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Capitolo 23. Pastina al formaggio

"Leanne, basta mangiare," Annabeth le schiaffeggiò la mano, prima che potesse prendere un altro di quei buonissimi confetti.

"E sta seduta composta," la sgridò Rebecca, "Lei non fa che fissarci" indicò la signora dell'atelier che le guardava dall'alto in basso.

"E che palle che siete," sbuffò Leanne, controllando l'orologio. "Ma che fine ha fatto Danielle? È una vita che è lì dentro."

"Non so," rispose Rebecca, preoccupata. "E se ci fosse stato qualche problema col vestito?"

Poco lontano da loro si sentí uno schiocco. Le tre ragazze si voltarono alla loro destra, verso il secondo divano sella sala d'attesa dove sedeva Mandy, la glaciale amica di Danielle.

"Si, Mandy?" chiese cortesemente Rebecca.

"È impossibile che ci siano problemi col vestito," commentò, rendendo così chiaro di aver ascoltato tutta la loro conversazione. "Questo è un atelier di prima categoria."

"Non intendevo quello," mormorò Rebecca. "Dicevo solo ..."

"Dicevi male," la interruppe, sorridendo alla dipendente dell'atelier.

"Devono avere dei vestiti magici," commentò Leanne, "Per aver convinto Danielle a venire qui."

"Mandy è amica della proprietaria," sussurrò Rebecca, "E Danielle è venuta come amica di un amica, non so se mi spiego."

Sia lei che Annabeth annuirono, lanciando un' ultima occhiata contrariata all'indirizzo della quarta ragazza.

"Allora," prese la parola Annabeth, attirando la loro attenzione. "Stavi dicendo?"

"Niente di che," minimizzò Leanne. "Ho conosciuto suo padre, un vero stronzo," si ricordò del racconto della signora Scott, "O forse no. Non lo so, devo ancora decidere."

"E poi?" la incitò Rebecca, dando le spalle alla glaciale Mandy.

"Sono stati giorni un po' incasinati," spiegò Leanne, "Sono successe davvero un sacco di cose," le sembrava fosse passata una vota da quando aveva ricevuto l'invito da Julian e invece non era che una settimana. "Ho... io ho detto a Ethan di essere innamorata di lui."

Annabeth spalancò gli occhi e alzò le sopracciglia, sorpresa. "Tu che cosa?"

"Sei qui da quasi tre giorni e ti decidi a dircelo solo ora?" chiese retoricamente Rebecca.

"Eccomi," il camerino si aprì e ne uscì Danielle, raggiante come non mai.

Peccato che gli sguardi di stupore e l'attenzione delle presenti non fossero per lei ma per Leanne.

"Ehi," disse, agitando le mani, "Io solo qui."

Anche l'attenzione della glaciale Mandy, fedele amica di Danielle, era per Leanne.

"Ma insomma!" sbottò la futura sposa, "Volete farmi i complimenti oppure no?"

A parlare fu Annabeth, voltandosi lentamente verso di lei. "Leanne ha detto a Ethan che è innamorata di lui."

"Tu cosa?" esclamò Danielle, alzando l'orlo del vestito per correre da loro. "Come? Quando? Perché?"

"Oh," esclamò Rebecca, voltatasi finalmente verso la sorella. "Ma sei bellissima, Nelly."

"Sì sì, una sposa meravigliosa, lo so," agitó una mano per aria, "Rimanda i complimenti a dopo, sei in ritardo. Len, racconta tutto."

"Signorina Adams," chiamò la dipendente dell'Atelier e sia Danielle che Rebecca e Leanne si voltarono verso di lei. "Intendo, la signora Adams che si sposa."

"Si?"

"Tra mezz'ora arriverà un'altra sposa, temo dovrete rimandare la conversazione sulla movimentata vita sentimentale dell'altra signorina Adams."

Leanne arrossì imbarazzata mentre sentiva Annabeth soffocare una risata.

"Mi scusi," mormorò Danielle. Si alzò in piedi e raggiunse la pedana al centro della stanza, salendovi sopra. "Allora," allargò le braccia, "Che ve ne pare?"

Annabeth, da sempre inguaribile romantica, si portò le mani incrociate all'altezza del petto. Se solo fosse stato possibile, Leanne sarebbe stata sicura che si sarebbe fatta venire gli occhi a cuoricino.

"Sei bellissima," disse Leanne, immaginandosi distrattamente se stessa al posto della cugina e un certo individuo che l'aspettava.

Che schifo. Diventata sempre più smielata.

Accidenti a lui.

Rebecca si alzò e, incurante degli sguardi della glaciale Mandy, andò ad abbracciare Danielle.

"Così si sgualcisce," mormorò la dipendente dell'atelier, con evidente sofferenza.

"Non fa niente," sorrise Danielle, accogliendo la sorella.

"Oh, Nelly," esclamò Annabeth, "Mi fai venire voglia di sposarmi così."

"E quando mai no," la prese in giro Leanne e l'amica le fece il verso.

"A Logan verrà un colpo, quando ti vedrà."

"Grazie, Annie," Danielle le sorrise dolcemente e si girò verso Mandy, fino a quel momento rimasta in silenzio con occhio critico. "Non mi dici niente?"

"Direi che va bene," rispose, osservando il vestito. "Sarai un ottima sposa."

A Leanne scappò una pernacchia, subito camuffata da una finta tosse di Rebecca.

"Smettila," sussurrò Annabeth.

Leanne sbuffò, incrociando le braccia al petto e tirò fuori il cellulare.

Aveva un messaggio. Sbloccó lo schermo e lo aprí: era di Ethan. Buttò un occhiata verso le altre, assicurandosi che stessero ancora guardando Danielle, e lo aprí.

Mi pensi? Io ti penso.

Si morse il labbro inferiore, nascondendo il sorriso spontaneo derivato da quelle parole. Digito la risposta velocemente, prima di riporre il telefono nella tasca.

Chissà... con annessa faccina.

"Leanne, tu che ne pensi?" la chiamo la cugina, in attesa del suo giudizio.

Pensava a Ethan. "Di cosa, scusate? Mi ero distratta."

"Oh, cielo..." la glaciale Mandy alzò gli occhi al cielo, spazientita.

"Senti tu," disse Leanne, voltandosi bruscamente verso la ragazza.

"Della gonna," esclamò Rebecca ad alta voce, sovrastandola. "Pensi sia troppo grande?"

Leanne guardò male la glaciale Mandy, rivolgendosi poi alla cugina. "Forse un po'," si strinse nelle spalle e Annabeth la guardò male. "Che ho detto? Danielle mi ha chiesto un parere. Però, Nelly, ci si sposa una volta sola, quindi esagera pure."

Danielle sorrise, rilassando le spalle fino a quel momento tese dall'indecisione. "Grazie, ragazze. Lo so che vi ho fatto impazzire in quest'ultimo periodo, è che..."

"È che sei la tipica sposa gorilla," rispose per lei Rebecca.

"Non puoi lamentarti, sei la damigella d'onore," scherzò Danielle. "Il tuo compito è sopportare in silenzio."

Raccolse la gonna del vestito per aiutarsi a scendere dalla pedana e si incamminò verso il camino, per cambiarsi.

"Se me l'avesse detto subito," fece Rebecca, "Non avrei mai accettato di fare la damigella."

Annabeth e Leanne risero, concorde.

"Io vado fuori," annunciò Mandy, alzandosi in piedi e sistemandosi il vestito attillato.

"Nessuno te l'ha chiesto," fece Leanne, con un sorriso malandrino.

Mandy alzò gli occhi al cielo. "Ragazzini," mormorò passandole vicino e uscì dalla stanza.

"Che arpia!" sbottò Leanne, "Non capisco proprio come faccia Danielle a essere sua amica."

"Si conoscono da quando andavano a scuola," spiegò con semplicità Rebecca. "Credo che dopo tanto tempo vai oltre i difetti di una persona."

Leanne si strinse nelle spalle, annuendo alle parole della cugina. "Sarà così," rispose. "Io però non ce la farei."

"Beh... noi sopportiamo James da quasi diciannove anni."

"Io da sedici," fece notare Leanne. "E poi non vale, Rebs. James è famiglia, sei in qualche modo costretta a fartelo andare bene."

"Già, è vero," convenne Rebecca e si girò verso Annabeth. "Annie, tu come fai?"

La ragazza, chiamata in casa, si voltò verso di loro con la stessa espressione di un cucciolo spaventato. "Io sopporto tutti voi, Rebs. Ormai sono immune agli Adams."

"Ottima risposta," annuí Rebecca.

"Vero?" le diede manforte Leanne. "Mi piace, è come se fossimo una malattia: la Adamsite."

Danielle uscì dal camerino con una busta in mano. "Allora, vogliamo andare? Il vestito me lo consegnano loro in giornata," si guardò in torno, confusa. "Ma dov'è Mandy?"

"Fuori a fare l'asociale."

"Leanne!" esclamarono all'unisono le altre tre.

🎈🎈🎈



Quando quello sera, dopo cena, Annabeth e Leanne tornarono a casa erano passate le dieci.

Dopo essere andate alla prova vestito di Danielle avevano deciso di prendere un caffè insieme, che si era poi trasformato in una aperitivo e infine in una cena.

Dalla cena al "improvvisiamo l'addio a nubilato di Danielle" il passo era stato breve.

L'idea era stata di Leanne, che non ne voleva proprio sapere di non essere stata invitata a quello ufficiale della sera stessa in quanto minorenne.

Inutile dire che la sua idea era stata più che ben accolta, facendo fare tardi a Danielle e Rebecca al vero addio a nubilato.

"Mi fa male la testa," Annabeth si appoggiò a lei, rischiando di farla cadere.

"Annie, mi stai facendo cadere," disse per l'appunto lei, appoggiandosi alla porteaa di casa. "Non trovo le chiavi maledizione, dove le ho messe..."

Continuò a rovistare nella borsa di Annabeth, visto che lei era troppo pigra per portarsene una propria, fino a quando non sentì dei passi dietro di sé e il rumore del cancello di casa di che si apriva.

Il cuore cominciò a batterle all'impazzata mentre Annabeth, ancora attaccata al suo braccio, trattene il respiro per la paura.

"C'è qualcuno dietro di noi," sussurrò Annabeth con voce strozzata.

"Non girarti."

"Trova le chiavi, subito," sbraitò l'amica in preda al panico.

"Non le trovo."

"Trovale."

"NON LE TROVO."

"Cazzo."

Leanne si bloccò sul posto, voltandosi lentamente verso l'amico. "Annabeth hai appena detto una parolaccia?"

"È fantastico," disse una voce dietro di loro, facendole urlare dallo spavento.

"James!" esclamò Leanne, portandosi una mano all'altezza del cuore.

A breve l'avrebbe abbandonata, se lo sentiva. Troppi colpi per lui in una volta sola.

"Noah?" disse invece Annabeth, strizzando gli occhi per distinguere i due ragazzi.

"Annabeth," Noah si avvicinò a loro, "Dove sono i tuoi occhiali?"

"Credo di averli persi."

James, rimasto indietro, scoppiò a ridere così forte da doversi sedere a terra. "Non ci credo", rise, "Siete ubriache?"

"Nooo," fu la risposta di Annabeth, che prolungò eccessivamente la vocale.

E tutte le speranze di Leanne, che sperava di poter mentire ai fratelli, andarono in fumo. L'aspettavano molti mesi di ricatti, grazie alla sua solita e immancabile sfortuna.

James, che aveva finalmente smesso di ridere, si avvicinò a loro. "Fa loro una foto, Noah. Questa serata deve rimanere per sempre vivida nella mia memoria."

Noah, fregandosene del ruolo di fratello buono, tirò fuori il telefono dalla tasca e le accecò gentilmente con il flash.

Leanne fece per avvicinarsi e colpirlo ma venne bloccata da una mano di Annabeth.

"No, Len," le disse, "Non andare verso la luce, io ti voglio bene."

Rimase interdetta a guardare l'amica, mentre dietro di lei Noah è James scoppiavano a ridere senza ritegno.

Si prospettava una lunga e difficile serata.

"Andiamo," fece James, tirando fuori le chiavi di casa e cercando di trattenere le risate. "Vi facciamo mangiare qualcosa, così vi sentire un po' meglio."

Annabeth, a quelle parole, si illuminò, passando dal braccio di Leanne a quello di James.

"Oh, Noah, grazie!"

"Sono James."

"Ah," si fece più vicina, "Sei sicuro? È che vedo poco, ma poco poco poco," uní índice e pollice, lasciando solo una piccola fessura. "Poco così."

"Si, Annie. L'avevo capito," rispose James con accondiscendenza e aprí la porta.

"Ho fam..." Annabeth quasi urlò, prontamente bloccata da una mano del ragazzo.

"Parla piano," la sgridò Leanne, che aveva sí mal di testa ed era allegra, ma a differenza dell'amica era riuscita a fermarsi in tempo.

"Scusate," mormorò Annabeth. "Ma perché parliamo così?"

Noah si schiaffò una mano sulla fronte e Leanne lo vide sorridere. "Non gliela farai dimenticare mai questa serata, vero?"

"Assolutamente no," rispose Leanne, complice. "Morirà di vergogna quando saprà di essersi appiccata a James."

Noah si sporse verso un punto del corridoi, dove il loro cane Willow ronfava beatamente. "Menomale che dovrebbe proteggerci da arrivi sospetti nel cuore della notte."

"È troppo grasso," convenne Leanne, "Non ce la farebbe mai ad alzarsi per tempo."

"Lo sai," stava nel frattempo dicendo Annabeth a un James incredibilmente docile. Chissà quanto si stava divertendo, pensò Leanne. "Il piatto che mi piace più in assoluto," e nel dirlo, Annabeth spalancò le braccia, "E la pastina col formaggio."

James sbuffò una risata, incapace di trattenersi. "Quella dei bambini, intendi?"

Annabeth annuì. "Me la fate?" si girò verso di loro, con gli occhi supplichevoli.

Noah e Leanne si scambiarono lo stesso sguardo perplesso, prima di girarsi verso James.

"Ma si," fece il più grande di loro, "Alla fine un po' fame ce l'ho anche io."

"E pasta col formaggio sia," Noah si chiuse la porta della cucina alle spalle, per evitare di essere sentito al piano di sopra.

"Pastina, Noah, non pasta," lo sgridò Annabeth, intenta a guardarsi una ciocca di capelli. "Non sbagliate."

"Hai ragione, scusami."

Leanne si avvicinò all'amica nello stesso momento in cui Noah si allontanava per raggiungere James, lasciato solo alla ricerca della pasta. Pastina, li sgridò di nuovo Annabeth.

"Come ti senti?" chiese all'amica, sedendosi accanto a lei.

"Leggera. Bello, no?"

"Molto," annuì. "E non immagino quanto sarai leggera dopo."

"Dopo quando?"

"Quando avrai smaltito tutto, Annie."

"Smaltito cosa?"

"Ma tutto quello che hai bevuto."

"Chi ha bevuto?" chiese Annabeth, confusa e allarmata.

Leanne emise un verso frustrato. "Lascia stare, te lo spiego domani."

Fu solo un'ora e mezza dopo, un pianto immotivato di Annabeth e la sua dimostrazione di saper fare una verticale perfetta che si misero a letto.

"Len."

"Che c'è?"

"Non mi sento bene, e se devo vomitare?"

"Dovrai solo girarti. Ti ho messo una bacinella vicino al letto."

La sentí muoversi varie volte, senza riuscire a trovare una posizione comoda.

"Len."

"Mmh." Ancora un po' e l'avrebbe fatta dormire lei, a modo suo.

"Sei proprio una brava amica, ti voglio bene."

Leanne alzò gli occhi al cielo affettuosamente. "Anche io, ora dormi."

"Me l'hai detto solo perché sono ubriaca, vero?" chiese Annabeth, con la voce impastata dal sonno. Ancora un po', convenne Leanne, e sarebbe crollata.

"Vero," rispose lei, sorridendo.

La porta della camera si aprì leggermente, facendo entrare la figura di Noah.

"Come sta?" s'informò.

"Bene," rispose Leanne. "Nel caso ho preso la bacinella."

Noah annuì, approvando silenziosamente. "Come sono stati questi giorni da Ethan?"

Leanne si mise seduta, lasciando cadere il lenzuolo con cui si era coperta. "Strani," rispose. "Però belli. Sembra un controsenso, lo so, però..."

"Va bene così, ho capito," le sorrise. "Ethan è un controsenso vivente. Quindi vi siete chiariti?"

"Una cosa del genere," Leanne preferí tenersi sul vago

"Vuoi che insista per avere più informazioni?"

"Meglio di no," scosse la testa. "Però grazie.

"Dovere," rispose il fratello, avvicinandosi in punta di piedi. Le lasciò un velo bacio sulla testa e uscì.

Leanne si rimise a letto, con in sottofondo un Annabeth ubriaca che parlava nel sonno.

Ah beh.

Le squillò il telefono, segno di un messaggio in arrivo. Allungò il braccio e lo aprí:

"Buonanotte, Stellina. Ci vediamo domani."

🎈

Capitolo leggero, veloce e divertente nell'attesa che Ethan torni e questi due testoni si mettano insieme.

Ma quanto ancora ci faranno pensare?

I prossimi capitoli, inoltre, sono gli ultimi (sigh) e verteranno sul matrimonio di Danielle.

Per quanto riguarda Annabeth... Io adoro scrivere di lei, adoro farla relazionare con gli altri Adams e già so che adorerò le vostre reazioni a questo capitolo.

Datemi una storia su Annabeth e nessuno si farà male, insomma.

Che dir? Mi sono divertita molto a scrivere la seconda parte del capitolo e l'ho fatto mesi fa, quindi prima che nascesse il funclub di James e Annabeth... Questo perciò mi diverte ancora di più.

Alzi la mano chi ha un amico come James che infierisce su di noi nei momenti più sofferti?

Io ho chi fa indelicate storie su instsgram, ma anche io ci metto del mio facendo vocali inopportuni a orari inopportuni e a familiari inopportuni.

Detto ciò, domani torna Ethan e alleluia!

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