Cap 62
«Accomodati», dice il bellissimo ragazzo davanti a me. E' alto, ha un fisico imponente ma esile al tempo stesso. Ha due occhi azzurri, glaciali e bellissimi. Indossa una camicia bianca e un paio di jeans. Mi sembra più grande anche di Andres.
«Io... non ti conosco», mormoro.
Mi siedo accanto a lui, sul divano. La stanza è molto spoglia, non c'è nemmeno il televisore. Sembra un appartamento di quelli che devono essere ancora arredati.
«Perdonami per la casa, l'ho affittata solo per poche settimane»
«Perché?», gli domando.
«Perché proprio a me e perché in questo modo e perché adesso? Chi sei?»
Lui sorride. Quando sorride è ancora più bello, ma c'è qualcosa di inquietante nel suo sguardo.
«Ti ha parlato molto poco di me, allora», sospira.
Si alza e mi porge un enorme busta di plastica. La appoggio sul divano, confusa.
«Aprila. Dentro ci sono le risposte che cerchi»
Ora che sono qui, ho paura di scoprire la verità. Esploro il contenuto della busta con una certa riluttanza.
Ci sono un sacco di fotografie. Sono tutte di Eleonora. Nemmeno io ne ho così tante, di lei. Alcune la ritraggono insieme a questo ragazzo. Solo quando lo vedo vestito in calzamaglia capisco.
«Antoine», mormoro.
«Allora ti ha detto di me», esulta.
Sorrido.
«Certo che sapevo di te», rispondo «sei stato il suo grande amore»
«E lei il mio»
«Ho sempre voluto saperne di più, ma lei ti teneva quasi nascosto...»
«Parlava sempre di te», mi confida Antoine.
«Davvero?», rispondo, sorpresa «e cosa ti diceva?»
«Che eri una ragazza buona. Più di lei. E che avevi talento da vendere. Solo che non lo volevi ammettere»
«Non abbiamo mai parlato di questo, con Eleonora», bisbiglio «e mi sorprende molto sentirlo adesso. Aveva anche idea del perché io lo volessi nascondere?»
«Per non ferirla», dice Antoine «la danza era il suo sogno, non il tuo»
Rimaniamo un attimo in silenzio, mentre sfoglio le foto e una lacrima mi cade sulla guancia. Antoine mi porge un fazzoletto di carta.
«Mi manca molto», dico «più di quanto possano immaginare le persone accanto a me»
«Ti capisco», si affretta a dire Antoine «perché per me è la stessa cosa»
Lo osservo. Ha gli occhi un po' persi. Mi sento improvvisamente a disagio. Tutte le domande che vorrei fargli vengono soppiantate da una sola domanda: «Antoine, perché mi hai scritto tutte quelle lettere?»
Lui guarda fuori dalla finestra. Sembra osservare un punto nel cielo. Rabbrividisco.
«Lei vuole così», mi risponde.
«Lei chi?», chiedo.
«Eleonora. Vuole che io e te stiamo insieme. Vuole vivere ancora attraverso di te. Vuole fare l'amore con me attraverso di te. Tu balli come lei. Tu sei uguale a lei. Tu sei lei, Amanda. Volevo fartelo capire»
Scuoto la testa.
«Sono lusingata dalle tue parole, ma io non sarò mai Eleonora. Il fatto che fossimo gemelle, non significa nulla. Lei è morta e io ho preso un'altra strada. Lei continuerà a vivere sempre nel mio cuore, ma...»
«Sì», mi interrompe lui e la sua foga mi stupisce «lei continua a vivere in te. E' esattamente questo il suo programma»
Si avvicina a me e mi prende una ciocca di capelli. Se la porta al naso e chiude gli occhi.
«Usate uno shampoo diverso. Ma non è un problema. Si può cambiare. Questo è un piccolo dettaglio. Tu sarai quello che era lei. Vedrai, saremo felici. Ti farò diventare una ballerina professionista e gireremo il mondo... Io e te...»
Si sporge verso di me e cerca di baciarmi.
Mi scanso.
«Io ho un ragazzo, Antoine. E una vita. Io non sono Eleonora»
I suoi occhi diventano piccole fessure.
«Lei lo sapeva che avresti opposto resistenza. Sei una piccola testarda. In questo non le somigli. Ma stai tranquilla. Risolveremo tutto. Vieni qui, adesso. Abbracciami»
Rimango impalata, tremante, mentre Antoine mi stringe a sé. Sento le sue mani che si muovono sulla mia schiena.
«Antoine, io sto con Andres», dico, con le lacrime agli occhi «sei stato tu a fermarci, quella notte?»
Antoine picchia un pugno sulla parete. Deglutisco.
«Andres non ti merita. Tu sei pura. Tu sei mia»
Inizio a piangere, mentre lui mi accarezza le guance.
«Non volevo spaventarti, piccola», mormora «vieni, appoggiati qui, sul mio petto. Non è successo niente»
Provo ad assecondarlo, intanto cerco una via di fuga. Antoine ha chiuso la porta alle sue spalle, quando mi ha fatto entrare, ma non mi pare l'abbia chiusa a chiave.
Mi bacia sul collo. Leggo la follia nei suoi occhi. Non so cosa gli sia successo, ma di certo è Eleonora quella che vuole. E la mia gemella non c'è più. Ma dirglielo non servirà a niente. Approfitto del fatto che abbia gli occhi chiusi, per alzarmi di scatto e provare a raggiungere la porta.
Ma lui mi blocca.
Mi prende per i polsi e stringe.
«Lasciami andare!», urlo «aiuto!»
«Stai zitta», dice lui «non costringermi a usare la forza»
Mi dimeno sotto le sue mani e lui mi colpisce sulla fronte. Rimango per un attimo stordita. Ci vedo doppio e mi manca il respiro.
«Brava, così va meglio», dice Antoine.
E mi adagia sul divano...
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