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CAPITOLO 20

Il buio, dentro e fuori di me, durò a lungo. Finché non la udii chiamarmi: era una voce femminile lontana, irreale... ma l'avevo riconosciuta. Era lei. Non mi sbagliavo.

"Forza! Svegliati!" mi diceva.

Riuscivo solo a sentirla. Le mie palpebre erano pesanti per provare ad aprirsi. Troppo...

Svegliati...

Mi bruciavano le mani e i piedi...

C'era fuoco... fumo intorno... tanto fumo... non riuscivo a trovarla... immaginai seguendo i ricordi.

Ma era stato solo un momento... ora era sempre più distante. Non potevo più distinguerla.

Era già finito tutto.

Eppure qualcun altro gridava insieme a quella voce. Il suono era felpato, sordo, soffocato dal silenzio che mi circondava.

Potevo sentirlo.

Adele, chiamava.

Adele...

Il tuo nome... mi suggerì la voce femminile.

Il mio nome, mi ripetei.

Adele...

Il tono pareva turbato. Un impulso improvviso di tranquillizzarlo tentò di rianimarmi.

Mi sforzai di rispondere.

Dovevo provarci!

Cercai di prendere fiato, ma mi fu impossibile. Non sarei riuscita a farmi sentire. Non ne avevo la forza.

Non ero in grado di distinguere alcun movimento oltre a quello degli alberi e dei cespugli che si ergevano intorno a me. Nessuna figura umana che giustificasse quella voce.

Forse era solo un sogno... una mia immaginazione...

I richiami ben presto cessarono.

Inconsapevolmente, con quel poco che mi rimaneva, strinsi di più le gambe al petto e restai immobile. Raggomitolata sul fianco. Chiusa da un offuscamento che mi impediva di capire.

Sì... stavo sognando... non c'era altra spiegazione...

Mi stavo perdendo in un intontimento che mi rallentava i pensieri e il respiro.

Stranamente non avevo più freddo... non lo avvertivo neppure... come se stessi, a poco a poco, anestetizzando ogni senso...

In quel momento mi sentii nuovamente chiamare. Stavolta udii anche fischiare.

Non era distante...

Un altro rumore mi arrivò vicinissimo questa volta... inaspettatamente accanto...

Come un animale che annusava. Lo udivo fiutare in cerchio, sempre più prossimo; fino a che percepii il suo muso strofinarsi sotto il mio naso. Non sapevo se averne timore o meno. Non ero in grado di decidere in quel momento.

Come a interrompere qualsiasi dubbio, la bestia abbaiò ripetutamente.

Era un cane!

Un abbaio sempre uguale, costante come un richiamo. Un messaggio per qualcuno che lo seguiva.

Attraverso le palpebre semichiuse, colsi una luce. Sulle prime solo un bagliore fioco, poi sempre più accesa, sempre più brillante... fino ad accecarmi.

Una torcia...

Quel cane che avevo udito, ansimò ancora girandomi attorno. Sentivo il suo respiro, sempre più affannoso.

Poi distinsi una sagoma nel buio. Coprirmi in parte quel chiarore, come se l'avesse posata a terra e si fosse inginocchiato accanto a me, facendomi da scudo a quella luminosità.

"Finalmente!" conoscevo quella voce profonda.

Mi parve mi posasse due dita sul collo, come a tastare il battito.

Sembrava sconvolto e nello stesso tempo sollevato.

Per quanto mi sforzassi, non mi era possibile fare alcun movimento. Rigida.

"Riesci a sentirmi? Adele!" sentivo perfettamente la sua voce adesso, quasi mi avesse in parte ridestato, ma niente di più. Ogni singolo frammento di me aveva rinunciato a mettersi in moto, anche per rispondergli.

"Adele!" chiamò ancora.

Non un suono uscì dalle mie labbra.

Fabrizio mi fregò le mani cercando di farmi riprendere. Lo percepivo a malapena. Strofinò a lungo, tanto che il sangue prese un poco a scorrere lento nelle vene. Mi pareva quasi di sentirlo pulsare. Un battito leggero...

"Forza guardami! Prova a guardarmi..." pregò.

Si tolse il berretto e mi sollevò quel poco che bastò a coprirmi la testa. Subito il calore del suo interno, rivestito di pelo, scese sul mio capo, fino a ricoprire le orecchie, ormai gelide.

Non riuscivo a reagire. Lottavo contro me stessa, ma niente. Non potevo...

Cercai di fare quello che mi chiedeva, ma c'era confusione nella mia testa. Le mie palpebre erano macigni...

Con tutta la poca forza che avevo addosso provai ancora, e questa volta fui in grado di sbatterle. Era la sola cosa che ero stata capace di fare. Ed era anche l'unica che lo avrebbe rassicurato.

"Dio, ti ringrazio!"

Alzai a fatica lo sguardo verso il suo volto preoccupato su di me.

"Resisti. Ti riporto a casa" sorrise sollevato.

Non mi stava più chiamando in quel momento, era soltanto felice per avermi trovato ed essere riuscito a rianimarmi.

C'era anche Kira con lui. Era lei che mi aveva trovato. Incrociai il suo sguardo e prese ad agitarsi avanti e indietro alle sue spalle, con la lingua penzoloni. Come se, anche lei, fosse esultante di avermi rintracciato.

Fabrizio frugò nel marsupio, che avevo a tracolla, e ne tirò fuori un mazzo di chiavi. Quindi le sue braccia robuste, mi sollevarono da terra con decisione. Mi lasciai prendere, inerte. Avvertii appena il peso delle mie braccia, cadere, lungo i fianchi. Abbandonate, come tutto il resto del mio corpo, ripiegato contro il suo. La testa sorretta dal suo mento. Le gambe piegate sopra le sue braccia. Incapace di muovermi per stringermi a lui. Per rendergli lo sforzo meno gravoso.

Lo sentii camminare veloce, ansare, talvolta inciampando, scivolando, senza mollare mai la mia presa. Non avevo più nulla dentro di me per rendergli quella fatica più sopportabile. Non lo avrei potuto aiutare...

I fiocchi si posavano sulla mia faccia, talvolta colpendomi con forza, per tenermi sveglia, quasi anche loro tentassero di non farmi addormentare.

Ma ero tanto stanca... davvero... tanto stanca...

Buio. Silenzio.

...

Non mi resi conto di quanto tempo passò, non importava più. Sentivo solamente che, ad un tratto, la neve non picchiava più sulla mia faccia. Attendeva fuori. Non c'era più vento. Tutto pareva essersi sospeso.

Ero tanto stremata...

Le mie palpebre si chiusero un'altra volta.

Soltanto un minuto... mi dissi con la mente. Un minuto...

Qualcuno mi sdraiò su un letto. Non riuscivo nemmeno più a capire dove fossi. Nè chi fosse quel qualcuno... non lo ricordavo più...

Forse non era nemmeno un letto, quello su cui mi avevano coricato... forse non era nemmeno qualcuno che lo stava facendo... lo stavo di nuovo sognando... non lo sapevo più

Mi sfilarono velocemente gli stivaletti, togliendomi le calze. Tentai di mettere meglio a fuoco ciò che avevo intorno.

"Non mollare adesso, Adele. Forza!"

Fabrizio... mi ritornò alla mente.

Era lui...

Buio. Silenzio.

Mi spogliò in fretta e fece lo stesso lui, infilandosi sotto le coperte, accanto a me.

Le sue braccia ancora una volta mi avvolsero, premendomi contro il suo petto nudo. Il suo respiro era ancora affannoso per la fatica che aveva appena compiuto.

A poco a poco, il calore del suo corpo passò al mio, mentre mi attirò di più a sé, senza mollarmi.

Fremiti, simili a convulsioni ripresero a muovermi con prepotenza. Nascose il mio viso, sotto il suo mento e fece lo stesso con le mie mani tremanti, ghiacciate.

Lo sentii sussultare, quando toccarono la sua pelle. Ogni singola parte del mio corpo fu completamente coperta dal tepore che emanava il suo. I suoi polpacci sfregarono contro i miei piedi nudi, nel tentativo di riattivare la circolazione.

Un altro sussulto mi scosse all'improvviso.

Poi un altro... e un altro ancora...

Fino a quando, a poco a poco, divennero più sopportabili. I miei muscoli iniziarono a distendersi e riuscii a muovermi per avvicinarmi di più a lui. Avida di quel contatto che riusciva a rianimarmi i sensi. Sentivo il suo fiato caldo sulla fronte e le sue mani energiche, che mi strofinavano la schiena.

Ad un certo punto il gelo, dentro di me, parve sciogliersi del tutto. Il sangue ricominciò a scorrermi in maniera naturale nelle vene.

Socchiusi un attimo gli occhi e trovai i suoi.

La tormenta di neve che continuava ad imperversare fuori, non mi toccava più. Sfinita per gli spasimi di poco prima, mi rilassai del tutto e le mie palpebre cedettero di nuovo, chiudendosi del tutto.

Il mio respiro tornò calmo e, raggomitolata a lui, mi addormentai.

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