Capitolo 21.
Il sabato arrivò prima di quanto Nadia avesse potuto desiderare. Tra le lezioni al Campus e i pomeriggi passati in biblioteca, si svegliò quella mattina con la consapevolezza del triste destino a cui aveva acconsentito: partecipare alla festa al Club.
In un'altra occasione avrebbe probabilmente rifiutato l'invito, ma qualche giorno prima, quando erano andate a prendersi un gelato, era rimasta meravigliata dall'effetto che avevano avuto l'uno sull'altro Ada e Bruno. Forse non avevano avuto un colpo di fulmine, ma ci erano andati molto, ma molto vicino. Comunque si erano andati a genio con facilità, ed essendo due tipi alla mano e dall'invito facile, non avevano avuto problemi nel trovare un punto d'incontro per rivedersi e conoscersi meglio.
Lei era rimasta piacevolmente sorpresa all'idea di pensare a quei due come coppia. Anche se erano ancora pressoché degli sconosciuti, avevano un certo feeling a pelle. E tra loro sarebbe potuto nascere sicuramente qualcosa di interessante.
Per questo motivo non aveva potuto declinare la proposta che era partita da Bruno. Sapeva che Ada non sarebbe mai andata da sola alla festa, ma era anche consapevole che non l'avrebbe mai lasciata a casa da sola per un ragazzo. Questo sostanzialmente era il motivo per cui, alle sei del pomeriggio, si trovava di fronte alla porta dell'appartamento di Leonardo, con l'invito in mano. Doveva convincerlo ad andare a quella festa con lei. Non aveva intenzione di fare il terzo incomodo tra la sua amica e Bruno, né tantomeno di girovagare da sola per le stanze del Club come un'anima in pena.
La porta si aprì dopo pochi istanti e comparve di fronte alla soglia il coinquilino di Leonardo, Carlo.
«Ehilà», la salutò con un sorriso. Dalla faccia stanca sembrava occupato in una sessione intensiva di studio.
«Ciao, Carlo. Stavo cercando Leonardo.» Nadia indugiò sulla porta.
«Oh, certo. Accomodati.» Carlo si scansò dalla soglia e la invitò a entrare. «Leo! C'è Nadia che ti cerca!» urlò poi, guardando fisso verso una delle camere.
Dopo nemmeno dieci secondi il ragazzo si capitombolò nella sala, rischiando di inciampare prima sul tappeto.
«Ehi... Cosa ci fai qui?» le sorrise entusiasta. Era la prima volta che Nadia lo veniva a cercare a casa sua.
«Sono venuta perché avevo una... proposta da farti.»
«Okay, ragazzi, tolgo il disturbo. Analisi mi chiama», s'intromise Carlo, alzando le mani in segno di resa e salutando i due con un cenno del volto.
Leonardo fece accomodare Nadia sul divano e attese con impazienza.
«Stavo pensando...» iniziò lei, senza capire bene come impostare quel genere di discorso. «Una volta mi hai detto che sarebbe stato carino uscire una sera insieme, io e te.»
Leonardo cominciò ad agitarsi sul cuscino del divano. «Ehm, sì, è possibile che l'abbia fatto.»
«Be', ecco, potrei aver trovato l'occasione giusta.» Nadia porse timidamente il foglio all'amico, scrutando bene la sua espressione.
Il ragazzo sgranò gli occhi quando lesse l'intestazione del foglio. Lo voltò dall'altro lato, poi di nuovo tornò a studiare le poche righe scritte sull'invito. Alla fine scoppiò in una risata quasi isterica.
«È uno scherzo, vero?» le porse indietro il foglio e la guardò come se fosse impazzita.
Nadia tossicchiò imbarazzata. «Non è uno scherzo», spiegò. «Stasera daranno un'altra festa al Club. Ho pensato che sarebbe stato carino andarci assieme.»
Adesso lo sguardo di Leonardo si fece serio. «Una festa al Club degli sportivi? Seriamente? Ti ho già detto che con quei tipi non mi mescolo. Siamo come l'acqua e l'olio! E nemmeno tu dovresti farlo.»
«Andiamo, è solo una festa! Ci sarà moltissima gente, e non dovremo per forza fare conoscenza con altre persone», tentò di convincerlo lei.
«Sai che non mi sento a mio agio in mezzo a quella gente.»
«Neanche io. Però insieme sarebbe diverso, non trovi?»
«Cosa c'è sotto?» sospirò Leonardo. «È davvero strano che finora tu abbia rifiutato i miei inviti e all'improvviso ti catapulti a casa mia pretendendo che partecipi a un'inutile festa di idioti ubriachi.»
Nadia assunse un'espressione trita e colpevole. Non era mai stata brava a mentire o fare bei buoni discorsi imbonitori. E Leonardo era un ragazzo troppo intelligente per cascarci. A quel punto non le restò che sperare che non se la prendesse troppo quando gli avrebbe raccontato la verità.
«D'accordo, lo ammetto», mormorò, tenendo lo sguardo basso. «C'è un motivo per cui lo sto facendo. Ed è collegato ad Ada.»
«Cosa c'entra la tua amica con quelli lì?»
«Con loro nulla. Ma si dà il caso che sia stata invitata da un ragazzo proprio a quella festa. È il loro primo appuntamento, ma lei non ci sarebbe andata mai da sola.»
«Quindi mi stai usando come ripiego, in altre parole», riassunse Leonardo, indurendo lo sguardo.
Per un attimo Nadia si sentì tremendamente in colpa. «Voglio solo aiutare Ada, e poi mi piacerebbe davvero partecipare a quella festa con te. Sarebbe un modo perfetto per far convergere entrambe le cose assieme.» Lo guardò ed emise un lungo sospiro. «Ma posso capire se rifiuterai.»
Leonardo giocherellò con il tessuto del divano per un minuto buono, riflettendo tra sé e sé. «Se non accettassi questa proposta, tu con chi andresti a questa festa?»
«Non ho molte persone a cui chiedere», sorrise Nadia, accennando un velo d'ironia. «E l'unica che verrebbe ha un appuntamento con un ragazzo proprio stasera, alla festa.»
Leonardo si alzò in piedi e cominciò a passeggiare nervosamente per la stanza, passandosi le dita sul mento in una mossa pensierosa e calcolatrice. «Non ti permetterò di andare da sola in quel covo di idioti», acconsentì con grande sforzo.
Nadia scattò in piedi e corse ad abbracciarlo. «Ti ringrazio! Sono davvero in debito con te, Leo!»
Lui rise e la strinse tra le braccia, sfruttando quella situazione più unica che rara. «Wow, devo acconsentire più volte a cose decisamente stupide, se queste sono le tue reazioni.»
Nadia si staccò dall'abbraccio e l'osservò più seria. «Adesso vado a prepararmi. Sai, ho bisogno del mio tempo per decidere cosa mettermi.»
«Ah, solo per curiosità... come dovrei vestirmi?»
Nadia scrollò le spalle. «Come preferisci. Mettiti a tuo agio.» Si diresse alla porta e lo salutò con un bacio sulla guancia. «Ti aspetto sotto il dormitorio alle dieci in punto», gli sorrise e uscì dall'appartamento.
Missione compiuta. Adesso doveva soltanto sopravvivere alla festa.
***
Nadia scese le scale della palazzina di corsa, cercando di non inciampare sui tacchi. Non era eccessivamente in ritardo, perché stavolta si era riuscita a regolare, uscendo d'all'appartamento solo dieci minuti dopo l'orario stabilito con Leonardo.
In realtà, la causa del ritardo era stata principalmente Ada. Durante il pomeriggio aveva messo soqquadro tutta l'armadio in cerca del vestito perfetto. Li aveva provati tutti, dal primo all'ultimo, e quando credeva di aver trovato quello giusto, mandava tutto all'aria perché non aveva le scarpe adatte da abbinarci. O la borsa, o i trucchi. Qualsiasi dettaglio di poca importanza era diventato un problema mondiale, quindi lei era dovuta intervenire per placarle i nervi. Riconosceva quell'isteria compulsiva: era la tipica ansia pre-appuntamento.
Alla fine però era riuscita nell'impresa. Alle nove in punto Ada era vestita e profumata di fronte alla soglia di casa, dove la stava aspettando Bruno. I due si erano messi d'accordo al telefono e lui era venuto a prenderla con la moto sotto l'appartamento. Avrebbero mangiato qualcosa insieme, e poi sarebbero andati alla fatidica festa, dove si sarebbero incontrati con Nadia e Leonardo.
Una volta fuori dal portone d'ingresso, la ragazza si guardò intorno per rintracciare il suo accompagnatore. Si diede un'ultima occhiata al vestito per controllare che fosse tutto in ordine, e s'incamminò verso l'unica persona in piedi accanto al muro.
Quando si avvicinò a Leonardo per poco non le andò di traverso la saliva. Subito si diede una pacca sul petto per non strozzarsi, e alzò la mano per salutarlo, improvvisando un sorriso poco convinto.
«Ehi», lo osservò più da vicino, «che look... curioso», disse, incanalando nella mente l'immagine del suo abbigliamento. Si era vestito come se avesse dovuto partecipare a un matrimonio. E lui era lo sposo, ovviamente. Portava un completo nero con una camicia grigia completamente abbottonata fino al collo, dove spuntava un piccolo papillon. Anche i capelli biondi erano acconciati all'indietro e fissati con il gel.
Leonardo le prese la mano e le diede un bacio delicato sul dorso. «Mi hai detto di mettermi a mio agio.» Scosse le spalle, come se lui si vestisse così anche per andare a fare la spesa, o per fare un giro in bicicletta. «Sei stupenda.»
Nadia distolse lo sguardo, muovendo il cordoncino della pochette da una parte all'altra. «Grazie. Ma tu sei sicuro di non volerti mettere qualcosa di più... comodo? Si muore dal caldo dentro al Club», provò ancora, sperando di essere convincente. Non che non lo trovasse carino, ma aveva il terribile presentimento che vestito così sarebbe risaltato agli occhi di tutti, e non in modo positivo.
«Voglio distinguermi da quell'ammasso di trogloditi.»
«D'accordo, come vuoi. Andiamo?»
Lui s'impettì e le porse il braccio, in un gesto educato quanto studiato.
Il perimetro del Club era già in sovrabbondanza di persone. Ce n'erano molte di più rispetto alla prima festa a cui Nadia aveva partecipato, e non era nemmeno l'orario clou.
Leonardo fissò le persone che entravano e uscivano dalla casa tra rincorse e risate, e deglutì rumorosamente, cercando di allentarsi con un dito la morsa del papillon al collo. «Immagino che sia troppo tardi per ripensarci, vero?»
Nadia gli regalò un'occhiata di rimprovero e mise le braccia al petto, fingendo una smorfia offesa. «Troppo, troppo tardi.»
Lui sospirò e si appuntò gli occhiali sul naso. «Sarà più dura di quanto pensassi.»
La ragazza gli sorrise per infondergli coraggio e lo prese per mano, fino a trascinarlo all'ingresso del Club. Lì cominciarono le occhiate confuse e di scherno dei partecipanti alla festa: alcuni guardano Leonardo come a chiedersi chi fosse o cosa ci facesse un tipo come lui lì, altri semplicemente gli scoppiarono a ridere quasi in faccia senza ritegno, sputando battutine velenose sull'abbigliamento.
Nadia si sentì a disagio per lui di fronte a quello spettacolo. Ricordava come ci si sentisse a essere sotto il riflettore dei commenti negativi, quando tutte le persone ti guardavano solo per sparare giudizi di pessimo gusto. Era una sensazione terribile.
«Massa di idioti», sentenziò a bassa voce Leonardo, evitando accuratamente lo sguardo di ogni ragazzo o ragazza che lo stesse fissando.
«Non ascoltarli, okay? Non hanno il permesso di giudicarti solo per il tuo stile elegante e un po'... fuori dagli schemi», gli mormorò Nadia, cercando un contatto con i suoi occhi.
«Non prenderla come un'offesa, ma inizio seriamente a pentirmi di aver acconsentito a questa tua idea malsana.»
Nadia si morse il labbro, sentendosi istintivamente in colpa per averlo trascinato a una festa in cui sarebbe stato sicuramente messo in ridicolo, vestito in quel modo. Tutte le altre persone avevano un abbigliamento informale, con jeans, t-shirt, gonne e vestiti. Niente di esageratamente elegante o serio. Anche se non avesse fatto niente, Leonardo sarebbe risaltato su tutti.
«Ehi, pinguino!» strillò un ragazzo con le spalle poggiate alle colonne del Club. «Perché non mi porti un po' di birra e qualche tartina?»
Le persone intorno scoppiarono a ridere e Nadia strabuzzò gli occhi.
«Non sono un cameriere, razza di cretino!» urlò di rimando Leonardo. «Quando io avrò ottenuto una prestigiosa cattedra universitaria, e tu dovrai servire Hamburger con patatine fritte a un fast food, ne riparleremo!»
«Ti prego, cerchiamo di non attirare ancora di più l'attenzione.» La ragazza gli scosse la manica, costringendolo a spostarsi da lì.
Quando arrivarono di fronte all'ingresso, il tipo che controllava gli inviti squadrò prima lei e poi lui, alzando un sopracciglio.
«Amico, questa non è la festa per la comunione di mia sorella», lo bloccò, sorridendo. «Come diavolo ti sei vestito?»
Leonardo gli mostrò l'invito. «Non mi sembra che ci sia scritto qualcosa riguardo l'abbigliamento, quindi questo implica che sarei potuto venire anche in bermuda, se avessi voluto.»
Il tipo gli poggiò una mano sulla spalla e gli diede due pacche d'incoraggiamento. «Io lo dicevo solo per te, amico. Spero solo che non sia un completo costoso. Una volta entrato, ci saranno molte probabilità che qualcuno ti ci versi da bere, o ti ci vomiti sopra. Detto ciò, buon divertimento, damerino.» E con una spinta vigorosa lo indirizzò verso l'interno del club.
«Sei stato davvero delicato, complimenti.» Nadia fulminò l'addetto alla sicurezza all'ingresso, prima di raggiungere dentro l'amico.
«Ehi, aspetta. Tu non sei la ragazza che ha rifiutato il capitano?» domandò lui, stringendo gli occhi.
«Se anche fosse?»
«Niente, hai la mia stima, bellezza», sorrise lui. Poi si sporse dalla sedia le mise una mano accanto all'orecchio. «Però faresti bene a cambiare accompagnatore la prossima volta. Siete davvero una stonatura insieme», le sussurrò, prima di dedicarsi all'invitato successivo.
Nadia ignorò il commento offensivo ed entrò nel Club, dove la musica era riprodotta e amplificata da enormi casse. I quadri tremavano sulle pareti, e la gente spingeva per farsi spazio nella sala dei trofei, dov'era adibito l'angolo bar.
«Non ti sembra che la musica sia un tantino alta?» urlò Leonardo, tappandosi le orecchie con le mani.
«Devi solo abituarti! Adesso prendiamo qualcosa da bere e torniamo fuori, d'accordo?»
«Cosa? Scordatelo, Nadia. Io non mi fido a bere queste schifezze», ribatté lui categorico. «E nemmeno tu dovresti. Va' a capire cosa ci mettono dentro.»
«Dai, vedrai che ti scioglierai dopo un drink.»
Leonardo sbottonò la giacca per il caldo. Stava iniziando a sudare. «D'accordo, purché ci sbrighiamo a uscire da questa fornace.»
Mentre s'inoltrarono lungo la fila, Nadia scorse una figura decisamente familiare avanzare verso i ragazzi che servivano le bevande. Subito trattenne il respiro e spostò lo sguardo da un'altra parte, sperando di non essere notata. Ma nell'attimo in cui si voltò, per un millesimo di secondo i suoi occhi s'incrociarono con quelli di Mattia. Lui si fermò tra la folla, squadrandola dall'alto in basso, come se non si capacitasse che fosse davvero lì. Poi si concentrò su Leonardo, a pochi passi da lei e con la mano intrecciata nella sua. Strinse gli occhi e li fulminò entrambi, prima di regalare un sorriso sghembo a Nadia e avviarsi con disinvoltura dietro il bancone delle bevande.
Nadia sbarrò gli occhi, presagendo nulla di buono da quello sguardo. Di lì a poco sarebbe stato il loro turno, e Mattia si era stranamente posizionato accanto a Pablo e a Roberto, con i gomiti poggiati sul tavolo e un sorriso stampato sul volto perfetto. Non stava servendo nessuno, semplicemente si gustava la scena, in attesa del loro turno.
Maledetto.
Quando toccò a loro, Roberto alzò lo sguardo prima su Nadia, poi su Mattia, e infine su Leonardo, corrucciando le sopracciglia. Subito alzò le braccia, come a volersi discolpare da qualcosa, e Mattia gli fece cenno di lasciar perdere, sempre con il sorrisetto sardonico sulle labbra.
«Ciao, ragazzi», li salutò Roberto, continuando a scrutare in maniera interrogativa Leonardo. «Cosa posso servirvi?»
Nadia ignorò palesemente lo sguardo indagatore di Mattia. Non voleva far innervosire Leonardo. «Vorremmo due-»
«Te lo dico io cosa vogliono», s'intromise Mattia, sporgendosi sul bancone. «Per lei una birra chiara. Non ha mai retto bene l'alcool.»
Nadia avvampò e rimase a bocca aperta, colpita da quell'affronto diretto ma anche molto intimo. Per non farsi vedere turbata di fronte al suo accompagnatore, mandò giù il boccone amaro e incenerì l'ex.
Roberto fissò entrambi con uno sguardo incuriosito e allo stesso tempo a disagio. «Ehm, e per lui?»
Mattia si schiarì la voce e si mise in mezzo di nuovo, stavolta mormorando delle parole all'orecchio dell'amico.
«Scordatelo», sussurrò lui di contro. «È una pessima idea. Ma l'hai visto?»
Ma lui continuò a fissarlo con un'espressione eloquente e sicura di sé.
Alla fine Roberto scosse la testa e sorrise. «È una cazzata.» Si schiarì la voce e tornò a rivolgersi a Leonardo. «Visto che sei nuovo al Club, devi superare il test della Morte Nera prima di poter ordinare qualche drink.»
Nadia scosse la testa. «Questa è una stupidaggine. Noi non abbiamo dovuto affrontare nessuna prova, la prima volta.»
Roberto alzò le spalle. «La Morte Nera è una prova alcolica riservata solo ai ragazzi. Tutti quelli che vedi qui dentro l'hanno fatta.»
Leonardo si fece avanti timidamente. «Di cosa si tratta?»
Roberto e Mattia si lanciarono uno sguardo vittorioso e tirarono fuori un bicchiere di plastica per la birra. «È molto semplice. La Morte Nera è una prova per veri temerari. Il bicchiere ti verrà riempito di ogni superalcolico a disposizione su questo tavolo, e tu dovrai berlo fino all'ultima goccia.»
«Pena l'espulsione dalla festa. A vita», rettificò Mattia, incenerendolo con lo sguardo.
Nadia scosse la testa e afferrò Leonardo per il braccio. «Lascia perdere. Andiamocene di qui. Non devi scendere a patti squallidi», lo spronò a muoversi, ma lui rimase fermo, continuando a sfidarsi con gli occhi di Mattia.
«Okay, ci sto», acconsentì alla fine.
«Roberto, prepara la Morte Nera per il nostro amico», ordinò Mattia con un sorriso allegro. Nel frattempo riempì un bicchiere di birra e lo porse a Nadia, senza dirle una parola.
Roberto si destreggiò tra le bottiglie, versando il contenuto di ognuna nel bicchiere, e riempendolo fino all'orlo. Il colore del liquido virò dal rosso al blu, fino a diventare di un terribile grigiastro con le sfumature verdi. Quando l'opera d'arte fu conclusa lo passò a Leonardo, che lo fissò come se fosse un ammasso di sterco.
«Buona fortuna, ragazzo.»
Leonardo prese un bel respiro, e dopo aver guardato un ultimo istante Nadia, trangugiò il contenuto del bicchiere. All'inizio deglutì il liquido senza problemi, poi cominciò a sentire il bruciore e il pessimo sapore lungo la gola e poi giù nello stomaco. Si fece forza e buttò giù il drink fino alla fine, gettando poi il bicchiere vuoto a terra. Per riprendersi dalla confusione e della cattiva sensazione, sbatté più volte le palpebre e si scansò i capelli appiccicati dalla fronte. Era un bagno di sudore.
«Ce l'ho fatta», borbottò, portandosi una mano alla bocca.
«Come ti senti?» gli domandò Nadia, preoccupata del suo stato fisico. Era pallido come un cencio e stava iniziando a sudare da tutti i pori.
«È stato un gioco da ragazzi», si vantò.
«D'accordo, lo spettacolo è finito», sbottò Nadia, afferrandolo per il braccio. «Hai un aspetto terribile. Ti porto a prendere un po' d'aria.»
«La prossima volta imparate a fare gli sbruffoni!» urlò Leonardo ai due dietro al bancone, puntandogli il dito contro, mentre Nadia lo spronava a uscire dalla Sala dei Trofei.
«Oh, amico», lo salutò Mattia con la mano, «la Morte Nera non ha nemmeno cominciato a fare il suo effetto.»
Angolo dell'autrice.
Scusate immensamente il mio ritardo, ma tra ferragosto e problemi con internet, l'aggiornamento è potuto arrivare solo oggi. Comunque, siamo arrivati a un punto di snodo interessante, in cui il nostro strano "triangolo" si è incontrato assieme in un vero e proprio confronto. Mattia si è mostrato il solito sbruffone, ma Leonardo non ha ceduto di fronte a lui, prestandosi a una prova che porterà presto a delle brutte conseguenze... Votate e commentate il capitolo per farmi sapere cosa ne pensate!
Inoltre, ho pensato di aprire sotto questo capitolo un primo #AskAle: in molti saprete già come funziona, ma per chi non lo sa, glielo spiego subito: solo in questo capitolo, nei commenti, potrete farmi delle domande, sulla mia vita personale, interessi, Wattpad, o riguardanti le storie . A seconda di quanti Ask mi arriveranno, risponderò nel prossimo angolo autrice. Mi piacerebbe che partecipaste in molti a questa iniziativa, perché credo sia un'iniziativa carina, conoscere meglio un autore/autrice di Wattpad :) Per farmi le domande, basterà commentare all'inizio con #AskAle e di seguito potrete chiedere tutto quello che volete! Vi aspetto numerosi!
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