Capitolo 5
Sii il cambiamento che
Vuoi vedere nel mondo
- Ghandi
Jason
La stagione è appena iniziata e tutti sono su di giri sabato dovremmo giocare contro la Hamilton Lake e ci stiamo preparando duramente da due settimane ma la mia mente e ben lontana da tutto questo e come se quello che è successo nel parchetto abbandonato non abbia fatto altro che rendermi più attento ad ogni movimento di LeeRoy. L'osservo spesso ultimamente, come in questo momento mentre in torno a me tutti ridono e scherzano inconsapevoli che il mio sguardo attento sia concentrato su di lui, sta fumando una sigaretta in un angolo isolato del cortile della scuola , mentre attende il suono della campanella che decreta l'inizio della giornata scolastica, il suo di sguardo però è attento ad osservare minuziosamente il mozzicone della sigaretta, non la getta a terra ma lentamente l'avvicina alla porzione dell'avanbraccio leggermente scoperta è la spegna lì, sussulto per quel gesto e un moto di rabbia riverbera in me, ma non faccio nulla però , sono quasi pietrificato , con estrema lentezza abbassa la felpa sulla bruciatura appena fatta, premendoci il dito sopra, alza il capo e i nostri sguardi si incontrano, sgrana gli occhi preoccupati cercando di capire se qualcun altro a parte me ha visto quello che ha fatto, ma subito si tranquillizza capendo che solo io ho visto quello che ha fatto, solo io ho assistito a questo atto di autolesionismo, lentamente riprende il suo zaino che era poggiato a terra e va via lasciandomi qui ad osservare la sua schiena e a pormi mille domande ..
Perché ti fai del male?
Da quando hai iniziato?
Perché lo fai?
Un senso di inquietudine mi accompagna per tutta la mattina e la voglia di andarlo a cercare per dirgli di smetterla qualsiasi cosa stia facendo mi formicola nelle viscere, ho voglia di urlargli contro di smetterla con questi comportamenti autodistruttivi, ho voglia di dirgli che non faccio altro che pensare a lui, all'altra sera al parco e al suo sguardo implorante che mi chiede di essere picchiato. Perché ho come la sensazione di percepire tutto il suo tormento? Perché non faccio altro che pensare a come potrei aiutarlo a come potrei avvicinarmi a lui senza creargli altri problemi? Devo smetterla, devo lasciarlo stare, io e lui non abbiamo nulla a che spartire apparteniamo a due mondi diversi nella gerarchia sociale di questa scuola di merda e io devo starmene al mio posto come ho sempre fatto, ma davvero l'ho sempre fatto? Davvero sono sempre stato al mio posto? No, non l'ho mai fatto ho sempre cercato di evitare che gli dessero troppi problemi e forse non sempre ci sono riuscito, non sempre sono stato in grado di limitare i danni collaterali degli scherzi di merda della mia squadra, dei miei amici , e poi c'è la domanda che mi assilla da tutta la mattina e se quello che ho visto poco fa non fosse un caso isolato?
Una mano mi scuote leggermente, sbatto leggermente le palpebre cercando di capire cosa sia capitato intorno a me nel breve tempo che sono stato assorto nei miei pensieri. Kristal mi guarda preoccupata e ciò mi fa capire che potrebbe aver notato che ulimente sono più assente del solito, mi guardo in torno cercando di capire se oltre a lei qualcun altro si è reso conto di questi miei momenti di totale assenza, ma nessuno a parte lei l'ha notato , cerco mentalmente di capire se nelle lezioni del pomeriggio qualcuna sia in comune con Sullivan ma nessuna lo è, abbiamo corsi diversi, frequentiamo posti diversi e non abbiamo nessun amico in comune, perché Sullivan nessuno vorrebbe essere amico di quel disadattato di LeeRoy Sullivan a parte April lei è l'unica amica che abbia mai avuto, e il pensiero che non sia completamente solo abbandonato a se stesso quasi solleva.
Io e lui siamo sempre stati agli antipodi, non ci siamo mai parlati, mai frequentati, mai odiati semplicemente abbiamo convissuto per sedici anni nella stessa città senza mai avere nessun tipo di rapporto ma sapendo sempre chi era l'uno e chi era l'altro. ,
Quando finalmente finiamo di mangiare schizzo via da quelli che sono i miei amici e la mia ragazza per correre in corridoio devo trovarlo. Perché? Non lo so. Forse ho solo bisogno di sapere come sta, ho solo bisogno di respirare la sua stessa aria, di trovarmi in un posto dove siamo solo noi, di guardarlo negli occhi come è successo al parco abbandonato, di ascoltare il suo silenzio e di prendermi un po' del suo dolore. Non voglio farmi altre domande, so solo che devo farlo e basta devo assecondare quello che sento in questo momento altrimenti potrei impazzire.
Non ci metto molto a capire dove uno come lui potrebbe essere , dirigendomi nell'unico luogo di questa scuola dove uno come lui si potrebbe rifugiare. Il terrazzo del tetto della scuola, nessuno andrebbe mai lì è proibito dal regolamento scolastico, come tante altre cose che però ai membri della squadra è permesso se beccassero me sul quel tetto ne uscirei indenne, nessuna conseguenza, ma se beccassero lui beh lì sarebbe diverso partirebbe l'ennesima punizione e diciamocela tutta sia il preside che il professore Tylor non aspettano altro che cacciarlo da questa scuola, diciamo che quelle foto con cui hanno tappezzato i muri della scuola un anno fa non sono tanto piaciute al Preside per una questione di immagine dice, ma sappiamo tutti che il motivo per cui non siano mai stati presi provvedimenti contro Dylan e la squadra, sono le cospicue donazioni che il signor Smith faccia alla scuola, allora si è permesso bullizzare, fare del Revenge Porn e infine fare outing a qualcuno . Mi massaggio le tempie e appoggio la mano sulla maniglia della porta d'emergenza che conduce al tetto, forse potrei sbagliarmi, forse non è qui ma devo tentare, sospiro aprendo la porta, trovandolo seduto a terra mentre si sta rollando una canna, lo guardo ipnotizzato chiedendomi cosa ci trovi nello sballarsi, nel farsi del male, nell'ubriacarsi fino a stordirsi, e solo la morte di tua madre che ti ha ridotto così o c'è dell'altro? Scuoto la testa non voglio saperlo da una parte ho paura di scoprire cosa ci sia dietro tutto questo.
-È vitato fumare erba a scuola – esordisco, lui si gira lentamente verso di me, ma il suo sguardo si sposta subito dietro le mie spalle alla ricerca dei miei compagni di squadra e qualcosa mi si spezza dentro. Non si fida di me. E come potrebbe fidarsi di uno che fa parte del gruppo che lo tormenta da mesi.
-Attenzione Johanson potrei pensare che tu sia uno stalker – dice portandosi alla bocca la canna, l'accende lentamente come se abbia tutto il tempo del mondo, percepisco come la mia sola presenza lo abbia reso nervoso, so che avermi sempre in mezzo ai piedi ultimamente non gli faccia affatto piacere. Io resto immobile al mio posto non mi muovo, stiamo lì ad osservarci per capire quale sia la prossima mossa da fare, poi lentamente il sposto il mio sguardo sul suo bracci, nel punto esatto dove stamattina si è spento la sigaretta serro la mascella e chiudo le mani a pugni sentendomi impotente di fronte a tutto ciò, scaccio ogni emozione, non ha bisogno della mia compassione o che qualcuno provi pena per lui, ha solo bisogno di qualcuno che sia dalla sua parte e io vorrei esserselo.
-Perché? - chiedo
-Che ti importa. -
-Tu non sei così! – affermo arrogandomi il diritto di conoscerlo. Inizia a ridere, una risata divertita ma anche amara
-Ma tu che cazzo ne sai come sono. Che c'è Johnson ulimente ti senti in colpa e vuoi redimerti, mostrando la tua preoccupazione nei miei confronti? Nei confronti di quel povero stronzo di cui non avete avuto pietà neanche quando gli è morta la madre? Beh sinceramente me ne sbatto della tua fottuta preoccupazione o di quello che sia. - dice sostenendo il mio sguardo, prende un tiro della canna , sbuffandomelo in faccia in segno provocatorio - Ah carino il disegno di stamattina sul mio banco, degno per una mostra di arte contemporanea. - conclude con quel ghigno strafottente come se qualunque cosa ci fosse disegnato sopra il suo banco non lo avesse toccato minimamente.
-Quale disegno? – chiedo, non so di cosa stia parlando sicuramente qualche altra trovata di Dylan
-Ma come non sai nulla? In ogni caso quello che amo fare a letto sono solo affari miei. -
-Che stai dicendo LeeRoy – insisto, non so di cosa parla, sono sempre l'ultimo a sapere le cose in quella cazzo di squadra e la cosa mi innervosisce al quanto, li odio questi atti di bullismo, mi stanno incominciando a seccare. L'osservo mentre estrare il suo cellulare dalla cartella e lo vedo scrollare col dito sullo schermo del telefonino, quando finalmente trova quello che stava cercando lo gira verso di me:
-Questo – dice e quello che vedo mi fa sgranare gli occhi e stringere i pugni, giuro che stavolta lo ammazzo a Dylan
-Non ne sapevo nulla- ed è la verità, credimi per favore
-Fottiti Jason, tu e i tuoi cazzo di amici- dice infine prima di fuggire via e lasciarmi sul tetto della scuola solo come un idiota.
***
Non ho avuto il coraggio di andare agli allenamenti oggi, sono così nervoso cazzo che l'unica cosa che ho fatto dopo scuola è stato correre a casa perché sono sicuro che se avessi visto Dylan lo avrei preso a pugni e non avrei saputo come fermarmi, mi sento così maledettamente inutile, così maledettamente bloccato, non so che fare. Salgo le scale con la consapevolezza che sono solo , che non devo giustificarmi con i miei genitori per aver saltato gli allenamenti a ridosso di una delle partite più importanti di inizio stagione , guardo la porta infondo al corridoio con su scritto " Attenti a non entrare, potreste morie" e sorrido mi manca Eric, odio che non sia qui in questo momento, odio non poterlo avere in mezzo alle scatole, poter scambiare due chiacchiere con lui in qualsiasi momento della giornata, o semplicemente battibeccare come facevamo di solito, prendo il telefono e faccio partire la chiamata per poi rendermi conto che a quest'ora potrebbe essere a lezione ma ho davvero bisogno di parlare con mio fratello.
-Pronto coglioncello – risponde al telefono e un sorriso si forma sulle mie labbra quanto mi è mancato sentirlo
-Hay .- rispondo mesto
-JJ, che succede? - chiede preoccupato
-Ecco io... - non so cosa sta succedendo , ultimamente e come se avessi rimesso in discussione tutto per sino i miei amici, la mia ragazza, me, per cosa poi per tendere la mano a qualcuno che non ha la minima intenzione di farsi aiutare.
-Hay JJ ascoltami, smetti di pensare a qualsiasi cosa tu stia pensando e dimmi cosa c'è che non va. -
-E come se nell'ultimo periodo avessi messo in dubbio ogni mia certezza- ammetto
-Capisco ed è un male? - chiede
-Non lo so Eric. Ultimamente non so più niente, tutto è così incerto. - dico
-Ascoltami Jason, non è un male avere dei dubbi. Ma non farti sopraffare da questa sensazione, si te stesso, segui quello che senti anche se questo può non far piacere agli altri, vivi per te stesso e per quello che è meglio per te. -
- Ultimamente tutto è così difficile. Mi manchi Eric –
-Anche tu mi manchi coglioncello. Io ci sono ok? Anche se sono al college anche se mi trovo in un altro Stato io sono qui per te.- dice e un paio di lacrime mi scendono dagli occhi, mi sento così svuotato dopo aver parlato con lui, mi sento così solo e triste così infelice per essere inutilmente e schifosamente associato a un branco di idioti che non riconosco più come i miei amici, come la mia squadra, mi fa schifo solo essere in loro compagnia a volte. La chiamata con mio fratello termina tra i miei i singhiozzi e lui che cerca di tirami su di morale con qualche battutina stupida. Non mi sente piangere così da quella volta che in quinta elementare Lucas Martin mi strappo la mia carta preferita di magic con questo ultimo pensiero nella mente mi rannicchio sul letto in posizione fetale, chiudendo gli occhi e abbandonandomi ad un sonno leggere e tormentato
***
Un bussare leggero alla porta mi fa risvegliare dal mio stato di dormiveglia, grugnisco dando, a qualsiasi persona si trovi al di là della porta, il permesso di entrare. Mi strofino gli occhi impastati dal sonno e dalle lacrime che ho versato qualche ora prima, sbadiglio rumorosamente e lentante mi giro verso la persona che è appena entrata e con mia grande sorpresa non è mia madre, ma è Matt che torreggia su di me, non serve capire perché sia qui, lui sa che qualcosa che non va, che per saltare l'allenamento di oggi ci sia sicuramente stato un buon motivo.
-Che ci fai qui?.- chiedo facendo il finto tonto
-Che sta succedendo JJ? - chiede
-Io...- mi interrompo non so che rispondere ero talmente incazzato per quell'ennesimo scherzo a LeeRoy di cui non sapevo nulla che mi sono infuriato con Dylan e se l'avessi visto lo avrei preso a schiaffi. -Lascia stare Matthew –
- C'entra Dylan vero? - chiede e come sempre il mio amico non ha bisogno che io gli dia risposte lui ha già capito – Che ha fatto? – chiede.
Prendo il telefono,scrollo col dito sul telefono in cerca dell'app dei messaggi , clicco su di essa e poi cerco la foto di quel disegno di merda, mostrargliela , Matt serra la mascella e stringe i pugni, anche lui non sapeva nulla, lentamente si alza dal letto e incomincia a camminare aventi e indietro. So quanto dia fastidio anche a lui, so come ci si sente quando vorresti fare qualcosa per migliorare la situazione ma non sai da dove iniziar. E tutto quello che senti è impotenza, inutilità perché quello che vorresti prendere a sberle è pur sempre il ragazzo con cui sei cresciuto, quello con cui hai condiviso i giochi, la prima sigaretta, la prima birra, la prima rissa , l'entusiasmo di giocare a basket e vincere una partita. E poi di colpo lo vedi trasformato in una persona piena d'odio nei confronti di un'altra che non si merita tutta questa cattiveria e non capisci il perché.
-Siediti Matt per favore. - gli chiedo gentilmente
-Perché è diventato così ? - chiede e vorrei tanto dargli una risposta, ma se lo sapessi non saremo qui no ? Forse lo è sempre stato così e noi non ce ne siamo mai accorti, forse quel bambino con cui siamo cresciuti non era quello che credevamo che fosse, scuto la testa perché io non gli so dare una risposta al mio amico , ogni girono cerco di venirne a capo di trovare una soluzione perché non è giusto quello che sta succedendo, non è giusto che tutti noi stiamo a guardare la distruzione di qualcun altro senza alzare un dito e mettere un punto a questa situazione, ma che posso fare io, noi, due un semplici studenti se non è la scuola stessa, il preside e i professori a cambiare tutto ciò.
- Ti ricordi il suo coming out dopo la festa di Alvarez? - chiedo
-Come potrei dimenticalo, quelle foto erano per tutta la scuola e non oserei chiamarlo coming out, non ha deciso lui di farlo. - precisa il mio amico, e questa volta sono io ad annuire mi alzo dal letto e vado verso la scrivania mi ci appoggio sopra e guardo Matt indeciso se confidargli quello che da mesi mi affligge – Cosa ci siamo persi quella sera? Cos'è è accaduto Matt che noi non sappiamo perché andiamo di Sullivan possiamo dire tante cose ma non che sia uno sprovveduto. -
- Che stai dicendo JJ. -
-Sto dicendo, quello che sto dicendo Matt. -
- Pensi...- ma qualsiasi cosa stia per dire viene interrotto dalla voce di mia madre che ci annuncia che la cena è pronta e per la prima volta forse penso che sia meglio così perché non a quale conclusione ci avrebbe portato questa conversazione e forse non lo voglio neanche sapere, sta di fatto che la storia che mi ha rifilato Dylan su quella foto non me la sono mai bevuta. Flashback di quella mattinata surreale si materializzano nella mia mente come se fosse la scena principale di un film. Le pareti dei corridoi tappezzate delle immagini di LeeRoy intento a fare un pompino a qualcuno, di cui ancora oggi non se ne conosce né il volto ne il nome, il vociare delle persone, le battute sprezzati del mio migliore amico e della squadra, l'incredulità sul volto mio e di Matt, la faccia di Sullivan impassibile di fronte a quel frame che gli strappava via tutta la sua intimità e poi quella frase pronunciata quasi a voler sminuire tutto quello che stava accadendo : "EH SI GENTE MI PIACE SUCCHIARE ANCHE IL CAZZO" prima di andarsene via e lasciare solo sgomento fra tutti i presenti, me compreso. È stato in quell'istante preciso che ho capito che qualcosa dentro di lui si era rotto per sempre, gradualmente l'ho visto cambiare fisicamente e caratterialmente, l'ho visto incominciare a costruire un muro tra sé e il mondo, un muro fatto di battutine sprezzanti, cinismo, apatia, rabia, disillusione, angoscia, delusione, tristezza, un muro che è diventato ancor più impenetrabile dopo l'incidente di sua madre.
Spazio Autrice :
Eccomi qui con il capitolo nuovo dopo mille mila mesi, per prima cosa mi scuso con tutti voi che seguono la storia per avere dovuto aspettare così tanto per leggere questo aggiornamento ma come ho spiegato nell'avviso precedente sono praticamente agli sgoccioli con l'università e quando sono lontana dai libri e dal pc cerco di rilassarmi e riposarmi.
Ma ora veniamo a noi, questo per me è un capitolo molto importante, qui credo si capisca meglio l'insofferenza di Jason a dover essere associato a un gruppo che non sente più suo e al conflitto interiore che lo affligge nel suo rapporto con Dylan e nel desiderio di porre fine a tutta una serie di atti di violenza nei confronti di LeeRoy.
Abbiamo fatto la conoscenza di Eric fratello maggiore di Jason, e abbiamo approfondito un po' il personaggio di Matt anche lui molto più simile a Jason che a Dylan e al resto della squadra.
Vi lascio dicendo che questa storia per me è diversa da tutte le altre che ho scritto in precedenza e chi ha letto Mamory Picture prima che la levassi da Wattpad capirà il perchè man mano che i capitoli veranno pubblicati.
Ci rileggiamo al prossimo aggiornamento e non dimenticatevi di lasciare una stellina e un commento insomma se vi va datemi dei feedback.
Un abbraccio miei unicorni scintillanti ❤️❤️
-Lilly
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