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Cap 38

E' l'ultimo giorno a Madesimo. Domani si torna a casa. Marie ha rinunciato all'idea delle prove e ci ha proposto di fare tutti insieme una pattinata. Nessuno sa che io sono già stata allo stadio del ghiaccio da sola, nemmeno Mirko.

Spero di vedere ancora quella ragazza e la sua grinta, che tanto manca a me.

Mirko mi lascia la mano solo quando arriviamo agli spogliatoi. Andres tira dritto dopo un bacio veloce a Ludovica. Non ci siamo più parlati e nemmeno guardati in faccia. Il nostro comportamento ha messo in imbarazzo tutti. Marie ha cercato di smorzare la tensione, ma in certi momenti sembrava che l'aria fosse fatta di scintille.

So che dobbiamo parlarci, ma non ho idea di quando succederà. Io di certo non voglio fare il primo passo.

Entro nello spogliatoio e mi siedo il più distante possibile da Ludovica. Armeggio per districare le stringhe dei miei pattini.

«Non è così difficile, Amanda, ce la puoi fare!», sibila lei, divertita.

Le lancio un'occhiataccia e non rispondo nulla.

«E' un altro dei tuoi modi per attirare l'attenzione? Scommetto che entreremo in pista e cadrai dieci volte», continua Ludovica, imperterrita.

«Senti», rispondo senza alzare lo sguardo «mi lasci in pace?»

Lei si alza e viene verso la mia direzione.

«Guarda che hai iniziato tu», sussurra «se avessi lasciato stare Andres, non sarebbe successo niente del genere, Amanda Leone»

Mollo i pattini e stavolta la guardo dritta negli occhi.

«Credimi,  ho fatto di tutto per evitarlo. E anche lui», ribatto, calma.

«Ah, ma certo. Povera Amanda, per il bene degli altri rinuncia al suo grande amore. E allora come spieghi la pagina di diario strappata?»

«Senti, non sono affari tuoi»

«Lo sono invece. Andres è mio»

Sospiro.

«Ho sbagliato a strappare quella pagina, ma tu sei stata una vera stronza a dirlo ad Andres. Come fai a essere sempre così cattiva?»

Un bagliore strano passa attraverso i suoi occhi.

«Cattiva? No, cara, questa non è cattiveria. E' istinto di sopravvivenza. Quando ami qualcuno, lotti per tenertelo stretto. Costi quel che costi. Solo che tu non ne sei capace»

Ha ragione lei. Odio doverlo ammettere, ma è così.

«Povero Mirko», continua Ludovica «mi spiace così tanto, che si sia innamorato di una come te. Gli hai anche detto del bacio che Andres ti ha concesso. Probabilmente per pena. Forse gli sei saltata addosso. Ma che bisogno c'era di correre a dirlo a quel povero ragazzo?»

Mi sento agghiacciare.

«Come... come fai a saperlo?»

«Perché me l'ha detto lui, sciocca. Pensi che una ex sia così difficile da dimenticare? Tu e Andres potete fare quello che volete, ma io e Mirko continueremo a remarvi contro. Vogliamo entrambi tenere ciò che amiamo»

Stringo i pugni. Sento ribollirmi dentro una rabbia irrefrenabile. Odio tutto di lei. Il modo in cui ancheggia, la sua bocca sempre rossa, i capelli che sembrano strappati a quelli della Barbie.

«Hai finito di rompere i coglioni, adesso?», sbotto.

«Quanta cattiveria, Amanda. Fai così perché ti senti sola? Lo sanno tutti che cerchi compassione. E quando balli e ti scende la lacrimuccia? Sei patetica. E' questo il modo che hai per conquistare i ragazzi?»

Mi alzo in piedi e la sfido con lo sguardo.

«Prova a dire un'altra parola e giuro che non mi trattengo», esclamo. Non so cosa mi sia preso. Ludovica sa tirare fuori il lato peggiore di me.

«Pensi che abbia paura di te? Chi è finito all'ospedale l'ultima volta?»

Ludovica ha uno sguardo strano. Come se si aspettasse una mia reazione. Devo resisterle.

«Non voglio parlarne», dico e cerco di avviarmi verso la porta.

«Eccola che se ne va», ride Ludovica «Andres ha ragione, sei solo una che sa scappare. Quanto sei ridicola. Credi davvero che lui possa anche solo provare qualcosa per te? Ho fatto bene a dirgli che tu stessa mi hai consegnato quella pagina. La buona Amanda trasformata in una stronza colossale»

La sua risata riecheggia per tutto lo spogliatoio. Mi giro di scatto e corro verso di lei. Non mi controllo più. La spingo contro il muro. Il rumore che fa la sua schiena mentre sbatte contro la parete, sembra un boato. Forse gliel'ho spezzata. Lei si lascia scivolare per terra e sorride.

«Continua, Amanda. Sfogati pure. Fammi male. Rimarrai sempre quella che ha perso tutto»

Mi trattengo dal prenderla a calci. Lei si rialza in piedi e mi afferra una ciocca di capelli. La annusa.

«Dovrò chiedere che shampoo usi. E' buono questo profumo», bisbiglia.

«Tu sei pazza», le dico e cerco di muovermi, ma lei continua a tenermi per i capelli.

«Lasciami andare», mormoro «ti conviene lasciarmi o mi metto a urlare»

«Urla, allora. Chiedi aiuto come al solito. Fatti compatire. Sei capace solo di far quello, no?»

Le pianto una gomitata nello stomaco. Per un attimo si piega in due. Non reagisce. Quando rialza la testa mi accorgo che sta ancora sogghignando.

«Non vedo l'ora di dire tutto ad Andres», bisbiglia.

La porta dello spogliatoio si apre. O forse è sempre stata aperta e noi non ce ne siamo accorte.

Andres ci osserva. Io e Ludovica lo guardiamo, terrorizzate.

Lei ha paura che lui sia lì da molto tempo. Io temo che sia appena arrivato.

Se mi ha visto fare quello che ho fatto, l'ho perso per sempre. Ma quanto sono stupida. Io l'ho già perso.

«Da quanto sei lì?», chiede Ludovica, cadendo in ginocchio.

Si tiene la pancia e adesso ha l'aria sofferente.

Guardo Andres e lui ora ricambia il mio sguardo.

Ancora una volta, la sua espressione è indecifrabile.

«Ludovica, alzati per favore», dice e la voce gli trema.

«Non volevo farle del male, mi ha istigato», cerco di giustificarmi. E all'improvviso mi sento un'idiota. Sono caduta nella trappola di Ludovica. Un'altra volta.

«Sono piuttosto confuso, lo ammetto», dice Andres e fruga nelle tasche. Sono sicura che stia cercando il suo pacchetto di sigarette.

«Da quanto sei qui?», ripete Ludovica, che adesso ha le lacrime agli occhi.

«Da quando quella dolce frana non riusciva a slacciare i pattini», risponde Andres. E mi guarda con uno strano sorriso.


Dedico questo capitolo  a chiunque  in questo momento sta provando una gran rabbia. 

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