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Cap 43


«Adesso chiudi gli occhi», mormora Andres.

«Non avrai intenzione di lasciarmi sola qui a piedi nudi, vero?», scherzo.

«Chiudili, Amanda»

Ha il potere di farmi fare tutto ciò che vuole.

Li chiudo e aspetto, mentre il gelo della sera mi accarezza la pelle e i miei piedi avvertono l'umido del terreno, le foglie, l'erba.

Sento che Andres si allontana, poi torno e riconosco il suono di una chitarra.


La sua voce mi accarezza come una calda coperta. Così roca, così sensuale. Vorrei aprire gli occhi, ma qualcosa mi spinge ad aspettare e a muovere solo la testa, da un lato all'altro, al ritmo della sua chitarra. Andres mi penetra nelle orecchie con quel suo timbro scuro e irresistibile.

La canzone è in spagnolo. Vorrei tanto conoscere le parole. Quando apro gli occhi, lui è seduto davanti a me e canta mentre mi guarda. Sorride. Muovo un passo verso di lui e improvvisamente, come se fosse un'urgenza, sento il bisogno di ballare. E' sempre così, con lui. Il corpo fa ciò che vuole.

Volteggio tutt'intorno a lui, mentre la sua chitarra mi accompagna a una velocità sempre più incalzante. Ora capisco perché ha voluto che mi togliessi le scarpe: sono libera. Sono come una minuscola farfalla in mezzo a un prato pieno di stelle.

Ballare è sempre stato così semplice, per me. Solo ora me ne rendo conto. Ecco quello che non ho mai ammesso nemmeno a Eleonora: amo la danza più di quanto ami me stessa. Non posso più nascondermi. Andres mi ha fatto un enorme regalo: mi ha ricordato cosa significhi avere una passione.

Quando la musica cessa, lui appoggia la chitarra e rimaniamo un attimo distanti, a guardarci, con il fiato sospeso.

«Balli in un modo che non lascia alternative: bisogna guardarti a tutti i costi»

«Canti così bene che le stelle sono scese tutte a sentirti», rispondo.

Vado verso di lui e Andres mi prende in braccio.

Ci baciamo ancora. Questa volta le nostre bocche si incontrano con più facilità e sento la sua lingua premere contro le mie labbra. Continuo a baciarlo, mentre lui mi prende in braccio e mi trascina dentro al castello. Il fuoco è ancora acceso.

«Possiamo?», sussurro «non arriverà nessuno?»

«Il cameriere è un mio amico, mi ha lasciato le chiavi», bisbiglia lui. La sua voce è roca, le sue guance sono bollenti e anche le sue labbra.

Mi stende sul tappeto e mi sale sopra delicatamente, sfiorandomi il corpo con una mano.

Gli sbottono la camicia e accarezzo il suo torace, i fianchi, i pettorali. Lui sospira e fa scivolare le spalline del mio vestito. Slaccio il reggiseno e lui si china a baciarmi un seno. Lo prende tra le mani e sospira. Sento che sussurra il mio nome, poi sale piano con la bocca sul mio collo.

«Andres, così mi fai impazzire», dico e mi accorgo che ho le lacrime agli occhi.

«Che fai, ti metti a piangere adesso?»

«E' che sono troppo felice. Quando sono felice io piango. Almeno credo. Non mi era mai capitata una cosa del genere»

«Sembri una dea», mi dice, e sposta i miei capelli sui seni, poi riprende a baciarmi. Mi sfila il vestito e rimango solo con le mutandine.

«Oh, cazzo», dice e mi accarezza i glutei. I nostri corpi rotolano sul tappeto, protetti dal calore del fuoco. Le sue labbra scendono fino all'ombelico e risalgono sui miei seni, come onde del mare che mi coprono e mi scoprono in continuazione. Affondo le mie unghie sulle sue spalle. Lui si slaccia i jeans.

«Non dovremmo», mormoro «non così. Non stasera»

«Lo so», risponde lui. Si china su di me con una smorfia di sofferenza. Inarco la schiena e seguo i movimenti del suo bacino che spinge su di me. Lo desidero con tutto il mio cuore.

Ma non sarebbe giusto.

«Sai che stiamo per rovinare un momento perfetto, vero?»

«Non la vedo così», ansimo, mentre le sue mani non riescono a staccarsi dal mio corpo.


«Stiamo semplicemente prolungando l'attesa di qualcosa che può essere ancora più bella di così»

«Una tortura, in una sola parola»

Ridiamo e continuiamo a baciarci. Salgo sopra di lui e muovo i fianchi.

«Amanda, se fai così non ti darò retta, tra un attimo»

«E cosa farai?», lo stuzzico.

«Ti strappo via quelle mutandine e non rispondo di me»

Mi chino di nuovo a baciarlo e lui mi prende per i capelli. Respira sempre più affannosamente. Abbasso le mani e lo tocco da sopra i boxer.

«Ti voglio», sospira.

«Ti voglio», mormoro.

Mi spinge via.

Ci mettiamo di nuovo a ridere.

«Non immaginavo fossi anche così stronza», mi dice.

«E tu così comprensivo», ribatto.

«Di solito non lo sono»

«Ti ho perdonato», sussurro, rimanendo seminuda davanti a lui.

«Anche io», risponde Andres.

«Per cosa?», chiedo.

«Per aver gettato questo»

Mi porge il braccialetto di corda.

«L'ho trovato sotto la finestra dello chalet, in mezzo alla neve. Non volevo credere che tu l'avessi gettato via»

«Mi dispiace», mormoro.

Lui mi abbraccia.

«Da adesso in avanti sarà diverso, vero?»

Annuisco.

Poi penso a Mirko e a Ludovica.

«Ma come? Come potrà esserlo?»

«Parleremo con loro. Saremo sinceri. Non posso più nascondere quello che provo per te»

Mi mordo un labbro. Andres è tutto quello che voglio, ma non so se sarò così coraggiosa.

Ci rivestiamo in silenzio e chiudiamo il castello.

«Si ritorna in carrozza, principessa», mormora Andres.

Guida senza parlare, immerso nei suoi pensieri. Anche io non ho voglia di dire più nulla. Voglio solo infilarmi sotto le coperte e ripensare a ogni momento di questa splendida notte.

Quando parcheggia davanti a casa mia, sento che mormora un "merda", sottovoce.

«Che c'è?», chiedo «abbiamo dimenticato qualcosa al castello?»

Poi guardo nella sua stessa direzione.

Mirko è seduto davanti al mio portone. Si tiene la testa tra le mani e mi aspetta, con mille domande a cui non ho voglia di rispondere.

Ogni scelta che facciamo ha delle conseguenze...  Amanda sarà capace di dire la verità?

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