Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XXXII

Le palpebre di Peter erano sempre più pesanti. Calavano lente, proprio come il flebile spiraglio di Luna attraverso la finestra, preannunciando la notte successiva, avvolta di nera tenebra. Avrebbe dato qualunque cosa pur di addormentarsi, ma per riuscirci avrebbe dovuto prima zittire la voce assordante dei propri pensieri. Il suo sguardo restava fisso nella penombra e le idee aleggiavano caotiche senza permettergli di focalizzarsi e tentare di metterle in ordine. Il solo appiglio alla realtà era il calore sulle dita che, impegnate in un gesto ormai automatico, continuavano a scorrere attraverso i capelli corvini del suo Capitano, imperversando nel pettinarne indietro i boccoli e arricciandoli. Nel passaggio, non potè evitare di soffermarsi con i polpastrelli sulla cute, sfiorando il collo e la pelle pallida, mentre il respiro del maggiore continuava a rallentare, sempre più profondo ed il volto, prima contratto e colmo di tristezza, si rilassava ed addolciva. Il tepore di James era una pugnalata furibonda, era il vivido ricordo della furia con cui lo aveva chiamato Pan, riportandolo ai primi giorni sulla Jolly Roger e privandolo della propria identità, di chi era diventato. Quello a cui aveva assistito era stato uno scatto di pura disperazione ed a causarlo era stato lui stesso. Ad un tratto, nella stanza buia, cominciò a risplendere un flebile bagliore dorato e, quando finalmente il giovane riuscì a metterlo a fuoco, si rese conto che proveniva dallo specchio accanto alla scrivania. Sollevando la mano di scatto, si asciugò la guancia inumidita dal pianto e, osservandone il dorso, vide spegnersi la luce proveniente dalle proprie lacrime. Subito controllò il volto di James, un rivolo di pece gli attraversava la guancia sino al mento. Utilizzando l'orlo della manica del maglione, Peter ne ripulì ogni traccia con estrema delicatezza per non rischiare di svegliarlo, aveva davvero bisogno di riposare. Per tutto il giorno l'equipaggio non aveva fatto altro che discutere della situazione del Capitano, di quanto fosse stanco e di cattivo umore, ma nessuno a bordo aveva la minima idea delle reali condizioni in cui versava, ad eccezione del nostromo Smee ed ora, anche di lui. Se solo gli avesse permesso di aiutarlo, di dimostrarsi degno della sua fiducia. Si era pentito amaramente di aver concesso il proprio regalo di compleanno a Pan, non solo aveva messo a rischio la sua famiglia, ma si era allontanato ancora una volta dal corvino. Afferrando un lembo di coperta con la mano libera, il ragazzo la tirò a sé coprendo meglio entrambi. Lui e James erano rivolti l'uno verso l'altro, il respiro dell'uomo lo stava cullando, accompagnandolo in un sonno profondo, ma, quando fu sul punto di crollare, il maggiore si mosse e gli si fece ancora più vicino stringendolo alla vita.
"Sono qui..."
Quelle due semplici parole, dette senza pensare, fecero curvare le labbra del pirata in un tenue sorriso. Riportandogli un boccolo fuggiasco nel resto della chioma corvina, Peter si sporse e, con delicatezza lo baciò sua fronte. Si pentì all'istante e, poco a poco, si staccò dalla stretta alzandosi dal letto. Prendersi una tale libertà con il Capitano mentre era incosciente, era pura follia. Anche solo tentare di scorgerne di nuovo la figura, per assicurarsi di non averlo disturbato, gli fece male, davvero male. Non voleva andarsene, ma non poteva sopportare il pensiero di addormentarsi abbracciato a James mentre i sensi di colpa continuavano a corroderlo. Non solo il suo Capitano, ma tutti a bordo avevano deciso consapevolmente di offrire la propria vita per adempiere alla richiesta di Pan e lui si permetteva di accarezzare e baciare il suo superiore, godendo del suo profumo e del calore della sua pelle, come se nulla fosse. Spostandosi alla scrivania, al mozzo cadde l'occhio sulla mappa dell'Isola Che Non C'è e si ritrovò a scrutarla in ogni sua parte. Dal punto in cui si trovavano, salì alla baia e nell'entroterra, fino all'Albero del Boia. La grande foresta a protezione del covo e, soprattutto, gli indiani, erano il pericolo maggiore per la loro missione. Con quel freddo era logico supporre che la barriera naturale fosse spoglia, ma con le riserve ridotte i pellerossa avevano di certo esteso il territorio di caccia. Qualsiasi intruso sarebbe finito scalpato a vista. Aggirare il pericolo dal lato opposto era impossibile a causa della catena montuosa al centro dell'Isola, il versante sinistro era sempre dei pellerossa, infine, sulla destra, c'erano gli scogli affilati della Roccia del Teschio. Il ragazzo fu tentato di tirare un pugno alla scrivania, ma si trattenne per non rischiare di svegliare James. Se solo fosse riuscito a parlare con il capo tribù per chiedergli di non fare loro del male, tutto si sarebbe risolto facilmente, ma non poteva rischiare di rimettere piede sull'Isola e tornare Peter Pan. Frustrato andò alla finestra e ne aprì un'anta, si sentiva soffocare. Affondando il mento nel colletto del maglione, si godette l'aria ghiacciata attraverso i capelli, stavano ricominciando ad allungarglisi, il ciuffo continuava a cadergli accanto l'occhio sinistro. Lo tirò indietro amareggiato. Non c'era via d'uscita, ma, in effetti, se il Capitano non era riuscito ad individuare una soluzione meno rischiosa forse la ragione era che non ne esisteva una. Voltandosi verso il letto, vide il maggiore cominciare ad agitarsi nel sonno e così lo raggiunse subito infilandosi sotto e coperte.
"Non svegliarti, non svegliarti, non svegliarti..."
In un attimo, la mano di James cominciò a scorrere sotto il suo maglione, le dita lo solleticarono lungo la spina dorsale e poi gli si avvinghiarono alla vita stringendolo bisognose, disperate.
"Peter... Lo so che sei sveglio..."
Non rispose. Strinse le palpebre sperando che il sonno accumulato gli ricadesse addosso all'istante. Non voleva un confronto, non era pronto. La voce dell'altro, benché roca, era la stessa che, qualche ora prima, lo aveva ferito a morte. Se avesse potuto dargli delle buone notizie si sarebbe sentito più sicuro di sé, ma invece aveva osato troppo e si sarebbe guadagnato una punizione, di nuovo. In cuor proprio sapeva di non avere secondi fini, di non starsi avvicinando a James solo per convincerlo a riportarlo sull'Isola, ma non aveva nemmeno la certezza che quello non fosse invece il piano di Pan. Strinse le dita nel cuscino e si morse l'interno della guancia. Non poteva saperlo. Se fosse tornato bambino non sarebbe mai potuto diventare un pirata e vivere per sempre con loro, ma restare con le mani in mano mentre qualche componente della ciurma perdeva la vita era fuori discussione. Se fosse capitato qualcosa si sarebbe colpevolizzato per sempre.
"Se vuoi puoi pure andare adesso. Scusami se ti ho costretto a restare..."
Il maggiore lasciò la presa e si mise a sedere per poi spostarsi di lato, verso il bordo del letto. Venir incluso nella missione di recupero era impossibile, far cambiare idea a James sull'attuarla anche, ma a dirla tutta, nessuna di quelle possibilità gli impediva di poter dare un minimo contributo. Mettendosi seduto a propria volta, il ragazzo si voltò di scatto e, allungandosi verso l'altro, lo afferrò per il braccio sinistro e lo tirò indietro verso di sé, cogliendolo di sorpresa. Privo della mano destra, il corvino non ebbe modo di sostenersi e, un attimo dopo, finì di nuovo supino sul materasso. Peter gli fu sopra in un attimo e cercò di fare del proprio meglio per tenerlo immobilizzato, ma incontrò ancor meno resistenza di quanto si fosse aspettato, anzi, non ve ne fu nemmeno un piccolo accenno. Le intense iridi blu del maggiore erano fredde, ma molto più vivide, a quanto pare quella lunga dormita era stata utile. 
"Continueremo a guardarci negli occhi fino alla riunione mattutina? Non che mi dispiaccia, sia chiaro, ma sarebbe difficile spiegare all'equipaggio il perché del nostro ritardo"
Il mozzo arrossì, ma si mantenne saldo.
"Q-Quando... Quando andrete a recuperare il flauto? Chi andrà della ciurma?" 
"Peter, non posso dirti nulla..."
Sentendo James usare quel tono abbattuto, il giovane strinse la presa per un momento, ma poi rilassò i muscoli ed abbassò il capo.
"Se non mi dici niente sarà peggio! Non devi per forza svelarmi tutto, ma rendimi almeno partecipe! Altrimenti agirò di testa mia e, per impedirmi di venire con voi sull'Isola, dovrai rinchiudermi di nuovo nella gabbia! Chiedo solo un'occasione... La prego, Capitano"
Le sue parole provocarono come un fremito nell'altro che sembrò riflettere davvero sulla sua proposta.
"Sono... Sono davvero terrorizzato all'idea di poter tornare Pan, ma... Se mi ha liberato una volta, so che ci riuscirà di nuovo! Non mi lascerete mai andare!"
Un battito di ciglia e Peter ebbe le labbra di James sulle proprie. Una luce nuova brillava nei suoi occhi.
"Hai ragione. Non te lo permetterei mai!"
Sorrideva ed era del tutto sincero, ciò bastò a Peter per tranquillizzarsi a propria volta.
"Quindi... Nel tuo piano... C'è qualcosa che posso fare per aiutare?"

Dal ponte superiore, lo sguardo del Capitano scavalcò il parapetto della nave per scrutare l'orizzonte, ma, proprio come le onde dell'oceano, anche il blu dei suoi occhi ne uscì opacizzato. Pochi metri oltre la Jolly Roger non c'era altro che un cuscino bianco e lattiginoso di nebbia compatta, una barriera naturale in grado di celare qualsiasi cosa. Era salita durante la notte, silenziosa, strisciando attraverso le assi del legno e nelle ossa, né i potenti raggi del Sole né la forza dirompente del mare erano stati in grado di dissolverla. Non avrebbe potuto sperare in un tempo migliore per rendere ufficiali le sue decisioni riguardo l'imminente incursione sull'Isola. Una curiosa coincidenza. Sorrise e, voltandosi al proprio fianco, fece un cenno a Spugna. Immediatamente il nostromo suonò la campana, un colpo breve, uno lungo e poi di nuovo uno breve. Il riverbero non era nemmeno cessato che l'equipaggio si riunì sul ponte inferiore, Peter stesso, come da sue indicazioni, uscì dalla cabina e raggiunse il resto del gruppo. Il suo sguardo era fermo, ma il suo corpo rivelava tutta l'impazienza a scuoterlo interiormente. Continuava a muovere le mani nelle tasche dei pantaloni, spostava il peso da una gamba all'altra, si mordeva l'angolo sinistro del labbro inferiore e, soprattutto, non distoglieva mai gli occhi dai suoi.  Sarebbe stato divertente torturarlo un po' girando intorno all'argomento principale fino al dissolversi della foschia, ma non era il solo ad essere in smaniosa attesa di ascoltare il piano che aveva preparato, inoltre gli doveva un grosso favore per la notte precedente. Dormirci e chiacchierarci insieme gli aveva schiarito la testa, così aveva trovato la soluzione che aspettava. Ora dovevano solo metterla in pratica, ma non avevano molto tempo a disposizione.
"Domani notte"
Annunciò ad alta voce facendo sobbalzare gli uomini ancora assopiti.
"Partiremo domani notte. La Luna ha concluso il proprio ciclo, ciò ci permetterà di muoverci in modo più sicuro mentre attraversiamo il territorio indiano fino all'Albero del Boia"
Un cielo avvolto dalle tenebre significava niente ombre a poter segnalare la loro presenza. Tutti annuirono in approvazione, ma la tensione generale restò, dopotutto non era tanto il quando ad interessarli, ma più il chi. A dire il vero delle due quella era stata la scelta più ovvia da affrontare. Insomma, non poteva far partecipare ad una potenziale missione suicida il Signor Benson o il Signor Smee, per quanto le loro abilità fossero innegabili, avevano comunque una certa età. Inoltre aveva dovuto tenere conto del fatto che si trattasse di un'infiltrazione in territorio ostile, era necessario possedere una buona fisicità nel caso la situazione fosse precipitata, quindi anche il Signor Clifton era stato rapidamente escluso. Grazie all'intuizione della notte prima aveva definito anche gli ultimi dettagli, sapeva esattamente quello che stava facendo. Niente più ansia, ma solo una profonda sicurezza che tutto sarebbe andato per il meglio, questo era ciò che voleva trasmettere.  
"Con me verranno ..."
Lo stupore generale non lo colse impreparato, proseguì con sicurezza e a testa alta.
"... il Signor Starkey, essendo il solo a conoscere alla perfezione il linguaggio dei selvaggi e, a sua protezione, il Signor Sullivan"
L'elegantone non parve sorpreso, Virgil nemmeno.
"Ed, infine, anche il Signor Porter. Questo è tutto"
Non appena si zittì, il medico di bordo prese parola e fece un passo avanti.
"Capitano, ma... è sicuro?"
"Ripone poca fiducia nella squadra che ho selezionato, Signor Porter?"
"Assolutamente no, Capitano Hook! Ne ho fin troppa!"
Anche l'armaiolo si aggiunse alla discussione. 
"In effetti, se posso permettermi... Per quanto io sia sollevato all'idea di non essere stato scelto, non sta privando la nave di un po' troppi elementi? Uno dei quali, ovvero lei, fondamentale?"
Furono in molti ad avanzare delle perplessità, la maggior parte vertevano sulla ragione per cui avesse deciso di prendere parte personalmente alla spedizione, altre, in numero minore, erano in merito alla sicurezza della Jolly Roger. Alcuni suggerirono di far restare almeno Barnabas, ma tutti, perfino Peter, nonostante non potesse esternarlo a parole, erano concordi nell'affermare che lui, essendo il Capitano, non dovesse andare per non correre dei rischi inutili. La loro preoccupazione era comprensibile, perfino toccante, ma dettata dall'affetto nei suoi confronti, non dalla logica. Erano parole dissolte nella nebbia, nulla lo avrebbe fatto desistere dall'attuare il proprio progetto esattamente come prefissato. Il corvino attese fin quando il brusio non si spense, ora che i dubbi erano stati esternati non restava che assopirli, era nel giusto e li avrebbe convinti.
"In questo Inferno, in due sono in grado di vedere oltre gli inganni dell'Isola. Capitano Uncino e Peter Pan"
Il mozzo si fece piccolo nelle spalle ed abbassò il capo immediatamente. 
"Uno dei due deve esserci, in caso contrario vagheremmo in cerchio o finiremmo spinti verso gli indiani. Non ci sarebbe scampo. Dunque chiedo direttamente a voi, visto che la mia decisione non vi convince appieno, di decidere chi preferite vi faccia da guida. Uncino o Pan?"
Silenzio. Se ne godette un breve istante, poi proseguì, non era rimasto molto tempo per concludere gli ultimi preparativi.
"Il Signor Porter mi è necessario, perciò verrà, chiuso il discorso. Resteranno a bordo il nostromo Smee, il Signor Clifton e il Signor Benson. Adesso, se nessuno deve aggiungere altro, potete pure tornare ai vostri doveri. Buona giornata"   
Spugna suonò di nuovo la campana d'avviso dichiarando il termine della riunione mattutina, ma l'equipaggio si allontanò sottocoperta piuttosto compatto proseguendo la discussione informalmente. Il corvino scese al ponte inferiore accompagnato dal suo secondo in comando, ma non arrivò nemmeno a scendere l'ultimo gradino della scala che si ritrovò il passaggio bloccato da Peter. 
"Perché non mi hai..."
Schiarì la voce.
"...Ha nominato, Capitano?"
Il mozzo si era corretto, ma James fu comunque divertito dall'errore. Ovviamente non aveva chiamato il fulvo di proposito, c'era un'ottima ragione dietro, però non era ancora il momento di svelarla.
"Non l'ho fatto?"  
Finse un po' di incredulità e si voltò verso Spugna, come per chiedergli conferma, e quest'ultimo scosse la testa reggendogli il gioco.
"Che svista. Spero capirai, ovviamente si è trattato di un errore involontario"
Appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo che subito distese i muscoli. 
"Certo, assolutamente..."
La sua espressione era chiara, non gli credeva affatto. Si era fatto furbo, nemmeno un mese prima pendeva dalle sue labbra come pronunciasse solo verità assolute. Stava crescendo. Del bambinetto di un tempo, intonso e imberbe, non restava che un'ombra sbiadita nell'uomo che aveva davanti. Stava per affidargli il punto cruciale di tutto il piano, sperò solo di averlo preparato a sufficienza, anche se, ricordandolo la notte prima, sopra di sé a trattenerlo di forza, non ebbe dubbio a riguardo. 
"Quindi... Capitano, I miei ordini?"
"Vedetta. Il Signor Sullivan dovrà essere pienamente riposato per affrontare il viaggio nell'entroterra. Per tale ragione, da questo momento fino al nostro ritorno, sarai tu la vedetta della Jolly Roger. Proprio come il Signor Smee farà le mie veci, tu farai quelle del Signor Sullivan"
Gli occhi di Peter si spalancarono e le sue iridi verdi si illuminarono.
"A-Aspetti! Dice davvero?! Quindi sarà come se..."
"Un breve periodo di prova come membro quasi effettivo della mia ciurma servirà a tutti per capire a che punto sei con il tuo addestramento da recluta. Questi sono i tuoi ordini"
Lo superò da sinistra scompigliandogli i capelli per farlo riprendere dal torpore in cui era caduto. Erano già a qualche metro di distanza quando lo sentì emettere un sonoro canto da gallo e saltare di gioia sulle assi della nave. Fu piacevole constatare di avere ancora un certo ascendente su Peter. Non si voltò nemmeno a guardarlo, ma tanto non ne avrebbe avuto il tempo dato che, in un attimo, i passi del ragazzo attraversarono di corsa tutto il ponte per poi affievolirsi sparendo sottocoperta. Era il modo perfetto per ancorarlo lì mentre non c'era, affidargli un compito importante come la sicurezza della Jolly Roger. La notte prima si era limitato a dirgli che, come richiesto, gli avrebbe dato un ruolo fondamentale nel piano, ma di certo il ragazzo non aveva inteso quanto fosse serio. Il Signor Smee gli si spostò subito accanto. 
"Capitano, dite... Davvero?"
"Sì, come ho detto, solo fino al nostro ritorno"
Il nostromo sospirò. Soddisfatto, il corvino si avvicinò al parapetto della nave ed osservò le onde sbattere contro la chiglia. 
"Spugna, avete ricordato al Signor Clifton e al Signor Sullivan di preparare le reti?"
"Certo, Capitano! Riempiremo di nuovo la stiva di pesce"
Aveva voglia di fumare, ma doversi preparare la pipa ed i sigari con una mano sola era abbastanza complicato in piedi, però sarebbe stato inutile chiedere il supporto del nostromo. Per quest'ultimo meno fumava meglio era, proprio come per il Signor Porter, l'elegantone non sopportava l'odore, Benson e Clifton non avevano mano ferma. Di solito chiedeva al Signor Sullivan, tanto era sempre sul ponte per la vedetta. 
"Quanto possiamo tirare avanti ancora senza scendere a terra?"
"Grazie al Signor Starkey, un paio di settimane"
"Basteranno..."
Niente fiammiferi, in nessuna tasca, era proprio destino che non dovesse fumare. Stava per mettere via tutto, ma Spugna gli avvicinò un fiammifero acceso.
"Un paio di tiri, poi la mette via e viene con me sottocoperta a fare colazione con la ciurma"
James sorrise.
"Un buon compromesso"
Avvicinò la punta di entrambi i sigari alla fiamma ed aspirò.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro