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Capitolo 16.



«Perché diavolo è tornata?» gridò Anita con tono acuto. Stava facendo su e giù per la sua camera come una furia.

Mattia chiuse il libro di Economia con un tonfo e si buttò supino sul letto, con le mani intorno alle orecchie per coprire la voce assordante della ragazza. «Te lo ripeto per la dodicesima volta, Anita. Non ne ho idea.»

«Dimmi che è un incubo, ti prego.»

«Mi hai chiamato per aiutarti con Economia, o per parlare ancora di queste stronzate?»

«Entrambe», rispose lei, con le braccia intorno al petto. «Ma forse più per la seconda.»

«Andiamo, Anita. Non c'è niente di cui parlare.»

«Ah, no? La ex del mio ragazzo si ripresenta dopo due anni nella mia università della mia città e tu mi dici che non c'è niente di cui parlare? In realtà c'è un mondo di cui parlare.»

Mattia chiuse gli occhi e lasciò che le parole di Anita entrassero per diffusione nel suo cervello. «Allora, sentiamo. Cosa ti preoccupa di preciso?»

Anita si appoggiò con i fianchi sulla scrivania e rifletté. «Voglio sapere perché è tornata qui.»

«Non lo so. Vai con la prossima domanda.»

«Che effetto ti ha fatto rivederla? Alla festa, voglio dire.»

Mattia aprì gli occhi di scatto e la fissò. «Come?»

«Hai capito bene.»

«Sono rimasto sorpreso, Anita. Come te. Mi sarei aspettato di tutto tranne che ritrovarmi la sua faccia a qualche palmo di distanza dalla mia.»

«E poi? Cos'altro?» insistette lei, con un nervosismo poco caratteristico del suo modo di essere. Anita era sempre stata sicura di sé, fin troppo sicura di sé. Vederla in quello stato la faceva sembrava totalmente priva di difese. Come una fortezza sotto attacco nemico.

Mattia sospirò spazientito. «Fastidio e altre sensazioni... confuse.»

Anita si alzò dalla scrivania e raggiunse il ragazzo sul ciglio del letto. Lo guardò con aria affranta e preoccupata. «So che questa domanda non è da me, ma... posso fidarmi quando dici di non pensare più a lei?»

Lui la fissò, stringendo appena le labbra. «Hai la mia parola», rispose poi, dopo aver titubato qualche momento. «Adesso possiamo tornare a studiare? Immagino che tuo padre sarebbe più felice se passassi l'esame senza dover pagare il professore.»

Anita alzò gli occhi al cielo e si sdraiò a pancia in sotto sul letto. Aprì il libro a metà, su una pagina a caso, e fissò un grafico di statistiche. Anche Mattia tornò a concentrarsi su un paragrafo appena iniziato a leggere e appuntò una formula a matita su un foglio.

«Mattia?» La voce della ragazza ruppe di nuovo il silenzio, durato veramente poco.

«Mmm?» rispose assorto Mattia, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lei.

«Tu la trovi bella?»

Mattia lasciò cadere la matita sul foglio e rimase in silenzio. Non avrebbe potuto rispondere sinceramente a quella domanda, altrimenti avrebbe dovuto dirle che la trovava ancora più bella di prima. Più matura, più sicura, più forte. Ma a volte l'onestà non era la strada giusta da seguire. «Sono stanco di questo tuo terzo grado, okay? Studiamo.»

La ragazza fece cenno sì e tornò a fissare il libro, per poi passarsi entrambe le mani sulla faccia. «Non riesco più a concentrarmi.»

«Sono abbastanza sicuro che tu non ci sia mai riuscita. E stai distraendo anche me.»

Anita sbatté le palpebre e i suoi occhi si illuminarono come se avesse appena avuto un'idea geniale. Di scatto, chiuse sia il suo libro che quello di Mattia, e scese ancora una volta dal letto. «Dobbiamo fare qualcosa per risolvere la questione.»

«Ti prego, non di nuovo.»

«Sappiamo entrambi che la sua presenza al campus non è gradita da nessuno», spiegò con enfasi. «Tutto quello che dobbiamo fare è parlare con i nostri genitori e avvertirli che-»

«Scordatelo», la interruppe bruscamente Mattia. «È una cosa totalmente fuori di testa. È da pazzi. No.»

«Ma risolveremmo i nostri problemi in un batter d'occhio.»

Sul volto di Mattia passò un'ombra scura che tinse di nero la sua espressione. «Le nostre famiglie si sono già intromesse troppo nella sua vita. E sai come la penso al riguardo. Non è stata una mossa degna di lode, Anita. E tu mi hai giurato di non fare mai più nulla del genere. Mai. Ricordi?»

La ragazza borbottò qualcosa a bassa voce ma annuì. «Se avessi saputo che un giorno sarebbe tornata non avrei mai acconsentito a fare una promessa così stupida. Quindi, se non posso farla cacciare, come ce ne liberiamo stavolta?»

Mattia sorrise, adesso più tranquillo. «Non faremo niente. Meno contatti avremo con lei, più i nostri mondi viaggeranno su binari paralleli. E tu sai come funzionano le rette parallele, vero? Non si incontrano mai

Anita passò le dita sotto il mento, mentre valutava la strategia. «Vuoi farla cadere nel dimenticatoio?»

«Lei è già nel dimenticatoio», la corresse. Il suo stomaco si strinse a quelle parole automaticamente, come se avesse vita propria. Ignorò la sensazione di malessere che il corpo gli stava lanciando e sorrise. «Adesso voglio solo sigillarcela dentro per sempre.»

La ragazza alzò le sopracciglia stupita e si avvicinò a Mattia, spingendolo sul letto. «Siamo davvero uguali, io e te», sospirò, affondandogli le mani nei capelli.

Lo siamo davvero? Si chiese Mattia, guardandola con occhi vuoti. In un attimo si ritrovò disteso sul letto, con Anita a pochi millimetri dal suo volto.

«Hai ancora voglia di studiare?» Anita gettò con una mano i libri a terra e tornò a concentrarsi su di lui.

«Direi proprio di no», rispose lui, afferrandola per la nuca e annullando le distanze con il suo corpo.

Quando i baci divennero più profondi, Anita staccò le labbra dalla sua bocca e lo inchiodò con lo sguardo. Nonostante avesse il fiatone, la sua espressione era cambiata, diventando più seria. «Promettimi una cosa», mormorò. «Promettimi che starai lontano da Nadia Savini.»

Mattia esalò un lungo respiro ma acconsentì. Alla fine, doveva soltanto starle alla larga. Niente occhiate di nascosto, niente tentativi di approccio, niente intermediari che gli carpissero informazioni al posto suo riguardo al suo rientro a Roma. Niente di niente. Doveva solo tenersi a distanza da lei, come se non esistesse. Non era affatto difficile.

Ma allora perché gli sembrava la promessa più impossibile a cui avesse dovuto acconsentire?

***

«Quindi mi stai dicendo che hai incontrato il tuo ex con la sua nuova ragazza, che, tra parentesi, è la tipa che ti ha rovinato la vita, e anche il tuo vecchio compagno di classe, che invece ha contribuito a rendertela un inferno?» riepilogò Ada, seduta con le gambe incrociate sopra il letto. Stava leggendo distrattamente degli appunti che aveva preso durante il primo giorno dello stage, ma aveva la mente completamente interessata agli eventi che la sua compagna le aveva raccontato.

Nadia annuì, in attesa di una sua reazione.

«E tutto questo nell'arco di un'ora?»

«Esattamente.»

«Sei stata fin troppo calma, per i miei gusti. Se fosse successo a me, non avrei esitato a tirare una sedia in faccia a quella principessina.»

Nadia soffocò una risata e si sdraiò a pancia in sopra sul letto. Puntò gli occhi sul soffitto bianco e lasciò andare la mente. «Forse la sorpresa di vederli lì, insieme, mi ha frenata un po'», rifletté, pensierosa. «Non che non me lo aspettassi, sia chiaro. Da come avevano giocato con me prima che me ne andassi dal Machiavelli, non mi sarei attesa nulla di diverso.»

Ada la fissò in tralice. «Allora perché sei così giù di morale?»

Nadia esalò un lungo sospiro. «Sono solo stanca della giornata.» Prese il cuscino e se lo mise sopra la testa, rabbuiando tutta la sua visuale.

«Nadia...»

«Che c'è?» bofonchiò, con la voce attutita dalle piume.

Ada si alzò dal letto e tirò via il cuscino dalla faccia dell'amica. «Perché ti ostini a chiuderti a riccio? L'ha capito anche il tuo vecchio compagno di classe come stanno le cose.»

Nadia sussultò, come se Ada avesse appena colpito il centro del bersaglio, ma poi tornò a ristabilire la facciata solida e inamovibile. «Diego non sa niente di me. Ha solo cercato di mettermi in difficoltà. Lo ha sempre fatto.»

«Io credo invece che lui sappia molte più cose di te. Alla fine, vi siete frequentati in quel periodo. E sapeva bene quanto Mattia tenesse a te.»

«Oh, su questo ci sbagliavamo entrambi, invece», replicò Nadia, sfoggiando un sorriso sardonico. «Mattia ha solo fatto finta di tenere a me.»

«Che sia vero o no, hai comunque un problema da risolvere, prima che diventi evidente a tutto il Campus.» Ada scosse la testa sospirando. «So che sembrerà la frase più stupida del secolo, ma devi fare chiarezza con quello che senti, Nadia. Quel... qualcosa che ti oscura il volto, quell'ombra, non è affatto sintomo di aver superato il passato.»

«Lo farei, se solo avessi la minima idea di come si facesse», si lamentò. «Io... sul serio sono convinta di voler lasciare il passato alle spalle. Però, non lo so, Ada, ho come la sensazione che averlo visto di nuovo abbia riaperto una ferita mai completamente guarita.»

«Io credo che voi dovreste parlare una volta per tutte. Solo per chiarire le vostre posizioni, nulla di più. Altrimenti rimarrete impantanati in questa sorta di ampasse scomoda.»

«Sì, hai ragione. Devo solo trovare la forza di volontà per farlo.»

Ada chiuse il quaderno degli appunti e lo poggiò sul comodino. «Be', hai detto di voler risolvere i tuoi problemi. E Mattia è il tuo problema numero uno.» Incrociò le braccia al petto e sorrise. «Ti trascinerò da lui per i capelli se dovesse essere necessario. Non ti lascerò mai affogare nei dubbi per tutto il resto dell'anno.»

Nadia sorrise e si ritrovò a pensare a quanto fosse d'aiuto avere un'amica come lei al suo fianco. «Tu invece cosa mi dici del tuo primo giorno in clinica?»

Lo sguardo di Ada virò sul brillante. «È stato davvero entusiasmante! Il personale è disponibile e in gamba. Mi hanno fatto sentire subito una di loro», spiegò. «Per il momento dovrò fare qualche settimana di tirocinio in tutte le sezioni, poi sceglieranno loro in quale collocarmi.»

«Tu dove vorresti andare?»

«Pronto soccorso», rispose con sicurezza lei. «Adoro il fatto di dover trovare una soluzione efficace nel minor tempo possibile. Mi fa riflettere su quanto sia prezioso il tempo che abbiamo a disposizione. Un minuto in più ti può salvare la vita.»

Nadia ascoltò quelle parole con fierezza. Era sempre stata abituata a vedere la sua amica nei panni della combinaguai impulsiva, ma da come parlava era evidente quanto fosse maturata con il tempo. «Sono sicura che non avrai problemi.»

La ragazza sorrise e si rimboccò sotto le coperte. Con uno sbadiglio spense la luce, lasciando accesa la piccola abat-jour sul comodino. «Adesso però è ora di dormire, altrimenti la sveglia di domani sarà traumatica.»

Anche Nadia annuì, più pensierosa che mai. Si mise su un fianco, con la speranza che le sue preoccupazioni la lasciassero riposare in pace. Dopo nemmeno dieci minuti era già crollata nel mondo dei sogni.

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