Capitolo 6 - Capo
(T/N)'s pov
«Vedo c-che ce l'hai fa-atta.» Tobias posò le accette sul tavolo, e si alzò gli occhialini sui suoi capelli castani, probabilmente scompigliati dal vento. «Imma-agino sia s-stato faticoso per te, peccato che i t-tuoi sforzi siano stati vani, dato c-che non hai la possi-ibilità di un m-minimo movimento»rise come suo solito e lo ignorai, con un'espressione impassibile, tornando a guardare per terra. «Dai b-bambolina, stavo so-olo scherzando»venne verso di me, avendo alcuni tic che gli fecero porgere il collo in avanti. Mi fece cenno di voltarmi e mi slegò i polsi. «Fai in f-fretta con qu-uelle bende. Ti do solo dieci mi-inuti per metterle, mangiare, b-bere e andare al bagno. E se n-non fai in tempo... beh, pe-eggio per te.» disse sdraiandosi nel letto e socchiudendo gli occhi, come per rilassarsi ma pur sempre stando sull'attenti.
Riuscì a far passare le bende intorno alla vita, e per mia fortuna, nonostante fossero molto vecchie ed impolverate, aderirono perfettamente al mio corpo. Ma c'era ancora un ultimo problema.
Il ginocchio. Mi fa ancora male, dubito che riuscirò a tenermi in piedi. Mi serve qualcosa per tenerlo il più fermo possibile, ma non penso che Tobias mi conceda altro. È già un miracolo se mi ha permesso di fasciarmi, dovrò sopportare il dolore.
Tentai lentamente e cautamente di alzarmi, restando vicino al muro per averlo come appoggio. Ma una volta in piedi, il ginocchio mi fece malissimo, e mi accasciai a terra.
Non ho molta scelta...
Provai allora a farmi strada strisciando sul pavimento, aiutandomi con la poca forza rimasta alle mie braccia e sopportando il bruciore delle ferite al ventre. Arrivai fino ad una sedia del tavolo e riuscì a sedermi, per sgranocchiare un tramezzino e bere un pò d'acqua, che probabilmente Tobias aveva preso in qualche market della città.
Mi alzai tenendomi dalla sedia, per raggiungere il bagno, ma, dopo qualche passo, ricaddi a terra. Ero costretta a strisciare nuovamente su quel pavimento sporco e impolverato.
«Che c'è ba-ambolina, hai la bu-ua?» Mi voltai verso Tobias, e lo vidi ridacchiare sotto i baffi. Continuai ad ignorarlo e strisciare, finché la sua voce non mi richiamò una seconda volta. «Stai ferma lì, t-trovo qualcosa per quel ginocchio go-onfio. E non cantar vittoria, appena disu-ubbidisci di nuovo, ti s-spezzo completamente l'osso. Se non l'avessi a-ancora capito, ti ho fratturato la rotula. Per questo n-non riesci a tenerti in pie-edi». Tobias frugò nei cassetti, e trovò una vecchia fascia elastica color carne. «A-alza la manica del panta-alone». Feci come mi disse e iniziò ad avvolgere il ginocchio con essa. Aveva un tocco delicato nonostante dovette stringere forte la fascia. In ogni suo minimo movimento era attento e preciso, come se non volesse commettere il minimo errore o imperfezione.
Prima mi tortura e poi mi aiuta... meglio non abbassare la guardia, sicuramente si comporta così per confondermi le idee su di lui.
«Ricorda di t-tenere sempre il gino-occhio teso, o la fascia non farà il suo l-lavoro.» Tobias finì di bendarmi e si alzò in piedi. «Fai in f-fretta in quel bagno. Sai, d-devo riposarmi se stanotte voglio fare il mi-io lavoro per bene, quindi no-on farmi aspettare t-troppo». Ho capito cosa farà, ma non voglio immaginarlo... spero che quel poveraccio a cui toccherà questo crudele destino, riesca a sfuggirgli o quanto meno salvarsi prima di morte certa, ma ne dubito... Tobias è troppo forte e spaventoso, fermarlo è impossibile.
Entrata nel bagno, mi guardai allo specchio: avevo i capelli spettinati e pieni di polvere. Stessa cosa i vestiti, erano stropicciati e sporchi di sangue. Mi sciacquai il viso, e passai le dita bagnate tra i capelli. L'acqua era gelida, ma sembrava pura e cristallina: quel che ci voleva per riprendermi un minimo e rimanere il più lucida possibile.
Uscì aprendo la porta di quella piccola stanza, e vidi Tobias, di spalle, fissare un punto impreciso di una mensola poco più alta di lui. Non capì cosa stesse guardando, data la mia bassezza rispetto quest'ultima.
Chiusi la porta del bagno alle mie spalle e il ragazzo, sentendone il rumore, si voltò, interrompendo i suoi misteriosi pensieri. Mi risedetti al mio angolo e mi rilegò i polsi, ma, rispetto le altre volte, le corde erano molto più deboli. Guardai confusa Tobias: intanto si era sdraiato nel letto e notò la mia espressione incerta. «Avevi l-le mani di un co-olore poco vivace. Avevo f-fatto i nodi troppo stre-etti, ho dovuto a-allentarli. N-non voglio rischiare di farti morire per una c-cazzata. T-tra l'altro, un ostaggio mi serve v-vivo, non mo-orto.»
Ecco perché si prende cura di me. Mi sembrava strano questo suo cambiamento improvviso di emozioni. Finché rimane tranquillo così, buon per me. Devo solo restare calma e non farlo innervosire. Posso sfruttare questo suo momento di quiete per osservare i suoi comportamenti e comprendere meglio il suo malsano carattere. Saranno elementi essenziali che potranno aiutarmi a scappare da questa prigionia.
Tobias's pov
L'oscurità della notte calò nella foresta e l'ora di lavorare giunse. Mi assicurai che la ragazza non potesse muoversi dal suo posto e uscì di casa, chiudendo la porta a chiave. Oggi mi sono sentito abbastanza tranquillo; fare legname ha contribuito a sfogare la mia ira e una volta rientrato in casa, volevo solo riposare. Molto probabilmente, anche la mia bipolarità ha aiutato in ciò: prima ero incazzato con (T/N) e poi l'ho persino aiutata a medicarsi, preoccupandomi del suo stato attuale di salute. Non fa nulla se talvolta la mia mente mi porta a comportarmi in modo docile. L'importante è che lei mi tema e che sappia chi comanda.
Potrei anche provare a confonderla comportandomi spesso così, ma suppongo abbia già pensato a ciò, è intelligente. Oppure potrei iniziare a conoscerla meglio e trovare altri suoi punti deboli, così da causarle ulteriore violenza psicologica. Non sto più nella pelle, voglio sbrigarmi e ritornare da lei.
Arrivai alla casa del vandalo che dovevo uccidere e mi guardai intorno, a cercare il modo migliore per intrufolarmi in casa. Quel mascalzone ha persino disegnato dei graffiti sul muro del retro dell'abitazione. Mi sorprendo di come i genitori non l'abbiano messo in punizione, è il minimo da fare.
Fosse stato mio padre al posto del suo, l'avrebbe sicuramente riempito di botte fino allo svenimento, anche se arrivare a ciò, per molti, risulterebbe esagerato come punizione. Ma qualcosa da fare ci vuole sempre, o gli errori non si impareranno mai e si continuerà a commetterli ancora e ancora.
Scassinai la serratura della porta sul retro, con un piccolo pezzo di ferro che portavo con me per queste situazioni, ed entrai in casa. In salotto, trovai il ragazzo seduto sul divano, con in testa delle cuffie e un controller in mano. Stava giocando ad uno spara tutto insieme ad un suo amico in chiamata.
«Cazzo Alex, ci hanno scoperti, ritorniamo alla base!» disse innervosito all'amico. Era talmente immerso dal gioco che non si accorse che ormai mi trovavo alle sue spalle. «Muoviti coglione, ti hanno visto! Possibile che tu non riesca a fare una cosa tanto semplice?!» «Possibile c-che tu sia così male-educato?» il ragazzo, dopo aver sentito le mie parole, sobbalzò dallo spavento e mi guardò incazzato. «Si può sapere chi sei? Come hai fatto ad entrare in casa?! esci immediatamente!» «Non p-prima di averti fatto f-fuori.» Il ragazzo mi guardò un attimo perplesso, ma, appena vide le mie armi alla cintura, iniziò ad indietreggiare. Gli saltai addosso, facendogli perdere l'equilibrio e, una volta a terra, gli pressai una mano sul collo mentre con l'altra afferrai l'accetta destra. «Che ne dici s-se porto la tua bella te-esta a casa mia? Sai, tengo un osta-aggio lì, e tu potresti c-contribuire a traumatizzarla più di quanto n-non lo sia già...». Feci scorrere le mie dita tra i biondi capelli del ragazzo mentre la lama dell'arma premeva sempre di più sul suo collo, fino a penetrare lentamente nella pelle.
«Non farmi del male... ti prego...» disse senza un fil di voce, con le lacrime che iniziarono ad inondare i suoi occhi socchiusi. «Mi dispiace, m-ma i vandali non m-meritano di re-espirare». Con un colpo secco, gli tagliai la gola e la testa si staccò dall'osso del collo, lasciando sotto di se una copiosa pozza di sangue, che sporcò il pavimento del salotto. La gente comune definirebbe questo uno spettacolo vomitevole e orribile, invece a me piaceva tanto, tantissimo.
Nella cucina della casa, trovai una busta di carta. Ci misi la testa del ragazzo dentro e m'incamminai verso la foresta. Non ho mai fatto una cosa del genere. Insomma, quale killer vuole tra i piedi il resto di un suo cadavere? Ma per inferire sempre di più nella psiche della ragazza, eccome se farei questo e tanto altro.
Aprì la porta di casa: (T/N) si era addormentata, sdraiata sul pavimento.
«Ehi, bambolina...» dissi dolcemente, accarezzandole la guancia. Si svegliò, ancora un po' assonnata e mettendosi seduta, cercando di evitare il contatto con i miei occhi.
«Il v-vecchio Toby ha portato a fine i-il suo lavoro anche sta-anotte». In attesa di una sua possibile risposta, mi cacciai la felpa sporca di sangue, che misi in una bacinella piena d'acqua. «T-ti ho anche po-ortato qualcosa». (T/N) continuava a rimanere zitta guardandosi intorno, così passai all'azione. Mi sedetti di fronte a lei, rimanendole distante, e le mostrai la busta.
«N-non immagini cosa c'è de-entro». Finalmente la sua attenzione e curiosità si rivolsero verso di me, anche se passivamente. Afferrai dai capelli il capo del cadavere, pian piano portandolo fuori dalla busta, mostrandolo poco a poco. (T/N), appena capì il contenuto di essa, si allontano cautamente, strisciando il sedere per terra. Mi guardò spaventata e parecchio schifata suppongo, non credendo ai suoi occhi. «Vedi? Q-questa è una possi-ibile fine che potresti f-fare se no-on mi ascolterai» mi scappò qualche risata nel vederla nascondere il viso terrorizzato, appoggiato sul suo ginocchio sano.
Rimisi la testa nella busta, e mi avvicinai verso (T/N) gattonando, per rimanere alla sua stessa altezza. «Brava b-bambolina, sembra che tu-u abbia capito le regole» le presi il viso tra le mani e la osservai sogghignando sotto il paraventi. (T/N) tremava e i suoi occhi facevano trasparire solamente paura. «Dai, non fare co-osì, non ti sto facendo nu-ulla. E non ti farò del m-male se continuerai a comportarti be-ene. R-rilassati». Le accarezzai i capelli e iniziò a tranquillizzarsi, anche se dubitante. La spinsi dalla spalla verso di me, per farla appoggiare al mio petto. Oppose subito resistenza, ma appena vide la mia insistenza e iniziò a percepire il mio nervoso, si lasciò guidare da me. Rimaneva lo stesso un pò rigida, ma pazienza, vorrà dire che col tempo dovrà imparare ad abituarsi a questo tipo di contatto.
Sento un qualcosa di nostalgico, una sensazione strana. Ma non capisco cosa. Eppure è come se avessi già vissuto un momento così, ma non ricordo...
Oh giusto, devo andare da Slenderman, stavo per dimenticarmene.
«V-vado a sbarazzarmi de-ella testa» dissi alzandomi e andando verso l'armadio dove tenevo i vestiti. Indossai una felpa nera, presi la busta e mi diressi verso la porta, lasciando la ragazza lì, appoggiata al muro. Presi una pala dallo sgabuzzino esterno della casa, in cui i vecchi proprietari tenevano attrezzi da giardino, e andai in un punto profondo della foresta. Scavai e seppellì la testa.
Stavo per andarmene, quando sentii qualcuno dietro di me. Mi voltai: era Slenderman. Non mi stupisco che mi abbia trovato, lui può percepire dove mi trovo, a cosa penso... controllarmi.
«Stai dando il meglio di te Toby, complimenti. Questa volta voglio affidarti una missione più complicata. La persona che dovrai uccidere è un poliziotto, il capo del gruppo.» disse. «Darò il me-eglio di me.» «Sta attento».
Slender si teletrasporto via.
Sono felice che mi abbia dato qualcosa di più serio, vuol dire che si fida e per me ciò significa davvero tanto. L'unica persona che si fidava ciecamente di me era Lyra. Non le importava se sbagliavo o le cose andavano comunque male, lei c'era sempre ad infondermi sicurezza ed aiutarmi. Mi manca ogni giorno sempre di più.
Angolo autrice
Finalmente sono riuscita ad aggiornare :D
Come state passando vigilia? Spero bene, e speriamo anche che questo nuovo anno sia migliore -w-
Comunque, ho pubblicato un nuovo libro dove parlo della vita di noi cosplayer e mostro i miei cosplay. Ve lo dico perché il prossimo che farò sarà proprio Toby, e in caso ci fosse qualcuno interessato, farò vedere come preparerò il tutto (ad esempio le accette)
E niente, trovate il libro tra le mie opere o tramite questo link:
https://my.w.tt/ACMIpIgWFcb
Ps: Probabilmente la storia ha qualche errore grammaticale, sia per mia ignoranza che per sfuggita. Se vi va di segnalare appunto questi errori nei commenti (o se troviate qualcosa che non coincide con le creepypasta) fate pure. Grazie in anticipo ^^
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