Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 58.



Il ragazzo fece un passo avanti e si unì al piccolo gruppo. Portava tra le mani una scatola di cioccolatini, perfettamente impacchettati con un nastro blu, e lo muoveva in modo nervoso.

Tutti gli altri sollevarono le sopracciglia ed emisero un verso di stupore.

Nadia sbarrò gli occhi e sbatté tre volte le palpebre, per metterlo bene a fuoco. Magari era solo un'illusione. No. Non poteva essere stato davvero lui. «Leonardo?» mormorò. Sentiva la gola improvvisamente secca e aveva voglia di gridare.

«Il nerd sfigato...» aggiunse Anita, fissandolo dritto negli occhi.

Diego abbassò le sopracciglia e le corrugò in una smorfia confusa. «E chi sarebbe questo qui?»

Leonardo spostò rapidamente lo sguardo su ognuno di loro e poi tornò a concentrarsi su Nadia. Deglutì e aspettò che lei dicesse qualcosa.

«Sei stato tu?» gli ripeté, del tutto allibita. «Ci sei sempre stato tu dietro a questa storia?»

Lui annuì. Mosse la testa dal basso verso l'alto e poi dall'alto al basso. Una volta sola, semplice e concisa.

«Stai scherzando, vero?»

«Ti pare uno che scherza?» brontolò Anita, sbuffando. «È ovvio che sia stato lui. Dietro a una pazza psicopatica come Cornelia poteva starci solo uno sfigato come questo qui. Mi chiedo come nessuno ci abbia pensato prima...»

Leonardo chiuse gli occhi e strinse il pacco tra le mani. «È vero. È tutta colpa mia.»

Nadia chiuse i pugni e provò a tempestarlo di insulti. Ma in quel momento riusciva a malapena a respirare. Sentiva la rabbia vibrarle in ogni cellula del corpo. In ogni atomo da cui era composta. Non poteva credere veramente a quelle parole. Leonardo, il suo vicino di casa, il suo innocente e composto vicino di casa, aveva dato vita a quell'inferno terrestre. Aveva incastrato lei, Anita e Diego. Aveva quasi fatto morire il suo ragazzo.

«Come hai potuto fare una cosa del genere?» gli domandò. Era troppo confusa per iniziare ad attaccarlo verbalmente. Volveva prima capire le motivazioni che lo avevano spinto a fare un gesto così folle.

Leonardo si passò nervosamente e una mano tra i corti capelli biondi. Aveva il volto pallido e persino un po' scavato. Tenne gli occhi bassi quando iniziò a parlare. «Mi dispiace così tanto, Nadia. Io... io davvero non pensavo che sarebbe successa una cosa del genere. Non sapevo nulla di Mattia e del suo incidente. L'ho saputo dalle voci che correvano per la L.U.S.I, così ho deciso di porre fine a questa storia una volta per tutte. Adesso sono qui e voglio chiedere scusa a tutti voi.

«Tu ci stai chiedendo... scusa?» ripeté Nadia, sempre più sconvolta.

«Forse faresti bene a raccontarci che diavolo ti è passato in quella testa bacata, damerino, o credo che lascerai questa clinica su una sedia a rotelle», lo avvisò Anita, sorridendo appena. «E ti consiglio di non mentire. Io non sarò brava a tirare ganci, ma credo che lui sarà contento di prendere il mio posto.» Indicò con il mento Diego, che rise a bassa voce.

«Lei crede che sia appena diventato il suo schiavetto personale», li mise al corrente, «ma si sbaglia.»

«Leonardo, ti conviene parlare», lo minacciò Nadia. Aveva già il respiro concitato. «E ti conviene farlo subito, prima che ti faccia sputare fuori ogni goccia di verità.»

Lui annuì e prese un respiro d'incoraggiamento. Sembrava troppo calmo, anche se celava dei segni di profonda stanchezza. «Quando ricevetti la prima chiamata di Cornelia, non avevo ancora la pallida idea della persona con cui avevo a che fare. Mi chiamò da un numero privato che non avevo salvato in rubrica. Successe nello stesso periodo del nostro litigio alla festa della L.U.S.I, Nadia. Quella in cui tu mi rifiutasti pubblicamente», le ricordò, con un velo di amarezza nella voce.

«Continua.»

«Lei si presentò subito come la madre di Mattia Silvestre. Aveva un tono saccente, lo ricordo ancora. Mi disse che aveva bisogno del mio aiuto e sapeva fin dall'inizio che sarei stato entusiasta di accettare. Così l'ho ascoltata. Mi diede appuntamento in un locale al centro della città, dove bevemmo qualcosa e discutemmo del più e del meno. Mi raccontò della storia della sua famiglia e dei problemi che aveva con Mattia. Mi parlò di te, Nadia. Del fatto che ti odiasse e che non sopportasse la tua relazione con suo figlio.» Leonardo alzò gli occhi su Nadia, ma lei rimase in silenzio a fissarlo. «Non ho idea di come abbia fatto a rintracciarmi, se devo essere sincero. Ho sempre mantenuto un profilo basso all'interno del campus, e di certo non sono un tipo che sarebbe potuto rientrare nelle sue conoscenze.»

Anita sbuffò. «Lo so io come ci è riuscita», lo interruppe. «Il giorno in cui mi invitò a casa sua per cercare di incastrarmi in questa follia collettiva, tra le altre domande vaghe mi chiese dei rapporti di Nadia con le altre persone del Campus. Sono quasi certa di averle menzionato anche il tuo, oltre a quello di Diego e della sua amichetta dalla chioma rossa.»

«Quindi sei stata tu... Tu hai fatto iniziare questo circolo vizioso», l'accusò Leonardo, puntandole il dito contro.

«Amico, non ci provare nemmeno.» Diego fece un passo avanti e lo bloccò. «Tu ti sei fatto corrompere da Cornelia Silvestre, senza se né ma. Anche io ero nella lista di nomi fatta da Anita e anche io sono stato contattato da quella pazza, ma, a differenza tua, le ho detto no. Un secco e sonoro no», gli fece presente, con lo sguardo minaccio. «Sapevo già che una chiamata da parte di un Silvestre avrebbe portato una valanga di problemi, motivo per cui le ho attaccato il telefono in faccia, mandando al diavolo i suoi problemi esistenziali e le sue promesse di carta.»

«Ti sei fatto corrompere da Cornelia?» domandò Nadia, scuotendo la testa.

Leonardo si strinse nelle spalle. «Ero arrabbiato con te e Mattia. Anzi, ero davvero ferito per il modo in cui mi avevate trattato a quella festa. In verità non riuscivo ad accettare il tuo rifiuto, Nadia. Per un sacco di tempo mi ero convinto che la tua gentilezza fosse indice di interesse verso di me, e Carlo non faceva altro che incentivare le mie avance. Credeva che alla fine avresti messo da parte la cotta per Mattia e che saresti venuta da me, che ti volevo davvero.»

«Sei sempre stato un amico! O meglio, ho sempre creduto che lo fossi» replicò lei, esasperata. «Ma a quanto pare mi sono sbagliata. Tu sei solo una serpe. Sei tale e quale a Cornelia.»

«Cosa ti ha promesso? Soldi?» gli domandò ancora Diego, vagamente interessato alla piega del discorso. «Perché a me ne offrì tanti.»

«Non solo.» Leonardo spostò lo sguardo sul ragazzo e scosse la testa. «Cornelia mi fece parlare tanto, durante quell'incontro. Io ero ancora fresco di rabbia, così mi lasciai completamente andare. Per me fu uno sfogo. Mi trovavo di fronte a una persona che non conoscevo e per la prima volta potevo permettermi di sputare fuori tutto. Quando arrivai alla parte che interessava Nadia, Cornelia mi fece una proposta», spiegò. «Sapeva quanto ci fossi rimasto male per il suo rifiuto, e in fondo credo che avesse capito quanto desiderassi trovare qualcuna che mi apprezzasse davvero. Così mi disse di aiutarla. Io avrei fatto una cosa per lei e lei avrebbe ricambiato con la stessa moneta.»

«Cosa ti ha promesso?» ripeté Anita.

«Una fidanzata.» Leonardio bbassò di nuovo lo sguardo e le sue guance divennero rosse. «Credeva di essere convinta di avere una persona che facesse al caso mio. Mi disse che me l'avrebbe fatta conoscere presto, se avessi acconsentito a fare due o tre cosette per lei. Voleva che facessi separare te e Mattia. E stavolta definitivamente.»

Nadia spalancò gli occhi. «Quindi quella ragazza bionda con cui passeggiavi alla partita...»

«Sì, esatto. Era proprio lei», confermò Leonardo. «Non mi è mai capitato di trovarmi a scegliere una ragazza come su un catalogo di un negozio. Ma Cornelia mi disse che avrei potuto crearla anche da zero, se avessi voluto. Così l'ho scelta come te, Nadia. Tale e quale a te. Ero convinto che quando mi avresti visto camminare al Campus insieme a lei saresti diventata verde per l'invidia. Magari avresti capito che non ero poi così tanto uno scarto...»

«Non ho mai pensato questo di te, lo sai», replicò Nadia bruscamente.

«Ma non mi volevi. Non mi hai mai voluto sul serio.»

«Perché ero innamorata di un'altra persona. La stessa persona che adesso sta attaccata a dei maledetti tubi d'ospedale per colpa tua!»

«Dove sta adesso la tua fantomatica ragazza giocattolo?» gli chiese all'improvviso Diego. «Se dovevi sfoggiarla in pubblico, perché non l'hai portata con te?»

Lui rimase spiazzato dalla sua domanda e divenne paonazzo in volto. «Mi ha lasciato qualche giorno fa. Se n'è semplicemente... andata. Ha cambiato numero di cellulare e ha tagliato ogni contatto con me. Credo che Cornelia l'avesse pagata, sapete?»

«No, ma non mi dire!» esclamò con sarcasmo Anita. «Non è affatto una mossa da Cornelia sfruttarti e poi gettarti dritto nel cassonetto... Non lo ha fatto davvero mai.»

«Quindi ha provato a incastrare anche te?» Nadia si voltò verso la ragazza e la fissò, colta da un senso di rimorso nei suoi confronti.

«Te lo avevo detto. Cornelia conosceva benissimo la situazione economica dei miei genitori e sapeva anche delle nostre trattative in corso. Non ha esitato nemmeno un istante a ritorcerci tutto contro, se non le avessi dato ascolto. Sarebbe stata in grado di mandare all'aria tutte le nostre collaborazioni e lei era a conoscenza della mia paura di sbagliare davanti a mia madre e a mio padre», spiegò rapidamente. «Ha trovato il modo per obbligarmi a fare quella dannata registrazione e a inviarla a Mattia qualche giorno dopo, al suo segnale.»

«Ma hai sempre ripetuto di non essere stata te a farlo», le ricordò Nadia, confusa.

«È vero, non è stata lei», s'intromise Leonardo, «perché lo abbiamo fatto io e Carlo.»

Nadia rimase senza parole, ad ascoltare quel discorso delirante. Quindi anche Carlo c'entrava, in quella storia. I suoi vicini di casa le aveva tramato contro, e solo per ottenere qualche soldo e un briciolo di popolarità in più.

«Cornelia sapeva di non potersi fidare ciecamente di Anita, così si è rivolta al me. Mi ha dato campo libero, purché ottenessi quella conversazione. Così ho iniziato a seguire Anita per il campus, tutti i giorni, finché non l'ho vista avvicinarsi a te nella mensa, con lo sguardo colpevole. In quel momento ho capito che lo avrebbe fatto. Ti avrebbe registrata», confessò. «Per questo ho chiesto l'aiuto di Carlo. Lui è un esperto di informatica. Sa qualsiasi cosa... anche come rubare dei dati da un cellulare. Abbiamo iniziato a cercare in lungo e in largo il suo numero di telefono, finché non è stata una sua compagna del comitato studentesco a darmelo. Dopodiché è stato un gioco da ragazzi per Carlo.»

Anita spalancò la bocca e inorridì. «Avete... avete hackerato il mio cellulare?»

Lui annuì e non disse altro.

«Questo è... questo è inammissibile! Io vi denuncio, a te e a quel poveraccio del tuo amico!» Provò ad avventarsi su di lui ma Diego la trattenne per un braccio, placando il suo spirito bollente.

«Se gli spacchiamo la faccia ora, non potrà finire di raccontarci il resto della storia», le ricordò.

A quel punto Anita si calmò e prese un respiro per calmarsi. Fece un passo indietro e puntò l'indice contro Leonardo. «Ti farò passare dei guai, lo sai? Quando questa storia sarà finita ne risponderai alla legge... tu e quell'arpia di Cornelia Silvestre. I miei genitori andranno su tutte le furie quando verranno a sapere come la loro figlia sia stata manipolata e diffamata!»

«Sono venuto a scusarmi anche con te, Anita.»

«Scusarti? Sei venuto a scusarti?» ripeté lei, furiosa. «E pensi che me ne faccia qualcosa adesso delle tue scuse? Hai reso la mia vita un inferno peggiore di quanto non lo fosse già prima! Ho passato dei mesi neri, per poi venire a scoprire che dietro tutto questo non c'eri altro che... te, un inutile sfigato che voleva vendicarsi di una cotta non corrisposta!»

«E cosa mi dici dei soldi di Mattia?» Prese di nuovo parola Nadia, lasciando il tempo di calmarsi ad Anita. «Scommetto che non è stata lei, né tantomeno Diego. È così?»

Leonardo mosse la testa in cenno affermativo. «Ho seguito anche te e Mattia, quella sera. Ormai i giochi erano fatti e mancava solo l'ultima mossa. Quella più importante. Ho aspettato per ore dentro alla macchina, sotto alla pioggia torrenziale, ma alla fine vi ho scovati. Eravate di fronte a quell'hotel gigantesco. In quel momento ti ho odiata così tanto, Nadia...» le disse, stringendo la mandibola. «Quando ti ho vista lì con lui, così felice, mi sono sentito una nullità. Nemmeno con quella ragazza ripiego riuscivo a sentirmi come lo eri tu in quegli istanti; né io riuscivo a guardarla come Mattia guardava te... In ogni caso mi sono fermato al ciglio della strada e ho aspettato ore intere prima di fare qualcosa. Pensavo sareste usciti dopo poco, ma a quanto pare avevate ben altro di meglio da fare.»

Nadia gli scoccò un'occhiata velenosa. «Questi non sono affari tuoi.»

«No, infatti. Quando ho capito che avreste passato la notte lì dentro, sono sceso dalla macchina e sono entrato nella Hall. Per fortuna la receptionist dormiva, e persino le telecamere di sorveglianza erano spente. Il resto è stato un gioco da ragazzi. Sapevo dove Mattia tenesse quei soldi e conoscevo il tuo giacchetto. Ho trasferito i soldi da una parte all'altra e me ne sono andato da lì», concluse, come se si fosse appena tolto un macigno dalla coscienza.

Per un attimo rimasero tutti in silenzio. Quella rivelazione aveva lasciato ognuno di loro senza parole.

«Adesso che la fiaba è finita possiamo spaccargli la faccia?» propose Diego, sfregandosi le mani.

Nadia la bloccò alzando il braccio. «No, Diego. Peggioreremmo solo la situazione. Non è il caso di rimetterci la faccia per uno che la faccia non ce l'ha messa mai.»

«Sei solo un codardo», aggiunse Anita. «Hai agito sempre di nascosto perché non avevi le palle per avere un confronto diretto con Mattia e Nadia. Avresti potuto evitare tutto ciò, se solo non fossi stato un fottuto fifone.»

«È vero», confermò lui, «sono stato un codardo. Ammetto di essermi sentito potente grazie a Cornelia. Mi aveva riempito la testa di grandi progetti e parole piene di orgoglio. Mi ha fatto sentire importante per la prima volta. Non era fiera di suo figlio, ma di me sì.»

«Tu hai dei problemi, amico. Problemi seri», aggiunse Diego.

«Purtroppo Cornelia ha ingannato anche me. L'ho capito nel momento in cui è andato tutto alla malora con l'incidente di Mattia e con la scomparsa della mia ragazza. Lì mi è caduto addosso il peso di ogni azione che ho compiuto... ogni briciolo di rimorso.»

«E sei venuto qui per scusarti», aggiunse Nadia, con le braccia incrociate sul petto. «Sei venuto qui con una stupida scatola di cioccolatini e la speranza vana di poter rimettere a posto i danni che hai combinato.»

«Sì, è vero.»

«Questo è proprio un idiota!» esclamò Anita, alzando gli occhi al cielo con fare infuriato.

«Per questo avevo proposto di spaccargli la faccia», ribadì Diego.

Nadia e Anita lo ignorarono volutamente. Entrambe sapevano che la violenza non avrebbe risolto i loro problemi.

«Sei consapevole di aver messo a rischio la vita di Mattia per uno stupido gioco di vendette? Lo sai questo?» Nadia spostò di nuovo lo sguardo di Leonardo. Lo fissò con un'espressione a metà tra il consapevole e il dispregiativo, con la speranza che potesse indurgli un senso di colpa così pesante da fargli piegare le spalle. Doveva restarci schiacciato, sotto a quel senso di colpa. Doveva portarsi quel macigno addosso per il resto della vita. Quella sarebbe stata la sua vendetta.

«Mi dispiace, Nadia... Se avessi saputo prima come sarebbe finita questa storia, non avrei mai accettato la proposta di Cornelia! Non lo avrei fatto, perché non sono una persona malvagia, io.» Si discolpò, farfugliando parole confuse. «Cercavo solo... cercavo solo una stupida vendetta. Pensavo che mi sarei sentito meglio, una volta che vi foste lasciati... Ma non volevo che lui finisse in un letto d'ospedale!»

«Però così è stato», replicò freddamente Nadia. «E la colpa è principalmente tua.»

«È solo tua», la corresse Anita, aumentando il carico di quelle parole.

Diego rise sotto ai baffi ma non disse nulla.

«Vattene.» Nadia lo fulminò con lo sguardo secco e cattivo. Voleva davvero fargli del male. Voleva fargliene almeno quanto lui gliene avesse fatto a loro. Doveva subire il contraccolpo perché ogni debito alla fine veniva saldato. Era semplicemente giusto così.

«Ascoltate, so che siete tutti arrabbiati con me... Lo capisco», tentò di nuovo lui, agitando il pacco di cioccolatini tra le mani in modo forsennato. Aveva il volto rosso e sudato e gli occhi azzurri risaltavano come due diamanti brillanti. «Se volete continuare a odiarmi per il resto dei vostri giorni, fate pure. So di essermelo meritato, in fondo. Ma, per favore, permettetemi almeno di vedere Mattia. Non posso vivere con il senso di colpa di aver quasi mandato a morire una persona.»

«Mattia starà bene. I medici si stanno prendendo cura di lui», replicò lei, sorridendo in maniera fredda. «Non voglio che ti avvicini al mio ragazzo. Non voglio che respiri la sua stessa aria. Non voglio che gli lasci quegli stupidi cioccolatini farciti di rimorso. Devi espiare da solo i tuoi peccati, Leonardo. E devi farlo lontano da noi.»

Lui aggrottò le sopracciglia. «Che cosa stai dicendo? Per favore, non-»

«Se le sue parole non ti suonano abbastanza chiare, vuol dire che devi smammare. Capito? Addio, sayonara, adieu

Leonardo deglutì e guardò uno alla volta tutti loro. Alla fine fece cenno di sì con il capo, ormai consapevole di non poter fare più niente per cambiare le cose. «Spero che un giorno potrete perdonare i miei errori», disse e voltò le spalle per andarsene.

Nadia lo guardò fare i primi passi indecisi, come se fosse certo che qualcuno di loro lo avrebbe fermato.

«Leonardo, aspetta!» Diego alzò il braccio e lo raggiunse qualche passo più in là.

Lui si girò verso di lui con uno sguardo entusiasta.

«Puoi lasciarci i cioccolatini? Sono quelli con il ripieno alla menta, vero?»

Leonardo farfugliò un sì confuso e glieli porse.

«Fantastico! Adesso puoi anche andare, prima che le due ragazze laggiù cambino idea in merito al fatto di prenderti a pugni sul muso.»

«Va bene, va bene. Me ne vado!» disse lui, alzando le braccia in aria come a volersi discolpare. Fece un breve cenno di saluto e corse via, diretto verso il cancello della clinica.

«Gli hai davvero chiesto di ridarti la scatola di cioccolatini?» gli domandò Nadia, una volta che Diego tornò da loro. Aveva un sopracciglio teso e un'espressione di rimprovero.

«Andiamo, erano sprecati in mano sua. Ne volete uno?»

Anita alzò gli occhi al cielo. «Idiota...»

«Non posso che essere d'accordo con lei stavolta», si accodò Nadia.

Diego finse uno sguardo annoiato e si nascose la scatola di cioccolatini nella giacca. «D'accordo, adesso che è stato tutto chiarito direi che possiamo tornare alle nostre splendide vite. Ho un sacco di cose da fare e gli ospedali non mi mettono il buonumore. Fatemi uno squillo quando il bello addormentato decide di svegliarsi, okay?»

«Ehi, ricordati che devi portarmi a casa», gli fece presente Anita, sbuffando.

Nadia li guardò entrambi e sperò che anche loro l'avrebbero potuta perdonare, un giorno.

«Diego, Anita», li chiamò, prima che se ne andassero. «Mi dispiace per quello che è successo con Leonardo. Mi dispiace per ogni insulto che vi ho strillato addosso e anche per quegli schiaffi», aggiunse, fissando la ragazza. «Ho dubitato di voi. Non avrei dovuto farlo.»

Loro due rimasero per un attimo in silenzio, spiazzati dalle scuse di Nadia. Poi Diego scrollò le spalle e lanciò un'occhiata d'intesa ad Anita, che sorrise divertita. «Sta' tranquilla, Savini. In fondo siamo i cattivi della storia... Dubitano tutti di noi.»


Angolo dell'autrice.

E così siamo arrivati a uno dei momenti più importanti di Indomabile: quello della rivelazione del colpevole. Nel capitolo precedente molte di voi hanno indovinato chi fosse, perché in fondo non era così complicato. Forse penserete che è stato troppo scontato ricadere su Leonardo, ma io volevo che fosse semplice alla fine. La parte più complessa di questa storia è stata quella di rendere SOSPETTI tutti gli altri personaggi della storia (Diego, Ada, Anita, Bruno), e visti i vostri dubbi credo e spero di esserci riuscita ^^  

Ve lo aspettavate? Pensate che Leonardo sia stato giustificato in parte? 

Al prossimo capitolo... il penultimo . lacrimuccia triste :'(

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro