Capitolo 22. L'orgoglio di un fratello
Ethan si alzò in piedi, cominciando ad applaudire e fischiare.
"Ethan, smettila," esclamò la signora Scott, rimettendolo seduto.
Nel frattempo, di fronte a loro, Julian Powell era appena stato annunciato per la cerimonia di fine anno. Non appena era salito sul palco si era messo alla loro ricerca, per poi sorridere e agitare una mano quando Ethan si era alzato in piedi.
Leanne si portò una mano alla fronte, esasperata. Solo Ethan poteva fare un tale baccano; l'unico dei familiari a esserci alzato a fischiare.
Ma che aveva fatto di male?
La signora Scott, due posti dopo di lei, sembrava rispecchiare i suoi stessi pensieri.
"Ethan," gli passò una mano intorno al braccio, "Sei l'unico che si è alzato."
"E allora?" Le sorrise felice, senza mai distogliere lo sguardo dal fratello. "Quello è mio fratello e tutti lo devono sapere," si portò le dita alle labbra e foschió. "Grande, Juls"," urlò.
Leanne scosse la testa e sorrise. Accese il telefono e lo punto su Julian, cominciando a fargli delle foto.
"È così... strano," sussurrò Ethan, mentre veniva presentato un altro ragazzo.
"Cosa, Et?"
"Vederlo lì, tutto serio. Come fa a essere così tranquillo? Io sarei in preda al panico."
"Questo perché non riesci a stare tranquillo neanche in una situazione normale."
Ethan si strinse nelle spalle, dandole ragione. "Sai, mio fratello è proprio un grande."
"Sono d'accordo," Leanne scattò un'altra foto di Julian, l'ennesima. "Molto più di te," lo prese in giro.
"Assolutamente," disse Ethan, serio. "Voglio dire, guardalo. Sta per suonare davanti a... duecento persone? Ed è l'immagine della tranquillità."
Gli occhi gli luccicavano mentre parlava e Leanne si appoggiò contro di lui, sorridente.
"Non vedo l'ora di sentirlo suonare," confessò.
"E ora," stava dicendo il preside, nel frattempo. "Chiamiamo l'ultimo ragazzo..."
"Ma quanti ne sono?" chiese Ethan, arrotolandosi la manica della camicia.
"Fermo," lo rimbeccò lei, "Non puoi resistere ancora per qualche minuto?"
"Ma ho caldo," si lamentò lui e sporse in fuori il labbro inferiore. "E sono scomodo così vestito."
Leanne alzò gli occhi al cielo, dandogli un leggero buffetto sulla spalla. "Signore e signori," mormorò tra se e se, "Il ragazzo che vive in tuta."
"Guarda che indosso anche i jeans."
"Sì, e una felpa sopra," obiettò Leanne.
Ethan rimase interdetto. "Mi piace la comodità."
"A volte sembri un vecchio intrappolato nel corpo di un ragazzo."
Ethan finse di pensarci su. "Grande cosa la terza età. Secondo me intorno ai sessanta, raggiungerò i miei veri anni d'oro."
Leanne nascose il viso in una mano, esasperata. "Ma io che ho fatto di male? Adesso potevo essere la fidanzata di un un'universitario, andare in macchina! E invece..."
"E invece sei qui con me," rispose Ethan, pizzicandole il naso affettuoso. "Fai sempre ottime scelte, Stellina."
Lo vide sistemarsi meglio sulla sedia e allungare il collo alla ricerca di Julian, mentre il preside terminava il suo discorso.
"Aspetta," si voltò di scatto, "A chi ti riferivi? A Daniel?"
Leanne alzò le spalle. "O a Jason," alluse al suo primo ragazzo, con cui Ethan era anche arrivato alle mani per lei.
Si sentiva molto l'eroina romantica di uno di quei libri che leggeva sua mamma, quando ci ripensava.
Il viso di Ethan si tramutò in una smorfia. "Allora, hai fatto decisamente un ottima scelta."
"Eccolo, eccolo," trillo Jessica, attirando la loro attenzione. "Julian sta per suonare."
La signora Scott inspirò a fondo, tesa, e incrociò le dita. "In bocca al lupo, Juls."
Ethan passò un braccio dietro lo schienale di Leanne e le lasciò un veloce bacio tra i capelli, prima che Julian cominciasse a suonare.
"Chiudi gli occhi," le sussurrò e lei lo guardò interrogativa. "Fidati."
Fece come gli aveva detto e si appoggiò alle sua spalla, mentre cominciavano a diffondersi le prime note.
Stava suonando il pianoforte in un modo che Leanne non avrebbe neanche saputo descrivere. Sembrava quasi non toccare i tasti, tanto che la melodia era perfetta.
"È incredibile," sussurrò.
"Lo so," rispose Ethan con la voce tremante dall'emozione. "È bravissimo."
No, si disse Leanne, non è bravissimo. Julian, in quel momento, era molto di più. Si lasciò cullare dalla musica a occhi chiusi, fidandosi ciecamente della bravura del ragazzo.
C'era qualcosa di magico nel modo in cui suonava, una magia che dalle sue mani ti arrivava fin dentro al petto, riscaldandolo.
Leanne alzò la testa dalla spalla di Ethan, schiudendo gli occhi quasi volesse accertassi che a suonare fosse davvero lui.
Quasi a voler testimoniare personalmente che il creatore delle sue emozioni fosse lui.
"Stellina," la chiamò Ethan e nel suo tono Leanne riuscì a percepire tutto l'amore che provava. Per lei e per Julian. "Ma stai piangendo?"
"No, ma va," scosse la testa, tirando su con il naso. "Mi sono solo un po' commossa, niente di che."
Lui sbuffò una risata. "Sei sempre la solita emotiva."
"Shh," fece segno Leanne, ignorandolo. "Così non mi fai sentire Julian."
Ethan alzò le mani in segno di resa e lo vide sporgersi verso la madre, anche lei in lacrime. Solo che, a differenza di Leanne, non faceva nulla per nasconderlo.
"Mamma," disse Ethan, scherzando, "Non fare così o penseranno che è successo qualcosa di brutto a guardare te e Leanne."
La signora Scott agitò un fazzoletto in sua direzione, soffocandosi il naso.
"Perché piange?" chiese Jessica, "Siamo tristi?"
Appunto.
"No," rispose a Leanne, sporgendosi verso la bambina. "È che Julian è molto bravo, vero?"
Jessica annuì, mostrando i denti sorridente. "Il migliore."
"Sta finendo," annunciò Ethan e Leanne si chiese quante volte dovesse aver sentito il fratello esercitarsi, per saperlo così bene.
Julian suonò le ultime note e tutti intorno a loro cominciarono ad applaudire. Subito Ethan si alzò in piedi, seguito questa volta dalla signora Scott e da Leanne.
Julian si alzò in piedi e fece un inchino ma, nel momento stesso in cui li vide, si aprì in un largo sorriso. Mostrando in pieno tutti i suoi tredici anni, alzò entrambi i pollici in direzione di Ethan, che in cambio fischio orgoglioso.
La signora Scott, nel frattempo, applaudiva energicamente, facendo gomito alla signora sedutele vicino: "Quello è mio figlio," continuava dire. "È il mio."
"Grande, Juls," urlò Leanne, portando le mani davanti la bocca per amplificare la voce.
"Vieni qui," disse Ethan e alzò Jessica dalla sedia, facendola sedere sulle sue spalle. "Lo vedi ora?" Jessica annuì e cominciò ad agitare anche lei le mani.
E a chi importava se probabilmente stavano facendo più casino di quanto fosse concesso, su quel palco c'era il loro Julian ed era stato fantastico.
🎈🎈🎈
Leanne chiuse la valigia, dopo averla dovuta rifare da capo. Com'era possibile che all'andata si era chiusa senza problemi, mentre ora la stava facendo dannare?
Soffiò un lieve ringhio dal basso e le diede un calcio, alzandosi i capelli con il codino.
Dannata valigia!
"Potevi chiamarmi, se avevi problemi," disse una voce alle sue spalle.
Ancora con le braccia alzate e intente a legare i capelli, Leanne si girò verso la porta. Ethan era appoggiato allo stipite con un sorriso beffardo e le braccia incrociato al petto.
"Non avevo bisogno di aiuto," rispose Leanne, minimizzando il fiato corto e le guance rosse per lo sforzo.
"Se lo dici tu," alzò le sopracciglia verso l'alto, chiaramente scettico. "Allora," lo vide giocare con la manica della camicia, ancora arrotolata, "Sei proprio sicura? Di voler partire oggi, intendo."
Leanne annuì, controllando di avere tutto nella borsa. "Te l'ho detto, sì. Stai un po' con la tua famiglia, magari prova a chiamare tuo padre," disse. "Poi però vieni, Danielle non te lo perdonerebbe mai se ti perdessi il matrimonio."
"Solo lei?" chiese Ethan, inclinando la testa di lato.
"Certo, avrebbe sprecato un posto a tavola altrimenti."
"Giusto," convenne Ethan, "Allora non posso proprio mancare."
"Direi proprio di no. Mi," si schiarì la voce, in imbarazzo, "Mi accompagni tu alla stazione?"
"Come solo un vero cavaliere farebbe," finse di togliersi un capello immaginario e fece un inchino.
"E dov'è il suo cavallo, messere?"
"Nella riserva in attesa che sia maggiorenne," rispose e Leanne rise. "Dovrai accontentarti di un umile mezzo pubblico."
Lei puntò il naso verso l'alto, fingendosi altezzosa. "Credo di poter fare questo sforzo."
Ethan incurvò le labbra verso l'alto e le indirizzo un occhiolino. "Ti aspetto di sotto," e uscì.
Leanne si buttò a peso morto sul letto e si portò una mano al petto. Ma, esattamente, quanto era carino?
Si era pentita della sua decisione nel momento stesso in cui gli aveva proposto di aspettare che lui fosse tornato per il matrimonio di sua cugina Danielle, per tornare ufficialmente insieme.
Stupida lei e stupide le sue stupide idee.
Forse era arrivato il momento di ampliare il suo vocabolario.
Con un sospiro e continuando a maledirsi mentalmente, si alzò in piedi e prese in mano la valigia, cominciando a trascinarla fuori dalla stanza.
Certo che, si disse, poteva fare anche il gesto di portargliela lui. Che cavaliere da strapazzo che si era trovata, non c'erano più quelli di una volta.
Lasciò cadere la valigia in prossimità delle scale e, scostandosi un riccio sfuggito all'elastico, bussò alla porta dei ragazzi.
Ad aprirle fu Julian, non più vestito elegante ma con una classica maglietta da casa.
Così era molto più ragazzino e simile a Ethan, notò Leanne.
"Leanne," la salutò, "Cerchi Ethan?" Credo sia di sotto."
"No, cercavo te. Posso entrare?" Il ragazzino annuì e le fece spazio. "Sto partendo, Juls, e volevo salutarti."
"Di già?" chiese stranito, "Ma dovevate partire tra qualche giorno, perché..."
"Tra un paio di giorni mia cugina ha l'ultima prova del vestito prima del matrimonio," improvvisò, non allontanandosi dalla realtà. "E ci teneva che io ci fossi."
"Capisco," mormorò Julian, sedendosi sul letto. "Leanne, grazie per essere venuta."
"Grazie per avermi invitato," sorrise.
"Spero tu non ti sia arrabbiata con me quando l'hai scoperto."
"Perché avrei dovuto? Ero contenta."
"Beh," si strinse nelle spalle, "Tu ed Ethan avevate litigato, pensavo che non saresti venuta. Lo so perché è stato intrattabile tutta l'estate."
Leanne si sedette accanto a lui, facendo ondeggiare il letto. "Juls, tuo fratello è un grande idiota," il ragazzino annuì, dandole ragione, "Però tu puoi sempre contare su di me. Sia tu che Jessica," alzò un braccio per stringergli la spalla ma cambiò idea, indecisa. "Vi voglio bene perché siete i fratelli di Ethan, ma non solo. Quindi lascialo essere un idiota tutte le volte che vuole, questo non condizionerà quello che penso di te."
Julian annuì, arrossendo a livello delle orecchie. "Posso abbracciarti? Per salutarti intendo," si affrettò a spiegare. "Sì, insomma, ecco..."
Leanne rise, davanti il suo imbarazzo di tredicenne, e lo abbracciò.
"Parli troppo, proprio come Ethan," disse. "Ci vediamo presto," si alzò, "E scrivimi quando vuoi."
"Tanto lo sai che non lo faccio," stringendosi nelle spalle.
"Lo so," gli strizzò l'occhio e uscì.
Ma come faceva Ethan a farlo sembrare sempre così facile? Ogni volta che ci provava lei, a fare l'occhiolino, o finiva per chiuderli entrambi o sembrava sul punto di sentirsi male.
Si sarebbe dovuta esercitare davanti uno specchio.
Si affacciò in cucina alla ricerca del resto della famiglia Powell, trovando così la signora Scott e Jessica che contrattavano su un biscotto.
"Uno solo, mammina, e non parlo più per tutto il pomeriggio."
"Magari, Jessica, te ne darei anche dieci," rispose la donna. "Tra poco si cena e hai mangiato già un sacco di schifezze alla premiazione."
"Ma mammina," la bambina si appese alle gambe della donna, lamentandosi.
Leanne si schiari la voce, annunciando la sua presenza nel alla stanza.
"Leanne, tesoro... non ti avevo vista, Jessica oggi mi sta facendo impazzire," si scusò con un sorriso.
"Non si preoccupi, signora Scott. Volevo salutarla, sto andando a prendere il treno."
"Sì," annuì, "Ethan me l'ha detto, ora è in giardino che fa una cosa per me se lo cerchi."
"Cercavo lei, in realtà," abbassò la testa imbarazzata. "Volevo ringraziarla per l'ospitalità e... tutto il resto."
"Oh, non dirlo neanche, cara," minimizzò la signora Scott. "Allora spero che ci rivedremo presto."
"Lo spero anche io," rispose Leanne e si abbassò all'altezza di Jessica. "Me lo dai un abbraccio?"
La bambina non se lo fece ripetere due volte e le saltò al collo come un koala.
"Len," sussurrò, "Convinci la mamma a farmi prendere un biscotto?"
Leanne rise e la fece scendere, dandole un ultimo bacio sulla guancia. "Fai la brava," si mise di nuovo in piede. "Allora io vado, ancora grazie."
"Buon viaggio," la signora Scotto le carezzò la spalla e la lasciò andare, per poi richiamarla un ultima volta, prima che uscisse dalla stanza. "Sono molto contenta che Ethan abbia trovato te, Leanne."
Lei fece un cenno della testa, complice e felice, e uscì dalla cucina, dirigendosi verso l'esterno della casa.
"Ehi," chiamò Ethan, "Io sono pronta, andiamo?"
Il ragazzo si alzò, andandole incontro. "Mi lavo le mani e arrivo."
Leanne si fece da parte per lasciarlo passare. "Ti ho lasciato la valigia vicino le scale," sorrise. "Grazie."
Ethan alzò gli occhi al cielo. "Sfruttato fino all'ultimo."
🎈🎈🎈
"Allora vado," Leanne si dondolò sulle punte dei piedi.
"Allora vai," rispose Ethan, dopo aver caricato la sua valigia sul treno.
"Grazie per avermi accompagnata."
"Grazie per avermelo chiesto."
"Ultima chiamata per il treno..." disse la voce del capotreno.
"È il mio," annunciò Leanne e si avvicinò a Ethan, alzandosi in punta di piedi. Gli scoccò un veloce bacio sulla guancia. "Ciao Et, ci vediamo tra pochi giorni."
Fece per allontanarsi, quando Ethan le afferrò la mano e la riattiró a sè.
"Mi mancherà un po', Stellina," e l'abbracciò.
🎈
Stiamo decisamente giungendo alla fine di questa storia e io proprio non ce la fo.
Potendo scriverei di loro a oltranza, non farei altro: loro da piccoli, fa grandi, da vecchi, loro prima, ora e dopo. Loro sempre.
Ma non si può e quindi tra poco li saluteremo e io già soffro... Anche se James è in attesa da un bel po' per avere il suo spazio quindi amen! Lasciamo quel cucciolo di Ethan per trovarne uno un po' più grande.
Ma arriviamo a noi:
Adoro creare rapporti secondari, soffermarmi sulle relazioni esterne a quella tra i protagonisti, e non vedevo l'ora di poter scrivere di Julian e Leanne.
Julian è un altro che preme per avere il suo spazio, così da creare un unica grande trama... Ma chissà se succederà mai.
Detto ciò, vi do appuntamento a sabato con un'Annabeth diversa e un James estremamente divertito... Ma per cosa? 🤷
Un'ultima cosa: io e un'amica stiamo facendo un sondaggio. Generalmente preferite la prima o la terza persona?
Grazie a chi risponderà
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