Capitolo 22.
«Non voglio uscire!» sbraitò Leonardo, opponendosi con tutta la forza fisica per non lasciarsi trascinare nel giardino.
«Ne hai bisogno, invece.» Nadia gli poggiò le mani sulla schiena e lo spinse oltre la prima porta.
Da quando aveva bevuto quel drink dall'aspetto orripilante Leonardo era andato su di giri, perdendo ogni traccia di freno inibitore. Aveva cominciato a scalpitare come un cavallo, importunando persone sconosciute e sganasciandosi dalle risate ogni volta che inciampava sui propri piedi. Ogni tanto la sua espressione si faceva addolorata, costringendolo a socchiudere le palpebre e prendere un bel respiro.
In tutto ciò, Nadia doveva ancora rintracciare Ada. Iniziava a essere tardi, e con questo imprevisto di pessimo gusto non aveva avuto tempo di cercarla tra gli invitati. Non che non si fidasse di Bruno, certo. Ma vederla sana e sobria sarebbe stato sicuramente più rassicurante.
«Smettila di opporre resistenza come un bambino!» gridò a Leonardo.
Il ragazzo sorrise e mise le braccia intorno alle spalle di Nadia. «Ho un'idea migliore», le propose. «Balliamo.»
Nadia impallidì e cercò di spostarsi dalla sua morsa pesante e accaldata. «Non sei nelle condizioni di ballare.»
«Andiamo, Nadia. Voglio farlo», insistette lui, cantilenando la frase. «Un solo ballo. Poi farò tutto quello che vuoi.»
«Tutto quello che voglio?» Lui annuì e Nadia sospirò. «D'accordo. Vediamo di sbrigarci, allora. Prima usciremo di qui, e prima ti sentirai meglio.»
Quando raggiunsero la sala, le luci dei lampadari erano state appena spente per creare un'atmosfera più soft. La musica che stava risuonando era lenta e ritmata, e infondeva coraggio a tutte le coppiette che si stringevano e ondeggiavano come se fossero una cosa sola.
Nadia li guardò imbarazzata. Ballare con qualcuno era sempre stato un gesto particolarmente intimo e significativo, e condividere quel momento con il suo vicino di casa ubriaco non era certo il massimo.
Leonardo prese l'iniziativa e trascinò Nadia al centro della pista, barcollando e facendo destabilizzare anche lei.
«Non riesci nemmeno a reggerti in piedi...» lo rimproverò, abbassando a terra lo sguardo.
Il ragazzo non l'ascoltò e le mise le braccia sulle spalle, appoggiando la fronte sulla sua. Da quella posizione i loro volti erano molto vicini. Decisamente troppo vicini.
Nadia provò ad arretrare di qualche centimetro, senza però smettere di muoversi a passo di danza nella stanza, ma fu tutto inutile. La sua presa era troppo salda.
«Sai, ho sempre desiderato invitarti a uscire con me», le rivelò, sbiascicando completamente la frase. «Ed è incredibile che abbia trovato il coraggio di farlo davvero.»
Nadia iniziò a sentirsi a disagio e tentò di sviare i suoi occhi rossi e sgranati. «Per favore, non rendere le cose-»
«Tu mi piaci molto, Nadia. Non so più come fartelo capire», continuò lui, avvicinando ancora di più il viso a quello della ragazza, «e probabilmente mi pentirei per tutta la vita, se non facessi quello che sto per fare proprio ora», l'avvertì, spostando gli occhi sulle sue labbra rosse.
Nadia sbarrò gli occhi e si preparò a un bacio ormai inevitabile, ma l'azione si bloccò poco prima che andasse in porto: Leonardo emise un singhiozzo mostruoso, seguito da un brontolio dello stomaco, poi si portò entrambe le mani alla bocca, sbarrando gli occhi e trattenendo a stento un conato di vomito.
La Morte Nera stava facendo effetto.
Prima che potesse intervenire in qualche modo, il ragazzo mormorò delle scuse a mezza bocca rivolte verso di lei e corse via, fuggendo dalla sala forse alla ricerca di un bagno.
Nadia rimase in piedi da sola nella stanza, mentre le altre coppie continuavano a danzare indisturbate. Da una parte si sentì sollevata dalla fuga di Leonardo. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire a un suo bacio. Ma dall'altra pensò di essere una persona orribile per non averlo seguito. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di lei in quel momento, ma l'unica cosa che era stata in grado di fare era stata lasciarlo correre via.
Decise quindi di riprendere in mano le redini della situazione e corse fuori dalla sala, diretta vero il giardino. Avrebbe lasciato un po' di privacy a Leonardo, per dargli il tempo di ristabilirsi fisicamente, e nel frattempo avrebbe cercato Ada e Bruno di fuori, sperando vivamente di trovarli.
Nel cortile esterno iniziava a fare freddo. I lampioni erano tutti accessi e illuminavano la strada antistante, occupata ai lati da file di macchine e moto. Sul prato era stato gettato ogni tipo di rifiuto, e le persone ridevano e schiamazzavano ubriache, chi sdraiate sull'erba, chi sotto il portico del Club.
Nadia iniziò a perlustrare tutta l'area esterna, affacciandosi nelle zone più scure e interrompendo i momenti più intimi delle coppie appartate. Ma dell'amica non c'era traccia.
Quando credette di dover gettare la spugna, li vide.
Non stavano propriamente nel Club. Piuttosto, erano seduti sul marciapiede dall'altra parte della strada, con la moto parcheggiata accanto e due bottiglie di birra in mano. Non stavano facendo nulla di equivoco, anzi, sembravano una normalissima coppia intenta a conversare.
Nadia si appostò accanto a un albero e li squadrò meglio, indecisa se intervenire o lasciarli in pace. Ma poi notò che entrambi scoppiarono a ridere divertiti, e Bruno colse l'occasione per metterle il braccio dietro alle sue spalle, per avvicinarla di più a sé. Quello era un gesto decisamente romantico, e non avrebbe mai potuto interromperlo, rompendo la magia che si era creata tra loro.
Con un sospiro li studiò un'ultima volta, togliendosi dalla testa che Ada fosse in cattive mani. In realtà, era quella che si trovava più al sicuro di tutti, fino a quel momento. Non come lei, che era stata abbandonata nel bel mezzo della festa dal suo accompagnatore ubriaco, scomparso da ormai un quarto d'ora.
Effettivamente quella storia iniziava a essere strana. Di Leonardo non c'era traccia da nessuna parte. Da quando era uscito dalla sala, aveva perso completamente le sue tracce.
Nadia iniziò a preoccuparsi per lui, sentendo i sensi di colpa crescere. E se si fosse sentito male nel bagno e avesse avuto bisogno di aiuto?
Con un moto di vitalità, iniziò a fermare ogni persona le capitasse sotto tiro, per verificare se avessero incontrato o avvistato Leonardo. «Ehi, scusate! Avete per caso visto un ragazzo biondino con gli occhiali, decisamente alticcio, da queste parti?» chiese esasperata.
«No, mi dispiace», risposero una coppia di ragazzi con una scrollata di spalle.
E dopo aver interpellato almeno sei invitati diversi, Nadia non seppe più cosa fare. Leonardo sembrava essere stato inghiottito dallo scarico del bagno, e in più, adesso, anche Ada e Bruno si erano allontanati dal marciapiede, lasciandola nel baratro della disperazione.
Poteva andare peggio di così?
Un ragazzo le si avvicinò cautamente e le picchiettò il dito sulla spalla per attirare la sua attenzione. Lei si voltò di scatto, con i nervi a fior di pelle.
«Che vuoi?» sbottò.
«Ho sentito per caso la descrizione del tipo che stai cercando, e credo di poterti essere d'aiuto», le spiegò, con fare disinteressato. «Il damerino ha lasciato la festa una decina di minuti fa.»
Nadia sgranò gli occhi. «Che cosa?» esclamò. «Non può essersene andato senza di me!»
Il ragazzo si accese una sigaretta e si allontanò di qualche passo. «Dolcezza, c'era solo una persona vestita in modo ridicolo, stasera. E si è presentata alla festa», borbottò, aspirando un po' di fumo. «Credimi, se ti dico che se l'è data a gambe. E anche piuttosto velocemente, devo dire.»
Nadia sospirò e ringraziò lo sconosciuto.
E adesso cosa diavolo avrebbe fatto? Cercò di pensare logicamente, sperando di riuscire a trovare un senso a tutto quello che stava succedendo. Leonardo se n'era andato dalla festa senza dirle nulla, fuggendo come ladro. Questa notizia l'aveva resa preoccupata quanto offesa. Insomma, che modi erano? Lasciarla da sola dopo essersi presentati al Club insieme. Per quanto le sue condizioni fisiche fossero state precarie, il suo era stato un comportamento di pessimo gusto.
Due braccia calde avvolsero le spalle di Nadia da dietro, che per la sorpresa emise un grido.
«Sono io, tranquilla!» rise Ada, schioccandole un bacio sulla guancia.
Nadia si voltò di scatto e si sentì immediatamente sollevata di aver trovato qualcuno di sua conoscenza. «M'hai fatto prendere un colpo», sospirò. «Ciao, Bruno.»
«Bella festa, eh?» disse Ada, guardando soddisfatta le luci stroboscopiche che uscivano dalla finestra della sala.
Non immagini quanto, pensò Nadia sarcasticamente. «Meravigliosa. Come va dalle vostre parti, invece?»
I due si guardarono in modo complice e davvero tenero. «Alla grande», risposero in coro. Le guance di Ada si tinsero di rosso non appena si rese conto di aver pensato alle stesse identiche parole scelte da Bruno.
Potevano due persone essere così tanto destinate a incastrarsi insieme?
«Dov'è Leonardo?» le domandò poi Ada, spostando gli occhi sull'amica.
«Oh, ecco, lui... credo che se ne sia andato», borbottò imbarazzata lei, sviando l'occhiata allibita di Ada.
«Cosa?» esclamò. «Che vuol dire che se n'è andato?»
Nadia roteò gli occhi. «Ha bevuto un drink decisamente troppo alcolico per i suoi standard. Ho aspettato per un po' che uscisse dal bagno, ma un tizio mi ha detto che ha visto andarlo via di corsa dalla festa.»
«Come ha potuto lasciarti da sola? Giuro che lo faccio fuori!»
Nadia sospirò pesantemente. «Non è colpa sua. Posso capire la situazione di emergenza.»
«E adesso? Santo cielo, non posso permetterti di restare da sola a una festa alla quale non volevi nemmeno partecipare!» rifletté Ada, spostando di tanto in tanto lo sguardo su Bruno.
«Vuoi che ti lasci con lei? Non è un problema.» Lui scrollò le spalle con disinvoltura.
Nadia si fece avanti e scosse la testa. «No, no, no!» esclamò. «Ragazzi, scordatevelo! Questa è la vostra serata, il che vuol dire che nessuno di voi dovrà farmi da baby-sitter fino alla fine della festa.»
«Ma, Nadia...»
«Niente ma. Sono in grado di gestire la situazione. E poi stavo proprio pensando di andarmene.»
Ada fissò Bruno con un'espressione poco convinta. L'idea di stare ancora in compagnia del ragazzo l'allettava, ma non si sentiva sicura della decisione.
«Non fate quelle facce, su», sbottò Nadia, incrociando le braccia al petto. «Perché invece di stare qui a discutere con me non ve ne andate a fare un giretto? Immagino che avrete tante cose di cui parlare.»
«Sei sicura? Sul serio, basta una tua parola e io resto qui», s'impose Ada, con il solito tono da matrona autoritaria.
Lo sguardo di Nadia però fu eloquente e decisivo.
«Okay, d'accordo», demorse l'amica, alzando le mani al cielo. «Però promettimi che se c'è qualche problema, mi chiamerai immediatamente.»
La ragazza si rivolse a Bruno. «Ti prego, portala via e tranquillizzala sul fatto che saprò cavarmela.»
Lui sorrise e passò un braccio dietro alle spalle di Ada. «Posso provarci.»
Nadia sospirò sollevata. «Adesso, ragazzi, credo mi avvierò verso casa.» Sorrise, cercando di allentare l'ansia dell'amica.
Ada fece una smorfia tesa e si rilassò. Si avvicinò all'amica e l'abbracciò, ringraziandola silenziosamente per l'immenso sacrificio a cui si era sottoposta solo per lei.
«Buona serata, ragazzi», li salutò alla fine con la mano, mentre li vide allontanarsi dal Club come una vera coppia.
Quando scomparvero dalla visuale, avviandosi verso la moto, Nadia esalò un sospiro di stanchezza. Si guardò intorno, e notò che nel giardino, come all'interno del Club, la festa stava andando avanti senza interruzioni. Si avvicinò con calma al gradino inferiore e ci si sedette sopra, esalando un sospiro di sollievo al sentire il granito fresco. Si sarebbe riposata giusto il tempo per dare tregua ai piedi dal dolore dei tacchi. Allungò le gambe sul prato e poggiò le spalle al muro, socchiudendo gli occhi. Dalla parete dietro di lei si espandevano vari tremolii, causati dalla musica riprodotta a livelli quasi illegali all'interno del Club. Da come era forte il rumore, probabilmente si trovava appoggiata alle mura che delimitavano la Sala dei Trofei.
Un'ombra scura si allungò sul prato e avanzò cautamente verso di Nadia, che s'impietrì senza voltarsi. Forse l'idea di appartarsi in un luogo così isolato non era stata poi così tanto intelligente.
La persona si fece ancora più avanti ma non la raggiunse del tutto. Piuttosto si fermò all'angolo della casa e si poggiò con le spalle a una delle colonne portanti. Stava mantenendo una distanza di sicurezza.
«E così il principe azzurro ha abbandonato la sua principessa, eh? Ho sempre adorato i finali alternativi delle fiabe.»
Angolo dell'autrice.
Come promesso, ecco il nuovo capitolo... con un finale molto in sospeso ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate con un voto e un commento! Baci :*
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