Cap 18
Sulla soglia di casa, mi appoggio al portone e ripenso a quello che è successo. Non posso fare a meno di sorridere.
Non voglio pensare a come siamo stati interrotti. Mi concentro sulla sensazione di calore quando Andres mi ha sfiorato. Forse per lui valgo qualcosa. Non vedo l'ora di chiudermi in camera mia e leggere la pagina di diario che parla di me.
Apro la porta di casa, sto per salutare, quando mi rendo conto che la mamma non è sola. Sta parlando con un'altra persona e in maniera piuttosto concitata. Mi metto in ascolto e quasi subito riconosco la voce di Marie.
«La prego di non insistere signora»
«Almeno abbia la decenza di spiegarmi perché vuole tarpare le ali a un talento simile!»
Immagino che la mamma a queste parole si stia trattenendo dal prenderla a pugni.
«Vuole davvero entrare nella nostra vita privata senza che nessuno gliel'abbia chiesto?»
«Se è necessario sì», risponde Marie con coraggio «altrimenti non sarei venuta fin qui»
«So riconoscere un talento quando lo vedo, signora Marie», ammette mia madre «perché era il mio lavoro. Lo è stato fino al giorno in cui ho perso Eleonora»
Trattengo il fiato.
«Eleonora?», chiede Marie.
«La gemella di Amanda. Un angelo sulle punte. Avevano iniziato a chiamarla così. E' sempre stata molto dotata»
«Anche Amanda lo è»
«Mi lasci finire, se vuole capire. Amanda non ha fatto altro che imitare quello che la sorella aveva da offrirgli. E' chiaro che sia diventata brava. Loro due hanno sempre fatto tutto insieme. Voglio bene ad Amanda e mi creda, è solo per il suo bene che le sto proibendo di continuare a danzare. Era Eleonora la vera stella. Fin da bambine, Eleonora aveva una predisposizione al sacrificio che Amanda non conosce. Rimaneva ore alla sbarra a perfezionarsi»
«Lo definirei masochismo, non talento», borbotta Marie.
«Con il tempo, invece, i suoi sforzi l'hanno premiata. Eleonora era indiscutibilmente la miglior ballerina del suo corso. Amanda ne soffriva molto. Credo che stesse pensando di abbandonare. Iniziò a dire che voleva diventare una doppiatrice e far parlare i personaggi dei cartoni animati. Eleonora incoraggiava questa sua passione, e anche io l'avrei fatto, ma Amanda non ha costanza. Non ha carattere. Mi creda, è brutto per una madre doverlo dire, ma ho perso la gemella con la stoffa»
«Mi sembra molto ingiusto quello che sta dicendo», ribatte Marie.
«Io voglio bene a entrambe», insiste mia madre «questo è fuori discussione»
Le gambe iniziano a tremare, intanto che ascolto da mia madre le parole che mai avrei creduto di dover udire. Vuole bene a entrambe, come no. Allora è questo che ho provato, in tutti questi anni. La sensazione di essere sbagliata, arrivava da qui. La brutta copia di Eleonora. Quella che pasticcia, quella che arranca.
«Allora lasci vivere anche a lei il suo sogno!»
«Amanda non sa cosa vuole»
«A sedici anni è più che normale!», sbotta Marie
«Eleonora lo sapeva bene. Si era iscritta a un provino per il corpo di ballo della Scala. L'avevano ammessa alla selezione. Avevano ammesso che Amanda. Ovviamente si era iscritta anche lei. Il giorno che Eleonora morì, dovevamo andare tutte e tre a quel maledetto provino»
Mi tappo le orecchie e inizio a piangere. Non voglio sentire questa parte. Non ci credo che la mamma la stia raccontando come se niente fosse. Il giorno che Eleonora morì... Il giorno in cui morì per colpa mia. Dovrei essere in prigione, non qui. Ha ragione lei. Eleonora doveva continuare a vivere per realizzare il suo sogno. E' morta per il mio egoismo.
Mi sento mancare e urto il portaombrelli vicino alla porta.
La mamma smette di parlare.
«Amanda?», chiede. La sua voce tradisce preoccupazione.
Scappo. Corro giù per le scale e mi precipito via da quel maledetto appartamento.
Continuo a correre, sorpasso la statale, le lacrime mi scendono prepotenti sulle guance. E' tardi, sono le dieci passate. Ma a casa di Mirko c'è ancora la luce.
Mi aggrappo al campanello.
La madre di Mirko è già in vestaglia.
«Amanda?» dice, sorpresa.
Mirko spunta all'ingresso in pigiama e con i capelli arruffati. Ha il telecomando in mano.
Mi precipito tra le sue braccia e mi lascio andare a un pianto disperato.
«Amanda, fatina, cos'è successo?»
Guardo la mamma di Mirko e spero che sia comprensiva. Mi stringo ancora più forte a lui e le lacrime mi annebbiano completamente la vista.
«Mirko, ti prego, posso dormire qui, questa notte?»
A volte si ha solo bisogno di un abbraccio stretto e di qualcuno che ti lasci piangere. Amanda è corsa da Mirko senza pensarci. Care lettrici, l'amore può essere più complicato di quel che sembra... Voi cosa ne pensate?
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