Misteri e Verità Nascoste, Prima Parte
Di nuovo con Daphne legata come un salame, e imbavagliata saldamente, i folli che erano stati la "Mistery,Inc" erano di nuovo in marcia.
La foresta stava pian pianino scomparendo, lasciando spazio a terreni più rocciosi e aridi.
Prima il clima umido, adesso il clima secco e bollente.... La zona temperata non esiste su quest'isola?, pensò Shaggy, facendo attenzione a non dirlo, mentre lui e Scooby stavano trasportando Daphne, stavolta legata ad un palo irto di spine.
La zona alla fine perse completamente le piante e la vita, ma non significava che fosse monotona, visti i vulcani che eruttavano vapore e lapilli.
Era come se fossero tornati alla terra quando non era ancora formata.
"Spero che questa non sia una punizione che colpirà tutti per le colpe di una." disse Velma, guardando malissimo Daphne.
"Perché non usiamo i vulcani per arrostirla e bruciarla? La carne di maiala è buona..." disse Scooby, guardandola anche lui, anche se con sguardo affamato.
In senso nutrizionale, ovviamente.
Si spera.
La giovane dai capelli rossi poté solo pigolare, mentre la sua mente cominciava inesorabilmente a cedere.
"Qui nessuno mangerà nulla. Per quanto possa meritarlo." concluse Fred, calmando la folla.
Cammina cammina, giunsero alle pendici del vulcano più alto, come indicato dall'entità.
"Era ora, credevo che non sareste più arrivati..." disse una voce stranamente nasale.
Il gruppo si voltò con i lanciafiamme in mano, pronti a colpire l'invasore, cosa che fecero.
O meglio, così avevano creduto.
"Neanche mi conoscete e già volere uccidermi? Non avete un briciolo di educazione?" rispose la voce, di nuovo, mentre il proprietario usciva da dietro una roccia e vi si sedeva sopra.
Era un gorilla.
Un gorilla parlante, con una vite nel cranio e un grosso sigaro cubano, che accese sulla roccia rovente del vulcano.
"Da quando i gorilla parlano?" chiese Scooby distrattamente.
"Tu sei un Danese parlante... direi che non dovresti essere poi così stupito." disse il gorilla, soffiandogli del fumo in faccia.
"Devo parlare con il vostro capo." continuò, aspirando nuovamente.
Fred si fece avanti, mentre la sua maschera ronzava fortemente.
"Chi sei e cosa vuoi? Devi essere stupido per metterti sulla nostra strada." declamò il Leader del Culto.
"Mi chiamo Otto. Ho un messaggio per voi..." sorrise il gorilla, aspirando ancora una volta dal sigaro, prima di cominciare a raccontare...
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Ritsuka sapeva che le loro possibilità contro il Re Leone erano probabilmente molto scarse, nonostante non lo desse molto a vedere e continuasse a mantenere il suo solito fare confidente.
Erano riusciti a penetrare nella città e avevano Lancillotto dalla loro, ma prima di raggiungere il Re avrebbero dovuto passare su tutti gli altri Cavalieri, e nonostante tutte le forze che avevano con sè, sapeva che non sarebbe stato per nulla facile.
"Senpai, non abbiamo tempo per pensare!" disse Mash, indicando le ultime guardie che stavano avanzando verso di loro.
Mentre erano impegnati ad eliminare le guardie, Bedivere lottava contro Gawain, cosa non facile visto che il sole era alto in cielo, e di conseguenza il fratellastro di Mordred era all'apice della sua forza, ma questo non faceva che aumentare la determinazione di Argetlam per sconfiggere il Re e i suoi Cavalieri.
"Beh, anche un mio amico ha un potere del genere ed è arrogante, ma almeno di notte è decente..." disse una voce giovane e allegra, che fece voltare tutti.
Apparteneva ad un ragazzetto biondo con una spada in mano e lo sguardo di chi non sta esattamente con i piedi per terra.
"Perdonate il disturbo, ma potreste riportare questa città a terra e indicarci la strada per uscire dal deserto? Giuro che poi ce ne andiamo." continuò il biondo, evitando per poco il fendente che il Gawain gli lanciò.
"Ehi, non è stato molto educato da parte tua." disse, come se fosse stata una questione di poco conto e perfino il Cavaliere rimase un po' indispettito da come aveva evitato facilmente il colpo.
"Levati di torno!" urlò il Cavaliere, continuando a lanciare colpi, dimenticandosi per un momento di Mash, Ritsuka e Bedivere, che dal canto loro non sapevano cosa pensare della suddetta apparizione.
Il biondo schivò i colpi, fino a quando, ovviamente rompendo la porta, un uomo entrò nel posto dove si stavano scontrando.
Un uomo vestito di rosso, in modo molto poco coprente, e dai capelli d'argento.
"Meliodas, questo posto è fantastico. Dove una scarpinata nel deserto... oh, sei impegnato?" chiese l'uomo, mentre si accorgeva dello scontro.
"Si, Ban. Questo tizio potrebbe andare d'accordo con Escanor. Vai a chiamare gli altri" spiegò il giovane dai capelli d'oro, che a quanto pare si chiamava Meliodas, mentre tornava al combattimento.
"Vorrei, ma penso che siano già impegnati. Sai, ce ne sono altri" disse con molta noncuranza, guardandosi le unghie nonostante stessero cadendo macigni, attorno a lui.
Mash a quel punto ne approfitto per colpire Gawain con lo scudo, mandandolo qualche metro più in là.
"Wow, questo si che è un bel colpo!" esclamò Meliodas.
"Grazie, anche tu non sei male."
Meliodas le sorrise, mentre notava che Ban era scomparso.
"Mi dispiace aver interrotto il vostro combattimento, ma non volevamo ritrovarci qui. Eravamo di passaggio." disse scusandosi con Ser Bedivere, il quale annuì semplicemente con il capo.
Un aiuto in più faceva comodo.
"Sembra che i miei amici si stiano divertendo lì. Forse è meglio che vada a dare loro una mano." disse Meliodas, con un fischio, prima di correre dove i combattimenti sembravano più ardui e impegnativi.
Gli altri cinque peccato erano intenti a scannarsi con i cavalieri rimasti, trattando tutto come un gioco, come se non importasse loro nulla della gravità della situazione.
Elaine e King combattevano fianco a fianco, facendo strage delle truppe di terra, mentre Escanor teneva facilmente in scacco Mordred.
"Sarebbe questo il Figlio del tanto decantato Re Leone?" domandò il Peccato della Superbia, guardando l'Homunculus con sufficienza "Patetico."
< Lurido bastardo! > urlò Mordred, rinnovando l'attacco ed evocando il Tuono Rosso.
"Ehi, quello è il mio avversario!" urlò Lancillotto a Gowther, mentre evitava le catene di Agravain.
La bambola non rispose, si vede che non gli importava molto.
Ma anche in mezzo ad un caos del genere, qualcosa riuscì a distrarre tutti.
O meglio, qualcuno.
Un portale si aprì in mezzo allo scontro, e ne uscì un uomo alto e muscoloso, vestito con una tuta nera e rossa con un ragno sul petto e una maschera a coprirgli il volto.
Ritsuka non ricordava di aver mai visto un Servant del genere, ma non ebbe il tempo di meravigliarsi quando l'uomo parlò.
"L'avete combinata grossa, soprattutto voi!" disse acido, indicando i sette peccati che si stavano ancora scannando con Artoria e i suoi cavalieri.
Il gruppo non sapeva cosa pensare quando Meliodas ruppe il silenzio.
"Mi scusi, ma lei chi é? E cosa le avremo mai fatto, visto che non ricordo nessuno vestito così?" disse, cercando di essere educato nonostante volesse tanto tornare a combattere e nel frattempo inventando una scusa su qualunque danno abbiano mai fatto a costui.
Il tizio alzò probabilmente gli occhi al cielo mentre si presentava.
"Sono Miguel O'Hara, capo della Spider Society. E se a me non avete fatto nulla di personale, il fatto che stiate infrangendo un evento canonico non mi aggrada per nulla." disse, in tono aziendale, che però tradiva una certa rabbia repressa.
Ritsuka si scambiò uno sguardo con Mash, anche lei molto confusa visto che non aveva mai sentito parlare della Spider Society o degli eventi canonici.
"Cos'è un evento canonico?" chiese Ritsuka, interrompendo l'uomo.
Miguel si voltò verso di lui, un po' seccato.
"Un evento che se cambiato farebbe collassare l'intero universo. E i vostri amici lì stanno rischiando che accada." disse, mentre Meliodas gli lanciava uno sguardo imbarazzato.
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Era tutto finito.
L'umanità, gli Angeli, i combattimenti, tutto... solo lui e Asuka, ma Shinji non diminuì la forza con cui stringeva il collo della rossa, nonostante avesse paura.
La cosa che lo stupiva è che lei neanche lottava, si limitava a guardarlo con sguardo apatico, molto diversa dalla Asuka Soryu Langley che conosceva.
"Ehi, quello cos'è?" chiese Asuka, debolmente, senza neanche sforzarsi di liberarsi. mentre notava qualcosa che stava sporgendo da sotto l'acqua.
Era una sporgenza scura che si stava pian piano avvicinando.
"Forse una balena. Non ne ho viste spesso..." disse il ragazzo, mentre cercava di vedere meglio.
Tuttavia la sporgenza stava diventando sempre più grande, e più si avvicinava alla riva, più era chiaro che non era una balena.
"Le balene non hanno la pelliccia, cretino." disse Asuka.
Shinji notò che la sporgenza non erano altro che i capelli di una testa gigante, con due occhi selvaggi e una bocca piena di denti aguzzi, e qualunque cosa fosse quell'essere, a giudicare dalla profondità delle acque in quel punto, doveva essere grosso.
Molto grosso.
E stavano uscendo altre di quelle creature.
I due si misero a correre in preda al panico e alla mancanza di equipaggiamento che in quella situazione sarebbe stato di grande aiuto.
Durante la corsa Shinji non poteva credere a cosa stava accadendo.
Non anche quello, non poteva succedere, non dopo la fine... non era giusto!
"Che cazzo sta succedendo? Pensavo fosse tutto finito. Cosa hai fatto?" Disse Asuka, mentre correva insieme a lui per la vita.
"Non lo so. Deve essere un incubo!" disse il ragazzo, ma purtroppo i passi delle bestie erano ancora molto reali.
I due corsero fino a raggiungere una foresta vicina, dove ebbero il tempo di riprendere fiato.
"Guarda, stanno arrivando i rinforzi" urlò Shinji, con gioia e una non poco velata isteria.
Asuka si voltò a guardare dove indicava il suo amico. In effetti sembravano creature meccaniche che brandivano lance. Poteva essere che...
Ma tutte le loro speranze andarono in frantumi quando notarono un dettaglio.
Non avevano lo stesso aspetto delle Unità Evangelion...sembrava più rozzi.
Ed in effetti, mentre si avvicinavano, capirono che non erano venuti a salvarli.
I giganti si accorsero delle creature di metallo, e si lanciarono contro di loro.
Mentre combattevano la terra si spaccava.
Asuka giurò che sentiva le urla delle persone che erano rimaste coinvolte nel disastro, ma sentiva di più le urla nella sua testa.
Non era servito a nulla quello che avevano fatto...
Come potevano esserci urla?
Solo loro due erano sopravvissuti, in riva al Mare di LCL...
"Perché? Perché doveva succedere di nuovo?" urlò all'amico, mentre questo iniziava a piangere istericamente.
Gli mollò uno schiaffo, con quanta forza aveva.
"Perché cazzo piangi? Ti sembra una cosa utile da fare, idiota?" disse, con gli occhi iniettati di sangue.
"Senti chi parla, quella che non sapeva fare altro che urlare pur di mantenere il primato di pilota" urlò di rimando il ragazzo, tirandole i capelli.
Lei urlò mentre cercava di liberarsi.
"Non è servito comunque a nulla, Stupi-Shinji! Tutti i nostri sforzi sono stati inutili, sta succedendo di nuovo!" strepitò, prima di lanciare un urlo selvaggio mentre si accaniva su Shinji.
Il mondo intorno a loro stava crollando, ma li c'era solo la voglia di morire e una lotta all'ultimo sangue.
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Shinji sapeva che sarebbe dovuto tornare al suo combattimento.
Era uno scontro importante, ma quello che stava succedendo intorno a lui era troppo da essere messo in secondo piano.
E no, non si riferiva al fatto che la realtà si stesse frantumando attorno a lui improvvisamente, ma cosa stava vedendo: se stesso, con i giganti da una parte e un esercito dall'altra, mentre litigava a sangue con la sua amica.
Come era potuto arrivare a tanto?
Certo, la rossa e lui litigavano spesso, ma cercare di uccidersi a vicenda era troppo pure per loro.
"Che c'è, ti sei per caso addormentato?" urlò Gendo, riportando il ragazzo alla realtà.
Ma lui capì che non poteva restare lì.
"Mi dispiace, papà, ma devo andare..." disse, entrando con tutta l'Eva in una frattura.
L'Asuka e lo Shinji della visione, ancora intenti alla loro lotta mortale, non si accorsero che cosa fosse comparso in quel momento, anche grazie al rumore causato.
Uscì velocemente dall'unità Eva, correndo verso l'altro se stesso e Asuka.
"Fermi!" urlò, per farsi sentire.
I due smisero di lottare, voltandosi verso il nuovo Shinji, a bocca spalancata.
"Cosa, ti sei sdoppiato?" urlò Asuka, probabilmente sull'orlo di un collasso nervoso, seppur non quanto il suo Shinji, che si teneva la testa tra le mani.
"No, non può essere... è solo un sogno, ora mi sveglierò e andrà tutto bene!"
"Non capisci cosa sta succedendo?" gli urlò il nuovo Shinji, uscendo dal suo personaggio mentre indicava la realtà che si stava frantumando davanti ai suoi occhi.
Stavano arrivando, i Guerrieri Invincibili, e l'unica speranza era l'Unità Evangelion con la Lancia di Longinus.
La battaglia cominciò, lo Shinji della linea temporale alternativa che mulinava la lancia a due punte... ma i nemici erano semplicemente troppi per un uomo solo.
Presto, l'EVA-01 cadde, e Shinji strisciò fuori dall'Entry-Plug, tendendo la mano all'altra versione di se stesso.
"Unisciti a me... e la verità verrà rivelata..." esalò.
Due mani si toccarono, e in un'esplosione di luce, il tempo sembrò, per un millisecondo, scorrere al contrario.
Quando il fluire delle cose tornò alla normalità, davanti ad Asuka si presentò uno spettacolo sconvolgente: Shinji era ancora lì, ma sembrava composto di fuoco dorato compresso in forma umana, mentre otto ali di AT-Field si aprivano sulla sua schiena e tre anelli di fuoco rosso, nero e azzurro orbitavano concentrici sulla sua testa.
"Io sono l'Onnipotente Tempo, Distruggitore dei Mondi, e per distruggere questo mondo sono sorto." declamarono le voci riverberanti di ben più di due Shinji, mentre la figura mostrava di avere sei braccia e tre occhi di un bianco abbacinante.
Con un semplice gesto della mano, i giganti che tanto avevano danneggiato l'EVA-01 semplicemente non erano più, e presto Shinji tornò normale, crollando tra le braccia di Asuka.
Dopo qualche giorno passato in cure mediche, i due ragazzi si erano rimessi in sesto anche meglio di prima, nonostante per il trauma dovessero ancora recarsi dallo psichiatra almeno tre volte a settimana.
"Uhm, non ho voglia di fare due ore di matematica..." sbuffò Asuka, per una volta non interessata a mettersi in mostra, mentre era con Shinji e Rei nel cortile della loro scuola.
Non era ancora del tutto riparata, ma sicuramente era molto meno distrutta di prima.
Ma una scossa fece crollare tutto.
E anche il terreno iniziò a tremare.
"Oh, no, e adesso?" chiese Rei, mentre il terreno si apriva, rivelando qualcosa che non aveva mai visto prima.
Erano bestie terresti, ma sembravano fatte di lava, con vene in rilievo.
Una di loro-un gorilla enorme- prese un povero malcapitato che si trovava vicino a lui e gli staccò la testa a morsi.
Si scatenò il panico, mentre altre di quelle creature apparivano: una, grande come e più di una montagna, sembrava una gigantesca tartaruga spinosa con il collo e la testa di cobra.
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Happy Chaos stava sdraiato su una spiaggia sconosciuta, osservando il sole sorgere e pensando agli avvenimenti che erano accaduti.
Si chiese se gli altri si fossero accorti che lui non era morto.
Se così fosse, sarebbe stato prevedibile e banale, oltre al non potersi giocare più l'effetto sorpresa.
Però mancava qualcosa, quella piccola sorpresa che rompeva l'equilibrio...
Ma mentre stava pensando al suo nuovo piano, il cielo divenne rosso e le onde del mare iniziarono ad ingrossarsi, infrangendosi verso terra controvento.
La terra si spaccò in due, e dalla voragine ardente si alzò un'imponente piramide a gradoni, dall'aspetto minaccioso.
Chaos alzò un sopracciglio, chiedendosi se per caso non avesse ottenuto qualche nuovo potere, quando si accorse che insieme alla piramide erano spuntate due persone.
Il primo non era troppo degno di nota, visto che era semplicemente un uomo di origine asiatica con una fascia in testa.
Sarebbe stato banalmente normale, non fosse per gli occhi luminescenti completamente bianchi e i tatuaggi draconici che splendevano di luce propria sulle sue braccia.
Il secondo invece era molto più interessante... Più alto del compagno e con dipinta sul volto un'espressione sprezzante, come plus del fattore minaccia aveva corna demoniache e due ali coriacee dietro la schiena, che squarciavano la tuta aderente blu decorata dal simbolo di un ragno rosso.
Cosa fosse successo al capo della Spider Society non è possibile dirlo con parole umane.
Chaos fece un sorrisetto che oscillava tra il folle e il malefico, mentre preparava il suo revolver per ogni evenienza.
"Beh, non era quello che mi aspettavo, ma tanto meglio. Adoro le novità..." disse, con gioia infantile, mentre si avvicinava ai due tizi spuntati dal terreno, i quali, dal canto loro, non sembravano averlo notato.
"Togliti dalla mia strada." ringhiò l'essere demoniaco che era stato Miguel O'Hara, flettendo le ali da drago "Il potere celato in Blaze mi permetterà di controllare gli Eventi Canonici, e non posso permettere che sia in mano di altri."
"La tua ricerca del controllo a tutti i costi è follia." rispose l'uomo dagli occhi lucenti "Tale potere non può essere controllato, e porterà solo alla tua stessa distruzione. L'ho visto accadere in molte linee temporali, e intendo risparmiarti questa caduta, anche a costo di battermi con te."
"Chi sei, tu, che credi di potermi togliere ciò che è mio?" latrò Miguel, scagliandosi all'attacco, prima di dover virare bruscamente per evitare una fiammata.
"Io sono Lord Liu Kang, Custode del Tempo e Protettore del Regno della Terra." si presentò l'altro, preparandosi alla battaglia "Non sei il solo che comprende le intricate sottigliezze del tempo e dello spazio, Miguel O'Hara."
Chaos, sorridendo divertito, armò il cane dell'arma, e si preparò ad unirsi alle danze.
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La città era praticamente stata distrutta, fatta eccezione per qualche edificio che sembrava essere resistito all'Apocalisse.
Guerra, nonostante si fosse riunito con i suoi fratelli e avesse le sue armi, sapeva che l'Arso Consiglio avrebbe dato loro la caccia.
Sperò che Uriel stesse bene... Certo, avevano avuto solo una notte insieme, ma in qualche modo lui si sentiva affezionato a lei, e non avrebbe voluto vederla cadere nelle macchinazioni di coloro che l'avevano tradito, con l'accusa infamante di complicità.
"Ehi, Guerra, perché hai quella faccia?" chiese Conflitto, distogliendo il fratello dai suoi pensieri.
"Niente di che... per i Creatori, ma dov'è finita?" disse tra sé e sé, ma purtroppo abbastanza forte da farlo sentire agli altri tre.
"Scusa? Ma di chi stai parlando? C'è qualcosa che dovremmo sapere?" chiese Furia, sospettosa.
Nonostante si fosse riunita con i suoi fratelli, il suo carattere era rimasto quello che era, forse solo un attimino meno propenso a fare a pezzi subito chi la infastidiva.
Guerra stava per rispondere, quando un urlò lacerò l'aria.
"Secondo voi quei così vengono dall'inferno?" chiese Conflitto, anche se anche lui era un po' confuso.
Molti di loro sembravano demoni scheletrici neri con piccole ali scure, ma alcuni di erano molto più grossi e con artigli, viticci e altro.
"Diamo il via alle danze." sorrise Conflitto sotto l'elmo, puntando le sue pistole esagerate e cominciando a fare fuoco.
Notò presto che quelle creature, qualunque cosa fossero, morivano che era una bellezza.
La Divoracaso di Guerra si unì presto alla carneficina, seguita dalla falce di Morte, mentre la frusta di Furia afferrava nemici da ogni direzione e li schiantava gli uni contro gli altri, prima di tranciarli a brandelli.
Il problema era che quegli esseri erano semplicemente troppi... fino a quando non vennero falciati da una salva di energia.
"Beh, spero di non essere in ritardo." disse una voce femminile.
I quattro si voltarono.
L'angelo Uriel, la spada già estratta, era discesa dalle nuvole, con dietro una folta schiera di angeli armati di alabarde o di cannoni pesanti carichi di energia.
"Ti vedo bene." disse Guerra ad Uriel, mentre gli altri lo guardavano un po' sorpresi.
"Voi due vi conoscete?" chiese Morte, abbandonando il suo io stoico.
"Ve lo spiegherò un'altra volta, ora è meglio concentrarsi sulle cose serie." liquidò la faccenda Guerra, stoico come sempre.
Ma mentre stavano caricando e dando il primo colpo, una luce su sprigionò da quello, accecando tutti i presenti.
Tanto i Cavalieri quanto gli Angeli e l'Arso Consiglio erano sorpresi, quasi sconvolti, e il tempo si spezzò nuovamente.
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Hank J Wimbleton, Flagello di Qualcheparte in Nevada, si era finalmente lasciato alle spalle l'edificio distrutto e adesso aveva davanti quello che poteva considerare il boss finale nonché altra metà del suo cuore, che aspettava da tutta la sua vita di macchina della morte.
"Non sai da quanto tempo volevo combattere di nuovo con te..." disse, prendendosi un momento per ammirare il Metal Gear Ray, prima di lanciarcisi contro.
Ma prima che potesse colpirlo ed iniziare il combattimento, il cielo iniziò ad annuvolarsi e una luce accecante lo squarciò.
Hank venne sbalzato all'indietro e si dovette coprire gli occhi fino a quando la luce si affievolì.
Un uomo era davanti a lui, in piedi davanti ad una specie di mostruoso elefante rosso e nero, ben più grande di quanto un normale pachiderma dovesse essere.
L'uomo brandiva una lunga lancia dall'impugnatura a spirale avvolta su se stessa e con due punte, e aveva sembianze assolutamente grottesche.
Oltre alle ali di pipistrello e alle corna, aveva sei braccia aracnoidi, due delle quali dagli avambracci corazzato e spinosi, e sembrava in generale un ragno grottescamente riconvertito in forma umanoide, con nove occhi in fronte, uno dei quali, quello centrale, che ardeva e mostrava la pupilla da serpente.
Centinaia di altre creature, con la stessa pelle dell'elefante, ma di forme ben diverse, lo seguivano: scimmie, rinoceronti, mante volanti a tentacoli, giganteschi calamari fluttuanti...
"E tu chi diavolo sei?" chiese Hank, con una punta di fastidio per essere stato interrotto sul più bello.
La figura non rispose, si limitò a puntare la lancia contro di lui.
I mostri iniziarono a correre verso di lui voraci, ma se lo aspettava e avrebbe vendicato il disturbo al suo divertimento.
Aprì le danze con una salva di due AK-47, falcidiando le scimmie, per poi armarsi di Zanbato a catena e aprire in due orizzontalmente uno dei rinoceronti, mentre faceva fuoco con una mitraglietta Uzi contro un piccolo stormo di mante volanti.
Salito sul Metal Gear RAY, puntò l'arsenale contro i calamari, lunghi oltre cinquecento metri, riducendoli a brandelli con armi ad energia e salve di mitragliatrice super-pesante a rotaia, che ebbero gioco facile contro le pur spesse corazze degli esseri, facendoli schiantare sulle orde sottostanti.
Con le forze nemiche nel caos, Hank si gettò fuori dal RAY e contro il Ragno-Diavolo, brandendo due Dao dei Nove Anelli carichi di fiamme nere e scarlatte, che vennero però intercettati dalla lancia dell'avversario.
Il Ragno Diavolo si limitò a sferrare un poderoso diretto al volto di Hank, portandolo a schiantarsi di sotto.
"Però, non sei male. Era da un po' che non mi divertivo così." disse Hank, togliendosi il sangue dalla bocca e facendosi scricchiolare il collo.
Il Ragno-Diavolo stava per replicare, quando un altro portale si aprì in mezzo alla distesa di sabbia grigia, sotto il cielo scarlatto.
Quattro persone in armatura, a cavallo di cavalli minacciosi, fecero la loro entrata.
"Ehi, dovremmo essere noi a portare l'Apocalisse. Mettiti in fila." disse Conflitto, sardonico, mentre caricava le pistole.
Il Ragno-Diavolo non batté ciglio, mentre lasciava stare Hank e si voltava verso i Cavalieri.
"Non prendo ordini da voi." disse l'essere che era stato Miguel O'Hara, la voce a malapena riconoscibile, mentre puntava contro di loro la lancia.
I quattro si lanciarono degli sguardi, prima di puntare a loro volta le armi.
"Allora preparati, perché non molti sono sopravvissuti a noi." disse Morte, caricando con i suoi fratelli.
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"Quindi, a che è servita tutto questo racconto?" Chiese Shaggy, duro di comprendonio, beccandosi così una bella botta in testa da Fred.
"A causa di tutto di questo, le quattro linee temporali si stanno preparando alla Convergenza. La convergenza è una cosa più delicata di una fissione nucleare. Gravi conseguenze ci sarebbero se qualcosa dovesse andare storto." ghignò Otto, aspirando dal sigaro.
"Tipo la fine del mondo?"chiese Scooby-Doo, che a differenza del suo amico era rimasto incantato dal racconto.
"Peggio. Immagina un futuro dove i Sette Sigilli si sono rotti, le macchine hanno preso il controllo e i pochi sopravvissuti sono in costante bilico tra morte e devianza. É peggio." ribadì, tornando dopo questa breve digressione al racconto dal quale l'alano e Velma erano rapiti.
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Booty Warrior, un uomo nero con la faccia stanca ma provocatoria, stava usando una sfera di pietra nera con una seconda persona.
"Hai pronte le legioni ?" chiese a Booty l'interlocutore, conosciuto ai mortali come Shadman, la Grande Bestia della Carne.
Lo stupratore seriale annuì, mentre guardava sotto i suoi piedi.
Era un numero alto di soldati quello che era riuscito a raccattare.
Avrebbe preferito tenere alcuni per sé, ma gli ordini erano chiari: tutto doveva essere pronto per la guerra.
"Molto bene. Allora ho un incarico per te. Ma sappi che è di vitale importanza che tu lo porti a termine..." disse Shadman, con tono esigente.
Al segno di assenso, annunciò l'incarico.
"Usale per fare guerra ai Dethklok. Non mi importa cosa poi fai con i membri, basta che non possano più ostacolare i miei piani."
Il Booty Warrior si leccò le labbra, al pensiero di cosa avrebbe potuto fare agli uomini della band e come avrebbe potuto tenere stretti quei capelli mentre faceva l'innominabile ai loro deretani.
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Nel frattempo, c'era un altro combattimento in corso, ai confini del mondo, in riva ad un mare di sangue e sotto gli occhi di Ecate.
Un uomo alto e massiccio con la pelle rossa, le corna e la coda simile ad un diavolo nerboruto era intento a parare gli attacchi di una ragazza vestita con un'armatura grigia e argento.
Aveva capelli biondi e uno sguardo di estasi sul viso per la situazione.
"Ohhh, tutto qui? Perché allora non ti arrendi e lasci finalmente che io prenda il mio trono?" chiese Mordred, in tono di superiorità, costringendo Anung Un'Rama ad indietreggiare con un colpo di spada.
Il diavolo si alzò, emettendo fumo dalle narici e facendo leva sulla mano destra di pietra.
"Puoi provarci, fai del tuo peggio." ringhiò.
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"Tutto è già scritto, niente è vero, l'esistenza della Materia Barionica è un ologramma proiettato da Alan Moore della Nona Dimensione." finì il racconto Otto, tirando finalmente l'ultima boccata dal suo sigaro.
Si alzò in piedi e con un cenno disse alla gang di seguirlo.
Daphne, che già non capiva nulla, adesso era inquieta.
Cosa le avrebbe fatto il Gorilla?
Che c'entrava con tutta quella faccenda?
Cosa era successo a Fred?
Capitolo squisitamente nonsense e che massacra un bel po' di lore, ma non preoccupatevi: nei prossimi peggiora.
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