Capitolo 4 - Dolore
(T/N)'s pov
Il ragazzo venne verso di me. Nascosi cautamente e più che potevo i polsi, sopratutto il punto dove la corda era spezzata: l'ultima cosa che volevo era correre possibili rischi per questa mia azione. Si abbassò alla mia altezza e mi guardò dritto negli occhi ridacchiando, con qualche tic che gli fece muovere le spalle e il collo, verso la sua sinistra. Allungò la mano verso di me, prendendomi il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. Al contatto del suo guanto, con ancora residui di sangue ormai asciutto, rabbrividì, sentendomi schifata, ma soprattutto impaurita da lui. Violentemente, mi strappò via il nastro che avevo sulle labbra, facendomi lamentare del dolore.
«C-come ti chia-ami bambolina?» Mi chiese. Rimasi bloccata, ero terrorizzata dal suo sguardo e dalla voce maliziosa che aveva verso di me. «Sai, è maleducazione non r-rispondere alle doma-ande» «(T-T/N)» balbettai con la voce tremante. Temevo che potesse farmi del male da un momento all'altro, quando meno me lo aspettavo. «Bel nome, ma c-credo proprio che continuerò a chiamarti ba-ambolina... Da o-oggi in poi, sarai il mio ostag-gio, la mia dolce vittima. E se oserai disubbidirmi, ne p-pagherai le conseguenze.» Con l'altra mano, raggiunse i miei polsi, e dal suo sguardò intuì avesse capito che stavo cercando di liberarmi. «Credevi f-forse che non me ne s-sarei mai accorto? Ti ho v-vista mentre nascondevi le braccia.» ridacchiò e prese l'accetta dietro di me, tenendola davanti al mio viso. «La vedi q-questa lama?» disse togliendosi il guanto sporco con i denti, e passando il dito indice su di essa. «Sai b-bambolina, ho af-filato la lama oggi, p-prima di uccidere il vecchio e ca-aro signor Smith.» alzò il dito, che ormai aveva un taglio profondo, da cui fuoriusciva un'abbondante quantità di sangue. «Se non mi asco-olterai, la mia bellissima e tagliente lama, passera sul tuo delicato e de-ebole corpicino. Sentirai m-molto dolore bambolina, e perderai parecchio sangue» disse leccando il dito sporco del liquido rosso.
Capì quanto Tobias fosse pazzo, malsano, psicopatico... Non ha avuto nemmeno la minima reazione di dolore nel passare la lama sul dito, era quasi inumano.
«Perché non f-facciamo una prova subito? Hai cercato di lib-berarti, ed era una cosa che n-non dovevi assolutamente fare...» disse prendendo l'altra accetta «Non p-preoccuparti, farò p-piano, stai lì»
Indietreggiai di poco dalla paura, fino a toccare con la schiena il muro, mentre lui venne verso di me, avendo un tic improvviso che gli fece inarcare la schiena in avanti «Vedo che n-non mi dai ascolto... A-allora andrò più p-pesante del previsto» «T-tobias, no... ti supplico, n-non farmi del male, prometto che starò b-brava e che t-ti darò ascolto!» Dissi singhiozzando e iniziando a piangere dal terrore: l'unico modo per non farmi toccare da lui era stare buona e al mio posto, come un cane e il suo padrone severo. «Se non ti facessi nulla, non impareresti la lezione, e potresti tentare nuovamente di scappare, quindi...» con un gesto lesto, puntò un' accetta orizzontalmente al mio collo e iniziò a ridere malsanamente, probabilmente trovando piacere nel vedermi indifesa e terrorizzata da lui «Che il tuo i-inferno abbia inizio» Lentamente, passò la sua accetta sul mio collo, andando verso il basso. Man mano che scendeva, sprofondava la lama sempre di più nella mia pelle. Sentì un dolore che non avevo mai percepito prima, e, per non dargli nessuna soddisfazione nel vedermi soffrire, soffocai la mia voce, che in quel momento voleva solo lamentarsi e urlare. Sentì il mio sangue colare, arrivando sulla mia spalla, e fin dentro la mia maglia. Fortunatamente, capì che il taglio che fece, non era così profondo da ammazzarmi; sicuramente non voleva che morissi subito, così da avere l'opportunità di ferirmi altre volte, e non dover cercare un'altra vittima indifesa.
«Oh, andiamo bambo-olina» disse ridendo e guardandomi intensamente negli occhi. «Non urli? Non hai s-sentito dolore? Eppure, il tagli-io che ti ho fatto, do-ovrebbe essere abbastanza p-profondo da farti piangere più di c-così.» passò il suo dito per tutto il taglio, sporcandolo di sangue che leccò subito e con naturalezza, come se stesse mangiando qualcosa e le briciole fossero rimaste tra le dita. «P-perché fai questo Tobias? Cosa ci ottieni nel veder soffrire la gente? E-eppure, sembravi un bravo ragazzo...» provai a dibattere con la mia voce tremante e balbettante, mentre lui sembrò ridere e guardarmi compiaciuto, in modo molto inquietante.
Merda, dovevo starmene zitta, ora chissà cosa farà per farmi soffrire.
«Non sono il Tobias inno-ocente e gentile che credevi. Io s-sono Ticci Toby, un killer che potrebbe ucci-iderti da un momento all'altro e che non p-prova dolore. E già, non provo d-dolore fisico, quindi non puoi f-far nulla per fermarmi. Puoi solo stare ai m-miei ordini, e pregare che la mia pazzia non t-ti porti alla morte. Ci siamo intesi b-bambolina?»
Annuì, muovendo lentamente la testa su e e giù. Tobias passò il suo dito sulle mie labbra: sentivo il sapore amaro del mio sangue, misto a quello del ferro della lama della sua accetta.
Che schifo.
«Beh, v-vedo che hai ca-apito. Per stanotte t-ti rispa-armio, ma se mi disubbidirai a-ncora, non esiterò ad a-adarci pesante.» Tobias sorrise, per poi alzarsi e andare a prendere una corda che teneva nel cassetto di un mobile.
«Girati.» mi ordinò venendo verso di me, e lo ascoltai. Si abbassò, tagliò via con l'accetta la vecchia corda che ormai avevo reso inutilizzabile, e mi legò i polsi con la nuova. Controllò anche quella alle caviglie, per poi alzarsi e stendersi nel letto. «Ti c-consiglio di dormire, sopra-attutto ora che te lo permetto b-bambolina» mi guardò ridacchiando. Poggiai la testa al muro, sentendo un pò di bruciore nello stendere leggermente il collo. Chiusi gli occhi, sperando non si accorga del fatto che stessi fingendo per non fargli dire nient'altro. «Non parli più? I-il gatto ti h-ha mangiato la lingu-ua?» Tobias scoppiò in una grossa e gustosa risata: si capiva che non fosse sano di mente, cambiava comportamento da un momento all'altro: poteva essere calmo e tranquillo, ma subito dopo potevi ritrovarti un'accetta amputarti il braccio.
Provai a dormire, chiudendo gli occhi e portando la testa in avanti, ma non ci riuscì; oltre all'atmosfera poco accogliente, mi sentivo spesso lo sguardo di Tobias addosso.
Passò del tempo, lo sentì smettere di muoversi nel letto e respirare regolarmente: si era addormentato.
Dato che decisamente non riuscirò a dormire, penserò a un modo per scappare a qui. Mi converrebbe aspettare qualche giorno, e studiare bene i comportamenti di Tobias, sopratutto quando esce e quando sta in casa. Devo anche trovare un modo per liberarmi di queste corde... e un'arma per potermi difendere in caso riuscissi davvero a scappare. Sarà dura, ma devo farlo, devo provarci. Tanto, se resterò qui a lungo, il mio corpo non resisterà e morirò sicuramente, quindi non ho altra scelta.
Chissà come stanno mamma e papà... sicuramente sono preoccupati per me, e mi staranno cercando dappertutto, insieme alle forze dell'ordine. E se non riuscissi a scappare e morissi? Se non rivedrò mai più i miei e
(N/a)? Non sapranno mai nemmeno che fine avrei fatto...
Sentì calde lacrime bagnarmi il viso. Non potevo assolutamente permettermi di farmi uccidere. Dovevo scappare da qui e tornarmene a casa. Forse non sarei tornata del tutto sana, ma sarei ritornata. Me lo prometto a me stessa.
Sicuramente Tobias domani non mi lascerà in pace, quindi provai a dormire un po', per quanto fosse difficile in quelle condizioni.
La mattina seguente, venni svegliata da un brivido di freddo che mi percorse la schiena. Dopotutto mi trovavo in una foresta dentro una casa abbandonata, di certo non potevo aspettarmi un'ambiente riscaldato.
«M-ma buongiorno bambo-olina.»
Non risposi, e mi limitai a guardare Tobias, che era appena uscito da una delle porte a lato della stanza e riuscì a intravedere un bagno.
Ora che ci penso, è da ieri sera che non ci vado... non ho nemmeno mangiato o bevuto acqua.
«Allora» iniziò a dire Tobias abbassandosi alla mia altezza e guardandomi «Stamattina d-devo andare a pedi-inare una vittima. S-sta buona, o qua-ando tornerò, sai c-cosa farò.»
Annuì e lui, inaspettatamente, mi slegò polsi e caviglie.
«N-non ti esaltare. Sicuramente avrai fame, s-sete e vorrai andare al bagno, qui-indi fai in fret-ta. Se devi morire, morirai p-per mano mia, e non per i t-tuoi bisogni primari.» disse ridendo, con i suoi soliti tic che gli prendevano il collo. Bevvi velocemente il bicchiere d'acqua che mi aveva dato, e mangiai un pezzo di pane ormai duro. Era immangiabile, ma era l'unico pasto che avevo. Dopodiché, andai velocemente al bagno: c'era uno specchio rotto, e ne approfittai per guardare il taglio che mi aveva fatto Tobias. Il sangue era asciutto, si era formata la crosta, ed ero sporca di sangue. Poggiai la mano su esso, ma faceva ancora parecchio male. Subito dopo che uscì dal bagno, Tobias mi rilegò, aggiungendo una corda che collegava le caviglie a un piede del letto e uscì di casa. In quelle condizioni, potevo solo guardarmi intorno: con la luce del giorno, notai quanto fosse malcurata la casa: era tutto sporco e pieno di polvere, con mobili vecchissimi. Notai anche vari oggetti e scartoffie nelle mensole, chissà cosa contenevano, ma probabilmente cose irrilevanti.
Tobias's pov
La nuova vittima che mi assegnò Slenderman, fu un'altro adolescente, che, per quanto ne so, abbandonò la scuola appena ebbe sedici anni. Durante le mie uscite recenti, lo vidi in giro: si divertiva ad infastidire la gente, sporcare le strade e disegnare graffiti sui muri delle proprietà private, come scuole e negozi.
Quando Slender mi assegnava vittime così, ero felice: certo, ammazzavo una persona, però allo stesso tempo facevo un favore alla società a levarlo dai piedi, poiché un vandalo.
Non vedevo l'ora di finire e ritornarmene a casa... mi mancano gli occhi spaventati e privi di felicità della mia vittima... o meglio, della mia bambolina. Finora, nessuno mi ha temuto così tanto. Tutti, anche durante la mia adolescenza, tendevano a sottovalutarmi. Ora invece, i ruoli si son ribaltati, e la mia personalità violenta e psicopatica ha avuto il riscatto che si meritava da anni.
Ora avevo qualcuno su cui poter sfogare la mia rabbia e la mia sofferenza. Spero solo di non ucciderla perdendo il controllo, ci tengo a tenerla tra le mie grinfie, finché il suo delicato corpo riuscirà a resistere. Anche per questo motivo, le darò da bere e mangiare almeno una volta o due al giorno, nonostante la torturi. Probabilmente le lascerò anche l'occorrente per medicarsi le ferite che le procurerò, così, una volta quasi raggiunta la loro guarigione, potrò nuovamente ferirla e procurarle ulteriore dolore più intenso. Potrei anche pensare a qualche altra bella e dolorosa tortura, ho già qualcosa in mente...
Spero solo che lo Slender non venga a sapero. Lei è di mia responsabilità e, quindi, se ipoteticamente riuscisse a fuggire e andasse a riferire riguardo la mia casa e la foresta, finirei nei guai con lui, e rischierei di farmi uccidere. Ma ciò non accadrà. Credo di averle infuso parecchio timore verso di me, e non penso proprio che proverà a scappare. Debole com'è, non avrebbe nemmeno la possibile forza di spezzare o allentare le corde. Tra l'altro, ho fatto nodi abbastanza stretti, ma che permettessero la circolazione del sangue. La casa poi, è nel bel mezzo della foresta, e se provasse a uscirne, si perderebbe sicuramente tra gli alberi alti e fitti che la popolano, quindi la ritroverei all'istante.
Finalmente, dopo qualche ora a seguire quel ragazzo, trovai la sua casa. Lo ucciderò stanotte... o forse domani, vedremo. Ora voglio solamente tornare dalla mia bambolina.
Angolo autrice
Ma salve! Come va? :D
Vi sta piacendo la storia? Spero di si, e che la trama vi stia "convincendo"
Ho aggiornato un po' più tardi del solito perché avevo poche idee, e, dato che i capitoli son lunghi, ci ho impiegato un po' di più, quindi se in futuro vedrete aggiornamenti in ritardo, e per questo motivo. Ci si vede al prossimo capitolo ^^
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