Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

CAPITOLO 12

Non rividi più Fabrizio e Aldo per tutta la settimana. Questo mi aveva tranquillizzato un po'. Rimanevano una minaccia per me e meno li avevo intorno, meglio era comunque. Non volevo pensarci per il momento... almeno durante il giorno, perché la notte per me rimaneva il tormento più grande.

Stavo prendendo confidenza con "La Maison". Mi muovevo con più disinvoltura e questo mi aiutava ad affrontare meglio le giornate.

Il signor Brunod, come promesso, non voleva affitto per il momento e questo era senz'altro un vantaggio per me, perché mi permetteva di respirare economicamente. Veniva spesso per sincerarsi che non avessi bisogno di nulla. E la sua premura non poteva che confortarmi.

Avrei lavorato tutto il giorno quel sabato. Teresa, compiaciuta del mio operato, aveva insistito perché mi fermassi anche alla sera. E sinceramente, qualche soldo in più, mi faceva comodo.

Stefania restava un'incognita per me, ma bastava lasciarla parlare e le cose erano sotto controllo. Non mi dava spazio per replicare, che aveva già formulato una possibile ipotesi nella sua testa e l'aveva espressa a voce alta. Parlava, instancabile, continuamente. Avrebbe parlato con la sua stessa figura riflessa allo specchio, se non ci fosse stato nessuno ad ascoltarla! Questo era un bene per me, perché non mi obbligava a inventare niente.

Eppure non riuscivo ad esserne rasserenata fino in fondo. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a sentirla autentica. Fuori di lì l'avrei evitata sicuramente...

"Adele?" mi chiamò Teresa, entrando nella sala dove stavo aiutando Stefania ad apparecchiare.

Alzai lo sguardo verso di lei, in attesa.

"Esco un attimo per andare in dispensa... Potresti controllarmi le pentole?"

"Certo" le risposi tranquillizzandola, "Vado subito"

Lasciai Stefania che si raccontava come aveva imparato a sciare ed entrai in cucina.

Rimestai nelle pentole con calma, controllando i fuochi. Da lontano mi arrivava la sua voce concitata che continuava a parlare, ma non riuscivo a distinguerne le parole, che rimanevano un brusio continuo. Forse il suo era un modo per poter sopportare il silenzio composto che si imponeva dopo, quando serviva ai tavoli, pensai. Non sprecava parole inutili con nessuno, intenta com'era a seguire le ordinazioni. Celere, sorridente, sempre perfetta, mai uno sgarro. Sapeva quello che faceva! Su questo non c'erano dubbi!

"Allora non cercavi solo casa da queste parti!" una voce inaspettata alle spalle, mi fece trasalire, obbligandomi a voltarmi verso la porta.

Era il ragazzo dell'albergo! L'avevo riconosciuto...

Che cosa ci faceva lì? Da non credere... Certo che era piccola quella zona, a quanto pareva mi imbattevo continuamente nelle stesse persone...

Studiai il suo viso troppo sorridente per i miei gusti, con indifferenza.

E poi che cosa gliene importava comunque?

"Non sono affari tuoi!" gli risposi scontrosa, sulla difensiva.

"No... assolutamente" il suo viso ridente, si scurì subito, amareggiato per la mia reazione, "Non volevo essere invadente... Scusa"

Mi voltai per sfuggire al suo sguardo dispiaciuto e chiusi gli occhi, cercando di ritrovare la calma.

Ero tesa... ma questo non significava che dovevo anche essere indisponente con gli altri.

"Scusami tu..." dissi cercando di rimediare.

Mi sorpresi a dargli quella confidenza, ma era giovane e le parole erano uscite incontrollate. D'impulso.

"E' che... che sono un po' nervosa questa sera... Tu piuttosto. Come mai sei qui? Non lavoravi all'albergo, o sbaglio?"

La sua espressione si ammorbidì di nuovo.

"Do una mano il sabato e la domenica sera" disse alzando le spalle, "All'albergo ci lavoro solo di mattina comunque...".

Si avvicinò e si appoggiò, con la schiena, al lavandino accanto a me, restituendomi il sorriso. I suoi occhi si soffermarono sui miei e mi sentii a disagio.

"Ti capisco comunque..." proseguì con un sospiro, incrociando le braccia.

Lo guardai stranita, incapace di intendere le sue parole.

"Il fatto che tu sia nervosa..." precisò, "Conosco la gente che gira qui dentro! Sa essere irritante... rende nervosi..."

"Oh, no! Non intendevo questo. Mi trovo bene qui... anzi Teresa è molto gentile con me. E' una persona stupenda" non volevo che fraintendesse. Non era quello il motivo del mio nervosismo.

Prese una mela dal portafrutta sul bancone e la fece volteggiare in aria prima di addentarla.

"Immagino! Diventa una serpe solo con me, purtroppo" commentò.

Mi voltai stupita di quella confidenza a voce alta.

"Guarda che potrebbe arrivare. Non ti conviene" cercai di zittirlo.

"Perché? Glielo dico sempre... Una serpe velenosa!" insistette.

I passi di Teresa che stava arrivando mi fecero trasalire. Lo guardai, spalancando gli occhi allusiva, cercando di riportarlo al contegno. Non sembrava importargliene più di tanto e soprattutto non pareva assolutamente turbato.

"Ah... sei qui, finalmente" fece lei scorgendolo, "Hai rimesso in ordine, come ti avevo chiesto?"

"Sì... l'ho fatto" sbuffò, alzando gli occhi al cielo e gettando il torsolo della mela nel bidone della spazzatura .

"Guarda che poi controllo!"

"Fa' pure! E' tutto a posto" le disse facendo spallucce.

"Stasera abbiamo tutti i tavoli prenotati... Vedi di sbrigarti e di non perderti in chiacchiere, come fai sempre" gli ordinò.

"Fico! Non chiedevo altro. Posso uscire a respirare almeno, quando ho finito?"

Non riuscivo a capacitarmi di come si permettesse quella spudoratezza.

"Ne abbiamo già parlato! Stasera rimani a casa!" lo guardò severa.

"Eh, dai maa'... Torno presto! Te lo giuro"

Maa'?!! Ma chi era? Suo figlio?!!

"Davide, non farmi litigare con papà. Finché continui a vivere sotto questo tetto, tu fai quello che decidiamo noi. Stasera rimani a casa e basta!" sostenne sbrigativamente.

"Te l'avevo detto che mia madre sa essere una serpe solo con me! Una serpe delle più velenose! " mi fece, rabbioso.

Era sua madre! Decisamente!

Assistevo alla scena, senza intervenire. Cercando di non farmi notare troppo...

"Sei arrivato alle quattro domenica scorsa! E sei andato a lavorare alle sei!" la sua espressione traboccava di rimproveri.

"Sì, ma poi ho dormito nel pomeriggio. E ho recuperato" le rispose, come per tranquillizzarla.

"Non è così che devono andare le cose, Davide! Non si sta svegli di notte per dormire di giorno... E' contro-natura"

"Eh, dai!" supplicò, "Ci vanno tutti. Non mi succederà niente"

"Non mi piace la gente che frequenti. Lo sai" sostenne, smascherando il vero motivo della sua restrizione, ferma nel suo giudizio.

"Cristo santo, mamma. Sono ragazzi come me. Non facciamo niente di male!"

"E non dire Cristo Santo! Non mi piace quando nomini Dio invano. Te l'ho detto già troppe volte"

"Che palle!" borbottò sottovoce.

"Guarda che ti ho sentito, Davide" lo ammonì con l'indice.

"Ora dimmi perché non ti piacciono..." gesticolava chiedendoglielo.

"Arrivi ubriaco una volta sì e una no, Davide! E questo... non è un bene!" gli rinfacciò, alzando il tono della voce.

Davide abbassò il capo, come un bambino imperdonabile, incapace di difendersi davanti a quella verità.

Avrei voluto sparire..

Lustravo il fondo di una pentola, sebbene fosse lucido, solo per fingere di non ascoltare. Ma era impossibile non farlo...

"Non ho mai fatto niente di male, mamma... solo..." non ce la fece a terminare la frase. Non c'era niente che potesse giustificare il suo comportamento.

Teresa sospirò; il suo istinto materno ebbe la meglio sulla sua irritazione e gli si avvicinò.

"Lo so"

Lo accarezzò dolcemente su una guancia, obbligandolo a guardarla.

"Hai ventun anni, Davide. Non sei più un ragazzino. E soprattutto non rovinarti la vita con stupide compagnie." rimarcò amorevolmente, "Trovati una brava ragazza e progetta un futuro. Metti la testa a posto, una buona volta..."

"Qualcuno ha parlato di trovarsi una brava ragazza?" fece Stefania entrando in quel momento, elettrizzata.

Mi voltai verso di lei all'istante.

Entrambi la freddarono con lo sguardo, lasciandola per una volta senza parole.

"Hai riempito i porta-grissini?" le chiese Teresa con piglio severo, eludendo la sua domanda.

"Vado..." rispose sconsolata, allontanandosi, "Sempre così... lavoro, lavoro e solo lavoro..." sbuffò.

Lo sguardo che Davide diede a sua madre parve attenuarsi un po'.

"Eh, va bene! Starò a casa per stavolta... Forse hai ragione..." gli gettai un'occhiata di consenso, "Dovrei frequentare altra gente... Trovarmi una ragazza..." i suoi occhi si posarono sui miei.

Li chinai immediatamente.

"Così va meglio!" esclamò Teresa soddisfatta, "E' per il tuo bene lo sai questo, vero?"

"Sì... lo so..."

Teresa gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi un istante, per poi posare le sue labbra sulla sua gota, in un tenero bacio.

Ero di troppo... decisamente...

Cercavo con la mente, disperatamente, un diversivo che pareva non esserci.

Fu Davide a togliermi da quell'impiccio.

"Vado a prendere la legna nel capanno..." le disse un po' imbarazzato.

E passandomi accanto, uscì consentendomi di riprendere fiato .

La serata proseguì serena. Davide e Teresa non pensarono più alla discussione di poco prima e lavorarono tutto il tempo in armonia. Stefania era più euforica del solito. E ne compresi facilmente il motivo, visto che non fece che ronzare intorno a Davide. Le piaceva. Non avevo dubbi. Aveva lo stesso atteggiamento sciocco che hanno le adolescenti, quando si interessano ad un ragazzo. Anche Teresa ne era al corrente. Non aveva mancato di farglielo intendere quel giorno...

Alle undici ero pronta per tornare a casa. Era stata una serata faticosa.

Teresa aveva insistito perché rientrassi a casa, nonostante ci fosse ancora un'ultima coppia a indugiare al tavolo. Se ne sarebbero occupati loro. Gliene fui grata. Ero distrutta...

Gettai loro un'occhiata, prima di uscire.

Erano due giovani. Si tenevano per mano... sembravano felici...

Lui la baciò dolcemente e i suoi occhi si persero in quelli di lei... Il mondo pareva scomparire intorno a loro. Come se per lui esistesse solo lei e ciò che significava.

Distolsi lo sguardo con un groppo alla gola, a quella vista.

Una volta lo avevo creduto anch'io. La più subdola delle bugie...

Non volevo provare più quell'emozione... Mai più...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro