Cap 9
Quando entriamo, c'è il caos generale. All'inizio non riesco a capire cosa sia successo. Andres, Ludovica e Marie, insieme ad altri ragazzi, sono chini su Maya, stesa per terra.
«Chiamate un'ambulanza!», grida Marie, mentre alza le gambe alla ragazza.
«Maya», continua a ripetere Andres e le picchietta la guancia con le dita.
«Fatele un po' d'aria, insomma!», sbotta Ludovica, con il suo tono acido. Questa volta non posso che darle ragione. Cerco di farmi piccola contro la parete e mi sento completamente inutile. Dopo un po', mi accorgo che sto tremando. Quando arriva l'ambulanza, Maya non si è ancora ripresa. La mettono su una barella e Andres la segue. Marie sembra prossima al pianto. Gli altri invitati, uno per uno, se ne stanno andando. Chi a casa, chi in ospedale. Mirko si avvicina a me. Non so dove sia stato tutto questo tempo. E' come se io mi fossi isolata in un punto della stanza talmente bene da esser quasi riuscita a diventare trasparente. Essere invisibile mi riesce così bene.
«Ehi, tutto okay? Sei pallidissima»
Annuisco. Lui mi prende la mano.
«Sei anche fredda come il marmo...»
I ricordi mi stanno scoppiando nella testa. Il suono dell'ambulanza. Eleonora che cerca la mia mano. La mamma che grida e io che non riesco a vedere altro che sangue. Sangue ovunque.
«Amanda, mi hai sentito? Vuoi che andiamo a casa?», insiste Mirko.
«Ma cosa le è successo?»
«Non lo so. Marie dice che era strana da qualche giorno... Forse non aveva mangiato... Vuoi che andiamo in ospedale? Saresti più tranquilla?»
«Sì, per favore»
Saliamo in macchina con Marie e Ludovica. Lei, ovviamente, siede davanti.
«Speriamo non sia quello che penso», borbotta Marie e Ludovica annuisce, come se avessero la stessa paura. Mi sento un'estranea, ma al tempo stesso sono molto preoccupata per Maya. E' vero, la conosco appena, ma con certe persone è così. Le senti amiche dal primo sguardo. Deve essere questione di sintonia.
Ludovica si accende una sigaretta. Mirko sbuffa.
«Potresti non fumare almeno in macchina? Ci arriva tutto il fumo»
«Potresti non rompere i coglioni?»
Mirko fa per ribattere, poi mi guarda e chiude la bocca. L'atmosfera è molto tesa, e sospetto che non sia soltanto per Maya. Marie alza la musica e per un attimo nella macchina si diffonde la voce roca di Ligabue.
Hai fatto tutta questa strada per arrivare fin qui...
Vorrei canticchiare insieme a lui, ma anche questa volta, mi trattengo. Eppure basta il Liga a rilassarmi e a far scendere la tensione.
Siamo arrivati all'ospedale. Ci fiondiamo dentro, Ludovica davanti a noi, barcolla su quei tacchi altissimi. Io mi tengo al braccio di Mirko.
Quando entriamo in sala d'aspetto, Andres sta parlando con un medico.
Mi basta uno sguardo per capire che Maya sta meglio. Andres ha l'aria molto più rilassata.
«Tesoro», dice Ludovica «come sta tua sorella?»
Maya. La sorella di Andres. Perché non ci sono arrivata prima? Dio, Amanda, dove hai la testa? Lo stesso sguardo nero e diretto. Gli stessi capelli. L'arte in comune. Eppure tutta la dolcezza di Maya in Andres non si vede... O forse sì? Forse sta proprio in quella canzone che lui le dedicava guardandola come fosse l'unica donna sulla faccia della terra. Adesso capisco perché Ludovica non gli ha fatto una scenata.
«Sta meglio. Si è ripresa. Ma le stanno facendo alcune analisi. Vogliono vederci chiaro»
Ci sediamo ad aspettare. Marie cerca di distrarci chiacchierando di cose futili, tipo del viaggio di suo marito e dello spettacolo che ha in mente di realizzare, ma intuisco che nessuno di noi la sta veramente ascoltando.
Andres è infastidito dalla nostra presenza. Lo vedo da come ci guarda in cagnesco. Ludovica vorrebbe essere a casa. Continua a controllare l'orologio e ogni tanto sbadiglia. Mirko cerca di mettermi un braccio attorno alla spalla, ma io in questo momento sono infastidita da qualsiasi contatto fisico. Adesso che so chi è Maya, mi sento molto stupida per essermi fiondata qui. Sicuramente tra poco arriveranno anche i genitori di Andres, e io sarò ancora più fuori luogo. Dovrei andarmene, eppure adesso mi sembra davvero da maleducata sparire dopo essere arrivata fino a qui.
Mi alzo e vado alla macchinetta. Ho bisogno di prendere una bottiglietta d'acqua. Ludovica esce a fumare una sigaretta. Mirko la segue, Marie si alza e prende una rivista. E Andres viene verso di me.
«Che cazzo te ne frega di stare qui, io proprio non lo capisco», dice «tu l'hai vista una volta, Maya»
«Scusa, io...»
Non so come giustificarmi. Ha ragione lui. E non mi metterò certo a fare discorsi sull'empatia in questo momento. I suoi occhi scuri e penetranti si ficcano nei miei. Mi sfiora una guancia. Ritrae la mano, come se scottassi.
«Comunque ti ringrazio, per esserti preoccupata. Immagino non sapessi nemmeno che fosse mia sorella»
«No, affatto», dico, con enfasi. Me ne pento subito. Sembra quasi deluso.
Gli altri rientrano, proprio quando l'infermiera esce dalla porta che separa la sala d'aspetto dalle camere.
«Andres? Con tua sorella abbiamo finito. Ora è veramente tardi, questa notte la tratteniamo qui»
«Perfetto, grazie. Posso vederla ora?»
L'infermiera fa una smorfia imbarazzata.
«Per me non ci sarebbero problemi... Solo che lei... Ha chiesto se per caso qui era arrivata una certa Amanda. Vorrebbe parlare con lei»
«Con Amanda?», strilla sbigottita Ludovica.
«Con me? Non capisco». Ecco. Sto ancora balbettando.
«Certo. Proprio come immaginavo», borbotta Marie, che sembra l'unica ad avere sotto controllo la situazione. Mirko mi guarda in una maniera indecifrabile. Non ci capisco più niente, ma faccio un passo avanti.
«Se davvero vuole parlarmi, io sono qui»
«Ma io sono suo fratello!», protesta Andres, offeso.
«Potrai raggiungerle tra un istante», dice l'infermiera e mi trascina verso la stanza di Maya.
Lo sguardo che mi lancia Andres è carico di risentimento.
Eccoci qui. Sembra che la povera Amanda si sia cacciata in qualcosa di più grande di lei. Vi sta piacendo? Lasciatemi un commento. Vi ringrazio per il sostegno.
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