Capitolo 7 - Conversazione
Tobias's pov
«Rieccomi» dissi entrando in casa, dove trovai la ragazza sempre al suo posto, che fissava malinconicamente la finestra alla sua destra. Spostai una sedia dal tavolo mettendola di fronte a lei dal lato dello schienale, e mi sedetti poggiando le braccia su esso.
«P-parlami un pò d-i te. Sai, do-ovremmo passare molto t-tempo insieme, q-quindi...»
«Quindi cosa...» Chiese con calma e freddezza, guardando il nulla. «Quindi v-voglio sapere qualcosa in più sul tu-uo conto. Per ese-empio, quel Randy, s-sai che fine ha f-fatto?» Domandai tranquillamente, come se non sapessi nulla su di lui. «È stato ucciso.» Si limitò a rispondere (T/N). «Oh, s-sai chi è
sta-ato?». La ragazza rifletté un momento, e ridacchiai. Mi guardò confusa, ma poi capì. «Tu?» «E-esatto bambolina, il so-ottoscritto ha fatto fu-uori quel bullo r-rompiscatole.». Non sembrava sorpresa per nulla, era come se un pò se lo aspettasse. «Sa-ai, i bu-ulli sono le m-mie vittime pre-eferite». (T/N) annui e distolse lo sguardo da me. «Piuttosto... p-perché quella mattina mi hai se-eguito vicino la
ca-artolibreria d-dopo che mi hai parlato?». Alla mia domanda, si pietrificò di colpo. «Non ti stavo seguendo, stavo andando incontro alla mia amica» Disse frettolosamente, guardando un angolo della stanza per non incrociare i miei occhi, come suo solito d'altronde. «Ne se-ei sicura? T-ti conviene essere since-era con me, odio chi me-ente». La guardai senza distoglierle lo sguardo di dosso, così da farla sentire sotto pressione. «Ti ho detto che stavo incontrando la mia amica.» Rispose alzando leggermente il tono di voce, ma ricomponendosi subito. Simulai un colpo di tosse, per farle tornare l'attenzione verso di me. «S-si, ero curiosa di quel che facevi...» Ammise, e finalmente aggiungerei. «Brava ba-ambolina, mai mentire al-vecchio Toby. Come si chiama la tua a-amichetta?» «Non vorrai farle del male.» (T/N) da un'espressione annoiata e spaventata, passò a una di qualcuno che potrebbe metterti le mani addosso da un momento all'altro, indipendentemente da chi tu sia. «Forse si f-forse no, questo di-ipenderà solamente da te e da-al tuo comportamento». «Starò buona, quante volte ancora dovrò dirtelo?! Farò tutto quel che vorrai, ma non azzardarti a mettere un solo dito su (n/a), intesi?».
«Inizi a fare l-la testa calda, eh?» Risi e mi alzai, avvicinandomi a lei e guardandola come se avesse detto la cosa più stupida e insensata di questo mondo. «Voi u-umani, siete co-osì patetici... Fareste qualunque c-cosa per le persone che a-amate. E poi cosa otte-enete in cambio? Tradimenti, abba-andoni, poca
c-considerazione. Quando inizierete a ca-apire che nella vita, s-solamente rimanendo soli proverete meno dolore?». Andai verso il tavolo, e versai dell'acqua in un bicchiere vuoto sopra di esso. «Voi umani? Anche tu sei un essere umano, dovresti includerti nel discorso.» La ragazza fece attenzione a questo piccolo dettaglio, che inserì di proposito nella frase. Finì di bere tutto d'un sorso, e mi voltai verso di lei. «Fisicamente s-sono un umano. Ma la mia umanità, la co-ompassione, la f-fiducia... Sono tutte qualità che sono mo-orte con il vecchio me». «Cosa intendi?» Domandò incuriosita e guardandomi confusa. «Eh no, qu-ua sono io a fa-are le domande
b-bambolina». Riordinai la sedia al tavolo, e sta volta mi sedetti a terra di fronte a lei, per poterla fissare meglio in quei suoi innocenti occhi (c/o), e capire quando mi mentisse o dicesse la verità. Nonostante ciò, continuò a ignorarmi, evitando il contatto dei suoi occhi con i miei castani. «Ci tieni davvero tanto a quella tua amica. Mi urli di non sfiorarla e poi continui a ignorarmi, facendola rischiare sempre di più» «Scusa...» (T/N) si voltò, e ripresi a parlare «A-allora, vediamo co-osa potrei chi-iederti...» Mi fermai qualche secondo a pensare. Volevo che le domande fossero particolari, per capire meglio ciò che le passava per la testa... E non chiedere cose banali come il piatto o colore preferito.
«Q-quando senti che sta-ai vivendo per davvero?». (T/N), dal fissare il pavimento, iniziò a guardarmi disorientata. Ci fu silenzio per una manciata di secondi, finché non aprì bocca. «Di sicuro non lo sento mentre sono privata della mia libertà.» Disse innervosendosi. Proprio la reazione che mi aspettavo: una frecciatina verso di me. «Immaginavo una r-risposta così bambolina... Pro-oprio quel che vo-olevo sentire» Le risposi ridacchiando. «E qual è il m-mostro reale più spaventoso che r-riesci a imma-aginare?». Sapevo già la risposta, ma volevo che fosse lei a dirmelo. Stava in silenzio, spaventata, molto probabilmente aveva paura che potessi arrabbiarmi. «Rispondi s-sinceramente, e vedrai che non ti a-accadrà nulla». La stanza fu dominata dal silenzio per molti altri secondi, e finalmente (T/n) si decise a rispondere, ancora impaurita di mettere in pericolo la sua incolumità. «T-tu...» «Oh, non me lo sa-arei mai aspettato, mi lusinghi c-così» Dissi facendo il finto tonto con tono malizioso, accarezzandole la sua morbida guancia «E vedrai, qu-uesta è solo una piccola parte della m-mia insana pazzia... Se capisci cosa
i-intendo». (T/N) annuí incerta. Le presi il mento fra le mani e la guardai dritta negli occhi, mentre lei ricambiò la stessa intensità del mio sguardo «Cosa f-faresti se sapessi d-di dover morire do-omani?».
Il viso della ragazza s'impallidì in un attimo. Rimase con la bocca socchiusa e le labbra tremanti. Era come se volesse dire qualcosa ma le mancasse la voce e soprattutto il coraggio. «È solo una domanda ba-ambolina, non ho detto che ti u-ucciderò. Ma non metto in
d-dubbio che ciò potrebbe effe-ettivamente accadere...» «Mi sembra ovvio, tenterei di fuggire da questa prigionia... Anche se rischierei la morte sia scappando e sia rimanendo qui ad aspettarla».
«Spiegati m-meglio» Chiesi curioso di capire dove volesse arrivare. «Se scappassi potresti raggiungermi e uccidermi in un istante. Se rimanessi qui, farei la stessa fine.» (T/N) poggiò la schiena al muro, rassegnata. «Con questo stai dicendo che non mi sfuggirai mai?» Domandai sorridendo e al tempo stesso affermando la mia frase. «Se vuoi metterla così...» Rispose sospirando. Ridendo, mi alzai e le scompigliai i capelli «Non rimanere
c-con quella faccia bambo-olina, non mi annoio dei miei giocattoli così facilmente... Anzi, te sei molto intrigante... Ora, se vuoi scusarmi, il riposo mi attende» Dissi andando a stendermi sul letto, girato di spalle rispetto
(T/N); mi addormentai in un baleno.
(T/N)'s pov
Sentii i respiri regolari di Tobias, misti al rumore delle foglie cadute dagli alberi, mosse dal vento che soffiava nella foresta. Ciò significava che finalmente si era addormentato. Non avevo molto sonno... Avevo già dormito qualche ora dopo che Tobias uscii di casa, e vedere quella testa mozzata che ha portato appositamente per me, mi ha fatto passare totalmente la voglia di chiudere gli occhi e fare qualche bel sogno che possa aiutarmi a distaccarmi da questo incubo, ormai divenuto un' orrenda realtà.
Sono ancora in trauma per ciò, e anche più terrorizzata di prima per via delle domande di Tobias... Vivrò? Morirò? So solo che devo restare viva il più a lungo possibile, cosicché da escogitare un piano per scappare senza essere catturata, o peggio, uccisa.
È vero, devo ancora riprendermi sia dallo shock e sia dal ginocchio rotto, ma ora ogni secondo è sempre più prezioso, quindi meglio non perdere tempo. Appena Tobias uscirà di casa di buon mattino, perlustrerò le poche stanze della casa, e cercherò qualcosa di utile... magari anche qualche oggetto da poter utilizzare come arma. Però c'è un problema più enorme: non so dove mi trovo. Potrei benissimo essere nel bel mezzo della foresta come potrei invece essere in una zona totalmente a me sconosciuta. Tra l'altro, non mi sono mai addentrata così in fondo, non conosco nessuna strada. Devo solo sperare che Tobias, tra questi mobili e scaffali vecchi ed impolverati, abbia una cartina del posto, anche se credo di star sognando anche fin troppo... insomma, cosa se ne fa un killer di una cartina del luogo che conosce come le proprie tasche? Nulla.
Un'altro punto importante da calcolare, sarebbe quando scappare. Tobias sta più tempo fuori casa quando va ad uccidere, credo sia il momento migliore. L'ideale, sarebbe attendere almeno una quindicina di minuti dopo il suo avvio, e poi fuggire di casa, sperando solamente che qualcosa non gli faccia cambiare idea e tornare indietro.
Tra un'idea e l'altra, non mi accorsi che, dalla finestra, un raggio di sole illuminò la stanza: era finalmente arrivata l'alba, e l'ambiente man mano che passava il tempo, iniziava a riscaldarsi sempre un pò di più.
«B-buongiorno bambolina» Tobias si svegliò, stiracchiandosi nel letto con la voce ancora assonnata. «Hai dormito bene o a-ancora pensi alla so-orpresa che t-ti ho fatto ieri?» Disse alzandosi. «E abbi la de-ecenza di rispondere, se volevo parlare a-ai muri saresti morta da
u-un pezzo» «No, non ho dormito per nulla» usai un tono quasi arrogante, per tenergli testa. «Beh, allora t-ti consiglio di dormire appena ne avra-ai voglia. Quando tornerò, n-non so cosa avrò voglia di fare. Parlare, fa-arti del male... O forse nulla? In ogni ca-aso, voglio che tu sia sveglia, a-altrimenti potrei innervosirmi.» Tobias mi guardò, ed io annuì. Ebbe qualche tic al collo, e andò verso l'armadio. Indossò la sua solita felpa nera, e aprì la porta «A dopo
ba-ambolina». Tobias uscii. Sentii un rumore alla serratura: aveva chiuso la porta a chiave. Prevedibile, dopotutto mi ha lasciato libera di girare per la stanza, per quanto i miei movimenti siano limitati per via del ginocchio. Credo sia la mia occasione di dare un'occhiata qua e là.
Mi alzai in piedi lentamente, aiutandomi col muro, per poi zoppicare fino una delle sedie, per reggermi. Vicino al tavolo c'era una credenza: frugai nei vari cassetti, ma trovai solamente stoviglie sporche o, nel peggior dei casi, curvate e spezzate. Provai a cercare nella piccola libreria all'angolo della stanza, che aveva circa una decina di vecchi libri quasi distrutti, ma anche lì nulla di importante, a parte un libro che trattava della storia della città.
Potrebbe avere un minimo di utilità, se solo sapessi se ci fosse una cartina... Vorrà dire che lo terrò a mente, non si sa mai... anche le cose più insignificanti possono tornare utili.
Continuai le ricerche tra i vestiti di Tobias, ma anche lì nulla, tralasciando alcuni snack. La voglia di mangiarli era alle stelle, ma se mi avesse scoperta sarebbe stata la fine.
Sicuramente mi saranno utili come provviste. Non saranno salutari e di prima scelta, ma alla fine che importa.
Infine, curiosai nell'ultimo mobile presente nella stanza, formato da varie mensole e cassetti. In quest'ultimi, c'era qualche soldo, corde, un kit medico, una scatola di aghi e fili, buste usate, un paio di forbici e un taglierino.
Gli ultimi due sono senz'altro utili, peccato che si siano arrugginiti col tempo e che le lame non siano così tanto taglienti.
Per concludere l'esplorazione, guardai tra le mensole. La maggior parte dello spazio era vuoto, mentre il resto occupato da altri libri, oggetti inutili come bottoni ed elastici da cucito, e alcune foto ritraenti paesaggi.
Li osservai soffermandomi, erano davvero carini. In particolare, mi colpì una dov'era raffigurato il crepuscolo, il mio momento preferito della giornata, in assoluto il più rilassante e tra i più romantici.
Arrivai all'ultima foto; non era un paesaggio. In essa, erano presenti tre persone: una donna adulta dai capelli mori e corti, con gli occhi castani, che sorrideva verso la fotocamera. Alla sua sinistra, c'era una ragazza bionda dagli occhi azzurri: anche lei sorrideva, e aveva il braccio sulle spalle di un ragazzo apparentemente poco più basso di lei, quindi forse più piccolo. Aveva occhi e capelli castani, proprio come la donna. Il suo sembrava invece, un sorriso forzato e imbarazzato. I due, somigliavano tantissimo alla donna, soprattutto il ragazzo.
Che sia la loro madre? Mi chiedo perché Tobias abbia in casa una foto di altre persone. Anche se pensandoci, il ragazzo e lui sono molto simili... qualcosa non quadra.
Notai che vicino la madre, si vedeva una strappatura, come se la foto fosse stata appunto strappata. Ma che motivo c'era?
«Sembra c-che qualcuno qui sia fin troppo curioso, non è vero ba-ambolina?»
Sobbalzai dallo spavento. Tobias era tornato molto prima del previsto. Ero talmente assorta dalla foto, che non lo sentii aprire la porta. Voltai lo sguardo verso di lui, terrorizzata, che intanto si stava avvicinando innervosito a me.
Merda.
Angolo autrice
Ehilà gente, non sono morta :D
Lo so, ho fatto peggio di Ratorix e sono sparita per mesi, ma non è colpa mia, datela alla scuola qwq
A parte gli scherzi, spero veramente che il capitolo non sia uscito una merda, dato che ho impiegato tempo a scriverlo poiché avevo poche idee... ma eccolo qui :)
Ci si vede al prossimo, e spero davvero di riuscire ad aggiornare il prima possibile (ᵔᴥᵔ)
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