CAPITOLO 17
La settimana trascorse velocemente.
Non avevo più incontrato Fabrizio... e probabilmente era meglio sia per lui, sia per me.
Il tempo era cambiato bruscamente e le temperature erano scese drasticamente. Cominciava l'inverno vero e proprio in quelle zone ormai. La stagione dei turisti, degli sciatori, delle piste innevate. Insomma l'alta stagione.
Tuttavia, nonostante il freddo pungente, domenica sera Stefania ebbe un'idea strepitosa... o almeno così la definì...
"Voglio chiedere a Davide di uscire con me! Non appena entrerà da quella porta. Ormai ho deciso..." mi confidò all'orecchio, mentre apparecchiavamo insieme.
"Oh... E' piuttosto... piuttosto audace" commentai sorpresa.
"Beh... non proprio di uscire con me... Sai, ai ragazzi piace credere di aver fatto loro la prima mossa. Gli darò solo un aiutino" ridacchiò civettuola, "Voglio invitarlo al cinema. Sono sicura che accetterà! Il resto poi, verrà da sé; ne sono sicura. Non verrebbe qui tutti i giorni se anche a lui non cominciassi a piacere... E' logico" sul suo viso si accese immediatamente un sorrisetto malizioso, che mi lasciò senza parole.
Aggrottai la fonte, dubbiosa.
"Lo conosco dalle medie" mi informò, "Credo che gli piaccia da allora. Sai, quando si sta insieme per tanto tempo è quasi normale che maturi qualcosa di più di un'amicizia. È che se ne è reso conto solo adesso... e non sa come dichiararsi. È legato come tutti i ragazzi. Le femmine sono più sveglie in certe cose..." era esaltata dalle sue conclusioni.
Non avevo mai considerato in questo modo la faccenda. In realtà non l'avevo considerata affatto... ma era possibile. Avevo intuito si conoscessero da tanto tempo e senz'altro c'era confidenza tra loro. Questo poteva giustificare un possibile interesse di Davide nei suoi confronti, nonostante non me ne fossi mai accorta.
"In bocca al lupo, allora" feci.
L'occhiata elettrizzata che mi lanciò era fin troppo esagerata soltanto per un'ipotesi.
"E' così carino!" sospirò trasognata continuando, "Non trovi anche tu?"
Non ci avevo mai riflettuto. Non mi ero preoccupata di fare nemmeno questo. Davide era un buon amico, ma oltre questo non avevo altri interessi che mi spingessero a considerarlo diversamente.
"Veramente non ci ho mai pensato. Non saprei..." confessai.
"Come fai a non averci mai pensato?" mi fissò incredula, "Ha un fisico da schianto! E le sue labbra..." alzò gli occhi al cielo respirando a fondo, "Dio, quando mi guarda, mi manca il fiato!"
Corrugai la fronte, tentando di trovare un nesso coerente in quella frase scombinata.
Preferii lasciar perdere.
Ad ogni modo non potevo non assecondarla. Ne andava della mia serata. Non avevo voglia di trascinare il discorso ancora per molto. E non potevo permettermelo, visto che ci tenevo a concentrarmi sul lavoro. Non mi avrebbe dato tregua se non l'avessi appoggiata.
"Hai ragione... Sì, è un bel ragazzo" dovetti ammettere alla fine.
Effettivamente lo era, comunque. Giovane quanto lei... Lineamenti fini. Scolpito nei punti giusti... sempre solare. Era giustificato quell'interessamento.
Soddisfatta riprese il suo lavoro ed io tirai un respiro di sollievo.
La osservai muoversi tra i tavoli, sinuosa, quasi danzando sulle note di un motivo, che stava canticchiando tra sé e notai che quella sera, nonostante fuori si gelasse, indossava una gonna nera. Per giunta corta! Non avrei saputo dire se Davide ne sarebbe stato compiaciuto, ma sicuramente un simile sacrificio meritava almeno una serata al cinema insieme.
Finii di riordinare la sala e mi ritirai in cucina, lasciando Stefania ad aspettarlo. Sarei stata di troppo quando fosse arrivato Davide... sicuramente!
Non c'erano molti tavoli prenotati quella sera, riflettei rimestando nelle pentole. Forse era a causa delle previsioni meteo: neve su tutta la zona. Del resto era da un po' che nevicava sulle cime più alte. Gli abitanti del luogo parlavano di fenomeni che non si vedevano da un po', e che presto avrebbero coinvolto anche le zone più basse.
Novembre era iniziato d'altronde. Il freddo si era fatto intenso, preannunciando l'arrivo del gelo, ed anche se i miei progetti erano diversi in un primo momento, mi trovavo ancora tra quelle montagne e non avrei potuto evitare di affrontarlo.
Non mi ero mai trovata in mezzo alla neve veramente. Non alla neve che colpiva quella zona, almeno. Sarebbe stata un'esperienza unica...
Forse avrei dovuto, davvero, accettare le catene da neve... Avrei dovuto procurarmele per conto mio, adesso... ragionai.
"Ciao, bellissima!" la voce di Davide alle spalle mi fece scattare, come sempre.
I Brunod, e lui naturalmente, abitavano in una casetta a due piani proprio dietro il ristorante. La sua famiglia occupava il primo piano e Filippo il secondo. C'era un cortile sul retro a separare i due edifici, con un capanno al centro, su un lato, dove tenevano la legna e vari attrezzi, e dove Alberto, il marito di Teresa, trascorreva le sue giornate a lavorare il legno. Era in pensione ormai, ma aveva sempre fatto il falegname e quella era la sua passione. Così intagliava ancora tavoli, piccoli mobili e talvolta si occupava di risistemare porte e finestre su richiesta. Era una persona gentile. Lo avevo incontrato poche volte, ma sempre aveva avuto una parola cortese per me.
Il fatto di abitare così vicino, comunque, permetteva a Davide di entrare ed uscire dal ristorante con disinvoltura. Riusciva a stupirmi, spuntando all'improvviso, quando meno me lo aspettavo.
Il profumo del suo dopobarba vinse sugli odori che uscivano dalle pentole, riempiendo la cucina, quando arrivò. Aveva le ciocche dei capelli scolpite dal gel quella sera e un sorriso, quasi troppo perfetto sulle labbra.
"Davide! Che ci fai qui? Non dovresti" feci sorpresa pensando a Stefania che lo aspettava nel salone principale. Ci sarebbe rimasta male di certo.
Lui mi guardò grave. Il suo sopracciglio scattò in alto e mi posò, per gioco, una mano sulla fronte, per controllare che non avessi la febbre.
"Stai bene?" mi chiese con aria forzatamente responsabile "Guardami, Adele! Domenica... Sera..." disse scandendo le parole ad una ad una, "Ricordi? Aiuto a servire... e cose del genere..." continuò.
"Questa sera non avresti dovuto arrivare così, ecco..."
"Così come?! Intendi a piedi?!" spalancò gli occhi, "Non potevo venire in moto, abito qui dietro... Ero in casa; sono venuto da lì"
Non potei trattenere una risata.
"Non intendevo quello. Lo so che lavori qui la domenica e che abiti a pochi passi, ma..." lo rassicurai, "E' solo che non pensavo entrassi dalla porta sul retro. Non avresti dovuto stasera, insomma..."
"Vuoi che esca e rientri dalla porta principale?" mi domandò cercando di mantenersi serio, "No, perché lo posso anche fare, se preferisci... Metto la giacca ed esco... Dammi il tempo di cercarla e..." finse di andarsene, ma senza farlo sul serio.
"Lo faresti veramente?!" mi rianimai, "L'ho sempre pensato che sei un ragazzo comprensibile. Grazie!"
Mi rincresceva per Stefania in trepidante attesa, nonostante non mi fosse troppo simpatica. Il fatto che avesse proposto quella alternativa mi rincuorava.
"Stai scherzando, spero!"
Era sconcertato da quella richiesta che aveva creduto uno scherzo. Ed effettivamente non era molto sensata, riflettei.
Alla fine era solo una casualità, non c'era motivo per cui mi crucciassi tanto.
Perché finivo sempre per accollarmi i problemi degli altri?
"Come non detto. Lascia stare" arricciai il naso in una smorfia cercando di rimediare, "E' solo una sciocchezza"
Mi studiò perplesso.
"Sei una ragazza strana! Lo sai?" i suoi occhi sfiorarono i miei e lo lasciai fare.
Davide era per me il fratello minore che non avevo avuto.
"Sì..." ammisi ridendo "Sono strana! Parecchio"
Rise di gusto anche lui con me, quindi cambiò argomento.
"Mia madre?" mi chiese, appoggiandosi al lavello.
Incrociò le gambe ed aprì un pacchetto di grissini che aveva preso dal tavolo, in attesa della mia risposta.
"E' andata..."
Prima che potessi rispondergli Stefania si affacciò sulla porta della cucina, con espressione delusa.
"Nooo!" piagnucolò crollando le braccia ai fianchi, "Da dove sei entrato?!" gli domandò, senza nemmeno salutarlo. Aveva sul viso un'aria disorientata e nello stesso tempo rammaricata.
"Dalla porta" rispose lui tranquillo, sgranocchiando un grissino.
"Non è possibile! Non... è... possibile!" ripeté, "Non puoi essere entrato da quella porta... non puoi..."
Davide la fissò sospetto.
"Stefania... c'è la maniglia"
"Che c'entra la maniglia? Come hai potuto farlo?" ribadì quasi accusatoria.
Lui parve riflettere prima di continuare.
"Allora..." iniziò sistemandosi meglio sui talloni, "Hai presente? Porta..." con l'indice tracciò nel vuoto la figura di un rettangolo, "Maniglia... L'ho abbassata e..." mimò con una mano per essere chiaro, "L'uscio si è aperto..." attese un attimo che Stefania seguisse quel gesto, "E sono passato al di là" allargò le mani soddisfatto ed esultante.
Lei strinse gli occhi in una fessura, quasi si fosse veramente concentrata sulle sue parole. In realtà indecisa se prenderlo sul serio o meno.
"Non è complicato" continuò lui tornando a sgranocchiare appoggiato con la schiena al lavello, "Se lo impari una volta ti viene semplice poi... Puoi farlo con tutte le porte.. Dovresti provarci. Funziona..." fece con noncuranza.
Mi tratteni a stento dal ridere. La scena era a dir poco comica.
Stefania pareva delusa. Assorta su altre questioni, che lui nemmeno sospettava.
"Sei passato dal retro. Lo sapevo... certo! L'hai fatto di proposito. Stasera poi..." esclamò avvilita, sbattendo ancora le braccia sui fianchi.
"Ma cosa avete voi due, stasera?" fece Davide serioso, "Sembra quasi vi abbiano scambiate con qualcun altro... Se non fosse che vi conosco..." mi fissò.
Il suo sguardo saltò d'improvviso tra me e Stefania, senza soffermarsi su nessuna delle due, "Un momento!" esclamò scattando dritto in piedi, "Dov'è mia madre?" alzò le mani, fingendosi spaventato, "Che cosa le avete fatto?" proseguì indietreggiando.
Questa volta mi scappò un sonora risata di fronte all'espressione ridicola di Stefania che non capiva e lei mi fissò stranita.
Nello stesso momento Teresa arrivò con una pila di ciocchi di legno tra le braccia, interrompendo la scena.
"Bene!" esclamò a Davide, "Sei già qui! Dammi una mano. forza!"
Davide le andò incontro e la sollevò dal peso della legna.
"Dobbiamo riscaldare di più la sala. Non la riempiremo stasera..." proseguì, "Vedi di fare un bel fuoco..."
Lui non replicò. Come pensieroso.
Poi si voltò a guardarmi e parve non riuscire a trattenersi dal parlare.
"Devo dirti una cosa prima, mamma... Non ti piacerà" sospirò, abbassando lo sguardo con aria colpevole, a guardare i ceppi che teneva tra le braccia.
Teresa si fermò a fissarlo preoccupata, come presagendo un problema.
"Che hai combinato? Davide, per favore, non dirmi che hai scordato di prendere il vino dalla cantina. Non stasera!"
"Peggio, purtroppo..."
Lei restò in attesa. Preoccupata. Allarmata...
"Sono entrato dalla porta sul retro" ammise infine lui con espressione colposa, "Lo so che non avrei dovuto, ma non ce l'ho fatta... è stato più forte di me..." terminò scoppiando in una rumorosa risata.
Non potei non scoppiare a ridere anch'io di nuovo. Una risata forte che stupì Teresa e infastidì Stefania, che ci osservava senza parlare e senza capire, a bocca aperta. Era strano, ma lui era riuscito a farmelo fare e per giunta per una stupidaggine. Più incontravamo i nostri sguardi, più ci scappava da ridere. Non riuscivamo a trattenerci. Fino ad avere il viso rigato dalle lacrime.
"Sciocco!" lo apostrofò Teresa, "Smettila e fa' quello che ti ho chiesto, forza!" gli ordinò, "E tu Stefania dagli una mano, che tra poco arrivano i tavoli!"
"D'accordo... d'accordo" le disse finendo di ridere fino a che il suo sorriso non sbiadì, "Andiamo Stefania!"
"Subito!" fece lei compiaciuta.
Si allontanarono insieme e ne fui felice. Stefania aveva ancora la sua occasione con Davide.
"Sono entrato dalla porta sul retro" borbottò tra sé Teresa ripetendo le sue parole, "Un guaio... non c'è dubbio. Valli a capire i giovani"
Mi studiò. Sembrava smarrita e nello stesso tempo rallegrata, non riuscendo a trovare la causa del mio buon umore, ma felice che fossi riuscita a ritrovarlo.
Non commentò, comunque, né chiese nulla.
La serata passò.
Come previsto, non c'era stata molta gente quella domenica. Aveva cominciato a nevicare davvero, anche se non si fermava ancora sulla strada e questo aveva convinto la gente a restare casa.
Avevamo smesso prima di lavorare e sinceramente la cosa non mi dispiaceva. Mi conveniva tornare alla baita...
Stavo riponendo le ultime cose nella credenza, quando Davide mi si fece accanto, euforico.
"Ti va' di venire al cinema con noi, stasera?" una luce di speranza gli passò nello sguardo, "Io e Stefania intendo. Abbiamo finito presto stasera; pensavamo di andare all'ultimo spettacolo... che ne dici? Ti unisci a noi?"
Non era proprio il caso... riflettei.
"Ti ringrazio, ma veramente vorrei tornare a casa, Davide... Sta nevicando ed è meglio che rientri. Andate voi!" sostenni decisa.
Ci pensò su un istante.
"Non sarebbe la stessa cosa. Ci terrei che venissi anche tu"
A quell'ammissione incrociai l'espressione risentita di Stefania sulla porta.
"Non prenderla a male, Davide. Non è per non voler venire, davvero, ma preferisco rientrare alla baita"
Il suo umore parve colare a picco e i suoi occhi chiari si scurirono.
"Ho capito... Forse hai ragione. Non è la serata giusta... non dovevo chiedertelo. Non vado neanch'io" decise.
Abbassò la testa. Lo sguardo perso in chissà quali considerazioni.
Stefania alle sue spalle mi guardò risentita e francamente mi dispiacque.
"Puoi venire un attimo, Davide!" lo chiamò Teresa dalla sala.
Non appena Davide uscì, Stefania mi si avvicinò cadenzando i passi e mi studiò con aria di sfida.
"Non sapevo volessi venire con noi" esclamò scocciata, incrociando le braccia.
"Io non voglio venire con voi! Voglio andare a casa" la rassicurai.
"A quanto pare, però, non è quello che vuole lui, visto che ci terrebbe che venissi anche tu" citò le sue parole, "Mi domando per quale motivo ci tenga tanto..." nei suoi occhi leggevo gelosia ora.
Intuivo cosa volesse rimproverarmi. Non ero io che avevo alimentato una tale speranza. Ci tenevo non ci fossero fraintendimenti.
"L'ha detto solo per gentilezza... non c'è nessun secondo fine, te l'assicuro" provai a scusarmi.
"Di solito non è così gentile con me" affermò con aria minacciosa.
Si stava mettendo male. Molto male.
Nella mente annaspavo alla ricerca della frase più adatta.
"Davide non è mai scortese... con nessuno. Ti è solo sembrato che sia meno gentile con te. Non lo farebbe mai" non sapevo che altro dire.
"Sarà meglio... Per tutti" minacciò gelandomi con lo sguardo.
Non mi lasciai intimidire e sostenni il suo sguardo. Non avevo fatto nulla.
"Beh... Visto che ormai te l'ha chiesto" proseguì, "Non vorrai spaventarlo con le tue ridicole angosce. Se gli dici che vuoi tornare a casa per la neve, finirai per convincerlo a rinunciare. " avvisò.
"E cosa dovrei dirgli allora?"
"Intanto potresti dirgli che accetti e poi a metà film te ne vai e ci lasci soli... Magari!" mi suggerì spalancando gli occhi.
Scossi la testa. Non volevo andare. Non mi interessava...
"Non penso sia una buona idea. Sono sicura riuscirai a convincerlo lo stesso"
"Sappi che non te lo perdonerò mai!" sapevo non era convinta, come non lo ero io.
Ma cosa potevo fare? Volevo tornare a casa; quella sera più che mai.
Eppure ero consapevole di quanto ci tenesse.
Non sopportavo l'idea di fare del male anche a lei. Non volevo sentirmi altre colpe addosso. E nello stesso tempo avvertivo che era una leggerezza che non mi potevo permettere. Non potevo!
Il dubbio mi attanagliava.
Avrei potuto fare come mi proponeva lei, però... seguire solo una parte del film... L'importante era che lui accettasse ed uscisse con Stefania. Poi me ne sarei andata. Non sarei rimasta fino alla fine.
Desistetti.
"E va bene. Lo farò... " sospirai rassegnata.
Stefania saltò, silenziosamente, dalla gioia, che Davide arrivò.
"Senti, Davide... ci ho ripensato..." dissi rivolgendomi a lui, rilassando il viso, "Magari vengo anch'io, va bene"
Davide si illuminò di nuovo e mi sorrise.
"Veramente?!"
Annuii.
"Ma è fantastico! Bene! Sì... fantastico. Sarà divertente, vedrai!" esclamò entusiasta.
Fantastico?! mi ripetei poco convinta.
Stefania mi studiò soddisfatta. Non c'era una parvenza di ringraziamento in lei. Solo un rimandato livore, che francamente mi allarmava.
Me ne sarei occupata in un secondo tempo. Ora avevo altro a cui badare: la serata che mi attendeva e soprattutto la neve che continuava a cadere.
Dentro di me sperai ardentemente di non dovermi pentire della mia decisione, o mi sarei trovata veramente nei guai... guai molto seri...
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