XVI
La pioggia era sparita, sostituita da piccoli fiocchi bianchi, un evento nuovo che Peter non ricordava di aver mai visto sull'Isola che Non C'è. Essi procedevano in silenzio, scivolando nell'aria, tra giravolte e piroette, fino a quando non andavano ad appoggiarsi sui suoi palmi aperti, pronti ad accoglierli, e sciogliersi su di essi sparendo nel nulla. Proprio come lui, anzi, come Pan. Era così concentrato ad osservarli che non riuscì ad evitare di lamentarsi quando Barnabas strinse la garza intorno al suo petto cogliendolo di sorpresa. Il medico di bordo aveva insistito per medicargli prima la fronte, anche se faticava a ricordare come avesse fatto a ferirsi anche lì, quindi se ne era rimasto buono e fermo scambiando di quando in quando degli sguardi con Virgil. Nonostante la vedetta avesse un'espressione imperturbabile e le braccia incrociate al petto, qualcosa nella sua postura gli faceva capire che non era più arrabbiato quanto il giorno prima, inoltre, anche se solo per un momento, gli era sembrato di vederlo accennare un sorriso. Se Peter avesse saputo che farsi frustare dall'intero equipaggio li avrebbe aiutati a sentirsi meglio avrebbe provocato prima la rabbia di Uncino, anche se non aveva ancora capito cosa fosse successo con il signor Starkey. Scrollando la testa, lasciò da parte quel pensiero, come aveva detto il Capitano, la questione non aveva più alcuna importanza, quindi non c'era motivo di farsi altre domande a riguardo. Finita la medicazione, finalmente poté provare a rimettersi in piedi, ma si rivelò più difficile del previsto. Aveva le gambe totalmente intorpidite e rigide, dopo aver passato tutto quel tempo in ginocchio, il suo corpo non aveva intenzione di collaborare, la cosa lo innervosì. Erano solo in due a potersi occupare della Jolly Roger in quei tre giorni, così bloccato avrebbe messo troppa pressione sulle spalle della vedetta, non poteva permettere che accadesse. Stava per fare un nuovo tentativo, quando si ritrovò sollevato da terra, aveva il braccio sinistro di Virgil intorno alle spalle, appoggiato con attenzione per non rischiare di sciogliere la fasciatura, e la mano destra sotto le ginocchia. Si sentì leggero come una piuma, certo, la stazza del pirata ne faceva intuire la grande forza fisica, ciò nonostante ne rimase impressionato. Immaginando che volesse accompagnarlo fino alla cambusa, in modo che potesse preparare la colazione, Peter si lasciò trasportare pacificamente, ma, quando furono davanti alla porta, l'altro passò oltre verso il livello inferiore.
"E-Ehi, Virgil, d-dove stiamo andando?"
Nessuna risposta, anche se non ce ne fu bisogno. Pochi secondi dopo entrarono negli alloggi della ciurma, dove venne depositato con cura sull'amaca personale della vedetta ed avvolto in una coperta di lana. Il mozzo sentì il proprio corpo smettere poco a poco di tremare, i muscoli si rilassarono permettendogli di mettersi più comodo, ma, come conseguenza, gli lanciarono fitte profonde in ogni articolazione.
"Aspetta qui, ti procuro degli abiti più pesanti..."
"V-Virgil!"
Avrebbe voluto mettersi seduto per evitare che l'altro se ne andasse, fece per alzarsi, ma il risultato fu disastroso. Il movimento dell'amaca fu così profondo da farlo finire a terra, immobilizzato dal dolore. Subito il maggiore lo sollevò rimettendolo sul giaciglio, ma, questa volta, si premunì di stringere bene le coperte sui lati, in modo che non potesse più fare mosse false. Era praticamente un insaccato.
"Peter, ti avevo detto di stare fermo! Il Capitano mi ha praticamente lasciato il comando, quindi obbedisci!"
Il tono che usò fu così profondo e perentorio che lo immobilizzò ancora più del dolore.
"S-Scusa! Resterò qui..."
E così, mentre la vedetta si avviava allo stanzino del signor Starkey, Peter rimase dov'era, osservando il soffitto di assi in legno. Il leggero rollio della nave faceva ondeggiare quasi impercettibilmente l'amaca, rilassandolo, tanto che, per un momento, sentì le palpebre cominciare a farsi pesanti. Il giorno prima aveva lavorato fino allo sfinimento, trascorso una nottata piacevole, ma che gli aveva lasciato un pressante mal di testa, infine la mattinata non era stata delle migliori. Era stanco, ma non poteva dormire, aveva fame, ma non aveva nemmeno l'energia per masticare, ciò nonostante si sforzò di tenere gli occhi aperti, pronto ad agire. Virgil aveva bisogno di lui. Ad un tratto, un piacevole profumo di pesce ben cucinato gli riempì le narici e, così, aprì di scatto le palpebre.
"Ben svegliato, Peter"
Guardandosi intorno confuso, il ragazzo si rese conto che le lanterne all'interno della stanza erano tutte accese. Brutto segno. Voltandosi verso Virgil, lo vide sorridere mentre gli porgeva un ampio piatto traboccante di zuppa di pesce. Sedendosi cautamente, fu allora che Peter si accorse di star indossando degli abiti diversi rispetto a quelli con cui si era addormentato, molto più caldi e comodi. Il freddo ed il dolore muscolare erano spariti. Ancora mezzo addormentato, accettò il cibo e lo osservò a testa bassa per un po', non era affatto una colazione.
"Su, mangia"
Avvicinando una cassa all'amaca e prendendovi posto, il pirata si preparò una porzione abbondante e cominciò a mangiare, ma si fermò presto, doveva essersi reso conto che lui ancora non reagiva.
"Non vorrai mica obbligarmi ad imboccarti a forza come ho fatto con i biscotti, vero?"
"N-No! Solo... Mi stavo solo chiedendo per quanto ho dormito..."
Peter prese una prima cucchiaiata.
"Circa sei ore"
Il boccone gli andò di traverso, tossì un paio di volte, e si voltò stupito verso la vedetta. Aveva passato mezza giornata a dormire, obbligando l'altro a fare il proprio lavoro. Si sarebbe sotterrato dalla vergogna. Le parole che gli aveva riservato Uncino, prima di infliggergli la punizione di quella mattina, tornarono a galla facendolo sentire ancora più miserabile e colpevole. Lui, che era solo un prigioniero a bordo della Jolly Roger, non solo aveva costretto un componente effettivo dell'equipaggio a lavorare al proprio posto, ma ora se ne stava beatamente sdraiato sulla sua amaca, privando i propri superiori di una porzione di deliziosa zuppa di pesce. Gli si formò un groppo in gola.
"Ho detto mangia, Peter"
"P-Perché mi hai lasciato dormire? Oggi dovevo aiutarti!"
Fermando la cucchiaiata a mezz'aria, l'altro perse la serenità di poco prima.
"A malapena ti reggevi in piedi, saresti stato solo di peso. Avrei dovuto chiedere al signor Porter di starti accanto in ogni momento per evitare che morissi e questo gli avrebbe impedito di fare il suo dovere in armeria"
Era la verità, Peter lo sapeva, e questo lo faceva arrabbiare ancora di più. Era un debole, nonostante il suo corpo si stesse irrobustendo, non era ancora abbastanza. Fino a quando non fosse riuscito a rinforzarsi, sarebbe rimasto sempre un elemento inutile a bordo, capace solo di causare problemi al prossimo. Afferrato saldamente il manico del cucchiaio, svuotò velocemente il piatto. Gli servivano energie. Soddisfatto dalla sua reazione, Virgil gli diede altre due porzioni, fino a quando non fu certo che avesse lo stomaco pieno, solo allora recuperò le vettovaglie e si mise in piedi.
"Le porto io in cambusa!"
Peter fece per scostare la coperta, ma, un attimo dopo, si ritrovò imprigionato di nuovo nel bozzolo.
"No, tu ora dormi. Non mi servi per il momento"
"M-Ma..."
"Fuori nevica, nessuno si avvicinerà alla nave con questo tempo, quindi non serve che io resti di vedetta. Ho portato sottocoperta le piante del signor Starkey questa mattina, in modo che non prendessero freddo, ho distribuito il pranzo, anche a Mr Chips, e lavato i piatti prima di venire qui. In parole povere, ho tutto sotto controllo. Questa notte però voglio dormire, quindi avrò bisogno che resti vigile al posto mio. Ci siamo capiti?"
Era incredibile. Che Virgil fosse perfettamente in grado di gestire da solo la situazione era a dir poco ovvio, dopotutto era uno degli uomini di Uncino, un vero pirata, e non un insulso ragazzino come lui. Ma forse, a sorprenderlo maggiormente, fu il fatto che quella fosse la frase più lunga che avesse sentito dire all'altro dal proprio arrivo. Se fosse la propria inettitudine la causa di tanta loquacità, o altro, desiderò scoprirlo.
"Sì, ho capito..."
"Ora vado, ti sveglierò questa sera per la cena. Non ti azzardare a scendere dall'amaca per venire ad aiutarmi. L'unico caso in cui puoi mettere i piedi a terra è per usare la latrina"
Dati i propri ordini, Virgil gli scompigliò i capelli e si avviò. Mettendosi su un lato, Peter si avvolse meglio nella coperta e stette ad osservarlo fino a quando non uscì. Rimasto solo nella stanza, affondò il volto nei palmi delle mani e si lasciò sfuggire un singhiozzo, seguito da un grido che soffocò tra i denti. Non era un pianto di tristezza, ma di frustrazione, infatti finì in fretta e gli permise di sfogarsi prima di riaddormentarsi. Aveva l'animo un tantino più sereno. Anche se, fino a quel momento, la sua presenza si era rivelata inutile nell'affiancare Virgil, quella sera lo avrebbe fatto ricredere sicuramente. Rendersi necessario era il primo passo da fare per diventare un pirata della Jolly Roger, non era un obiettivo semplice da raggiungere, ma nulla che valga davvero la pena di ottenere lo è.
Aprendo la porta verso l'esterno, Virgil si appoggiò allo stipite ed osservò la tempesta di neve acquietarsi. Il vento andava scemando inesorabilmente, lasciando dietro di sé un'alta coperta innevata, un cielo biancastro, sempre più scuro, ed una coltre di nebbia sottile. Non gli piaceva il freddo, rendeva il lavoro molto più difficile, inoltre, i vestiti pesanti lo limitavano nei movimenti rendendolo goffo e lento. Aveva da poco distribuito la cena all'equipaggio, quindi presto sarebbe sceso nell'armeria per recuperare le stoviglie sporche, solo allora sarebbe potuto tornare da Peter. Mangiare di nuovo insieme era stato più piacevole di quanto ricordasse. Riusciva a sentire come, dentro di sé, qualcosa fosse cambiato quella mattina dopo essersi sfogato sul corpo del ragazzo. Non era solo l'avergli inflitto del dolore, era avvenuto prima. Vedendolo sfilarsi la camicia, si era soffermato istintivamente sulla sua pelle, la vita, il collo, con la consapevolezza che il Capitano, la notte prima, vi avesse imposto il proprio dominio. Probabilmente il giovane nemmeno si era reso conto di quanti marchi l'altro gli avesse lasciato addosso, in effetti l'unico specchio a cui aveva avuto accesso era stato quello del signor Starkey e chissà se, o quando, l'avrebbe utilizzato di nuovo. Uncino era stato attento a marchiarlo in punti non visibili al diretto interessato, dopotutto erano un monito per la ciurma, non per Peter, inoltre aveva calcolato tutto alla perfezione e scelto la punizione affinché il loro prigioniero li mostrasse senza sospettare quel doppio fine. Non c'era modo di competere con un manipolatore simile, fin da quando aveva concesso alla ciurma del tempo prima di entrare in scena ed assumersi il compito di sedurre il mozzo personalmente, sapeva che sarebbe finita in quel modo. La vedetta chiuse gli occhi, l'aria fredda gli gonfiò i polmoni. Poteva biasimare solo sé stesso per non essersi avvicinato di più al ragazzo quando ne aveva avuto la possibilità. Per colpa della propria diffidenza e insicurezza, aveva permesso al corvino di mettersi ancora una volta in prima linea ed ottenere ciò che desiderava senza aver tenuto davvero conto delle conseguenze future.
"Signor Sullivan"
Una voce familiare, un peso sulla spalla destra e, quando si voltò, Uncino era lì, al suo fianco, con la pipa tra le labbra.
"Le dispiace?"
Virgil frugò nella tasca della giacca dell'altro e ne estrasse un pacchetto di fiammiferi. Ne accese uno e, sorreggendolo con cura, per proteggerne la fiamma dal vento gelido, accese entrambi i sigari. Rimasero in silenzio per un po', e, in quel breve lasso di tempo, tentò in tutti i modi di non lasciar trapelare i propri pensieri, nonostante sapesse che non sarebbe valso a nulla, niente poteva sfuggire allo sguardo attento del suo Capitano. Ebbe il primo istinto di ritirarsi sotto coperta per sfuggire a quell'inevitabile discussione, ma, quando spostò il peso dallo stipite per mettersi dritto, l'altro emise una breve risata che lo paralizzò sul posto. Non disse nulla, si limitò a portare le iridi blu profondo contro le sue e, così facendo, gli sciolse la lingua.
"Sono... turbato, Capitano"
"È evidente, e capisco la morbosa curiosità che ti opprime, ma sai che non sopporto imboccare gli altri con le parole. Se fossi stato chiunque altro ti avrei obbligato a parlare già questa mattina, davanti a tutti, ma non riesco ad evitare di avere un occhio di riguardo nei tuoi confronti. Ora però siamo soli, ed ho poco tempo prima che i sigari si esauriscano, quindi parla con chiarezza"
Un sospiro, uno sguardo alle proprie spalle per assicurarsi che nessun orecchio estraneo li stesse ascoltando, e cominciò con la domanda più impellente.
"Com'è... stato?"
Uncino soffiò fuori il fumo e, sulle sue labbra, si disegnò un sorriso tenue e morbido che Virgil non aveva mai visto prima. Un attimo dopo sollevò la mano buona, flettendo solo l'indice ed il medio, e rimase ad osservarli compiendo dei movimenti lievi del polso.
"Veloce, com'era prevedibile. È così inesperto, non ha idea di come dare piacere a sé stesso, quindi non è stato in grado di soddisfarmi. Ciò nonostante, è innegabile che sia desideroso di imparare, al punto da abbandonarsi totalmente ai comandi che gli vengono dati"
Virgil sentì il petto farsi leggero, quella frase poteva significare solo una cosa, il rapporto non era andato fino in fondo. La scoperta lo rese più felice di quanto avrebbe immaginato, ma in fondo era comprensibile. Se il Capitano aveva lasciato intendere di aver concretizzato l'atto, ed ora gli stava rivelando la realtà dei fatti, significava che stava dando a lui, e solamente a lui, un'altra possibilità di farsi avanti con il ragazzo, era un atto di fiducia non indifferente. Eppure, nonostante la vedetta cercasse di convincersi che quella fosse la sola ragione di tanta soddisfazione, sapeva di non essere del tutto sincero con sé stesso. In parte era la consapevolezza stessa che Peter fosse ancora intoccato e libero a rassicurarlo, ma scacciò quel pensiero. Non c'era motivo per provare una cosa simile e, dopotutto, non gli restava che assicurarsi di avere il permesso di Uncino per procedere, avrebbe riflettuto sul resto in un secondo momento.
"Non serve che vada oltre! Capitano, io potrei prendere il suo posto! Sollevarla da questo dovere..."
Non riuscì a concludere la frase, a causa della sincera risata che scosse l'altro. Preso il manico della pipa tra le dita per evitare che cadesse, il corvino passò la punta della lingua lungo il labbro inferiore per cercare di soffocare il riso, ma gli ci volle un po' prima di riuscirci. Tornato in sé, diede un paio di colpetti sul tubetto metallico e lasciò cadere la cenere dei sigari davanti agli scarponi. Poi riprese fiato. Utilizzando l'uncino con abilità, estrasse un fazzoletto dal taschino, si asciugò occhi e naso, e poi, riportata la pipa tra le labbra, appoggiò la mano sulla sua spalla, serio in volto.
"Signor Sullivan, ho sempre saputo che io e lei siamo molto affini, ma addirittura gli stessi gusti in fatto di uomini... Buono a sapersi, immagino. Sapevo che era la persona giusta a cui rivolgermi per rendere più divertente la conquista"
Spenta la pipa, strofinando il limitare dei sigari contro la parete esterna della nave, abbastanza inumidita dalla neve per evitare di bruciarla o lasciare tracce, Uncino ne svitò le varia parti e la ripose nel sacchetto in pelle che conservava nella giacca.
"Non ho intenzione di lasciarglielo, ma nemmeno le proibirò di tentare. Se lo vuole, me lo strappi via"
Detto ciò, si girò e fece per andarsene, ma si fermò a poca distanza.
"Un piccolo suggerimento, smetta di usare la nostra vendetta come scusa per evitare di ammettere che le piace. Dopotutto, non stiamo più parlando di Pan, visto che nessuno, eccetto me, lo chiama ancora così, nevvero?"
E così sparì, passo dopo passo, fino a quando anche il rumore degli stivali non venne inghiottito nelle tenebre, solo allora Virgil riprese a respirare. Improvvisamente, nella mente della vedetta tornò a galla quanto accaduto la notte prima con il signor Starkey e capì che non c'era modo di convincersi di non provare un certo interesse in Peter che superasse il rancore. Quel permesso del Capitano era ciò di cui aveva bisogno per fare chiarezza nei propri sentimenti e scoprire cosa nel ragazzo lo stesse destabilizzando. Chiusa la porta, tornò in armeria a prendere le vettovaglie, non colse nemmeno uno sguardo da parte Uncino, come se poco prima non fosse accaduto nulla, ma in fondo tra loro non c'era bisogno di aggiunte o ulteriori cenni di conferma. Riposti i piatti in cambusa, Virgil recuperò le due razioni restanti ed andò negli alloggi, era nervoso, al punto che si soffermò all'ingresso per un po' prima di entrare, tendendo l'orecchio per captare qualsiasi movimento all'interno.
"Niente, meglio così"
Quando però scese gli ultimi gradini, trovò Peter sveglio, in piedi, davanti ad una delle finestre, intento ad osservare l'esterno. Era seccante il fatto che non lo temesse abbastanza da aspettarsi una punizione per aver disubbidito agli ordini, probabilmente se gli fossero stati impartiti da Uncino sarebbe stato più docile e sottomesso. Questa consapevolezza non fece altro che innervosirlo ancora di più.
"Peter"
Voltandosi, il mozzo gli sorrise dandosi una sistemata ai pantaloni. Solo allora Virgil si accorse del secchio ai piedi dell'altro ed emise un profondo sospiro.
"La cena"
Svuotato il catino all'esterno, il ragazzo tornò all'amaca, stava evidentemente meglio dopo aver dormito. Probabilmente la schiena sarebbe stata un fastidio per un po', ma almeno non avrebbe rischiato di trovarlo addormentato in giro o mezzo morto per la fame. Anche se al signor Benson non importava se Peter si lasciava morire di stenti, lui non lo avrebbe permesso, l'ordine era di tenerlo in vita ed istruirlo sulla vita di mare, ed avrebbe obbedito. Invece di andarsi a sedere sulla cassa, Virgil si fece fare spazio sull'amaca. Mangiarono fianco a fianco nel silenzio per un po', ma poi la vedetta si sentì tirare per la manica e, voltandosi, il suo cuore cominciò a palpitare più forte, incitato dal luminoso sorriso dell'altro.
"Sono felice che tu stia meglio"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro