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Capitolo 57.


«Come fai a sapere dove hanno portato Silvestre?» le domandò Diego, cercando di mantenere la stessa andatura spedita di Anita.

«Me l'ha detto mia madre. Ha saputo dell'incidente da una sua amica di padel e mi ha ordinato di venirlo a trovare subito. Cosa che avrei fatto comunque», puntualizzò lei. Superò un uomo che stava portando a braccetto un'anziana signora lungo il giardino esterno e lanciò un'occhiata rapida a Diego. «Perché ti interessa?»

Lui scrollò le spalle. «Pensavo che non corresse più buon sangue tra di voi. Specie tra le vostre famiglie.»

«Oh, ma in realtà è così. Sono abbastanza convinta del fatto che i nostri affari con la famiglia Silvestre cesseranno di esistere, non appena questa maledetta situazione si sarà chiarita. Non voglio più avere a che fare con Cornelia. Finora ci ha portato solo guai.»

«È sempre stata una professionista in quello», le diede man forte Diego. «E credi che i tuoi saranno d'accordo a voler lasciar perdere le trattative societarie con i Silvestre? Insomma, avete smaniato per così tanti anni per avere il loro appoggio...»

Anita rallentò il passo e aggrottò le sopracciglia, soppesando quelle parole. «Non m'interessa più niente ormai. Cornelia e Giulio Silvestre devono andare a farsi fottere. E con loro anche ogni centesimo che possiedono in banca», rispose fermamente. «I miei genitori se ne faranno una ragione. Anzi, se la faranno senz'altro, quando verranno a sapere di tutto il marcio che c'è sotto a questa storia. Ci sarà da ridere, vedrai.»

«Io non riderei così tanto, se fossi in te», le consigliò Diego con un sorriso indifferente. «Non vorrei avere i Silvestre nemmeno come vicini di casa, figuriamoci come potenziali avversari. Vi renderanno la vita un inferno, se i vostri affari sfumeranno.»

Anita sbuffò e scosse la testa. «La nostra vita è già un inferno», replicò. «E la causa, in parte, è dovuta da Cornelia. Da lei e dai suoi subdoli giochetti di ruolo. Non mi farò più minacciare da una sola delle sue parole, Diego, credimi.»

Diego annuì e si cacciò le mani in tasca, osservando Anita con uno sguardo eloquente. «Lo ha fatto anche con te, non è vero?»

«Fatto cosa?»

«Provare a corromperti. Cercare di portarti dalla sua parte.»

Anita si bloccò prima dell'ingresso della palazzina e fissò Diego, completamente spiazzata dalla sua frase. «Mi stai dicendo che ci ha provato pure con te

Lui annuì semplicemente, ma il suo volto rimase imperturbato. «Ho ricevuto la sua chiamata diverso tempo fa. Voleva che l'aiutassi a risolvere una questione che aveva a che vedere con Nadia e con suo figlio... sai, le solite stronzate che Cornelia ama tessere», spiegò. Ha tentato di promettermi soldi, aiuti, appoggi per la mia famiglia... Qualsiasi cosa, pur di separare quei due.»

Anita impallidì e dovette sbattere le ciglia per continuare a mettere a fuoco le immagini attorno a sé. Le stava salendo una fastidiosa sensazione di nausea. Guardò Diego e deglutì. «Aspetta... Non mi starai dicendo che sei stato tu l'artefice di tutto quello è che successo tra Nadia e Mattia. Ti prego, Diego, dimmi che non hai inviato tu la conversazione a Mattia. Dimmi che non gli hai rubato tu quei soldi... Dimmi che non mi hai incastrata.»

Diego rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò in una risata priva di inflessione. «Certo che sono stato io», rivelò alla fine con nonchalance.

Anita lo fissò senza dire una parola. In quel momento non riusciva nemmeno a respirare. Come poteva essere stato lui a farlo? Come poteva esserci Diego dietro a tutto quell'assurdo giochetto?

«Sei stato... tu?» gli domandò di nuovo, trattenendo il respiro. Sentiva il petto bruciarle e aveva una gran voglia di prenderlo a schiaffi. Mattia era ridotto in quel modo per causa sua e lui se la rideva, accompagnandola persino a trovarlo in ospedale.

«Certo, Anita, sono stato io. E domani, quando mi sveglierò, scoprirò di essere stato eletto come presidente del mondo. La mia vita diventerà improvvisamente strabiliante e tutti mi chiameranno "Vossignoria"» sbottò poi, alzando gli occhi al cielo. «Pensavo fossi più sveglia di così.»

Anita divenne rossa in volto e strinse i pugni. Si stava prendendo gioco di lei. Alzò il braccio e gli tirò uno schiaffo in pieno volto. «Deficiente! Come puoi scherzare su un argomento del genere? Non capisci che Cornelia ha voluto incastrarmi?»

Diego spense il suo sorriso e si passò le dita sulla guancia indolenzita e arrossata. Gli bruciava come se si fosse scottato. «Che modi, De Longhi... Stavo solo scherzando. Era ovvio che non potessi essere stato io. Andiamo, che senso avrebbe avuto accompagnarti fin qui?»

«Sei un coglione.»

Lui rise divertito. «E poi avevo provato ad avvisare Silvestre. Gli avevo detto di tenere gli occhi aperti sulla situazione, ma a quanto pare non deve aver dato molto credito alle mie parole.»

Anita sospirò e si tirò indietro i capelli. Aveva ricominciato a respirare regolarmente. «Se non sei stato nemmeno tu, allora chi c'è dietro a questa storia? Non penso che Cornelia abbia fatto tutto da sola.»

«Perché non glielo chiedi di persona?» le consigliò lui, con una lieve scrollata di spalla. «Dovrà dirla, la verità, prima o poi.»

«E come dovrei farlo? La chiamo al cellulare e le vomito addosso i più coloriti insulti?»

«No, io direi che a voce sia meglio.» Diego alzò il mento a indicarle qualcosa proprio dietro di lei. «Guarda.»

Anita si voltò a rallentatore verso il punto che le aveva mostrato e spalancò gli occhi alla vista di Cornelia: era accompagnata da un infermiere in divisa, che la teneva formalmente sottobraccio. Lei continuava a mormorare frasi a bassa voce senza però guardarlo negli occhi e l'uomo faceva finta di ascoltarla, annuendo di tanto in tanto. Sembrava una scena assurda, dal momento che la signora Silvestre aveva assunto le sembianze di una donna in preda a una crisi isterica. Evidentemente l'incidente di Mattia doveva averla turbata parecchio. E come darle torto.

«Perché sta parlando da sola?» si chiese a quel punto, accigliandosi. Non l'aveva mai vista ridotta in quello stato così poco consono al suo modo di apparire.

«Perché è disturbata» rispose semplicemente Diego. «Altrimenti non ci troveremmo qui adesso. Io me ne starei a divertirmi a letto con un'altra biondina senza nome e tu rinchiusa nella tua reggia reale a decidere quale smalto mettere sulle unghie dei piedi. Ma non staremmo qui ora.»

Anita gli fece un cenno sbrigativo. «Sta' zitto.»

«Agli ordini, maestà. O preferisci mia signora

«Che facciamo adesso?» gli domandò, senza badare alle frasi senza senso che il suo compagno stava tirando fuori.

«Be', dall'alto delle mie conoscenze, possiamo fare due scelte», disse Diego, improntando il discorso su una piega pressoché seria. «Entrare da quella porta e far finta di nulla, o scontrarci per caso con l'amabile signora Silvestre. Scelta che tra l'altro sconsiglio, se non vuoi cercare ulteriori rogne. Ma non ti stanchi mai abbastanza di vivere nel dramma, tu?»

Anita lo ignorò ancora e prese un respiro veloce. Prima o poi si sarebbe dovuta scontrare con Cornelia. Non poteva lasciare le cose così, in quella sorta di limbo senza uscita. Doveva mettere in chiaro la situazione una volta per tutte. A costo di rovinare definitivamente i rapporti tra le loro famiglie. A costo di screditarsi di fronte ai suoi stessi genitori. Voleva solo dirgliene quattro, senza falsi perbenismi, senza cordialità posticce. Per una sola volta nella vita voleva essere davvero lei. Quell'Anita De Longhi senza peli sulla lingua e inutili regole da seguire. Era arrivato il momento di compromettersi. Certe volte, bisognava sbagliare per fare la cosa giusta.

Prese a camminare verso Cornelia, senza badare minimamente a Diego, che imprecò a bassa voce e la seguì.

«Cornelia!» urlò, attirando l'attenzione di qualche medico in camice e tre o quattro passanti.

Cornelia alzò il volto da terra e allo stesso tempo lo fece anche l'infermiere che la stava accompagnando. Si fermarono e attesero che la ragazza si avvicinasse.

«Vi conoscete?» domandò l'uomo, sorridendo cortesemente ad Anita.

«Certo che la conosco», rispose lei, poggiando le mani sui fianchi snelli. «Questa stronza ha provato a incastrarmi!»

Cornelia sorrise melensa e lanciò un'occhiata eloquente al suo accompagnatore in divisa. «Lei è Anita, la figlia buona a nulla dei miei partners d'affari. Anita, lui è... ah, al diavolo! Non mi ricordo nemmeno il suo nome», sbraitò.

«Mi chiamo Marco Astori e opero nella Terapia Intensiva», si presentò l'uomo, porgendo la mano sudata ad Anita e lanciando uno sguardo sbrigativo a Diego, ancora nelle retrovie. «La signora Silvestre non è particolarmente in sé adesso.»

«Oh, non si preoccupi. La signora Silvestre non è mai stata particolarmente in sé», replicò lei, sorridendo con cattiveria a Cornelia, che tentennò sui tacchi e le puntò l'indice contro.

«Bada a quello che dici, Anita De Longhi... Ti conosco bene, sai? Conosco bene tutta la tua famiglia!» le urlò addosso. «Posso cancellare dalla tua faccia quel sorrisetto saccente in un attimo.»

«Ci provi, allora. Sto aspettando solo di vedere quanto in basso possa ancora scendere. Dovrebbe vergognarsi.»

«Ma cosa sta succedendo qui?» domandò Marco, spostando lo sguardo da una all'altra, confuso.

Diego scrollò la testa e gli poggiò una mano sulla spalla con fare amichevole. «Solo un piccolo diverbio. Sai, amico, tipici screzi tra donne di una certa elevatezza sociale...»

«E tu chi saresti?»

«Io? Oh, non fare caso a me. Io sono solo un coglione senza un apparente scopo nella vita.»

L'infermiere lo fissò con occhi sgranati e rimase senza parole, con il volto paonazzo.

«Sei solo una mocciosa priva di senno! Se ci troviamo qui, è solo colpa tua, Anita. Avresti dovuto fare quello che avevamo accordato. Non sarebbe successo niente di male, se solo non ti fossi fatta venire quelle stupide manie buoniste!» le additò Cornelia, con il volto contratto in una smorfia addolorata. «Mio figlio ci sta rimettendo la pelle. Avresti dovuto esserci tu al posto suo.»

«Colpa mia?» Anita trattenne un gemito. «Lei è completamente uscita di senno, Cornelia! Finora non ha fatto altro che tramare contro suo stesso figlio perché, per una volta nella sua vita, aveva deciso di prendere una scelta in totale autonomia dalla sua volontà distorta! Cosa c'è? Aveva paura che non sarebbe più riuscita a telecomandare il suo giocattolino vivente, una volta che lui avrebbe avuto solo occhi per Nadia? Eh? Me lo dica! Pensava di poter giostrare dall'alto solo una stupida come me?»

Cornelia rise. <Certo. Tu non hai carattere, Anita. Non lo hai mai avuto. Per questo avresti dovuto darmi retta, quando ti ho dato quella scelta. Sarebbe stata la mossa più facile, per te e per la tua famiglia», rispose. «Ma in fondo lo sapevo che non mi sarei potuta fidare. L'ho visto, quel tuo inutile senso di rimorso negli occhi. Per questo ho dovuto fare affidamento su qualcun altro...» spostò gli occhi su Diego e lo fissò.

Lui aggrottò la fronte e si strinse nelle spalle. «Che ovviamente non sono io. Ho già la vita piena di guai per addossarmene altri. E sapevo benissimo che la famiglia Silvestre era una portatrice sana di problemi shakespeariani.»

«Sei sempre stato il figlio dimenticato, Diego Neri», lo attaccò Cornelia. «Tua madre ha preferito andarsene, piuttosto che pensare a te e a tuo padre.»

Anita sbarrò gli occhi e si sentì colpita in faccia da quell'oltraggio come se fosse stato diretto a lei. Spostò lo sguardo su Diego e attese che scoppiasse il putiferio. Ma non accadde. Lui abbozzò il colpo con una ferrea nonchalance.

Marco si agitò accanto a loro. «Forse è il caso che chiami qualcuno. La situazione sta degenerando e la gente comincia a guardare... Questa è una clinica privata, maledizione...» Fece per prendere il cellulare di servizio dal taschino, ma qualcuno dietro di lui lo fermò.

«Che cosa sta succedendo qui?» Nadia ruppe il cerchio che si era formato di fronte all'ingresso e guardò faccia a faccia gli altri, lanciando occhiate avvelenate a ognuno di loro. Si soffermò poi su Diego e Anita. «Che diavolo state facendo, voi?»

«Oh, bene. Adesso siamo davvero tutti.» Anita alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia sul petto.

«Chi vi ha detto di venire qui?»

«Volevamo vedere Mattia. Abbiamo saputo dell'incidente», spiegò Diego al posto suo. zNoi non c'entriamo niente con questa faccenda, Savini. Abbiamo le mani pulite.»

Nadia rise. «Le mani pulite... voi? Voi, di pulito, non avete nemmeno la coscienza.»

Giulio Silvestre si avvicinò al quintetto e afferrò per le spalle la moglie, seguito dall'infermiere. «Cornelia, andiamo... Smettila di dare spettacolo!»

«Portiamola dentro, signor Silvestre. Forse aumentare la dose di calmante non le farà male», consigliò l'infermiere, esagitato.

«Nadia, sappiamo che sei arrabbiata per quello che è successo. E fai bene a-»

«Arrabbiata? Arrabbiata?» Lei alzò le braccia al cielo e fissò Anita negli occhi. «Se mi fai lo sgambetto all'uscita della scuola, sono arrabbiata... Se mi fai passare per bugiarda, sono arrabbiata... Ma questa, questa è tutta un'altra storia! Il mio ragazzo è quasi morto per colpa di qualcuno che ha voluto farci un infelice scherzo. E questo qualcuno è qui con noi ora e dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza, prima aprire la bocca e dare adito a un inutile giustificazionismo!»

«Ti sbagli... Non stanno così le cose.» Anita scosse la testa e le prese il polso. La sua stretta era salda e gelata. «Te l'ho già detto, Nadia. Non sei la sola a essere stata incastrata. Anche noi siamo delle vittime. Per questo motivo siamo venuti qui.»

«E dovrei anche credervi?» Lei li fissò con occhi severi. «Ci avete sempre remato contro. Nessuno dei due ha mai sopportato l'idea che stessimo insieme, fin dal primo momento. Avete qualcosa da contestare?»

«No, ma-»

«Okay, mettiamola così.» Nadia prese un respiro e cercò di calmarsi. Era la prima a odiare gli spettacolini pubblici. «Io non so per quale motivo Mattia pensasse che tu fossi al di fuori di questa storia, Anita. Non ne ho la più pallida idea, davvero. Ma la sera prima dell'incidente non riusciva a togliersi dalla testa la tua faccia, Diego.» Spostò lo sguardo sul ragazzo, che rimase impassibile di fronte alla sua accusa. «Stava venendo a cercarti, prima che si schiantasse addosso a quell'albero. Era convinto che fossi tu l'artefice di tutto questo incubo.»

«Diego non c'entra niente», sbottò Anita.

«Adesso prendi anche le sue difese? Devo iniziare a pensare che la colpa sia di tutti e due?»

Cornelia rise, mentre assisteva a quella scena patetica, a detta sua. «Siete solo dei ragazzini illusi... Basta un piccolo specchietto riflettente e gli uccellini ci cascano in pieno», mormorò, con la voce roca e offuscata.

Giulio gemette a bassa voce. «Che diavolo ha combinato, Cornelia?»

Tutti i ragazzi si voltarono a guardarla, aspettandosi una qualche risposta che desse fine a quel vortice di confusione.

«Solo quello che dovevo fare...» rispose, fissando con astio Nadia. «Salvaguardare nostro figlio da lei. Salvaguardare i nostri soldi da lei! Avrebbe fatto di tutto per mandarci al lastrico, Giulio... Le conosco, quelle come lei. Mia madre riservò lo stesso trattamento a nostro padre, quando lo conobbe!» esclamò, con gli occhi pieni di rabbia. «Era una poveraccia... una stupida cameriera di una mensa aziendale. Guadagnava pochi spiccioli al mese, fino a che non conobbe mio padre, che la tirò fuori da quel sudiciume di piatti sporchi e se la portò dentro casa, nonostante fosse a capo del più grande studio notarile della città.» La sua voce si incrinò e per un attimo ognuno di loro temette che si mettesse a piangere. Proprio lei. La grande Cornelia Silvestre. «Glielo dicevano tutti che stava commettendo uno sbaglio, che non era la persona adatta per lui. Ma non diede mai ascolto a nessuno... Povero idiota. L'unica cosa che s'impegnò davvero a fare quella sanguisuga fu farsi mettere incinta e firmare un contratto matrimoniale, prima di darsela a gambe, lasciando figlia e marito da soli e portandosi dietro una caparra di soldi.»

«Questa storia non ha niente a che vedere con Mattia, Cornelia. Devi smetterla di distorcere la realtà!» le rinfacciò Giulio, con una cattiveria inaspettata. «Tua madre se ne andò da casa perché il marito la tradiva ancora prima di sposarla. Me lo rivelò proprio lui, un giorno che eravamo andati a trovarlo.»

«Sono solo menzogne, le tue! Non sono vere, non sono vere...» Cornelia si portò le mani sul volto e iniziò a mormorare ad alta voce le stesse parole, come un disco inceppato.

«Smettila, per favore. Smetti di rovinarti la vita per loro. Smetti di rovinarla agli altri.»

«Siete tutti dei bugiardi... Lei manderà a rotoli la nostra famiglia... tutto quello che avevamo costruito insieme.»

Giulio sospirò e lanciò un cenno d'intensa all'infermiere. «Lo hai già fatto tu, Cornelia. Solo che non te ne sei mai accorta. Hai distrutto tutto che avevi creato strada facendo, ma non ti sei mai voltata indietro per rendertene conto.»

«Sei solo un debole, Giulio. Sei solo un debole, sei solo un debole, sei solo-»

«Portiamola via da qui», la interruppe lui, con uno sguardo freddo e privo di ogni sentimento. Fissava sua moglie come un uomo che osserva un ritratto sconosciuto: con la stessa consapevole ignoranza di non aver mai visto nulla del genere. Ed era una sensazione che lo lasciava vuoto ed esterrefatto. Si voltò verso gli altri ragazzi e provò ad accennare un sorriso. «Mi dispiace la scena a cui avete assistito. Mi dispiace per tutto in realtà. So che è per colpa di mia moglie se siamo arrivati a ciò. E so che è sua la colpa se state discutendo tra di voi.» Sospirò e abbassò gli occhi a terra. «Mattia si riprenderà, ma non posso dire altrettanto della nostra famiglia.» E detto questo se ne andò, seguito da Cornelia e dall'infermiere che la teneva ben salda per il braccio.

Nadia emise un lungo sospiro. Quella scena le aveva lasciato addosso un'agghiacciante sensazione di rimorso. Aveva visto emergere in superficie il lato più perturbato di Cornelia, quello nascosto e pieno di problemi insidiosi. Aveva visto con i propri occhi materializzarsi di fronte a sé il peso che Mattia era stato costretto ad addossarsi per anni, all'insaputa di tutti. Persino del padre era ignaro di quante mine avesse sparso intorno a sé Cornelia durante tutto quel tempo.

Improvvisamente sentì la vaga consapevolezza di aver sbagliato ogni calcolo, ogni congettura. Si sentiva persa, senza più un appiglio o un capro su cui espiare le sue accuse. Alzò gli occhi su Anita e Diego e rimase a fissarli per diversi secondi. «Qualcuno può spiegarmi che diavolo sta succedendo?» disse alla fine, con la voce carica di tensione.

«Sta succedendo che quella stronza psicopatica ce l'ha fatta sotto al naso», sbottò Anita. «Si è servita delle nostre debolezze e ce le ha ritorte contro.»

«Parla per te, De Longhi», borbottò Diego, con lo sguardo vagamente divertito. «Io non ho mai fatto parte di questa diatriba. Me ne ero tirato fuori con la speranza di tenermi lontano da... be', proprio da questo, in realtà.»

«Cornelia mi ha minacciata di riempire i miei genitori di debiti, se non avessi fatto quello che mi aveva ordinato.» Anita parlò direttamente a Nadia, con calma e con schiettezza. «Voleva incastrarti e voleva farlo con stile. Non avrei voluto farlo, ma comprendimi, mi aveva messa alle strette... Così ho accettato la sua richiesta folle. Ti ho registrata, quel giorno, nella mensa, ed ero intenzionata a inviarle il messaggio per mettere subito fine a quella storia. Ma poi non l'ho fatto. Non chiedermi il perché... in realtà me lo domando continuamente ogni mattina.»

Nadia deglutì e strinse la presa sulla borsa. «Quella registrazione è arrivata lo stesso a Mattia. Quei soldi si sono materializzati lo stesso nel mio giacchetto, anche se ammetti di non essere stata tu», guardò rapidamente Diego e scosse la testa. «Voi», si corresse.

«È la verità, Nadia. Sono stanca di mentire.»

«D'accordo. D'accordo, va bene...» Lei sospirò e si passò le dita sulle tempie. Le stava venendo un mal di testa assurdo. «Allora, se non siete stati voi, chi è stato?»

Qualcuno dietro di loro calpestò il brecciolino, che produsse un fastidioso suono di terriccio schiacciato. Un'ombra si proiettò sul cemento scuro e si allungò fino a convergere con quella degli altri ragazzi.

«Io... È tutta mia la colpa.»

Angolo dell'autrice.

TA-DA-DA-DAAAAAN. Finalmente siamo arrivati agli scontri finali! Diego e Anita hanno ammesso di essere innocenti e Cornelia si è dimostrata solo una donna depressa e piena di problemi dovuti al suo passato. Il triangolo Anita-Nadia-Diego ha dato vita a una discussione accesa che ha aperto l'ultima, grande domanda... Chi è stata/o? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!

Nel frattempo, scrivetemi qui accanto CHI E' il vostro probabile colpevole e PERCHE' lo avrebbe fatto. Let's fun ^^ 

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