Capitolo 35.
«Finalmente sei tornata! Ma che fine avevi fatto?» Leonardo piombò addosso a Nadia non appena mise di nuovo piede nella sala dei Convegni. Aveva ancora le guance arrossate e lo scatolone dei volantini tra le braccia.
«Se te lo raccontassi, non ci crederesti...» rispose lei, sviando il suo sguardo. Ed effettivamente, era proprio vero.
Leonardo sorrise, con un bicchiere di aranciata in mano mezzo vuoto. «Dopo che te ne sei andata è successo il panico, qui dentro! Avresti dovuto vedere, Nadia. La corrente è saltata all'improvviso, e siamo rimasti al buio per... be', a dire la verità, fin quando non sei tornata tu.»
Nadia trattenne il respiro e annuì roboticamente. «E meno male che non c'ero, allora. Odio il buio.» Tranne quando c'è Mattia con me. Non appena formulò questo pensiero, fece vagare gli occhi lungo la stanza, di nuovo perfettamente illuminata e sonorizzata. Alla fine lo vide, giù in fondo, accanto alla consolle dei dj. Era intento a conversare con i due ragazzi, che indicavano di tanto in tanto la tastiera. Accanto a loro c'era Anita, che semplicemente guardava dall'alto lo svolgersi della festa, sempre con il tipico sguardo critico. Il vestito plissettato brillava sotto la luce dei fari colorati e la faceva sembrare ancora più in prima linea di quanto non lo fosse già. Il suo sguardo era cupo, ma stranamente Nadia non ci vide cattiveria. Forse nemmeno lei si era insospettita della mancanza prolungata di Mattia. Be', meglio così.
Qualcuno le puntellò il dito sulla spalla tre volte, con una certa insistenza. Non appena si voltò, si trovò di fronte il professor Castrucci, con la faccia più cupa di quella di Anita. Sembrava parecchio infastidito. Nadia deglutì, e a primo impatto, gli porse lo scatolone. «Ho preso i volantini.»
«Ma che gentile, Savini. Forse potrebbero essere utili per il ballo di primavera del prossimo anno», sbuffò e afferrò la scatola.
«Dentro quel magazzino c'era di tutto! Mi è servita mezzora per trovare questi volantini», replicò lei, alzando leggermente un sopracciglio.
Il professore rimase in silenzio e alzò il mento. «Questa volta passi. Ma giusto perché abbiamo avuto un guasto tecnico. Tutte le persone interessate ai nostri corsi se ne sono andate. Puoi anche tornare a goderti la festa. Io credo che ne approfitterò per assaggiare quei tramezzini... Dicono che sono deliziosi.»
«Oh, certo. Allora, buona...» Nadia tentò di salutarlo, ma il professore si era già avviato con passi cadenzati verso la sua meta.
«Che tipo», commentò Leonardo, anche lui con lo sguardo puntato sull'uomo.
«Davvero stravagante... Lo amo anche per questo.» Nadia sorrise e si pulì le mani sul vestito.
Leonardo la fissò dall'alto in basso con una smorfia divertita, e trattenne una risata. «Sei un po'... sporca.»
«Dove?»
Lui disegnò un cerchio con l'indice per aria che la comprendeva dalla testa ai piedi. «Be', più o meno... ovunque.»
Nadia cercò di scrollarsi quanta più sporcizia potesse dal vestito, sbraitando a bassa voce. Provò anche a rimettere in ordine i capelli, ma per quelli c'era ben poco da fare. «È che quel posto era davvero impolverato.»
Leonardo scrollò le spalle. «Sarei quasi curioso di vederlo.»
«No!» Nadia spalancò gli occhi, smettendo all'improvviso di pulirsi l'abito. Quando si accorse dell'espressione stupita dell'amico, scosse le mani e prese un respiro, stavolta più calma. «Voglio dire, è meglio di no... è buio, c'è troppa polvere, e poi, sentissi che odore di muffa! Lascia perdere, davvero.»
Stavolta lui rise, scuotendo la testa. «Stavo scherzando. E poi odio il buio... Non entrerei lì dentro nemmeno se ci restassi chiusa dentro tu.»
Nadia sollevò le sopracciglia, colpita dalla sua frase. «Quindi mi avresti lasciata marcire lì dentro, se fosse successo davvero?»
Lui ci rifletté su, senza cogliere a pieno la sua accusa di fondo. «Be', avrei chiamato qualcuno per farti aiutare.»
«Ma che gentile.»
«Perché sento del risentimento nella tua frase? Sembra che cercare quei volantini ti abbia resa più suscettibile», esclamò lui, fissandola con uno sguardo confuso.
Sapessi quanto, Leonardo, pensò lei. Poi scosse la testa e sospirò. «Non volevo essere brusca.»
Lui si aprì in un sorriso allegro e le passò un braccio attorno alle spalle. «Forza, andiamo a ballare. Penso di aver capito come funzionino queste feste.» Cercò di trascinarla verso la pista da ballo, ma lei fece resistenza con i piedi.
Con la coda dell'occhio vide Mattia, adesso più vicino a loro di qualche metro, mimarle con le dita il gesto delle forbici. "Dacci un taglio!", le intimò con il labiale.
Lei annuì e puntò le braccia sul fianco destro di Leonardo, scansandolo con educazione. «Sono un po' stanca, in realtà.»
Leonardo rimase a fissarla con lo sguardo allarmato. «Cosa ti prende, Nadia? Perché ti comporti così freddamente, adesso?»
Lei guardò ovunque, purché non verso di lui. Si sentiva tremendamente innervosita dalla sua presenza. Come se si fosse resa solo in quel momento di quanto fosse petulante e insistente.
«Niente... È solo che non ho voglia di ballare, adesso.»
Lui incrociò le braccia al petto, improvvisamente gelido. «Non hai voglia di ballare, o non hai voglia di farlo con me?»
Nadia si guardò di nuovo intorno, e notò che stavolta qualcuno iniziava a interessarsi con fare pettegolo alla loro conversazione. «Non volevo respingerti in modo brusco», ribadì con il tono di voce più basso possibile.
«Certo, come no. È da quando ti conosco che non fai altro che respingermi. In ogni maledetto modo. Mi respingi sempre! Perché lo fai? Eh, Nadia? Sii chiara, una volta tanto!»
Nadia arrossì e si sentì tremendamente sotto gli occhi di tutti. Cominciarono ad arrivarle alle orecchie le prime risatine di scherno, e per un momento si sentì come se fosse ancora al liceo: derisa e sulla bocca di ogni studente. Le sembrò che persino i dj avessero smesso di riprodurre la musica, facendo piombare la stanza in un silenzio indecente.
«Questo non è il luogo, Leo», gli sillabò, con lo sguardo furioso. «Smettila di metterci in ridicolo.»
«Più di così? Sono già uno zimbello, a quanto pare. Non potrei peggiorare ancora di più la situazione.»
«Guarda che non è successo niente di grave. Ti ho solo detto che non ho voglia di ballare», tentò di placarlo, ma nei suoi occhi c'era una cattiveria che mai prima di quel momento ci aveva scorto. Sembrava aver raggiunto irrimediabilmente il limite.
«Hai ragione, Nadia. Non è successo niente di grave a te. Ma a me ci pensi? Ti vengo dietro da quando sei venuta a bussare alla porta di casa mia la prima volta. Te l'ho fatto capire in tutti i modi che mi piacevi. Te l'ho anche detto esplicitamente! E tu cos'hai fatto? Niente!»
«Leonardo, ti prego...»
«Anzi, qualcosa hai fatto», continuò però lui, sempre più ad alta voce. L'attenzione di metà sala adesso era su di loro. «Mi hai calpestato come fossi uno zerbino! Non te n'è fregato niente di quello che provavo per te. Mi hai sempre allontanato, con quella banale scusa del "non è il momento adatto", "non è il periodo giusto". Cazzate! Solo una marea di cazzate!» Le puntò il dito sul petto e dilatò le narici, assumendo uno sguardo da pazzo.
Nadia sussultò quando si sentì additata in quel modo, e provò a indietreggiare. Ma intorno a loro sembrava essersi formato un cerchio. E loro erano proprio all'interno del ring.
«Ti prego, non alzare la voce», ripeté quasi tra sé e sé lei, senza smettere un attimo di fissarlo, gli occhi sgranati e le guance colorite.
«Ho fatto di tutto per conquistarti: sono stato un galantuomo in ogni occasione; ti ho messa su un piedistallo sempre, Nadia, e quando mi hai chiesto di esserti solo amico, pensa un po', l'ho fatto! Che coglione, vero?» soffiò con il naso e scosse la testa. «Avrei dovuto capirlo subito che non avevo scelta con una come te. Sono stato solo un idiota.»
Nadia rimase in silenzio e trattenne un gemito, portandosi una mano sulla bocca. La situazione era degenerata in così pochi minuti. «Mi dispiace, Leo», balbettò, con la voce quasi rotta, «ma io... io te lo avevo detto fin da subito. Avevo chiarito dall'inizio che tra noi ci sarebbe potuta essere solo un'amicizia. Ho provato a vederti diversamente, è vero, ma... non ci sono riuscita. Posso prendermi solo la colpa di non essere stata più chiara. Ma adesso smettila, ti prego.»
Ma lui non la smise, e continuò a guardarla come se volesse annientarla con lo sguardo. «Dimmi perché non ti piaccio, Nadia.»
Lei scosse la testa.
«Dimmelo!» gridò lui, prima di portarsi a pochi passi da Nadia. La metà delle persone che fino a quel momento stavano confabulando, a quel punto smisero di colpo.
«Allontanati, Leo», gli intimò a bassa voce, sperando di far riemergere il ragazzo calmo e pacato che conosceva lei.
«Rispondi alla domanda.»
Nadia sospirò con rabbia e, prima di rispondere, fece scorrere lo sguardo sulla folla che aveva di fronte e ai lati. Scorse tutte le loro facce, alcune incredule, altre solo divertite, finché non vide un movimento dalla parte sinistra. Il cerchio quasi perfetto si aprì per un momento, e spuntarono in prima linea Mattia e subito dopo Anita. Erano entrambi trafelati, come se avessero appena corso, e i loro sguardi lasciavano trapelare stupore e preoccupazione. Persino quelli di Anita.
Mattia fece di tutto per incrociare il suo sguardo, e quando ci riuscì, lei tentò di sorridergli, anche se le labbra le tremolavano. Con un braccio, fece per spostare anche l'ultima persona che si trovava di ostacolo tra lui e la ragazza, ma Anita lo afferrò per la manica della camicia e gli ordinò silenziosamente di calmarsi.
Nadia sorrise di nuovo a Mattia, con la speranza di calmarlo. Prese un respiro d'incoraggiamento e trovò la forza per rispondere a Leonardo. «Sai qual è il punto, Leo? Tu non mi piaci perché sono già innamorata di un'altra persona», gli spiattellò in faccia senza mezzi termini. Quasi sorrise nel dire quelle parole.
Nella stanza si sollevò un "Oh!" generale e prolungato, e qualcuno applaudì scherzosamente. Ma lì, di scherzoso non c'era proprio nulla.
Lo sguardo di Leonardo perse improvvisamente di vitalità, tornando a toccare i toni più opachi di azzurro. Fece un passo indietro, senza staccare però gli occhi dalla ragazza. Senza smettere di detestarla in silenzio. Poi rise. Scosse la testa e rise. «Ma certo, era chiaro. Sei innamorata di un altro... Succede sempre così. Posso anche immaginare di chi si tratta, se le cose stanno in questo modo», commentò con astio. «Perché potrai essere buono e gentile quanto ti pare, ma gli stronzi che ti spezzano il cuore avranno sempre un posto d'onore.»
Nadia rimase in silenzio, e vide Mattia strattonare la manica della camicia, tenuta da un'Anita stranamente placida e imperscrutabile. Perché non stava sfuriando anche lei? Alla fine, si era dichiarata davanti a metà Campus. Avrebbe avuto dei validi motivi per farlo.
«Forse avrei dovuto fare così fin dall'inizio anche io», continuò Leonardo. «Trattarti come un inutile oggetto e calpestare i tuoi sentimenti. Avrei sicuramente ottenuto di più di quanto ho adesso! Ma non mi farò più fregare da quelle come te... Ti sei dimostrata come tutte le altre, Nadia. Sembravi diversa, ma dopotutto, sei come le altre. Dovresti farti schifo per il modo in cui sei ripiombata nei tuoi errori.»
Nadia chiuse gli occhi per alzare uno scudo di fronte a sé e non essere colpita da quelle parole che non appartenevano al ragazzo che aveva conosciuto. Quando li riaprì l'attimo dopo, lo scenario era cambiato improvvisamente: Mattia era riuscito a sfuggire alla presa di Anita e si era avventato contro Leonardo, spintonandolo all'indietro.
Anita si portò le mani sui capelli e mimò un "Gesù" con le labbra, allibita. Strizzò gli occhi e si guardò attorno, come se qualcosa la preoccupasse.
La folla schiamazzò e Leonardo venne tenuto in piedi solamente grazie a due ragazze che ammortizzarono lo spintone.
«Sei un pezzo di merda. L'ho sempre pensato», gli rivelò Mattia, con cattiveria.
«Che c'è? Ti senti per caso tirato in ballo?» Leonardo sorrise e si ricompose.
«Vattene via di qui. Non sei più benvenuto alle feste della L.U.S.I.»
«E chi saresti tu per vietarmelo?»
Mattia sorrise. «Ti stupiresti se ti dicessi quante cose posso fare io qui dentro. E tra queste c'è anche cancellarti dalla faccia quel sorriso da idiota», lo minacciò, avvicinandosi a lui con calma. Vattene immediatamente da questa festa. Giuro che se ti vedo ancora una volta rivolgerti così a lei, Dio, anche solo che le punti contro quel fottuto dito da saputello, giuro che ti faccio cacciare da questo Campus a calci in culo. Sarai fortunato se riuscirai a trovare lavoro come lustrascarpe, dopo.»
Per un attimo Nadia si sentì quasi in colpa per Leonardo, a vederlo asfaltato così duramente da Mattia, ma poi spense ogni briciolo di umanità che le era rimasta in corpo. Lui non si meritava la sua indulgenza. Tutti gli insulti che le aveva addossato, tutte quelle parole acerbe, l'avevano colpita come un attacco a sorpresa. Si fidava di Leonardo, e lui aveva tradito la sua fiducia in quel modo.
Leonardo abbassò lo sguardo e si cacciò le mani in tasca, con una superficiale noncuranza. «Me ne vado. Ma non mi metti paura.» Tentennò, faticando a prendere un ritmo di camminata sostenuto, poi, prima di uscire dalla Sala dei Convegni, si voltò un momento, giusto un istante, per guardare un'ultima volta Nadia. «Sarai contenta, adesso.»
Ma Nadia non rispose. Continuò a fissarlo con una maschera di ghiaccio addosso, finché non vide più nemmeno la sua ombra.
E prima che il mondo crollasse addosso anche a lei, corse fuori dalla stanza, prendendo la direzione opposta a quella che aveva scelto il ragazzo che, fino a qualche ora prima, avrebbe definito un amico.
Angolo dell'autrice.
No, non è un sogno: ho aggiornato! Anche se non è un capitolo da ship come il precedente, spero vi piaccia allo stesso modo. Leonardo e Nadia sono arrivati ai ferri corti, e dopo un litigio piuttosto acceso, lui decide di passare ad accuse un po' più pesanti, che distruggono quella fiducia che si erano guadagnati nel tempo (sì, lo so che non ve ne frega niente di Leo, anzi, che siete felici che sia tolto dalle balle. Ma non fate i Mattia della situazione, please). Nadia non prenderà troppo bene questa sfuriata, e in qualche modo ci rimarrà male. Ma Mattia le ha promesso di starle vicino stavolta. Ci riuscirà, con l'aiuto misterioso di Anita?
Al prossimo capitolo (che, lo dico subito, sarà pubblicato nel periodo natalizio) ^^
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