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EXTRA

A Leanne sembrava di essere tornata indietro di un anno, quando Ethan non era ancora una costante delle sue giornate e, anzi, faceva il possibile per non dover stare in sua compagnia.

Annabeth aveva ormai rinunciato a cercare di farla parlare con lei o con il ragazzo stesso. Sei proprio una causa persa, le aveva detto e l'aveva lasciata a crogiolarsi nella disperazione.

Leanne si era buttata sul letto e si era lasciata morire lentamente, mentre il mal di testa che la opprimeva da giorni continuava ad aumentare.

"A che pensi?" le chiese Josh, distraendola dai suoi pensieri.

A rispondere fu Annabeth: "Al fatto che è quasi una settimana che non parla con Ethan."

Leanne le diede un piccolo calcio, indispettita, ma la ragazza non si fece scalfire e continuò a sfogliare la rivista che stava leggendo.

"Puoi ripetermi perché avete litigato?"

"Non abbiamo litigato, Josh," disse Leanne, per la milionesima volta. "Siamo stati entrambi molto impegnati."

"Allora riformulo la domanda," fece il cugino, mettendosi comodo sul prato. "Come mai in questa settimana siete stati così impegnati?"

"Mi stai forse sfottendo?"

Annabeth alzò le sopracciglia verso l'alto e Josh sorrise.

"Tu che dici, Len?"

"Dico che non capisco perché c'è l'avete con me," incrociò le braccia al petto.

L'amica chiuse la rivista e si rivolse a lei. "Perché ancora una volta stai scappando e non vuoi dirci da cosa."

Josh annuì concorde e Leanne abbassò la testa, imbarazzata.

"Se lo faccio, mi prenderete in giro."

"Non lo faremmo mai," Annabeth.

"Probabile," Josh. "Ma questo non dovrebbe frenarti dal confidarti."

Leanne li guardò attentamente, soppesando i pro e i contro della sua confessione, e decise che alla fine peggio di come già era non poteva andare.

"Croce sul cuore che non lo dite a nessuno?"

"Sei la mia unica amica," le fece notare Annabeth.

Non attese la risposta del cugino che sicuramente non l'avrebbe rassicurata, e prese un respiro profondo.

"HopauracheEthanvogliafarloenonsonopronta."

Josh la guardò interdetto. "Puoi ripetere, scusa? Credo di non aver capito."

"Ho detto," inspirò a pieni polmoni, "Che ho paura che Ethan voglia fare... quello, tu e Michael l'altra sera mi ci avete fatto pensare e io non so se..." si bloccò, incapace di andare avanti.

"Se sei pronta?" Annabeth le venne incontro e lei annuì. "L'avevo immaginato."

Ma come faceva a sapere sempre tutto?

"Leanne, ma noi non abbiamo detto niente che ..."

Interruppe il cugino: "Avete detto che voi non pensate ad altro, o almeno lo avete lasciato intendere."

"Ma noi non siamo Ethan," obiettò ed entrambe le ragazzo lo guardarono scettiche. "Voglio dire, ha diciassette anni, è probabile che anche lui..." si bloccò, indeciso su come terminare la frase e in imbarazzo.

Annabeth agitò una mano in sua direzione e prese in mano la situazione, sporgendosi verso di lei. "Ascoltami bene," Leanne annuì. "È sicuro al cento per cento che Ethan ci abbia pensato."

"Anche più di una," intervenne Josh.

"Ma questo non vuol dire che voglia metterti fretta," Annabeth ignorò l'intervento del ragazzo. "E soprattutto non è evitandolo che risolverai il problema, a meno che non hai intenzione di lasciarlo."

"Non voglio," mormorò Leanne.

"Allora devi parlarne con lui, perché prima o poi è una conversazione che si affronta e rimandarla sarebbe inutile."

"Senza contare," disse Josh, "Che è una settimana che è intrattabile per colpa tua."

Leanne si morse il labbro inferiore e si sentí allo stesso tempo incredibilmente  piccola e tanto grande.

"E se lui non vuole aspettare?"

"Amen, vuol dire che non è quello giusto."

"E che ci penseremo James e io," disse invece Josh, sorridente.

Leanne alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. "Joshy, ma se non riesci neanche a uccidere una zanzara."

"Guarda che quest'anno ho fatto palestra e..."

"Potete litigare dopo?" chiese Annabeth. "Credo che tu debba andare a parlare con Ethan, Leanne."

"Proprio ora?"

"Proprio ora," ripetè l'amica. "Visto che sta attraversando il cortile in questo momento."

Si voltarono tutti e tre verso il punto indicato da Annabeth e lo individuarono. Camminava velocemente e a testa bassa, con un paio di libri sotto il braccio e l'espressione corrucciata.

Leanne sentí il cuore battere all'impazzata alla sua vita e desiderò solo correre da lei.

"Allora vado," fece indecisa.

"Vai," Josh le diede una piccola spinta, invitandola ad alzarsi.

"E se..."

"E se niente, Len," Annabeth le passò lo zaino. "Stiamo parlando di Ethan, non farebbe mai nulla per ferirti."

"Anche perché se lo fa, James e io..."

"Lo picchiate, va bene. Messaggio ricevuto."

Leanne si alzò in pieni e, con un ultimo sorriso ai due ragazzi, corse via per fermare Ethan.

"Et," chiamò, "Ethan, aspettami."

"Leanne," si fermò ad aspettarla sorpreso e abbozzò un sorriso.

"Ti stavo cercando."

"Ah si?" alzò le sopracciglia verso l'alto, "Sono qui ora, dimmi pure."

"Hai da fare ora?" lei si grattò la punta del naso e lo guardò incerta.

"No, direi di no," si guardò intorno e, individuata una panchina libera, si andò a sedere.

Era tutto così strano, notò Leanne, con Ethan che non sorrideva, non scherzava e soprattutto non la baciava.

E la colpa era solo sua.

"Senti, credo di doverti delle scuse."

"Mmh."

"E delle spiegazioni."

"Mmh."

"Ethan," lo chiamò e gli prese la mano. "Puoi guardarmi, per favore?" Prese un respiro profondo e cominciò a parlare: "Non dovevo sparire così. Non dovevo e non volevo."

"C'è qualche problema tra di noi?"

"No," rispose frettolosamente, "Assolutamente no."

Ethan si passò una mano a stropicciarsi gli occhi e la guardò. "E allora cosa è successo?"

"Tu," prese una pausa, "Tu vuoi farlo?"

"Voglio fare cosa?"

"Quello," spiegò Leanne impacciata. "Noi due, sai intendo... farlo farlo."

Ethan strabuzzò gli occhi, colto in contropiede. "Se voglio fare l'amore con te, dici?"

A quelle parole lo stomaco le si attorcigliò dall'emozione, perché aveva detto fare l'amore e le sembrò di non aver mai sentito parole più belle.

Si limitò ad annuire ed Ethan strinse le labbra l'una contro l'altra.

"No, cioè si," sbuffò e le si avvicinò. "È ovvio che voglio, ma se mi chiedi se in questo preciso momento mi va la risposta è no."

"Perché sono scomparsa per una settimana?"

"Per quello," convenne lui, "E anche perché siamo in mezzo al cortile della scuola."

Le scappò una piccola risata e si rilassò. Rendeva sembrava tutto così facile lui.

"Mi vuoi spiegare cosa ti è preso?"

Leanne annuì. "L'altra sera Josh e Michael hanno iniziato a parlare di cose."

"Cose quali?" s'informò.

"Di voi ragazzi," spiegò. "Del fatto che loro ci pensano sempre e che, con una ragazza, non farebbero altro." Ethan annuí dubbioso, in attesa del continuo. "Et, tu vuoi di più? Dalla nostra relazione?"

"Mi stai chiedendo se voglio..." Leanne non lo fece annuire e annuí, abbassando lo sguardo imbarazzata. "Allora, apri bene le orecchie perché non lo ripeterò una volta di più," le passò due dita sotto al mento per incrociare i suoi occhi. "Penso costantemente a te: quando studio, prima di andare a dormire, quando mi sveglio e anche quando siamo insieme. Sei nei miei pensieri e ti penso, in molti sensi."

Leanne schiuse le labbra sorpresa e fece per interromperlo.

"Ferma," disse Ethan, "Lasciami finire, non è una cosa facile da ammettere. Quando dico che ti penso non intendo solo in quel senso, ma anche perché sei la mia ragazza e mi piaci da matti. Questo ti è chiaro, si? Perché sennò vai in panico, già lo so."

"Ho capito," arricciò il naso, piccata.

"Bene," lui annuí. "Dov'ero? Ah giusto... tu me l'hai chiesto e voglio essere sincero: ci penso almeno due volte al giorno, quando va bene. A volte anche di più," ammise e iniziò a tamburellare il piede per il disagio. "Penso a quanto ti vorrei baciare, abbracciare e... beh, molto altro."

"Ah," fece Leanne. "È una cosa di cui sentirsi lusingata?"

"Non ne ho idea," Ethan si strinse nelle spalle. "Non so neanche se dovevo dirtelo, magari questo non raccontarlo ad Annabeth."

"Guarda che non le dico tutto tutto," il ragazzo la guardò scettica. "Forse un po'."

"Lo so," convenne Ethan e le pizzicò il naso, affettuoso.

"Et," lo richiamò, "Quindi vuol dire che tu vorresti di più?"

"Vuol dire che ci penso perché sarebbe strano il contrario, ma non per questo se non succede ti lascio."

"Ah no?"

Ethan rise e scosse la testa. Le passò un braccio intorno alla schiena, sfiorandole il naso con il proprio. "Sei proprio scema, a volte. Leanne, solo perché ci penso non vuol dire so. Anche io ho un po'... posso dire che ho paura?"

"Davvero?"

"Certo," si strinse nelle spalle e si guardò in torno. "Senti, Len. Forse avrei dovuto fingere il contrario ma con te non mi va, la verità è questa: sono terrorizzato all'idea, tanto quanto mi piacerebbe," la guardò incerto. "Hai capito cosa intendo?"

"Assolutamente si," Leanne non riuscì a impedirsi di lasciargli un veloce bacio sulle labbra.

"Non sono cose che ci insegnano queste," spiegò Ethan, in imbarazzo per la confessione, "E mi chiedo se ti piacerà, se saprò cosa fare. Quindi credo che puoi smettere di evitarmi, perchè mi piacerebbe andare con calma tanto quanto te."

A quelle parole gli prese il volto tra le mani e lo baciò appassionatamente perché, neanche nelle sue immaginazioni più ottimistiche, Ethan aveva risposto così.

Era stata una sciocca a non parlare con lui e soprattutto a pensare che davvero l'avrebbe lasciata.

E a chi importava se tutti e due erano inesperti, in quel momento capí che non avrebbe voluto che Ethan in quel momento con sé.

"Quando li vedi," lui si staccò brevemente, "Ringrazia Josh e Annabeth per averti convinta a parlarmi."

"Oh, sta a zitto," e gli impegnò la bocca in altri modi.

🎈 🎈 🎈

Leanne salutò alcuni studenti che conosceva solo di vista e bussò alla porta dei ragazzi. Ad aprirgli fu Matt che la guardò sorpreso, prima di sorriderle.

"Ehi, Len," salutò e si appoggiò alla porta. "È un po' che non ti si vede."

"Sembra una vita," concordó lei. "Sono stati giorni un po' impegnati."

Matt alzò le sopracciglia e la guardò divertito. "Adesso si dice così quando si litiga?"

"Non avevamo litigato," si affrettò a chiarire arrossendo. "Era più incomprensione, ma abbiamo chiarito. Solo che poi io ho dovuto studiare per un compito e lui ha avuto il doppio degli allenamenti."

"Len,"fece Matt, interrompendola. "Ti prendevo in giro, calma. Ci sei mancata, tutto qua."

Ah. Brutta cosa la coda di paglia.

"Già," ridacchiò, "L'avevo capito," certo, come no. "Ethan è dentro?"

Il ragazzo annuí. "Come da programma per la solita dormita pomeridiana."

Lo vide sporgersi all'interno della stanza e fuoriuscirne un attimo dopo con le scarpe in mano.

"Vado,"disse. "Pensaci tu a svegliare il bell'addormentato."

Leanne lo salutò con un veloce bacio sulla guancia e si chiuse la porta alle spalle, trovandosi davanti la figura di Ethan profondamente addormentata sul letto. Si morse il labbro, intenerita da quell'immagine, e si avvicinò a lui.

Dormiva profondamente, come dimostrava il respiro regolare, e aveva un espressione di totale serenità in volto: sembrava un bambino e Leanne si dispiacque all'idea di svegliarlo. Era quasi una settimana che non riusciva ad avere ritmi normali a causa del l'imminente partita contro la squadra di calcio avversaria della scuola, il che aveva contribuito a tenerli ulteriormente lontani.

Proprio quando si erano finalmente chiariti e avevano deciso di andare con calma, sí, ma di andare.

Per fortuna, mancavano solo due giorni alla partita (e alla fine delle battute riguardanti Ethan e il suo ex e primo ragazzo che si sfidavano in campo).

Con un sorriso, Leanne gli allontanò i capelli dal viso e cercò di sistemargli il braccio destro, curvato in una posizione innaturale.

Si alzò dal letto, ben attenta a non fare rumore per non svegliarlo, e si sedette alla scrivania in sua attesa.

Peccato che la curiosità, tra i suoi tanti pensieri, aveva sempre la meglio. Dopo essersi guardata brevemente intorno, ed essersi assicurata che il ragazzo fosse profondamente addormentato, si chinò a osservare i  cassetti ai lati del mobile: portavano ognuno il nome il nome del proprietario e lei si chinò fino a raggiungere quello di suo interesse.

Anthony (figurati se non faceva la corsa ad accaparrarsi il primo)
Dylan
Matt
Noah
Ethan

Si soffermò brevemente su quello del fratello, tentata dall'idea di scoprire qualche segreto che potesse metterla in vantaggio nella prossima discussione, ma un movimento di Ethan alle sue spalle la convinse a non farsi distrarre.

Con studiata calma aprí il cassetto e lo scoprì incredibilmente ordinato.

Chi l'avrebbe mai detto.

Scansò gli appunti delle lezioni, rigorosamente sistemati per materia con un determinato colore corrispondente, e continuò la sua ricerca.

Cosa sperava di trovava non lo sapeva neanche lei.

Nella scrivania di Ethan, constatò tristemente, non c'era nulla che potesse spiare. In preda alla delusione e alla noia, decise di prendere l'agenda del ragazzo in cui segnava i compiti assegnati.

Almeno avrebbe avuto qualcosa da leggere mentre aspettava che si svegliasse.

Cominciò a sfogliarla, soffermandosi sempre di più sulla sua organizzazione. Lei non ci sarebbe mai riuscita.

Sorrise alla vista di alcune scritte lasciate dagli amici durante le lezioni: prese in giro tra di loro, commenti sui professori e, notó con sorpresa, alcune frasi su di lei.

Finalmente qualcosa di interessante.

Buttò un'occhiata veloce dietro di sé e scorse velocemente le scritte, avida di informazioni.

Sei distratto, pensi alla tua (non più) segretissima ragazza?

La scritta era stata doppiamente cancellata e Leanne si ritrovò a sorridere: risalivano al periodo in cui ancora non stavano insieme e, anzi, non facevano che litigare.

Smettila, lesse la scritta di sotto, sicuramente appartenente a Ethan. E rovina il TUO foglio.

Leanne alzò gli occhi cielo e scosse la testa, mentre sul foglio si aggiungevano le calligrafie veloci di altre mani.

Sei troppo permaloso

Sarà la vicinanza di Leanne? Ma guarda tu, quello doveva sicuramente essere il fratello.

Lasciatela stare, s'intromise un ulteriore persone. Leanne è forte, adoro come tratta Ethan.

Approvò mentalmente, chiedendosi chi dei cinque l'avesse difesa - sicuramente, però, non era stato Ethan. Se ne sarebbe ricordata.

BASTA. Sto cercando di seguire

Le parole di Ethan furono le ultime, seguite da alcuni scarabocchi e poi più nulla. Delusa, Leanne girò la pagina e trovò altre scritte in basso al foglio.

Questa volta, riconobbe subito la scrittura piccola e ordinata del fratello:

Mi dispiace, ti prometto che sarà solo per poco

Tranquillo, era stata la risposta del suo allora finto fidanzato, speriamo solo che tua sorella non sia isterica come al solito.

Leanne gonfiò le guance indispettita e dovette fare forza sul suo autocontrollo per ricordarsi che non era stato il suo ragazzo a scrivere quelle, ma il fastidioso e superficiale migliore amico di suo fratello.

E che ne voleva di pazienza con lui, anche ora.

Sfogliò svogliatamente le pagine restanti, fino a quando la sua corsa non fu arrestato da un cartoncino piegato tra le pagine. Lo prese in mano e lo aprí, sussultando piacevolmente sorpresa  alla vista di cosa vi era all'interno.

Si trattava di una foto di loro due, erano nel parco della scuola e sorridevano all'obiettivo. Ethan l'aveva abbracciata da dietro e, portandole una mano al viso, le aveva stretto le guance tra l'indice e il pollice; lei si lasciava abbracciare, cercando di portare un braccio alle sue spalle per fare le corna al ragazzo.

Se la ricordava: gliel'aveva scattata Anthony qualche mese prima, ma non sapeva l'avessero portata da un fotografo. Si ritrovò ad accarezzarla dolcemente, sorridendo al pensiero di Ethan che si conservava quel ricordo.

Proprio in quel momento un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione, segno che lui si stesse svegliando. Con un movimento del braccio richiuse l'agenda e la buttò nel cassetto, chiudendolo con le gambe.

Diede le spalle alla scrivania, fingendo una disinvoltura che non le apparteneva.

"Stellina," Ethan si stiracchiò e si mise seduto, "Che di fai qua?"

"Aspettavo che ti svegliassi, è un po' che non ci vediamo."

"Potevi svegliarmi," tese una mano verso di lei per farla avvicinare.

"Non ho aspettato molto," Leanne si strinse nelle spalle mentre il ragazzo le circondava il busto e l'abbracciava. "E poi sei intrattabile quando ti svegliano."

"Non è vero," ribattè. "O almeno, non con te."

"Ma se lo sei con tutti," rise e fece peso su di lui, portandolo a stendersi con lei sopra. "Ciao," mormorò a un palmo dal suo viso e gli lasciò un bacio sul mento.

Sentí Ethan trattenere il respiro mentre il petto si alzava per lo sforzo. "Ciao a te," rispose, godendosi la scia di baci che stava lasciando.

"Non ci vediamo da tanto," gli baciò il naso, "Tanto," la guancia, "Tanto," il collo, "Tempo."

"Ah," lui sospirò. "Se sapevo che reagivi così alla mia assenza, l'avrei fatto prima."

Leanne ridacchiò e lo strinse maggiormente, mettendosi comoda. "Sai cosa ho capito in questa settimana?"

"No, cosa?"

Si morse il labbro inferiore e lo guardò da sotto le palpebre socchiuse. "Che, anche sei incredibilmente fastidioso, quando non ci sei mi manchi."

"Addirittura?" si finse sorpreso, prendendola in giro.

"Solo un po' però, non montarti la testa."

Con un veloce colpo di reni Ethan ribaltò le loro posizioni. "Non c'è pericolo," mormorò e la baciò.

Gli portò le braccia dietro al collo per avvicinarlo e lasciò che le loro lingue s'intrecciassero in una danza. Sorrise quando lui le morse dolcemente il labbro e allungò una mano fino al bordo della sua maglietta.

"Leanne," Ethan si allontanò e prese un respiro profondo. "Se vuoi mi fermo, devi solo dirmelo e io..."

"Non dire altro," lo baciò. "Voglio... com'era quella cosa che hai detto giorno? Andare con calma e..."

"E imparare insieme," concluse lui e le sorrise. "Sono stato molto saggio, sì."

"Ecco," Leanne lo spostò leggermente e si issò sui gomiti. "Vorrei proprio imparare qualcosa oggi."

"Tipo?" chiese Ethan complire e alzò le sopracciglia.

Deglutì a vuoto e si diede coraggio. "Non lo so," si portò le mani alla maglietta e se la sfilò, rimanendo in reggiseno. "Dimmelo tu."

Ethan sbatté ripetutamente gli occhi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lei. La guardò sorpreso, ma più di tutto come se esistesse solo lei al mondo.

E sotto il suo sguardo, Leanne si sentí bellissima come mai le era successo.

"Cazzo," Ethan si stese al suo fianco per non pesarle e tracciò il suo petto con un dito. "Sei bellissima."

Si sporse verso di lei e le lasciò un bacio sul collo, mentre lasciava la mano vagare sul suo corpo. Lei trattenne un sussulto e gli passò una mano tra i capelli.

"Ehi," la richiamò, "Sei tranquilla?"

Leanne annuì, rassicurata da come continuasse a preoccuparsi per lei. "Andiamo con calma, no?" ripetè complice.

"Con calma e senza fretta," si chinò a baciarla e da quel momento non ebbero più bisogno di parlare.

Risero insieme delle rispettive incertezze e si scoprirono complici come mai, forse, sarebbero mai stati con nessun altro.

Forse non fu il pomeriggio romantico che si vedeva nei film e sicuramente avevano ancora tanto imbarazzo da superare, ma quel proroghino avevano dato inizio a una nuova parte della loro storia.

E imparare con Ethan era sorprendentemente naturale e bello.

Eccomi!
Che ne ve pare? É il capitolo che vi avevo promesso?

Io comunque innamorata alla follia di Ethan come se non ci fosse un domani. Potrei quasi scrivere di lui a oltranza .

Piccolo spoiler: per la fine della prossima settimana riuscirete a rispondere a qualche domanda che vi accompagna dall'inizio della storia.

Detto ciò, vi è piaciuto il capitolo? ->

E soprattutto quanto amiamo Ant, Dyl e Matt? Io tanto, temo finirò a scrivere di loro: inevitabile ->

Ovviamente amiamo anche Josh alla follia. Povero cucciolo viene sempre dimenticato

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