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Capitolo 16 - Fusa

(T/N)'s pov

Passò molto tempo da quando Tobias iniziò a comportarsi bene con me. Non ho modo di contare correttamente quanto tempo sia trascorso. L'inverno, ogni giorno che passa, sembra pian piano arrivare alla sua fine, anche se in queste ultime settimane nevicò abbastanza. Tobias mi disse che ci stavamo avvicinando alla primavera, quindi suppongo che sia semplicemente il meteo ad aver bisogno di qualche giorno per stabilizzarsi. Tutt'ora, fuori ci stava della neve, ma tra i rami degli alberi si potevano già scorgere i primi germogli.
A distrarmi dai miei pensieri, fu il walkie talkie che tenevo sul materasso, vicino a me.

«Bambolina, mi senti? Passo.» domandò Tobias. «Sono qui, passo.» risposi tenendo premuto il tasto apposito. «Perfetto, raggiungimi al centro destro della foresta, ho preso molte cose e non mi va di tornare indietro a riprenderle, passo» disse il castano, accompagnato da alcuni tic. Non appena dettogli che sarei arrivata subito, misi un capotto e degli stivali che mi procurò il ragazzo qualche settimana fa, walkie talkie in tasca e mi avviai.

La neve a terra, per mia fortuna, non era molto alta e riuscii a muovermi senza rallentamenti. Ad ogni mio passo, però, sentii il rumore di qualcos'altro affondare nella neve. Come mi ebbe insegnato Tobias, non mi voltai bruscamente a guardare dietro di me. È meglio non far capire di aver notato qualcosa. Infatti, continuai a camminare rallentando il passo. Dall'altra tasca del cappotto, afferrai il taglierino che mi diede Tobias tempo fa. Mi consigliò di tenerlo sempre con me e, ovviamente, è quello che feci. Mi fermai, sentendo ancora dei rumori dietro di me. Presa dal coraggio, mi voltai, estraendo il taglierino dalla tasca: mi stava seguendo un piccolo gattino che, al mio movimento improvviso, indietreggiò spaventato.
Tirai un sospiro di sollievo e riposi l'arma. Mi abbassai porgendo la mia mano verso il gatto, che, un pò titubante, decise di annusare, per poi strusciarci la testa contro.
«Ehi piccolino, che ci fai qui?» dissi con un tono di voce pacato, mentre accarezzai il gatto che in risposta miagolò. Aveva il pelo nero e dei grandi occhi verdi, sembrava un cucciolo. Passando la mia mano sul suo corpicino, potei notare quanto si sentissero le ossa: era molto magro.

Poverino, credo che non mangi da giorni.

Il micio si avvicinò alle mie cosce e, girandosi, notai dei graffi leggermente sanguinanti. «Oh piccino, ma sei ferito!».
Tolsi lestamente il cappotto e tagliai con la lama del taglierino l'orlo inferiore della maglietta che indossavo. Il gattino non sembrò contento di essere toccato sulla ferita ma, dopo qualche tentativo, credo capii che volessi solamente aiutarlo e si fece medicare, per quanto una benda possa definirsi medicazione.

Non posso di certo lasciarlo qui da solo... anche se non ne ho visto nessuno, Tobias mi ha detto che potrebbero aggirarsi animali selvatici.

Accarezzai per qualche minuto il gattino, in modo tale che possa sentirsi al sicuro con me, finché non salì sulle mie cosce e si fece tenere in braccio, con tanto di fusa.

Raggiunsi finalmente Tobias, accovacciato ai piedi di un'albero con il cappuccio della felpa in testa. Non appena mi vide, si alzò. «Alla buon ora, ti sto aspettando da più di mezz'ora e pensa che ci vogliono solo quindici minuti per arrivare fin qui» disse con tono seccato, mentre si tirò su gli occhialini per guardarmi meglio. «Lo so Tobias, scusa, ma non potevo non aiutarlo». Gli mostrai il gattino che tenevo in braccio. Il castano si placò subito, sorridendo alla vista della piccola palla di pelo. Provò ad accarezzarlo, ma gli ringhiò contro. «Certo che hai un bel caratterino, mi ricordi qualcuno». Tobias accompagnò il suo sarcasmo a una risatina, scrutandomi. «Non è il momento di scherzare... l'ho trovato mentre stavo venendo da te. È ferito, oltre che affamato. Dobbiamo aiutarlo» dissi preoccupata. «Prima portiamo tutto a casa, così può bere e riposare. Dopodiché passerò a comprargli del cibo e qualunque cosa possa servire a un gattino» spiegò il castano. Annui e ci dirigemmo verso la nostra dimora.

Arrivati, Tobias prese subito una vecchia coperta e la mise a terra. Il piccolo gatto ci si accololò di sopra in un batter d'occhio.
Il castano, poi, uscii subito a procurare il necessario, mentre io versai in una vecchia tazza per cereali dell'acqua da far bere al felino. Presi poi un vecchio asciugamano inumidito, passandolo sul suo pelo per levargli lo sporco in eccesso. Appena finito si addormentò sulle mie gambe. Lo coccolai finchè Tobias non ritornò con tutto l'occorrente.

«Ecco qui» esultò poggiando delle buste per terra. «son riuscito a prendere dei croccantini, scatolette, disinfettante, lettiera e qualche gioco. Se mancasse qualcosa, andrò a prenderla la prossima volta che passerò in città». Tobias tolse tutto dalle buste, prese il disinfettante con dei batuffoli di cotone e si catapultò chinato a terra dal gattino. «Non preoccuparti micetto, non farà male» gli sussurrò amorevolmente accarezzandolo dietro le orecchie.

Mi chinai anch'io alla loro altezza: il ragazzo, dopo aver sciolto le bende temporanee che annodai precedentemente, imbevette il batuffolo di disinfettante e, delicatamente, tamponò la ferita. Teneva accuratamente il batuffolo tra le dita indice e pollice. Ogni suo piccolo movimento era preciso e delicato, come se stesse toccando dei petali di fiore. Mi soffermai sul suo sguardo: non distaccava gli occhi dai suoi polpastrelli, a tal punto da non battere nemmeno mai le palpebre. Non si curò neanche di spostare le ciocche di ricci che gli ricadevano davanti la visuale. Così mi avvicinai, poggiando la mia mano sotto quelle ciocche sulla sua fronte e trascinando poi i capelli indietro. «Sai bambolina, potresti essere un'ottima assistente». Il ragazzo spostò il suo sguardo e incrociò i miei occhi (c/o). «Non distrarti, continua a curarlo, così potrà mangiare» lo richiamai dalla sua disattenzione. «Certo, come vuoi te infermiera» rispose ironicamente Tobias, che tornò a lavoro. Una volta messe delle vere bende, finì.
«Ecco fatto micetto» constatò Tobias facendo l'ultimo nodo. «Ora puoi anche togliere la mano bambolina... o ti va di farmi un massaggio alla testa?» ghignò. «O-oh scusa» lestamente tolsi la mano «ero così presa dall'osservare la medicazione che non me ne sono accorta, scusa». «Non c'è bisogno che ti scusi mille volte, una è sufficiente». Tobias si alzò, prese la ciotola comprata poco prima e ci versò dentro dei croccantini, che diede al cucciolo. «Come dovremmo chiamarlo?» mi guardò. «Vorresti tenerlo con noi?» domandai. «Perché no? La foresta è pericolosa per un cucciolo come lui. Non sappiamo neanche dove sia sua madre. Non sopravvivrà da solo» spiegò. «Si, non ci pensavo, hai ragione. Comunque non credo che dovremmo dargli un vero e proprio nome. Intendo, per quanto possiamo tenerlo qui non potrà mai essere nostro, se una volta cresciuto vorrà andarsene, dovrebbe essere libero di farlo» spiegai. «Come vuoi bambolina. In questo caso potremmo semplicemente chiamarlo Micetto o semplicemente Micio» aggiudicò Tobias, seguito dal mio consenso.

«Sei contenta? Adesso il mio animale da compagnia ha un'animaletto da compagnia a sua volta» ghignò. «Molto divertente» risposi infastidita da quel commento. Tobias avvicinò la sua mano alla mia testa. Non capendo cosa volesse fare, abbassai lo sguardo cercando di sottrarmi a quel contatto. Sentii poi i suoi polpastrelli passarmi tra le ciocche dei capelli, scompigliandomeli. «Non c'è bisogno di far così Micia. Dopo tutte queste settimane trascorse, dovresti aver capito che sei al sicuro con me» disse spostando le sue dita sotto il mio mento alzandomelo, per poter instaurare contatto visivo. Anche fisico oserei dire. «Micia?» domandai confusa. «Cosa c'è, non ti piace? Preferivi Bambolina?»
«Beh se devo proprio scegliere Micia è meno inquietante di Bambolina» risposi spostando lentamente via la faccia dalle sue dita. «Bene, aggiudicato Micia»

Tobias sorrise e mi sfiorò il naso con l'indice. Si recò poi nello sgabuzzino: prese un secchiello con dentro prodotti per la pulizia della casa e iniziò ad utilizzarli. L' osservai.

Certo che in questi ultimi mesi è cambiato drasticamente. È gentile, si preoccupa, comunica... recentemente cerca anche di instaurare molto contatto fisico con me. Un pò come se voglia effettivamente creare un rapporto sincero tra noi due. Inizio a sentirmi più al sicuro in confronto a uno o due mesi fa. Come se avessi la certezza che non mi farà più del male, che sul serio mi protegga da possibili rischi. Certo, per quanto la mia mente sappia che ormai con lui, per una buona percentuale, non ci sia nessun pericolo, il mio corpo pensa ancora il contrario. Si sottrae ad ogni contatto fisico con lui e come dargli torto. Ma al tempo stesso, è come se rimanessi protetta.

Continuai ad osservare Tobias, che stava pulendo i vetri delle finestre con movimenti circolari.
In tutto questo tempo notai che è una persona davvero premurosa e curata. Non era la prima volta che si metteva a pulire casa, anzi, lo fa spesso durante la settimana. Gli piace l'ordine, avere i vestiti puliti, essere profumato lui stesso. E voleva la stessa cosa anche per me. Da quando iniziò la nostra alleanza, mi prese vestiti nuovi (che puntualmente portava a lavare con i suoi e le lenzuola dei nostri letti) insieme a vari saponi, da quello per il corpo ai prodotti per capelli. Si procurò anche dei nuovi asciugamani. È una persona totalmente diversa da quella che conoscevo, quasi fa paura.
Anche adesso, guardandolo mentre puliva la finestra, si percepisce la sua precisione e finezza.

Chissà se, in un'universo in cui lui e lo Slenderman non hanno mai avuto a che fare, Tobias tratta le persone come sta trattando ora me e casa sua: con rispetto e gentilezza.
Dopotutto non è totalmente colpa sua, mi dispiace per lui.

Dato che il gattino si accoccolò qualche minuto fa a dormire (e quindi non aveva bisogno di attenzioni), mi alzai e presi dal secchio un panno. Vedere Tobias pulire tutto da solo mi faceva tenerezza, così decisi di dargli un piccolo aiuto pulendo lo scaffale dei libri. Me ne portò dei nuovi, una spolverata era d'obbligo.
Il ragazzo mi notò, senza dir nulla.
Tolsi tutti i libri da lì poggiandoli a terra e, dopo aver tolto la polvere, iniziai a riporli in ordine uno per volta. Uno di questi attirò la mia attenzione: aveva la copertina molto rovinata, parlava di funghi. Per curiosità lo sfogliai ma, tra una pagina e l'altra, c'era un foglietto di carta che volò verso terra. Lo raccolsi: aveva un bordo strappato, raffigurava un uomo. Mi accorsi che il materiale non era semplice carta, ma carta "plastificata", quella che si usa per sviluppare le fotografie.

E se fosse il pezzo mancante della foto che notai mesi fa? Quella per cui Tobias si incazzò?

Mi persi tra i miei pensieri, cercando di capire se avessi ragione, ma il castano l'interruppe, abbassandosi al mio livello. Notai che, dopo aver dato un'occhiata alla foto, il suo sguardo s'incupì, e con un briciolo d'ironia disse: «Ottimo lavoro Micia, dobbiamo pulire a fondo».
Senza essere brusco, mi strappò via la foto dalle dita. L'accartocciò e la buttò nel bidone della spazzatura, borbottando tra se e se frasi come "che cazzo ci faceva ancora qui" e "bastardo", con i suoi soliti tic emergere.

Si, è decisamente il pezzo strappato della foto.

Tentennai per qualche secondo ma poi mi decisi a chiedergli: «È il resto di quella foto, vero?».
Il ragazzo mi guardò, annuendo semplicemente e tornando alle sue mansioni. «Posso saperne qualcosa di più? Ha a che fare con Slenderman?» azzardai. Certo, ero più curiosa che curante dello Slenderman in questo momento, ma se davvero centrava qualcosa avrei dovuto saperlo. «Hai indovinato su tutto Micia, ma non sono affari tuoi» mi rispose, continuando a pulire con foga. «Non voglio forzati a raccontare tutto, Tobias. Ma credo che saperne il più possibile su Slenderman mi riguardi. Come possiamo batterlo se mi dici solo quel che vuoi te?» spiegai.
Il ragazzo non mi rispose e io altrettanto non mi azzardai più ad aprir bocca. Inaspettatamente però, posò ciò che teneva in mano e si sedette a tavola, invitandomi a seguirlo.

Angolo autrice

Sorpresaaa nuovo capitolo in tempi brevi :D
Niente volevo solo dirvi che ho deciso di non mettere in ogni singolo dialogo Tobias balbuziente perché, oltre a rompermi a scriverlo, non mi fa impazzire esteticamente. Quando finirò la storia (o prima), e farò revisione di tutti i capitoli, leverò le balbuzie precedenti!

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