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Cap 45

«Salve, signora, sono venuta a portare i compiti a suo figlio», balbetto, quando alla porta mi risponde la madre di Mirko. Sono due giorni che lui non viene a scuola, dopo l' "incidente".

Lei mi fa entrare senza dire una parola. Non la biasimo. Anche io ce l'ho con me stessa per tutto quello che è successo.

«E' nella sua stanza?», chiedo.

«Sì, vai pure», risponde, tagliente.

Mirko sta giocando al computer.

«Ehi», dico.

«Ehi», risponde, senza staccare lo sguardo dallo schermo.

«Come stai?»

Finalmente si volta a guardarmi.

«Sto meglio, grazie. Sono rimasto a casa anche questa mattina, perché mi girava un po' la testa. Ma avevo intenzione di venire alle prove di teatro. Non ti dovevi disturbare a portarmi i compiti»

Appoggio i quaderni sulla sua scrivania.

«Figurati, era il minimo che potessi fare»

«Hai già fatto abbastanza, mi pare»

Serro le labbra. Il suo tono freddo è quel che mi merito, ma mi fa male.

«Andiamo insieme a teatro, allora?»

Mirko annuisce e si stacca dal pc.

Si infila una felpa e prende lo zaino. Poi mi osserva.

«Che c'è?», chiedo, spazientita.

«Amanda, so che non possiamo stare insieme. Non adesso, almeno. Magari un giorno ti renderai conto della cazzata che hai fatto. Però ci terrei a dirti che vorrei mantenere un buon rapporto, con te. Non voglio che vada a finire come con Ludo»

Il suo cambiamento di atteggiamento, al posto che consolarmi, mi irrita. E poi da quando in qua chiama Ludovica "Ludo?"

Comunque annuisco.

«Grazie per aver capito», sussurro.

Usciamo dalla stanza e per poco la porta non arriva addosso a sua madre, che stava origliando.

«Scusate», mormora «stavo andando a...»

«Sì, mamma», taglia corto Mirko «noi usciamo»

Prende la bicicletta, ma non mi invita a salire con lui. Sono costretta a trotterellargli a fianco, a passo sostenuto.

E' tutto finito, adesso. Quando finisce un amore, non c'è mai un colpevole. C'è sempre qualcuno che ci perde di più. ma non lo si capisce subito. Lo si vede col tempo. E a volte, quando ci si rende conto dell'errore, è già troppo tardi.

Quando arriviamo da Marie, gli altri sono già tutti in aula e stanno facendo un riscaldamento.

Entriamo nel cerchio. Io mi metto vicino ad Andres, Mirko accanto a Ludovica, che gli sorride.

Forse non è tutto perduto. Forse le cose possono ancora andare per il verso giusto.

Marie mi chiama.

«Tocca a te e ad Andres. La scena del bacio»

Arrossisco.

Andres fa un sorrisetto furbo.

«Allison è spaventata, ricordatelo», mi ammonisce Marie.

Gli altri si siedono per guardarci. Muovo due passi al centro e aspetto che Andres dica la sua battuta.

«Mi stavi cercando?», chiede.

«No», rispondo, come da copione «perché dovrei?»

«Perché solo io vivo in questa foresta»

«E solo io passeggio ovunque, senza che nessuno mi disturbi»

Andres mi gira intorno. Non ci siamo più sfiorati dal giorno in cui mi ha portata al castello. Quando mi prende il polso, sento che mi sto sciogliendo, ma fingo di essere spaventata.

«Lasciami», urlo.

«Non prima di sapere come ti chiami»

«Mai!»

Andres mi attira verso di sé e mi dà un bacio sulla bocca. Gli stringo le braccia. So che dovrei scansarmi, ma aspettavo quel bacio da un bel po' e non riesco a staccarmi.

«Stop!», grida Marie, divertita.

«Devo dire che questa scena vi viene particolarmente bene»

Andres si pulisce la bocca con la manica della felpa e mi guarda come se volesse mangiarmi.

«Grazie», mormoro.

«Però qui, Amanda, tu dovresti scappare e ballare»

«Certo», dico «me ne rendo conto»

«Pensi di poterlo fare?»

«Penso di provarci», scherzo.

Andres si mette a ridere. Ludovica ci lancia un'occhiata di fuoco. Mirko sbuffa.

«Proviamo la scena con il resto del gruppo, ora. Voi due riposatevi»

Mirko e gli altri entrano in scena. Io e Andres andiamo a sederci vicini, sotto il cornicione della finestra.

«Cosa fai stasera?», mi sussurra.

«Niente, perché?»

«Potrei passare a prenderti. Ma non ho una Porsche, questa volta»

«Va bene anche un carretto»

«Il mio Peugeot sarà perfetto»

Mirko ci osserva.

«Lui ti ha detto ancora qualcosa?»

Annuisco.

«Non vuole perdere la mia amicizia»

Andres serra le labbra.

«Sai che ti sta mentendo, vero? Aspetterà che io faccia una sola mossa falsa per tornare da te»

«Può darsi», ribatto «ma tu non farai nulla che possa rovinare noi, vero?»

«No, te lo prometto»

«Davvero?»

«Davvero»

«Piccioncini», ci interrompe Marie «se non vi svegliate a entrare in scena, qui ammazziamo il teatro!»

Io e Andres ci guardiamo sorridendo, poi facciamo il nostro ingresso insieme. Maya mi guarda compiaciuta. Tutti i guai che temevamo sono un po' più lontani, adessso.

Andres è mio, e non solo in quest'opera teatrale. Anche nella vita reale. Non posso chieder di meglio. Non c'è niente che possa andare storto, adesso.

Non vedo l'ora che sia stasera, per stare da sola con lui.

Ma proprio quando il cielo è sereno, bisogna aspettarsi una pioggia gelida...

Che ne pensate? Quale altro guaio è in serbo per Amanda e Andres? Oggi sono particolarmente contenta, perché presto potrò darvi notizie bellissime. Continuate a seguirmi e a far piovere stelline!

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