CAPITOLO 28
Alle dieci decidemmo di rientrare a casa.
Martina sfinita si addormentò sul sedile posteriore. Aveva resistito tutto il giorno, ma alla fine non ce l'aveva più fatta. La sua tenera età si era fatta sentire e si era abbandonata alla stanchezza.
Tutto intorno era buio, quando arrivammo alla baita.
"Grazie per la bella giornata" dissi sottovoce a Fabrizio quando spense il motore.
"Grazie a te" la sua voce calda mi avvolse i sensi, "Sono stato bene. Era da tanto che non mi accadeva..." i suoi occhi sfiorarono i miei ed io feci lo stesso con i suoi.
"Anch'io..." risposi piano.
Martina dietro brontolò nel sonno, obbligandoci a voltarci per controllarla.
"Vieni" suggerì serio con un cenno del capo, "Ti accompagno alla porta"
Spalancai la portiera ed uscii all'aperto. L'aria gelida della notte, mi fece stringere le braccia attorno al corpo. C'era ancora neve negli anfratti e questo raffreddava il clima, soprattutto la notte. Cercai nel marsupio le chiavi di casa e salii i gradini della veranda. Sentivo i passi di Fabrizio dietro di me e inspiegabilmente fui contenta mi avesse seguito. Desideravo stare fino all'ultimo momento con lui...
Aprii la porta e la socchiusi
"Ti direi di entrare, ma non credo sia una buona idea" feci impacciata voltandomi.
Che stavo facendo? C'era un velato significato sottinteso in quel ti direi di entrare. Non volevo sembrare sfacciata. Non era quello il mio intento.
Schiarii la voce.
"Voglio dire... vi inviterei ad entrare, ma non credo sia una buona idea svegliare Martina. Credo sia esausta" riaggiustai il tiro.
"Già..." chinò il capo, "Stasera non è il caso. Hai ragione"
Alzò gli occhi nei miei.
"Ma un'altra volta volentieri... vengo di sicuro"
Adesso era lui che si spingeva oltre...
O magari no. Ero io ad interpretare le sue parole andando oltre il loro significato. A stravolgere ogni cosa quando non ce n'era bisogno.
Dovevo darmi un regolata. Scendere con i piedi per terra...
In lui non c'era alcun secondo fine. Era questa la verità...
"Ci vediamo, allora..." gli dissi cercando di calmarmi.
In quell'istante i suoi occhi imprigionarono i miei. Non rispose.
Inaspettatamente le sue labbra trovarono le mie. Un fremito mi percorse quando mi ritrovai le sue braccia attorno ai fianchi.
D'un tratto la mia mente si riavvolse come un nastro. Ogni cosa tornò prepotentemente a galla.
Così all'improvviso, riemersa dal fondo a cui cercavo di fermarla per illudermi che non mi appartenesse. Che non faceva più parte di me, quando non era possibile.
Non dovevo permetterlo! Dovevo fermarlo... comunque, anche se non avrei voluto.
Un impulso incontrollabile mi spinse a posare le mie mani sul suo torace per allontanarlo.
Mi ritrassi, spaventata e nello stesso tempo frastornata.
"Scusa. È che... io non sono... io non..." m'interruppi, un vortice di emozioni mi dominava, impedendomi di continuare.
Non significava niente forse. Ne avevo coscienza. Era solo un bacio, mi dicevo.
Ma quel bacio avrebbe inevitabilmente cambiato il nostro rapporto e questo era un guaio troppo grande. Almeno per il momento.
Mi fissò grave.
Non era lui sbagliato, ero io!
"Perdonami. É che non sono abituata..." cercai di giustificarmi.
I miei occhi fissarono i suoi e lui li spostò sulle mie labbra. Vicino...
Riuscivo a sentire il suo respiro lieve che mi accarezzava il viso.
Un po' di me rimase rinchiuso in quello sguardo.
Mi accarezzò i lineamenti garbati del viso con il dorso della mano, cercando di smorzare in me il groppo che mi si era formato in gola e che mi annebbiava lo sguardo.
Mi mancava la forza di riprendere il respiro.
Il suo tocco era talmente dolce.
"Ehi!" mi richiamò, "Va tutto bene..." il suo pomo di Adamo, si spostò quando deglutì, "Non è successo niente. Va bene così"
No, che non andava bene invece. Non avrei mai vissuto fino in fondo la mia vita. Cancellato ricordi e ferite dentro di me...
Guardai a terra, con aria colpevole.
Fabrizio mi posò due dita sotto il mento e mi costrinse a guardarlo.
"Meriteresti di essere baciata ogni giorno invece... e non dovresti avere paura a farlo"
Quelle parole mi sciolsero completamente. Nessuno mi aveva mai parlato così...
Fissai i suoi occhi travolgenti... le sue labbra... Lì, a poca distanza...
Che stavo facendo? Lo volevo davvero in fondo a me stessa?
Così come un impulso incontrollabile mi aveva spinto ad allontanarlo un attimo prima, allo stesso modo una forza inaspettata, a cui non volevo oppormi, mi spinse ad avvicinarmi a lui
Incontrollabilmente la mia bocca si posò ancora sulla sua. Lui chiuse gli occhi e si lasciò baciare, fino a che non riuscì più a trattenersi e rispose al bacio. Le sue labbra si mossero teneramente sulle mie, contraccambiandole, per diventare sempre più audaci. Sempre più avvolgenti. Le sue mani mi accarezzarono ancora i fianchi e scivolarono sulla schiena. Accarezzai il suo collo teso e attorcigliai le dita ai suoi capelli.
Non volevo che si fermasse anche se sapevo che non era onesto... per lui.
Per un attimo vidi una possibilità diversa srotolarsi davanti a me. Quella vita che avrei tanto voluto... Ad un passo da me.
Quel bacio durò a lungo. Quindi le sue labbra si fermarono, prima delle mie. Aprii gli occhi e trovai i suoi, davanti a me. Intensi, profondi.
Sorrise.
"Non scapparmi..." mi chiese in un sussurro, "Non adesso..."
Non sarei scappata, anche se non era quello il significato a cui alludeva... non più. In quel momento c'era qualcosa di più convincente che mi stava chiedendo di non farlo. Sarebbe stato rischioso forse, ma non avevo mai desiderato qualcosa così profondamente. Desideravo lui e quello che mi riservava il futuro con lui. Non mi importava quanto sarebbe durato: magari solo un istante. Avrei concentrato la mia esistenza solo in quel secondo...
Non me ne sarei più andata ormai. Sarei rimasta lì...
Con una mano mi sfiorò una guancia con dolcezza e le sue labbra calde e delicate si posarono timidamente sulle mie per un'ultima volta. Si voltò indeciso verso la macchina. Sapeva di dover andare, ma nello stesso tempo non poteva non combattere contro il desiderio di restare ancora.
"Buona notte..." sospirò, rassegnato.
Lo guardai restituendogli il sorriso, ma con la stessa sofferenza nel cuore.
"Buonanotte"
Mi trattenne per una mano fino a che, per forza, la lontananza ci separò. Scese le scale della veranda e raggiunse la jeep, voltandosi a guardarmi un'ultima volta.
Salì e se ne andò.
Mi ero innamorata per la prima volta, solo in quell'istante... Non lo ero mai stata prima, ora ne ero convinta... e ne avevo un disperato bisogno...
Avevo bisogno di lui...
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