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Capitolo 28

I ran away to realize a dream, but the truth is that there's a magnetic force between us. Somehow there's always something that brings me back to you, Florence.

È il vostro comandante che vi parla. Benvenuti sul volo AZ5678 diretto a Londra Heathrow. A causa di problemi meteorologici, il volo partirà con un ritardo di quarantacinque minuti. Ci scusiamo per il disagio e auguriamo a tutti i passeggeri buon viaggio. Le assistenti di volo cercheranno di soddisfare ogni vostro bisogno.

Dopo aver udito le parole del pilota, ripetute sia in inglese sia in italiano, mi metto comoda sul sedile della economy class.
Posto 19A, vicino al finestrino. Un segno del destino, non so come altro definirlo.
Sempre questo numero, ma questa volta Matthew non è sul lato corridoio, a poca distanza da me.
Al mio fianco ci sono due ragazze, che parlano tra loro in una lingua a me sconosciuta, che potrebbe essere russo, polacco, o qualcosa di simile.
È possibile che mi stiano anche insultando, considerando che le sto fissando da diversi minuti, nel tentativo di comprendere con quale ostrogoto linguaggio comunichino.

Conscia del ritardo, mi posiziono comodamente, per affrontare le ore di volo, concedendomi anche qualche ora di riposo, che negli ultimi giorni è venuto un po' a mancare.

C'è tante carne sulla brace della mia vita e trovare un equilibrio non è cosa semplice.
Finalmente sono riuscita a convincere Matthew a provare ad aprire una finestra sul rapporto con Devin. È il regalo di Natale che gli ho chiesto, circa una settimana fa.

- Christmas is right behind the corner. He's your family.-

- I know but, it still hurts. Now that Amber is back I can't let that flash run away from my eyes.-

- But you can't live in the past forever. And I'm sure he has an explanation, the one you've never wanted to hear.-

- I'll try, promise. When you'll come back things will be different.-

- I believe in you. I love you.-

- I love you too, Sof.-

Mi ritrovo a pensare al mio ragazzo dopo un bel sonno rigenerante, di qualche ora. Il piccolo schermo davanti a me mostra la mappa con la rotta del volo. La osservo attentamente e sul mio viso si schiude un sorriso: siamo entrati nel continente europeo. Casa. In realtà, atterrando a Londra, ho ancora un altro aereo da prendere, ma l'idea del panforte inizia a materializzarsi davanti ai miei occhi e non lo vedo più così lontano.

∼∼∼

Finalmente vedo delle scritte in italiano. La mia amata Firenze. Sarà la magia di Ponte Vecchio, della cultura che si respira ad ogni angolo, o più semplicemente della famiglia, ma ora che sono di nuovo a casa, riesco a respirare a pieni polmoni, inspirando profondamente, per incamerare quanta più aria mi è possibile.

Essendo sera, non mi andava di far scomodare i miei, per venire a recuperarmi. Così ho preso un taxi, il primo parcheggiato proprio all'uscita dell'aeroporto. Non sono molti i chilometri che abbiamo percorso. E menomale, altrimenti il conto sarebbe stato davvero salato.

Arrivata nella via, caratterizzata da diversi condomini, uno di seguito all'altro, scendo dall'auto, di colore nero, illuminata dalla brillante luce bianca dei lampioni e recupero la grande valigia e lo zaino, riposti nel baule. Tira un vento abbastanza fastidioso, che mi costringe a stringermi nella sciarpa voluminosa e nel pesante cappotto di lana, blu notte. Il clima non è molto mite nemmeno qui, ma senz'altro meno rigido di quello americano.

Che ti aspettavi, l'estate? Siamo pur sempre sotto Natale!

- Tesoro! Finalmente! Come stai?- urla mio padre, che corre incontro a stritolarmi i fianchi, con le braccia forti, a cui da piccola amavo aggrapparmi, per gioco.
- Sei dimagrita, amore!- esclama mia mamma, ammonendomi col dito, prima ancora di salutarmi.

- Accidenti mamma, non ho ancora messo piede in casa e già hai da ridire? Partiamo bene!-

- E' che il computer ingrassa, come la televisione. Enzo, caro, porta dentro la valigia di Sofia. E tu, figlia mia, sei troppo magra, menomale che ti ho lasciato un piatto di pici da scaldare, così ti riprendi subito.-

Sempre la solita, mia madre, Annamaria Tera, impiegata come segretaria in uno studio di commercialisti. Mi vuole bene e mi è mancata da morire, non fraintendetemi, ma quando fa così la strozzerei. So che è il compito delle madri, essere apprensive e in costante fibrillazione, quando si tratta dei figli, ma lei mi sembra esagerata.

L'astinenza da pici all'aglione, però, si fa sentire nel mio stomaco, che dà ragione alla cinquantaseienne di fronte a me, iniziando a brontolare in maniera piuttosto rumorosa.

Dopo aver accontentato entrambe, pancia e mamma e, terminato un breve racconto degli ultimi tre mesi della mia vita, esausta, salgo le scale, per rimettere piede nella mia stanza da letto. Nemmeno uno spillo fuori posto e un acaro di polvere, da quando sono andata via. Starei ore a raccontarvi delle emozioni che provo nell'essere di nuovo nel mio posto del cuore, ma la stanchezza prende il sopravvento su di me, prosciugandomi delle poche energie rimaste.

Una doccia veloce non ha sortito l'effetto di ricarica sperato, ma l'esatto contrario.

Con gli occhi che quasi si chiudono, invio un messaggio di buonanotte al mio ragazzo, avvisandolo che sono arrivata e che va tutto bene, prima di abbandonarmi ad un sonno profondo.

∼∼∼

È mattino. È la vigilia di Natale. Il fuso orario non mi ha impedito di chiudere occhio, perchè il viaggio mi ha davvero sfiancata. Sono così entusiasta di poter riabbracciare i miei amici, che non sarà il sonno, ancora arretrato, a mandare a monte i miei programmi. Dopo aver fatto una rapida colazione, a base di yogurt ai mirtilli e caffè, mi preparo velocemente, prima che la mia amica suoni al campanello, per sottolineare il mio ritardo cronico, per essermi dimenticata qualcosa di fondamentale.

Dopo pochi convenevoli, decido di andare subito al sodo. La questione Roberto è qualcosa che vorrei risolvessero. È dal periodo della mia laurea, circa, che i due si trovano in questo limbo di vergogna e paura. È tempo che adesso smuovano le acque, prima di diventare matti entrambi, vivendo di illusioni e film mentali, su qualcosa che non hanno il coraggio di fare accadere.

- Allora? La missione per uscire dalla friendzone è andata a buon fine?- domando, dopo essere salita sulla macchina di Paola. Direzione? Centro di Firenze, per una maratona di shopping. Bisogna trovare l'abito giusto per Capodanno, per la mia dolce e troppo romantica amica.
- Un fallimento. Su tutta la linea- ribatte la mora, dopo essere uscita dal parcheggio, davanti a casa mia. Il suo tono triste mi fa sentire in colpa. So che è una questione tra lei e Roberto, ma se non fossi stata così lontana negli ultimi mesi sarei potuta starle vicina e, magari, darle qualche consiglio in più, essendo più dentro alla situazione. - Come sarebbe? Eppure ero certa che anche lui provasse...- sussurro, mentre svoltiamo a destra alla rotonda, verso il parcheggio sotterraneo, comodo per il centro, senza spendere una fortuna.
- Forse è così. Ma all'appuntamento si è presentato insieme ad Eugenio, Carlo e Silvia.-

Non riesco a ribattere, facendo calare il silenzio per un attimo: non mi aspettavo questa risposta. Onestamente credevo che non fosse proprio cambiato nulla, che lei non avesse fatto il primo passo. Invece è stato proprio Roberto a cambiare le carte in tavola. Di solito ho fiuto in queste cose e invece ho toppato.

- Ma tu gli hai proprio chiesto di uscire come appuntamento, oppure come semplice uscita, non diversa dalle altre volte?-

- Gli ho confessato di avere una tremenda voglia di carne, e che volevo andare a tutti i costi in un locale nuovo che hanno aperto un mesetto fa, vicino alla Galleria dell'Accademia.-

- E lui?-

- Gli ho chiesto se avesse voglia di venirci e lui mi ha risposto affermativamente, dicendo che lo avrebbe chiesto anche agli altri e che avrebbe prenotato lui. È stata una bella serata, niente da dire, però...-

- Però non era quello che avresti voluto, certo- concludo la frase, mentre chiudo la portiera, dopo esser scesa dalla macchina.

- Quello che proprio mi dà sui nervi sono le sue continue frecciatine, sui miei pessimi gusti in fatto di ragazzi o sul fatto che sono sempre single. E la cosa peggiore è che io non riesco quasi mai a ribattere, perchè mi sembra di essere una ragazzina.-
- È proprio un uomo, anzi, un bambino. Ma adesso mi sente!-
- Fermati! Che vuoi fare?- dice la mora, afferrando il mio braccio, mentre ci dirigiamo a passo deciso verso Piazza del Duomo.
- Avevo detto che ti avrei aiutata, se da sola non fossi riuscita a far quadrare il cerchio. Quindi, eccomi qui!-
- No!-
- So che sei orgogliosa e non vuoi l'aiuto di nessuno, ma non sopporto di vederti qui a soffrire per colpa di quel codardo che ha paura di fare il primo passo.-
Paola sembra non avere parole per ribattere quanto ho appena detto. Le mie doti oratorie sono migliorate, a quanto pare.
- Quindi qual è il tuo piano d'azione?-
- Un semplice dialogo. Oggi pomeriggio ci vediamo per una merenda, da Vito. Creerò l'occasione, non ti preoccupare. Anzi, pensa allo shopping, che devi brillare l'ultima notte dell'anno.-

∼∼∼

- Un cappuccio, per favore- mi rivolgo cordialmente alla cameriera del bar di Vito, una delle mie costanti da anni, ormai. Credo che questo posto sia stato teatro di tutte le fasi della mia vita: lo stress prematurità, quando affogavo tutta l'ansia nel cibo, l'innamoramento e la costruzione di improbabili strategie per conquistare quel coglione di Andrea, il mio essere tra le nuvole dopo averlo baciato la prima volta, la rabbia, seguita dalla depressione, quando lo lasciai, l'indecisione sul mio futuro.

Motivi diversi, tempi diversi, ma alla fine torno sempre qui, con i miei amici, seduta ad uno dei tavoli di legno, un po' rovinato dal tempo, ma che mantengono un certo fascino, immersi nella fragranza di caffè che invade il piccolo locale.

- Cosa? E la cioccolata?- domanda sconcertato Roberto, che sgrana gli occhi e mi scruta, come se volesse capire se qualche alieno si è impossessato del mio corpo, durante la mia permanenza lontano da Firenze.
- I gusti cambiano, a volte.-
- E io ci credo?-
- In realtà è solo un po' di forza di volontà nel trattenermi. Domani è Natale, non credo che ingurgitare un'altra montagna di calorie sia una saggia idea.-
- Mmh, mi hai convinto. Ma io me ne frego! Il richiamo di questa prelibatezza è troppo forte. Quindi portami una cioccolata con panna, per favore- conclude il riccio, rivolgendosi alla ragazza di fronte a noi, con la penna in mano.
- Ora voglio fare il pettegolo di turno. Raccontami un po' di questo Matthew!-
- Credo che ci sia qualcosa di più urgente di cui parlare.-
- Tipo?-
- Sicuro non sia un problema per Silvia se vengo anche io a Capodanno? È che mi sono proprio scordata di organizzarmi- confesso timidamente, grattandomi la nuca, imbarazzata.

- Ma certo che no! E poi almeno stiamo tutti insieme! Sono tutti curiosi di rivederti!-

- E io non vedo l'ora di sapere come vanno le loro vite e cosa stanno facendo! Però prima di partire, voglio che mi porti in quel posto nuovo vicino alla Galleria del David, su cui ho sentito voci molto positive.-

Abbocca all'amo, dai.

Adoro quando io e la mia coscienza viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda, evento piuttosto raro, ma appagante. Per una volta mi sento di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.

- Sì, ci sono stato la settimana scorsa. In effetti non è male, ma tu come fai a sapere che esiste questo nuovo ristorante?-

- Secondo te? Ovviamente me lo ha detto Paola. Questa mattina siamo andate a fare shopping per il trentuno.-

- Ah, non sapevo vi foste viste- risponde Roberto, sfregandosi nervosamente le mani, dopo aver sentito il nome della nostra amica.

- Non guardi mai le mie storie su Instagram?-

- Ti ricordo chi hai di fronte.-

- Giusto. Colui che non ama i social, che è iscritto solo per moda, ma che guarda solo ogni tanto, quando ci sono eventi particolari- replico, cantilenando le parole che ripete sempre lui.

- Vedo che non te ne sei dimenticata.-

- Sei sempre il mio migliore amico. E, poichè ti conosco bene, forse meglio di quanto mi conosca io stessa, so che qualcosa non va. Me ne vuoi parlare o facciamo come fa il dentista che deve cavare un dente?-

- Ma io non ho niente da dire. Va tutto bene.-

Uno che gira il cucchiaino nella tazza di cioccolata, che ormai sarà fredda, senza alzare quasi mai lo sguardo, non ha niente da nascondere. Certo, molto credibile.

- Anche con Paola va tutto bene?-

Al nominare nuovamente la nostra ex compagna di classe, Roberto smette di muovere la posata, prima di alzare leggermente lo sguardo.

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Buongiorno a tutti, cari lettori!

Lo so, sono in un ritardo spaventoso. Mi maledico per questo, ma purtroppo trovare le idee per continuare non è stato semplice, soprattutto perché in questi giorni sto vivendo di pallavolo, perciò ho avuto ispirazione per l'altra storia (Our destination) e sono stata costretta a mettere questa in secondo piano.

Come state? Siamo ormai alla fine di marzo e la primavera fatica a farsi sentire, ma piano piano sembra pronta a spazzare via l'inverno. Io sono sempre più indietro con lo studio, ma ehi... Non sono l'unica, vero?

Ok, basta parole superflue e veniamo al capitolo.

Per farmi perdonare ho scritto un capitolo un po' più lungo degli altri. Voglio i vostri commenti a caldo!

Che mi dite?

Io intanto vi avviso che la storia, ha già superato il giro di boa e si sta avviando verso l'epilogo. Con questo non intendo dire che mancano due capitoli, però sappiate che i nodi inizieranno a districarsi per arrivare poi ad una conclusione.

Ovviamente, con l'occasione, intendo anche farvi gli auguri per una buona Pasqua!

Al prossimo capitolo, spero presto,
Giulia

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