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Cap 48

«Hai fatto la cosa giusta, tesoro», mi consola Andres, accarezzandomi i capelli. Sto piangendo da un'oretta buona e non ho ancora intenzione di smettere. Dopo questa notte, niente con Carol sarà più lo stesso.

Dopo un attimo di smarrimento iniziale, alla sua brusca domanda ho risposto: «Io sto con Andres. Sempre e comunque»

Lei mi ha guardato male e poi ha bisbigliato: «Andiamo a casa. Riparto con il primo treno domani mattina»

Ho cercato di farla ragionare, ma anche quando siamo rimaste da sole non ha sentito nulla di ciò che le ho detto.

Si è lasciata da poco con il ragazzo e sperava che io fossi la solita single sfigata, per fare le nostre uscite spensierate. Anche a me sarebbe piaciuto, non lo nego, ma deve capire che in questo momento della mia vita c'è anche Andres. Non volevo escluderla. Continuo a piangere e non mi do pace. Chiedo ad Andres di lasciarmi sola. Lui accetta, riluttante, dopo avermi dato un bacio sulla guancia.

«Ci vediamo più tardi», mi sussurra in un orecchio.

Mi butto sul letto e ripenso a Carol. Forse l'ho persa per sempre. Se n'è andata con le lacrime agli occhi e non mi ha detto di farmi sentire.

Ripenso alle nostre pazzie, quelle fatte con Eleonora e quelle da sole.

Quando abbiamo rubato i trucci in un negozio e la commessa ci ha rincorso per tutto il centro commerciale. Quando facevamo le prove a baciare il vuoto davanti allo specchio.

Quando ha provato a lisciarmi i capelli. Quando le ho fatto i boccoli.

Quando ci siamo perse in gita, a Roma.

Quando abbiamo scioperato in due davanti alla scuola, e non ci ha calcolato nessuno.

Quando Eleonora è morta e lei è stata l'unica persona ad avere il permesso di abbracciarmi.

Forse ho fatto la cavolata della mia vita a scegliere Andres.

Prendo il telefono per chiamarla, ma mia madre entra in camera senza bussare.

Scusa, tesoro, ma un signore ha appena consegnato questo.

Mi porge un bigliettino su cui sta scritto: "Segui le frecce rosse"

Sorrido. Andres. Vuole rifarsi della sorpresa di ieri sera. Carol può aspettare.

«Esco un attimo, mamma», dico.

Per terra sono appiccicate delle minuscole frecce rosse adesive. Mentre cammino, mi ferma un ragazzino e mi mette in mano un petalo di rosa.

«Ma che cosa...?», dico, stupita. Il ragazzino sorride e scappa.

Le frecce proseguono fino a una fontana, poi svoltano l'angolo e vanno verso il parco.

Passo davanti alla fioraia e lei mi rincorre, e mi porge una rosa intera. E' bianca. La annuso. Ha un profumo buonissimo.

«Che sorpresa meravigliosa, non trova?», chiedo alla donna.

«Oh sì, quel ragazzo è un angelo»

Sorrido e proseguo. Nessuno sta seguendo le frecce. Sembra che tutta Morbegno sappia che sono state messe lì per me.

Arrivo al parco giochi e le frecce proseguono in un sentiero in mezzo al bosco.

«Andres», mormoro, ricordando il nostro ballo da selvaggi.

Proseguo ancora, stupita che abbia organizzato tutto questo prima di venire da me e che non abbia resistito un secondo nel lasciarmi da sola.

Le frecce si fermano accanto a una grande quercia. Sto per guardare in alto, quando parte una musica e vengo letteralmente sommersa da petali di rosa, di tutti i colori.

Una doccia di profumi e morbidezza. Alzo le mani per accoglierli meglio sulla pelle.

«Oh, come sono belli!», esclamo e inizio a ridere come una sciocca. Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me.

Scorgo la sagoma del mio principe appollaiata sull'albero, con il secchio in mano. Guardo il prato, adesso ricoperto di petali di rosa e mi viene voglia di tuffarmici dentro.

Ma prima alzo ancora la testa, per ringraziare Andres.

E non so se è sgomento, rabbia, delusione o semplicemente senso di impotenza, quando mi rendo conto che l'artefice di questa bellissima idea è Mirko. Mi sta guardando con un sorriso da sciocco sul volto e con una grande speranza negli occhi.

«Sei stato tu», mormoro.

Lui si lascia cadere a terra.

«Sei delusa?»

«Pensavo fosse Andres», ammetto.

«Capisco», dice lui «ma vedi, mi andava di farlo. Non ti devi sentire in colpa o in dovere per qualcosa. Volevo solo stupirti»

«E ci sei riuscito», ammetto «è stata un'idea fantastica. Prima stavo piangendo. Ora mi hai risollevato il morale»

«Gli amici servono a questo, no?»

«Già», rispondo, anche se non sono convinta che tra noi potrà esserci solo amicizia.

«Vieni», dice Mirko e si butta in mezzo ai petali «fai un bagno di profumo»

Non resisto. Mi lascio andare accanto a lui. Le nostre teste si sfiorano. Rimaniamo in silenzio a guardare i rami degli alberi sopra di noi e le nuvole che si spostano, inebriati dal profumo dei petali.

«Tu sei pazzo», mormoro poi.

«E tu sei Hello Kitty»

Sto per mollargli uno schiaffo, quando sento dei passi dietro di noi.

Mi volto e vedo il volto inorridito di Andres.

«Ho seguito le frecce», esclama «e a quanto pare ho fatto bene»

Mi alzo. Mirko non dice nulla.

«Andres, non è come pensi», mormoro.

Ma lui sta già scappando via.

«Aspettami, ti prego»

Lo inseguo, mentre Mirko insegue me. Mi chiedo se questa situazione avrà mai una felice conclusione.

VI VOGLIO BENE MIE ADORATE LETTRICI.

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