sempre stata bene e lo avevo amato, ma quello che sentivo ora non era paragonabile a quello che provavo per lui.
Non sapevo il motivo di quel cambiamento di sentimenti tutto ad un tratto, dopo aver bevuto il sangue di Jongho era come se avevo completamente dimenticato il vampiro e non riuscivo a spiegarmelo. Che fosse il fatto che a causa sua (anche se indirettamente) ero quasi morta? O per altro?
Avevo sentito spesso di vampiri che creavano un legame attraverso il morso su degli umani e avevo paura che, involontariamente, avevo fatto lo stesso col mio compagno di banco. Non volevo che si sentisse legato a me senza il suo consenso, perchè quando si veniva a creare quel tipo di legame solitamente l'umano si sentiva come schiavo del proprio vampiro e quest'ultimo diventava iperprotettivo nei suoi confronti, quasi possessivo a tratti. Se avessi fatto tutto ciò a quel ragazzo non me lo sarei mai perdonato.
Proprio quella sera ero a casa sua e stavamo giocando ad un gioco da tavolo insieme ai suoi amici, quando sentii un forte tuono provenire da fuori. Vidi Wooyoung saltare per lo spavento e la testa di Mingi nascondersi direttamente dietro il braccio del suo fidanzato, mentre io rimasi impassibile.
«Come potete voi due essere più cagasotto di una ragazza?!»esclamò Yunho guardando prima uno e poi l'altro, per poi sbattersi una mano sulla fronte con fare arrendevole.
«È lei che non ha paura di niente!»disse il più piccolo mettendo un broncio e poi incrociando le gambe, prima di appoggiarsi del tutto allo schienale della schiena.
«Beh, questo è vero.»rispose Jongho e io ridacchiai a quello scambio di battute, prima di guardare il mio compagno di banco in viso. Mi stava guardando con un sorriso e io, senza nemmeno accorgermene, ricambiai. Guardando sul suo collo notai ancora due piccoli puntini, segni dei miei morsi, e a ripensarci mi rivenne voglia di scaraventarmi a dosso a lui.
Anche se questa volta non avrei voluto soltanto morderlo, ma fare altro. Non sapevo quando avevo iniziato a nutrire una specie di sentimento nei suoi confronti ma mi proibii di pensare che fosse a causa proprio di quel morso e di un possibile legame creato.
«Credo sia meglio che vada via, prima che venga a diluviare.»annunciai poi alzandomi dalla sedia e riprendendo le mie cose, prima di indirizzarmi verso gli altri per lasciargli dei baci sulle guance.
«Sei sicura di non volere un passaggio?»mi chiese Mingi e io semplicemente scossi la testa, per poi abbassarmi a baciare la guancia di Jongho. Gli presi il viso e glielo accarezzai con le dita prima di salutarlo, poi mi allontanai dai quattro e mi diressi verso l'uscita di quella casa, senza nemmeno dire una parola.
«Scrivimi appena torni a casa e non esitare a chiamare se succede qualcosa.»sentii la sua voce poco prima che mi chiudessi la porta alle spalle e, per l'ennesima volta, sorrisi senza nemmeno volerlo.
Avevo sempre più paura di aver potuto creare davvero quel legame e di averlo legato a me per sempre, era esattamente ciò che non volevo. Sapevo che ormai non provavo più soltanto dell'affetto verso di lui e la paura di poter essergli legata mi spaventava piú di qualsiasi altra cosa: non potevo permettermi di innamorarmi di lui, l'avrei messo nei guai e basta in quel modo.
Quando iniziò a piovere mi guardai attorno e, non notando nessuno e nemmeno delle macchine, attivai la mia velocità da vampiro per arrivare prima a casa e proprio grazie ad essa riuscii a giungere alla mia meta in pochi secondi.
Non appena fui davanti ad essa mi sbrigai ad entrare per poi poggiarmi alla porta con la schiena e sospirare. Erano mesi che non correvo in quel modo e sotto delle condizioni meteorologiche pietose, perciò non ero più abituata. Mi tolsi le scarpe e la giacca, poggiando tutto all'entrata per poi afferrare il telefono dalla tasca dei pantaloni.
Ma non riuscii a rispondere che un rumore attirò la mia attenzione dal salotto, corrucciai le sopracciglia e riposi il telefono in tasca senza rispondergli, prima di fare qualche passo avanti e tenendo i sensi allerta. Cercai di capire se ci fosse qualcuno in casa dall'odore o dai rumori ma arrivai alla conclusione che se ci fosse stato qualcuno sicuramente l'avrei avvertito, giusto?
Purtroppo ogni mia aspettativa sparí completamente dalla mia testa nel momento in cui, entrando nella stanza, mi resi conto di una presenza seduta a gambe accavallate sul mio divano: Seonghwa.
Stava bevendo una birra in una mano e con l'altra teneva il telecomando alzato e cambiava canali al televisore, come se nulla fosse, come se non fosse sparito per più di un mese e ora era riapparso dal nulla. Lo guardai in faccia e mi sentii morire: era bello proprio come me lo ricordavo quando ci eravamo lasciati.
Peró, a ripensarci, ricordai il motivo della nostra litigata e i miei pensieri tornarono su Jongho, quel gentile ragazzo che in cosí poco tempo stava abbattendo molte delle mie regole da vampiro.
«S-Seonghwa?»balbettai, quando riuscii a far uscire il fiato dalla mia gola, nel sentirmi parlare il ragazzo interpellato voltò la testa verso di me, ancora sull'uscio della porta, intenta a fissarlo intensamente come se avessi paura che da un momento all'altro sarebbe svanito di nuovo come aveva fatto la prima volta.
«Ciao Kyungmi, come stai?»mi domandò mettendo su un piccolo ghigno, guardandomi poi con gli occhi dal colore rosso sangue. Mi sentii tremare quando incontrai il suo sguardo col mio e giurai di sentirmi spezzare in quell'esatto istante.
«Dove sei stato?»gli chiesi io, avvicinandomi al divano dove stava seduto ma rimanendo comunque ad più di due metri di distanza, non avevo paura di lui ma volevo capire cosa stava succedendo. Seonghwa non era il tipo da quel comportamento, dal presentarsi a casa dopo tutto quel tempo senza nemmeno sapere nulla l'uno dell'altra. C'era qualcosa sotto, dovevo soltanto capire di cosa si trattasse.
«In giro, sono andato a trovare qualche amico, sai.»rispose alzandosi poi in piedi e infilandosi le mani nelle tasche, prendendo a fare avanti e indietro davanti al mobile. Io lo guardai soltanto e strinsi gli occhi in due fessure, cercando di capire qualcosa di più da quella situazione.
«E ora sei tornato. Perchè?»domandai ancora e a questo punto lo vidi sorridere prima di bloccarsi e voltarsi verso di me, incrociando le braccia al petto e guardandomi.
«Volevo presentarti il mio amico, no?»le sue parole mi fecero gelare il sangue e, quando mi girai per correre via da quella casa, mi imbattei in qualcuno che non mi sarei mai aspettata di vedere.
Hongjoong era seduto su una delle sedie della cucina, con ghigno sul viso che avrei voluto volentieri prendere a pugno, ai suoi lati c'erano San, seduto sul tavolo, e Yeosang appoggiato col sedere ad esso, il primo stava giocando con un coltello da cucina e il secondo stava soltanto osservando la scena.
Deglutii e il mio primo istinto fu quello di fare dei passi indietro per andarmene ma venni bloccata quando sentii delle mani poggiarsi sui miei fianchi, mani che conoscevo bene. Mi spostai immediatamente e mi voltai, tirando uno schiaffo sul volto del mio ex-ragazzo.
«Come hai potuto?»ringhiai tra i denti, mentre lui mi fissava dritto negli occhi, mi sentii l'anima a pezzi nel vederlo in quel modo e capendo ciò che aveva fatto. Mi aveva lasciato ed era andato al loro clan, unendosi a loro. Avrei dovuto aspettarmelo però, nessuno sarebbe sparito come aveva fatto lui mentre tre vampiri ti stavano cercando per ucciderti.
«Con loro posso vivere, Kyungmi. Posso essere libero.»ribattè e io scossi la testa allontanandomi da lui e anche dagli altri tre, poi mi portai una mano sulla bocca.
«Se fossi rimasto con me avremmo potuto vivere liberi, insieme.»provai a dire ma una risata mi bloccò. Pensavo fosse stato Hongjoong a ridere, o San, ma in realtà non fu così: Yeosang infatti ora aveva la mano sul petto con un sorriso maligno sul viso mentre mi guardava.
«Che carina, crede davvero che può averti di nuovo.»disse a bassa voce guardando i suoi due amici, i quali entrambi ridacchiarono. Corrucciai le sopracciglia guardando prima loro e poi osservando la reazione di Seonghwa, il quale aveva abbassato lo sguardo.
«Che significa?»chiesi allora confusa, cercando i suoi occhi ma fu tutto inutile quando vidi il chiaramente quello di media altezza tra i tre scostarsi dal tavolo e venire diretto verso il mio ex-ragazzo, circondandogli la vita con un braccio e mettendosi sulla punta dei piedi, prima di lasciargli un bacio sulla guancia. Spalancai gli occhi alla vista di quell'azione e poi anche la mia bocca si aprì a causa dello shock.
«Seonghwa è mio adesso.»mi rispose Yeosang e io mi sentii percorrere il corpo da milioni di brividi. Mi sentii schifata, il disgusto prese parte di me e presto si tramutò in una sensazione di tradimento e rabbia, che mi portarono a stringere i pugni lungo i fianchi.
«Non puoi fare nulla per riaverlo, è nostro ora.»la voce di San si insinuò nella mia testa quando iniziai a fare dei passi indietro, sentendomi improvvisamente mancare il mio equilibrio eccellente. No, non era possibile, Seonghwa non poteva averlo fatto sul serio.
«E se vuoi essere libera unisciti a noi, segui le orme del tuo amato, e tutto finirà ora.»Hongjoong si alzò e anche lui venne verso di me, ma io non riuscii a muovermi, troppo presa dai miei stessi pensieri. Delle lacrime iniziarono a presentarsi nei miei occhi ed ero sicura che da un momento all'altro sarei potuta esplodere in un urlo straziante, ma cercai in tutti i modi di trattenermi.
«Non farò mai parte del tuo clan di merda.»mormorai a bassa voce prima di alzare la testa e guardarlo negli occhi, trovandoci tutta l'ira possibile quando sentì le mie parole.
«Molto bene allora, ti conviene andartene di qui e scappare ancora, prima che ti faccia a brandelli con le mie stesse mani.»commentò il capo e io distolsi lo sguardo da lui, guardando per l'ultima volta Seonghwa il quale stava ancora con gli occhi fissi sul pavimento. Ebbi l'istinto di allungare una mano verso la sua guancia e accarezzargliela per l'ultima volta, ma non ci riuscii.
Guardai gli altri due, con due sorrisi vittoriosi, e poi uscii da casa mia, prendendo a correre di nuovo sotto la pioggia e pregando che nessuno mi vedesse.
Piccolo plotwist per la storia, upss
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