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XXXIII

Peter scese i gradini verso il livello inferiore due a due, aprì di scatto la porta degli alloggi, vi gettò una rapida occhiata, ma, non trovandovi nessuno, si fiondò alla seconda rampa di scale e piombò nell'armeria facendo prendere un colpo a tutti i presenti. Vedeva tutto appannato a causa delle lacrime ed il cuore gli batteva così forte da soffocare ogni tentativo di pronunciare una sillaba. Aveva un così importante annuncio da dare, ma era senza energia e senza fiato, emozionato al punto da non mettere nemmeno a fuoco quanto gli stava intorno. Gli ci volle infatti diverso tempo prima di rendersi conto che, in un battito di ciglia, era stato intrappolato in una pesante rete da pesca. Non solo la puzza salmastra lo stava asfissiando, ma ogni pirata presente aveva già estratto la propria arma e abbassato la sicura preparandosi ad attaccare. Voltandosi lentamente, il rosso vide Virgil alle proprie spalle, teso, con la sputafuoco stretta nella mano, nei suoi occhi profondi scorreva la stessa freddezza di un tempo, il medesimo rancore del giorno in cui lo aveva gettato in mare nella gabbia, senza esitazione, senza pietà. Percepì un fremito di terrore e l'istinto lo spinse a rimanere immobile, dopotutto, anche se non ne conosceva la ragione, era in una situazione precaria, un passo falso e avrebbero fatto fuoco. Concedendosi un paio di respiri profondi, recuperò il proprio autocontrollo, sollevò le mani poco a poco allontanandole dalla cintura e sostenne lo sguardo della vedetta. Fu solo quando si specchiarono l'uno nell'altro che l'espressione dell'uomo si addolcì.
"Peter"
Annuì subito, ma non si azzardò ancora a rilassare i muscoli.
"Certo che sono io. Chi altro dovrei essere?"
La tensione sparì all'istante, tutti misero via le armi mentre la vedetta lo liberava dalla rete. In un gesto caloroso, il pirata gli scompigliò i capelli e gli sorrise, ma quell'atto di dolcezza non lo aiutò granché a tranquillizzarsi.
"Scusa l'irruenza..."
Lo raggiunse anche il Signor Starkey.
"... ma ci era sembrato di sentire il grido di battaglia di Pan provenire dal ponte superiore ed eravamo pronti ad accoglierlo"
Arrossendo imbarazzato, il mozzo abbassò il capo e si rese conto dell'errore commesso. Si era lasciato sopraffarre da quella gioia incontenibile ed aveva finito per spaventare tutti.
"M-Mi dispiace! Ero io! Ero così contento al pensiero di essere stato assegnato alla postazione di vedetta che ho reagito come in passato..."
Gli avambracci gli ricaddero ai fianchi a peso morto. Non aveva nemmeno ringraziato in modo adeguato il Capitano per l'opportunità ricevuta. Improvvisamente una mano gli si appoggiò sulla spalla e, quando rialzò la testa, si ritrovò circondato da delle forti braccia e sollevato da terra. Le iridi d'ebano di Virgil catturarono le sue, Peter non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli la ragione della stretta che questi cominciò a girare. Aveva un sorriso ampio e brillante e, mentre rideva di gusto, il suo alito fresco alla menta gli ripulì le narici dalla puzza di marcio e pesce emanata dalla rete.
"Finalmente il Capitano si è deciso!"
"In effetti non ci speravo più nemmeno io"
Aggiunse Barnabas. Non appena la vedetta si decise a lasciarlo andare, il mozzo si rivolse verso il medico di bordo, ma, ancora scombussolato e sfiancato dalla corsa, dovette continuare a fare affidamento sulla presa salda di Virgil per non cadere. 
"Ha aspettato fino all'ultimo. Domani sera partiremo, non resta molto tempo per prepararsi"
Sedendosi a terra, Peter si riprese e focalizzò meglio la situazione.
"Aspettate, ma... Voi... lo sapevate?"
Il Signor Clifton si sedette su una cassa a poca distanza.
"Il Capitano ci aveva avvisato che, per la missione, ti avrebbe inserito in una posizione specifica. Eravamo convinti si trattasse della gabbia..."
A sentirla nominare il ragazzo non provò affatto la paura di un tempo. Era riuscito a guadagnare abbastanza fiducia da ricevere delle armi e gli era stato affidato uno dei compiti più importanti a bordo della Jolly Roger, l'orgoglio aveva dissipato quella minaccia dalla sua mente. La gabbia era il posto di Pan, di un prigioniero arrogante, incapace di riconoscere l'autorità del Capitano, non il suo. Barnabas diede un colpetto dietro la nuca al cuoco di bordo.
"Comunque speravamo che non ti rinchiudesse! Non ce n'è ragione, ormai sei uno di noi!"
Il cuore di Peter sfarfallò.
"Parla per te!"
Brontolò il Signor Benson facendo calare il gelo nella discussione.
"Ti fidi di lui solo perché non sarai a bordo quando farà da vedetta!"
L'armaiolo continuò a borbottare rivolto verso uno dei portelloni dei cannoni, nemmeno guardava il Signor Porter, si comportava come se stesse parlando fra sé e sé.
"La mia sicurezza dipenderà dal fatto che quel moccioso sia in grado o meno di tenere gli occhi aperti. Chi ci dice che non sia d'accordo con gli indiani? Potrebbe segnalare la nostra presenza!"
"Grant!"
"Ai miei tempi i prigionieri venivano lasciati nella gabbia fin quando i gabbiani ne mangiavano i resti ben cotti dal Sole! Non ci si giocava agli amiconi rischiando la pelle!"
Alzandosi in piedi, Peter fece un paio di passi avanti verso l'armaiolo che si mise subito in guardia. Aveva ragione, a parole ognuno dei presenti poteva convincerlo di essere diventato parte del loro gruppo, ma le azioni erano ben più indelebili e sincere. Al suo grido di gioia la ciurma si era preparata ad ucciderlo, compresi Virgil e Barnabas che ora si mostravano affettuosi e pronti a prendere le sue difese. Non li odiava per questo, si sarebbe comportato allo stesso modo, ma ciò gli faceva apprezzare di più la schiettezza del Signor Benson. A lui non importava che avesse dimostrato il proprio valore con la pistola o che lo avesse supportato con la sistemazione dell'armeria, il pericolo di Pan era reale e non avrebbe abbassato la guardia fintanto che non fosse stato assolutamente certo della sua dipartita. Encomiabile, in un certo senso gli ricordava James, ma, tolto questo, che la sua fedeltà alla nave, al Capitano e all'equipaggio fosse messa in discussione senza alcuna ragione, lo faceva infuriare. Lui non era Pan.
"Se la decisione del Capitano non la convince ne parli direttamente con lui. Io mi limito ad eseguire gli ordini dei miei superiori. Come recluta della Jolly Roger è questo il mio unico compito!"
Il vecchio fece un sorriso sghembo.
"Ma tu guarda, il marmocchio riceve un contentino e subito si permette di alzare la testa e rispondere con questo tono insolente!"
"Grant, ha detto solo la verità. Non fare l'offeso"
L'elegantone andò vicino all'armaiolo e gli accarezzò la schiena cercando di farlo tranquillizzare, ma l'altro lo scansò e fece un altro passo avanti fronteggiando Peter il quale restò fermo dove si trovava. Ad un tratto, il giovane venne afferrato per il braccio da Clifton e trascinato verso le scale.
"Lascialo perdere, ragazzo. Andiamo a preparare la colazione"
Fece resistenza e, per quanto possibile, non abbassò lo sguardo sostenendo quello del Signor Benson.
"Il Capitano deve essere uscito di senno! Ringrazia che il tempo lo ha ammorbidito o a quest'ora staresti grattando la chiglia della nave con il tuo bel faccino!"
Strinse i denti, li digrignò fra loro, concesse al cuoco di bordo di farlo allontanare di un altro paio di metri, ma poi sbottò. Grant poteva permettersi di minacciarlo quanto voleva e non riconoscere che ora fosse una recluta della Jolly Roger, ma affermare che il Capitano si fosse rammollito o che non sapesse perfettamente ciò che stava facendo, era una calunnia imperdonabile. Peter si liberò dalla presa del Signor Clifton e corse avanti, fu veloce, ma la sua mano scattò ancora più rapida nell'estrarre il coltello e puntarlo ad un centimetro dall'occhio dell'armaiolo inchiodandolo alla parete più vicina.
"Se lo rimangi!"
"Visto?! Non c'è da fidarsi!"
Gridò rivolto verso il resto del gruppo, ma il ragazzo non percepì nessuno muoversi per separarli, lo prese come un via libera e restò concentrato, la mano ferma, chirurgica.
"Le ho detto di rimangiarselo! Si scusi per ciò che ha detto del Capitano o io..."
"O tu?"
Ecco perché nessuno si era intromesso. Peter rimase immobile, in attesa di ricevere i propri ordini.
"Peter, credo che il Signor Benson abbia bisogno di spazio. Indietreggia e metti via il coltello, finirai per staccare un occhio a qualcuno"
Obbedì, rinfoderò la lama e fece un paio di passi indietro. Le parole del corvino erano polpastrelli delicati che, sillaba dopo sillaba, tendevano i suoi muscoli come le corde di uno strumento.
"Ora fai le tue scuse al Signor Benson"
"Scusi per il mio comportamento, Signor Benson"
Gongolando, l'uomo incrociò le braccia al petto.
"Non sono affatto propenso ad accettare le tue scuse. Forse, se me le facessi in ginocchio, fronte contro il pavimento, potrei considerarlo"
Il ragazzo restò in attesa. Non voleva farlo, non gli serviva che quella lingua velenosa e bugiarda accettasse di perdonarlo, non aveva fatto nulla di sbagliato. 
"Hai sentito, Peter?"
"Sì, Capitano..."
"Dunque, cosa stai aspettando?"

Con lo sguardo fisso contro la nuca del mozzo, Virgil ne notò i muscoli del collo e delle spalle intesirsi mentre si inginocchiava a terra e poi schiacciava la fronte davanti allo stivale dell'armaiolo. Capiva perfettamente la ragione per cui il Capitano stava agendo in quel modo freddo. Non avevano tempo da perdere dietro i capricci del Signor Benson, meglio concedergli quella piccola vittoria personale senza significanza piuttosto che proseguire la discussione chissà quanto a lungo. Si fosse trattato di un qualunque componente effettivo della ciurma il fatto di aver difeso Uncino e la sua autorità sarebbe stato considerato un gesto di profonda dedizione, ma Peter era ancora una recluta e si era permesso di aggredire un superiore. In fin dei conti era stato fortunato a cavarsela solo con quella piccola ferita nell'orgoglio.  
"Le chiedo scusa, Signor Benson..."
Prima che il vecchio potesse aggiungere altro, il corvino gli lanciò un'occhiata più che esaustiva e questi si irrigidì. Se l'avesse lasciato a briglie sciolte avrebbe continuato ad infierire, probabilmente avrebbe preso a pedate Peter. Il Capitano aveva fatto bene a fermarlo.
"V-Va bene, basta così. Scuse accettate"
Gli animi si distesero.
"Tutti in cambusa per la colazione. Oggi vi è concessa solo la metà del tempo consueto. Abbiamo molti preparativi da fare quindi niente perdite di tempo non necessarie"
Il ragazzo si alzò subito, ma, prima di girarsi, si diede una pulita alla fronte con il dorso della mano. Non c'era alcuna traccia di rammarico o vergogna sulla sua espressione, anzi, era sollevato, sorrideva come se avesse ottenuto una grande vittoria personale. Al comando di Uncino, il gruppo defluì rapidamente al livello superiore, Peter incluso, ma Virgil non fece in tempo a raggiungerlo poiché si ritrovò affiancato dal superiore e rallentato.
"Ricorda ancora le mie indicazioni, Signor Sulllivan? Come sa, non potrò supervisionarla, quindi dovrà assicurarsi che il ragazzo sia perfetto secondo il proprio giudizio. Se fallirà i nostri sforzi e questa estenuante preparazione saranno valsi a nulla. Lo tenga bene a mente"
Annuì.
"Sì, Capitano"
Allungando il passo, il pirata arrivò alla porta della cambusa e trovò il mozzo intento ad aiutare il Signor Clifton a distribuire tè e gallette. Non appena si accorse del suo arrivo, il fulvo gli portò subito la sua razione e gli diede una pacchetta giocosa sul braccio. Quel gesto lo scaldò profondamente, era bello sapere che entrambi si sentivano a proprio agio nella reciproca compagnia. Avrebbe voluto prenderlo da parte, parlare come facevano nell'armeria, di recente era stato difficile visti gli impegni, ma quella missione offriva loro l'opportunità di passare di nuovo del tempo insieme, da soli. Con l'animo contento, la vedetta prese un sorso dalla tazza e si spostò di lato per lasciare entrare il Capitano, fu allora che, riportando la propria attenzione sul giovane, ne ammirò gli occhi risplendere alla vista del corvino, come la stella polare regna sopra ogni altra nella notte. La conferma che quei mesi stessero dando i frutti sperati arrivò al cuore di Virgil più salata delle onde dell'oceano. Appoggiando in un angolo il resto della colazione, il pirata raggiunse subito il giovane e, dandogli un paio di colpetti con il braccio, gli fece cenno di seguirlo.
"Arrivo subito!"
Annunciò portandosi alle labbra un paio di gallette e, masticandole in tutta fretta, bevve l'ultimo sorso di tè caldo. Nel frattempo si avviò verso l'uscita senza aggiungere altro, ma, ancor prima di mettere piede all'esterno, venne superato dal fulvo. Arrivato all'Albero Maestro, Peter si aggrappò alla base delle sarte, pronto a salire e sorrise.
"Sono così contento che il Capitano mi abbia affidato alla tua postazione, Virgil! Voglio che mi insegni tutto!"
Più avanzava, più il pirata sentiva il calore e l'energia del ragazzo fluire dentro di sé e scaldarlo in quella giornata gelida e nebbiosa. Era così bello avere la compagnia di qualcuno, molto a lungo era rimasto bloccato in un eterno ciclo di silenzio, intrappolato sulla cima della Jolly Roger, distante da tutto e tutti, solo. Sin dai primi tempi in cui aveva dovuto fare la guardia al prigioniero era stato appagante godere della sua presenza, ma ora, averlo con sé, era più di quanto avrebbe potuto sperare.
"Prometto che seguirò ciecamente le tue indicazioni! Dammi un ordine ed io..."
Lo abbracciò, non poté evitarlo.
"So che lo farai"
Lungo la schiena, attraverso il pesante maglione, la vedetta percepì le mani del mozzo rispondere con una stretta altrettanto affettuosa.
"Mi dispiace di averti attaccato con il coltello nella cabina del Capitano... So che non ne vuoi parlare, ma mi sento ancora molto in colpa... Scusami tanto, Virgil"
Scostandosi, il pirata lo guardò confuso.
"Di cosa stai parlando?"
"Prima del mio compleanno. Quando hai attaccato per finta il Capitano. Io... Credevo non volessi parlarne perché eri arrabbiato"
Scosse la testa. Non ricordava di aver fatto nulla del genere. Doveva aver bevuto, davvero molto, grazie alla propria costituzione fisica ci voleva un quantitativo di alcol non indifferente per mandarlo k.o. e, se capitava, aveva pesanti vuoti di memoria.
"Adesso capisco come mai ti comportavi come se non fosse accaduto! Beh, non ha importanza! Ci tengo comunque a scusarmi e, se vuoi che riceva una punizione per questo..."
"No"
"Sicuro? Oggi con il Signor Benson ho dovuto..."
"Io non sono lui. Non ti punirò per aver difeso il Capitano mentre ero annebbiato dall'alcol"
Sollevando una mano, accarezzò la guancia di Peter e, in risposta, il giovane sorrise e chiuse gli occhi accettando quella piccola coccola. Le sue guance, già rosse per il freddo, si scaldarono ancora di più risaltando sulla sua pelle, bianca come il latte a causa del veto sui raggi del Sole. Tornando in sé, il ragazzo si attaccò più saldamente alle sarte.
"Allora... Saliamo?"
Virgil si spostò al suo fianco e salì di poco.
"Chiudi gli occhi"
Incuriosito dalla richiesta, il mozzo obbedì senza esitazione. Sorreggendo il proprio peso su un unico braccio, la vedetta si sporse verso il suo viso, quasi labbra contro labbra, trattenendo il respiro in modo da non farlo percepire all'altro sulle gote, ma si fermò prima di rubargli un bacio. Si tirò di nuovo su e sospirò per poi iniziare a salire, un metro alla volta, si fermò poco prima di arrivare a metà.
"Aprili adesso!"
Non aveva emesso nemmeno un suono, né uno strattone di corda o un cigolio di ganci, infatti Peter rimase smarrito quando si rese conto di quanto si era allontanato.
"Come ci sei riuscito!?"    
"Sali! Prova a scoprirlo da solo"
Con tutto il tempo che aveva avuto a disposizione da che erano arrivati lì, e dovendo affrontare un nemico pericoloso come Pan, anche Virgil, come tutto il resto dell'equipaggio, si era affinato nell'ambito di propria competenza fino a raggiungere la perfezione. Aveva cominciato con cose semplici, come ad esempio creare un percorso sicuro sulle sarte che gli permettesse di salire e scendere dall'Albero Maestro senza farsi sentire. In sua assenza sarebbe stato un vantaggio tattico importante per Peter. Per un po' il giovane andò a tentoni, provò ad appoggiare gli scarponi in modo particolare o a modificare il modo con cui si aggrappava alle corde, funzionò di rado. Se avessero avuto più tempo, gli avrebbe lasciato fare più tentativi, ma con poco più di ventiquattrore a disposizione doveva velocizzarsi. Alla fine, quando lo raggiunse, Virgil gli scompigliò i capelli.
"Guarda bene il percorso"
Indicò il cordame fino alla cima. Per un po' Peter non afferrò, ma poi aguzzò la vista e le sue labbra si schiusero per la sorpresa.
"Sali adesso"
Era impossibile notarlo se non si prestava la dovuta attenzione, ma alcuni quadrati delle sarte erano stati rinforzati da giunture di spago. Quando vi si appoggiavano mani e piedi, le legature ne sostenevano il peso riducendo l'attrito con il resto della rete. Nemmeno un piccolo suono tradì gli ultimi metri che li dividevano dalla postazione di vedetta, certo, il giovane era piuttosto lento, visto che doveva ispezionare ogni appiglio per assicurarsi fosse quello corretto, ma aveva capito perfettamente il principio, era quello l'importante. Una volta arrivati, Peter si tenne saldamente sul bordo e si sporse, prima verso l'orizzonte e poi verso il ponte. La nave era ben visibile, ma tutto intorno c'era solo nebbia, un banco invalicabile. Virgil gli appoggiò una mano sulla spalla e lo tranquillizzò.
"Spero che domani notte il cielo sia limpido..."
"Io invece no. Proprio quando c'è tempesta si riconoscono le vere capacità di una vedetta. In una giornata di Sole ogni cosa è visibile anche dal ponte"
Il mozzo annuì e si fece serio.
"Hai ragione! Sono felice che oggi ci sia nebbia!"
"Anch'io"
Ma per ragioni diverse. Se per Peter era l'occasione perfetta di imparare tutto il possibile in una delle condizioni di visibilità più ostiche, per Virgil significava che, in quel momento, erano invisibili agli occhi di tutti.
"Virgil"
Sobbalzò, era sovrappensiero.
"Insegnami ciò che serve per fare il mio dovere mentre sarai via. Se ci riuscirai ti prometto che, la prossima volta che mi bacerai, non scapperò"
Si sentì come se avesse appena ricevuto una secchiata d'acqua gelida. Mai Peter gli era sembrato così simile al Capitano, la stessa determinazione, lo sguardo deciso e la dedizione all'obiettivo. Lo fece fremere.
"D'accordo"

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