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CAPITOLO 29

Mi risvegliai con una strana euforia addosso, la mattina dopo.

Era strano: i brutti pensieri non mi tormentavano più. Si erano annullati.

Riuscivo a provare soltanto un'eccitazione sconosciuta e che non riuscivo a scrollarmela di dosso. Non avevo fatto che ripensare a Fabrizio tutta la notte. Ai suoi occhi verdi che mi scaldavano l'anima, alle sue labbra che mi scioglievano i sensi.

Sopraffatta da un desiderio quasi adolescenziale che mi sorprendeva e nello stesso tempo era impossibile da cancellare. Ero attratta da lui, come lo si è dall'aria che respiriamo. Non sapevo quando e come era accaduto, ma era successo.

Quel sentimento non faceva che rafforzarsi con il passare del tempo.

Questo mi dava la speranza per credere ancora... Come se quello che mi stava accadendo facesse parte di un destino già destinato a me, per un motivo che non avrei potuto comprendere, ma che era sempre esistito.

Mi sorprendevo a pensare a lui continuamente. Persino nelle situazioni più assurde: mentre ero al supermercato, o preparavo le portate, o ero ferma da qualche parte... Ogni istante mi offriva il tempo per tentare di ricordare le curve di espressione del suo viso, come si spartivano ribelli i capelli sulla sua fronte, la naturalezza con cui trattava Martina trasmettendole fiducia...

Forse era illogico, contrario a tutte le promesse che avevo fatto a me stessa quando ero arrivata lì, ma non ne potevo più fare a meno... Non più...

"Allora come è andata ieri, pattinatrice" fece Davide, appoggiandosi al piano di lavoro, che stavo finendo di riordinare nella cucina del ristorante.

Sorrise, ma c'era una punta di fastidio in come lo fece.

"E tu come lo sai?" risposi sbrigativamente, gettando un'occhiata all'orologio, come facevo sempre quando ero particolarmente agitata.

Controllare l'ora... il tormento della mia vita passata. Tutto doveva sempre essere fatto nei tempi giusti. Non potevo sprecarne nemmeno un secondo. Uscire, rientrare... sempre al momento perfetto. Più precisa dell'orologio stesso. Con l'ansia di non riuscire a fare tutto quello che avrei voluto e tutto quello che dovevo...

"Me lo ha detto mia madre" puntualizzò stringendosi nelle spalle, "Volevo invitarti a sciare, ma mi ha detto che eri già impegnata..."

Restò in attesa che gli rivelassi di più, ma non lo feci.

"Dai, racconta! Com'è andata? Non farti pregare!" mi esortò curioso.

"Piuttosto bene" risposi evasiva.

Mi squadrò indeciso, osservando il mio disagio.

"Eee..." proseguì, "Bene non significa niente. Non può essere tutto qui!"

"Piantala Davide... Che cosa dovrei raccontarti?" la mia voce tesa avrebbe finito per smascherarmi e non era mia intenzione. Quello che stava accadendo tra me e Fabrizio era solo nostro e così volevo rimanesse.

"Sei andata con Fabrizio, giusto? Che ne so? Ti sei divertita? Cosa avete fatto?" mi chiese insistendo.

Sospirai, cercando le parole adatte.

"E' stata una bella giornata. Mi sono divertita" abbassai immediatamente lo sguardo per evitare il suo.

"Una bella giornata..." ripeté, studiando il mio nervosismo, "Pensi di uscirci ancora?"il suo tono era avvilito, non riusciva a nasconderlo.

"Non lo so, Davide! Può darsi" mi sentii colpevole del malessere che lessi nella sua espressione, ma era meglio si rassegnasse. Tra me e lui non ci sarebbe mai stato niente! Doveva farsene una ragione.

"Dimmi solo una cosa: ti piace?" mi domandò a sorpresa riferendosi a Fabrizio.

La sua domanda mi mise in difficoltà. Sapevo che la verità non sarebbe stata la risposta più giusta per i suoi sentimenti.

"Non lo so... E' possibile... forse..."

Davide mi fissò, sforzandosi di mostrare indifferenza, ma sentivo che quell'ammissione, seppur discreta, aveva un significato penoso per lui.

"Mi fa piacere... davvero... Lo dovrò digerire, ma sì... Se non deve essere con me... Mi fa piacere..." ripeté ancora.

"Davide, abbiamo solo trascorso un pomeriggio insieme. Non è successo niente" mentii.

La sua espressione mi ferì.

"Sei diversa oggi, Adele... C'è una luce strana nei tuoi occhi. Non l'avresti se ti fosse indifferente. Come non l'hai mai avuta con me"

Non potevo rispondergli. Aveva ragione. Mi sentivo sorprendentemente radiosa. Ne ero consapevole. E il motivo era Fabrizio.

"Probabilmente è giusto che sia così" proseguì quasi parlando a se stesso, evitando di incrociare il mio sguardo.

Mi tolsi il grembiule e mi appoggiai accanto a lui. Fianco a fianco.

"Troverai qualcuna adatta a te, Davide" gli dissi a bassa voce.

Lui restò assorto nei suoi pensieri e non rispose subito.

"Promettimi una cosa almeno..." si voltò a guardarmi e mi fece tenerezza.

"Tutto quello che vuoi. Lo sai che non so dirti di no"

"Promettimi che la nostra amicizia non cambierà " ci teneva che lo facessi, "Che rimarremo legati in qualche modo"

"Ehi..." mossi la spalla verso la sua, dandogli un leggero colpetto, "Perché dovrebbe? Sono strana, ma non fino al punto di rinunciare a qualcosa di così importante!" sorrisi e lui tentò di contraccambiarlo.

La mia espressione diventò seria, quando proseguii.

"Sei l'unico amico che ho, Davide. E non solo qui. Non ne ho mai avuti... Sono stata fortunata ad incontrarti" il ricordo mi ferì. Guardai a terra, perdendomi nelle mie angosce.

Il suo viso parve rasserenarsi e mi abbracciò affettuosamente.

"Grazie" mi sussurrò all'orecchio, "Anch'io lo sono stato"

Posai la testa sulla sua spalla e lasciai che mi abbracciasse.

Restammo così, stretti insieme, accarezzandoci, amichevolmente. Sentivo sotto la guancia il lieve movimento del suo respiro. Gli volevo bene. La sua amicizia mi aveva aiutato a superare i primi momenti e non me lo potevo dimenticare.

La porta dell'ingresso sbatté all'improvviso, obbligandoci a slegarci. Ci guardammo sorpresi.

Chi poteva essere? Mi chiesi.

Un'immagine mi passò per la testa.

E se fosse stata Stefania? Se avesse assistito a quella scena e l'avesse fraintesa?

Davide alzò le spalle con indifferenza non preoccupandosene troppo e decisi di lasciar correre. Avrei avuto occasione per spiegarmi con lei. Forse non era così...

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