Capitolo 21.Finalmente la verità
Leanne salí al piano di sopra, incrociando Julian per le scale. Camminava a passo deciso e con i pugni stretti lungo i fianchi, e poco ci mancò che non la urtasse.
"Scusa," borbottò, prima di scomparire al piano di sotto.
Si affacciò dalle scale, incuriosita, e vide i piedi della signora Scott che camminavano veloci. Subito dopo il rumore di una porta che si apriva e si chiudeva due volte, a poca distanza.
Represse un respiro frustato. A quanto pare, e non riusciva a meravigliarsene, la conversazione tra i due fratelli non era andata come avevano sperato in cucina.
Armandosi di pazienza - tanta, tantissima -, bussò alla camera dei fratelli e ringraziò mentalmente l'assenza di Jessica, invitata per il pomeriggio a casa di un'amichetta.
"Ethan, sono Leanne," abbassò la maniglia, "Sto entrando."
Lo trovó seduto sul letto, la testa nascosta dalle mani e i capelli stravolti.
"Leanne, scusami, voglio stare da solo," aveva la voce spezzata e, a sentirla, le si strinse il cuore.
"Non è vero," si accovacciò ai suoi piedi, cercando di guardarlo in volto. "Lasciati aiutare."
"Io..." Ethan s'incurvò, avvicinandosi a lei. "Io non ce la faccio, non più. Sono al limite."
"Va bene così, Et, hai ragione. Nessuno ti chiede di farlo, puoi crollare ogni tanto."
Lo abbracciò stretto, alzandosi sulle ginocchia e sentendo una sensazione di bagnato sul collo.
Erano lacrime. Di Ethan.
Di riflesso le si inumidirono gli occhi anche a lei, perché vederlo così la distruggeva e sperava solo che Ethan non se ne accorgesse.
"Se n'è andato," mormorò, "L'ha fatto di nuovo. Perché, Len?"
Eh, perché? Lei non lo sapeva e non lo capiva. Come facevi a lasciare la tua famiglia, tre bambini che aspettano solo il tuo ritorno a casa.
Non era sciocca e sapeva benissimo che un matrimonio non potesse essere tutto rose e fiori. Le aveva scoperte col tempo tutte le discussioni nascoste e sussurrate dei suoi genitori.
La difficoltà di non vedersi, quattro figli piccoli ed esuberanti - James che si arrampicava su un albero e si buttava giù, Noah che cercava di scendere le scale dal corrimano, lei che incastrava la testa di Allison nella ringhiera.
Suo padre era tornato a casa tardi molte colte, con gli occhi cerchiati e la schiena ingobbita dalla stanchezza ma era tornato.
Per cui no, Leanne non sapeva dare un perché a Ethan. Non poteva, non voleva.
Ma si sforzò ugualmente perché quello davanti a lei era il suo ragazzo, l'unico che avrebbe continuato a voler vedere tra tanti, e con lui inspiegabilmente tutto diventava possibile.
"Perché a volte si è troppi ciechi per riuscire ad apprezzare quello che si ha già," Leanne si staccò e gli prese il viso tra le mani, asciugandogli le guance bagnate.
"Vorrei solo che smettesse," confessò. Non piangeva più, ma gli occhi erano ancora rossi e gonfi. "Fa male, così tanto che a volte vorrei quasi dimenticarlo e smettere di pensare a tutto. Talmente tanto che a volte devo fermarmi perché mi occupa tutto."
"Lo so."
"Fa male."
"Lo so," Leanne gli sfiorò il naso con il suo, "E tu non immagini quanto mi dispiaccia. Ma tu sei quello che sei anche grazie a lui, per quello che è stato nella tua vita e per quello che è ora," gli lasciò un bacio casto sulle labbra.
"Vorrei non fosse così," tirò un pugno sul materasso. "Vorrei poterlo dimenticare, fingere che non sia mai esisto. Smettere di pensarlo, di volerlo... Mettere un taglio a tutto. Lo odio, Leanne, così tanto!"
"Non è vero," scosse la testa e sorrise dolcemente. "Vorresti odiarlo con tutto te stesso ma non puoi. Ci provi ma non riesco e questo perché sei tu. E vai bene così, non servirebbe a niente dimenticarlo, perché sarebbe troppo facile. La scelta di qualcuno che non ce l'ha fatta; il ragazzo che ho davanti, quello di cui sono innamorata, non è così. È molto meglio."
Ethan alzò la testa di scatto con gli occhi nuovamente lucidi e le labbra dischiuse.
"Hai detto di essere innamorata di me?"
Merda
Gli aveva fatto un discorso lungo e profondo, e quella era l'unica cosa su cui si era voluto soffermare?
Leanne cominciò a boccheggiare, mentre nella sua testa cominciavano a formarsi una serie di imprecazioni.
Non si smentiva mai.
Stava giusto per cercare qualche scusa che potesse giustificare la sua dichiarazione, quando Ethan le afferrò il viso e la bacio con irruenza.
L'impeto fu tale da farla alzare da terra, mentre il ragazzo la trascinava sul letto con sé.
Una voce dentro di lei le suggeriva che sarebbe stato meglio fermarsi e continuare a parlare. Ethan aveva bisogno di sfogarsi e lei era lì per ascoltarlo.
Ma il ragazzo le si era steso sopra e, mentre Leanne pensava a se fosse giusto lasciarsi andare, le aveva tolto la maglietta.
Ma, esattamente, quando era successo?
"Sei bellissima," le mormorò sulle labbra, prima di riprendere a baciarla.
Giocavano con le lingue come se stessero intrattenendo un conversazione, si scoprivano e riconoscevano. Era una danza che nessuno dei due avrebbe mai voluto smettere ed era solo loro.
Parlavano un codice segreto di cui nessun altro conosceva il significato.
Sentí una delle sue mani risalirle la gamba, fino a intrufolarsi sotto la stoffa del pantaloncino e afferrarle il sedere.
"Mi sei mancata," le bacio la bocca.
"Mi sei mancata," le bacio il collo.
"Mi sei mancata," le baciò la spalla.
"Mi sei mancata," le abbassò la coppa del reggiseno e Leanne trattenne un gemito.
"Diventi ripetitivo," sussurrò Leanne, cercando di arrivare all'orlo della sua maglietta per sfilargliela.
Ethan, comprese le sue attenzioni, alzò le braccia aiutandola e si sbottonò il pantalone.
Leanne deglutì, forzandosi per non abbassare lo sguardo.
"Stellina," rise, "Ti imbarazza ancora?"
"Sei proprio un cretino," disse Leanne, rossa.
Possibile che dovesse prenderla in giro anche in un momento come quello?
Decisa a fargli rimangiare quello che aveva appena detto, Leanne prese la situazione in mano.
Con un colpo di reni deciso e aiutandosi con le braccia, lo spinse sul letto e salí a cavalcioni su di lui.
Cominciò a baciarlo e a muoversi, sentendo la sicurezza venire da sé man mano che andava avanti e leggeva il piacere nel viso del ragazzo.
"Mi fai impazzire," Ethan le passò una mano dietro la nuca, attirandola nuovamente a se.
La stava inondando di baci.
Uno, due, cinque, dieci, cento, mille.
Lo vide armeggiare con i suoi pantaloncini, cominciando a sbottonarli per poi abbassarli lentamente.
Tirò giù, poi di nuovo su. Poi ancora giù, e via fino a quando senza che se ne fosse resa conto i pantaloncini erano arrivati quasi alle ginocchia.
Sicuramente glieli avevi allargati.
"Ethan," si fermò, cercando di richiamare il ragazzo. "Ethan, fermo."
"Cosa?" smise di baciarle il collo e di carezzarle le gambe. "Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho fatto male ed?"
"No, no. Non hai fatto nulla," lo rassicurò. Si stese di fianco a lui, rialzandosi il pantaloncino. "È solo che è meglio che ci fermiamo.".
"Ah," fu l'eloquente risposta di Ethan. "È perché," tossicchiò, "Perché pensi sia presto e tutte quelle cose lì?"
Leanne sbuffò affettuosa. "Anche perché penso sia presto e tutte quelle cose lì."
"E che altro?" s'informó. "Cioè, non fraintendere, a me va bene. Posso aspettare, eh. Fino a quanto vorrai, non c'è fretta," si affrettò ad aggiungere, quasi temendo una reazione negativa.
"Anche se fosse fino al matrimonio?"
"Oddio, così tanto?"
"Hai detto fino a quando voglio," rispose semplicemente Leanne.
"Si, però ecco... mi stai prendendo in giro, vero?"
Leanne annuì e scoppiò a ridere, scusandosi. "Non ti arrabbiare dai."
Ethan alzò gli occhi al cielo e si girò su un fianco, così da essere di fronte a lei. "Hai detto che non è solo per questo. Per cos'altro allora?"
"Se lo facessimo adesso," disse a Leanne, "Sarebbe solo perché tu sei arrabbiato con tuo padre."
"Che schifo, Len. Mica volevo farlo per mio padre."
"Ma no, che hai capito," scosse la testa, dandogli una leggera spinta. "Intendo dire che adesso sei arrabbiato con lui e triste, e io non voglio che quando un giorno ripenserai a questo momento ti ricorderai di tuo padre," Leanne si strinse nelle spalle.
Ethan sorrise, pizzicandole il naso tra l'indice e il pollice. "Sei così carina che ti stritolerei in questo momento."
"Non esattamente una cosa carina," obiettò Leanne. "È solo che non è così che me lo sono immagino, tutto qua."
"Scusa?" alzò le sopracciglia, divertito. "Te lo sei immaginato quindi?"
"Un po'," ammise lei, "Non troppo però, non montarti la testa. Perché, tu no?"
"Ovvio che si," Ethan rispose di getto, "Nell'ultimo periodo ero arrivato a pensarci almeno quattro volte al giorno."
"Davvero?" Leanne lo guardò sospesa e segretamente lusingata. "Non ti sembra un po' esagerato?"
"Si, ma non guardarmi così, mica è un merito tuo. È il normale corso degli eventi," finse un tono pomposo. "Magari un giorno ti dirò nel dettaglio ogni cosa che ho immaginato ."
Forse non così tanto segretamente lusingata. Si avvicinò a lui e strofinò i loro nasi.
"Magari un giorno le mettiamo anche in atto."
Ethan abbozzò un sorriso e le lasciò un bacio sulle labbra.
"Leanne."
"Mmh."
"Ti andrebbe di restare un po' qui con me?"
"Tanto non ho nient'altro da fare."
"Però rivestiti," le passò la maglietta, "che sennò mi distrai e ho promesso di stare buono."
Leanne rise e s'infilo la maglietta. "Tu non ti rivesti?"
"Ti do ancora qualche minuti per ammirare il mio fisico statuario."
"Ma se dall'inizio dell'estate hai messo anche un po' di pancetta."
"Non è vero," esclamò, punto sul viso. Si portò le mani a coprire lo stomaco. "È la posizione che lo fa sembrare."
"Certamente."
Rimanessero in silenzio uno accanto all'altro, beandosi della reciproca compagnia. Era sorprendentemente rilassante, realizzò Leanne: stare lì senza dire niente e sentirsi bene.
Non era un silenzio carico di disagio in cui lei si scervellava per trovare qualcosa da dire. Nulla di tutto ciò. Si limitava a sentire il suono del respiro di Ethan che, insieme al suo, sembrava quasi aver trovato un ritmo condiviso.
Chiuse gli occhi, lasciandosi andare nel dormiveglia, scaricando tutte le emozioni di quella giornata.
Sentí un leggero spostamento sul letto e, pochi secondi dopo, la mano di Ethan che si intrecciava alla sua.
Aprí svogliatamente un occhio, voltando la testa di lato. Ethan era disteso supine con la schiena rivolta al materasso, gli occhi puntati sul soffitto.
"A che pensi?" gli occhi le si richiusero.
"Non sono stato sincero con te, non del tutto."
"Ti ascolto," si girò su un lato, appoggiando la testa sulla spalle del ragazzo e nascondendo le gambe nelle sue.
"Quando abbiamo parlato, al bar," Leanne annuì, facendogli intendere di aver capito. "Quando mi hai chiesto perché non ti avevo chiamato, io ti ho detto che le cose erano precipitare senza che me ne rendessi conto, ma non ti ho detto tutta la verità "
"Di che parli?"
"Quel messaggio in segreteria l'ho sentito."
Ah.
"Ah," fu l'eloquente risposta di Leanne. "Però non hai mai detto nulla."
"Immaginavo non volessi parlarne," disse e si voltò su un fianco per guardarla, "E neanche io volevo perché... mi imbarazzava, ero stato un vigliacco e farti credere di non averlo sentito era più facile."
Leanne incassò il colpo stoicamente, reprimendo l'istinto di andarsene.
"Sei arrabbiata?"
"Imbarazzata a morte, più che altro. Mi sono resa ridicola in quel messaggio, ho toccato proprio il fondo."
"Non dire così," alzò una mano verso di lei ma la riabbassò subito dopo, indeciso. "Tu eri... sei... cazzo, Leanne, tu sei perfetta."
"Ottima risposta," mormorò. "Non guardarmi così, non sono arrabbiata... non più ormai."
"Ah," fece Ethan. "Menomale allora, grande."
"Che senso avrebbe?"
Rimasero in silenzio per qualche instante e Leanne riuscì quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello che lavoravano il doppio.
"Devi dirmi qualcos'altro?" chiese. "Già che ci siamo, dilla."
"Non sono stato del tutto sincero," ammise, sorpreso da come l'avesse subito capito. "Non ti ho più chiamata perché ero terrorizzato. Mi vergognavo."
"Lo so."
"Che vuol dire che lo sai?"
Leanne schiuse gli occhi, inclinando la testa verso l'alto per poterlo guardare. "Significa che a volte, anche se non mi dici le cose, le capisco lo stesso. Perché ti conosco."
E perché sono innamorata di te.
"Oh, bene. Allora, tutto risolto," minimizzò.
"Direi di no. Vorrei che mi dicessi perché ti vergognavi, e solo allora sarà tutto risolto."
Vorrei che lo dicessi a te stesso.
Ethan sospirò e Leanne, appoggiata a lui, sentí il petto alzarsi e abbassarsi più del normale.
"Io credo di essermi vergognato perché mi sentivo in dovere di giustificarlo, mio padre intendo. Sono consapevole del fatto che solitamente non è così una famiglia normale, e allora preferisco non dire nulla così da non doverla giustificare agli altri."
"Cos'è un famiglia normale, Et? I miei genitori sono ancora insieme ma per metà dell'anno non si vedono. James e Noah non fanno che litigare perché non sono capaci a dirsi che si vogliono bene e Allison sta crescendo con la consapevolezza di essere la migliore," prese una pausa, "Come vedi, neanche la mia è una famiglia normale."
"Non è la stessa cosa," disse Ethan. "Mi vergognavo perché non vedevo mio padre da quasi otto anni e non c'è una giustificazione. Ma più di tutto, mi vergognavo perché nonostante questo, nel momento in cui l'ho visto... non te lo so spiegare, è stato strano."
"Eri felice," completò per lui Leanne, passandogli un braccio intorno alla vita e abbracciandolo.
"Credo di sì, insomma. Una parte di me continuava a non fidarsi, a voler essere cauta. Però l'altra voleva solo dimenticare tutto."
"Puoi farlo, Et. Se lo vuoi, puoi."
"Non credo di riuscirci, Len," ricambiò l'abbraccio. "Spero, un giorno, di poterlo fare, ma adesso è tutto così difficile. Forse non sono pronto," ammise. "Pensavo di esserlo, però quando siamo arrivati a Seattle ho scoperto che aveva una compagna e che lei ha due figlie. Hanno l'età di Jessica e lui le tratta come fossero sue, capisci?" Leanne annuì, strisciando sul materasso per arrivare alla sua altezza. "E allora il problema non erano i figli in generale, ma noi. Così ogni giorno mi chiedevo perché loro si e noi no, e questo non ha fatto che peggiorare la situazione tra di noi."
"Basta così," lo fermò Leanne, accarezzandogli il viso. "Va bene così, non voglio sentire più niente. Non ce n'è bisogno."
"Sei sicura? Hai detto che volevi sapere tutto..."
"L'ho già fatto, mi hai detto tutto quello che mi serviva per capirti. A me va bene così."
Ethan si avvicinò e le lascio un bacio, stringendola forte.
"Ethan, ascolta, ho preso una decisione." Si mosse per essere più comoda, "Parto domani dopo la cerimonia."
"Cosa? Perché?"
"Credo tu abbia bisogno di un po' di tempo per stare con la tua famiglia e schiarirti le idee."
"Mi stai lasciando?" chiese Ethan e la guardò preoccupato. "Avevi detto di non essere arrabbiata."
"Assolutamente no," rispose lei immediatamente. "Anche se in teoria non stiamo insieme al momento."
"Ah, no? Io pensavo di sì."
"Non è mica così facile, mio caro idiota," scherzò Leanne. "Sei sparito per quasi due mesi, non è una cosa che si risolve con poco."
Ethan abbozzò un sorriso e, avvicinandosi al suo viso, le sfiorò le labbra.
"E cosa dovrei fare, mia regina?"
"Già così inizi col piede giusto," convenne Leanne stando al gioco.
"Chissà perché non avevo dubbi. Cos'altro posso fare per ottenere la
sua clemenza?"
"Per cominciare chiarisci con tuo fratello, non è giusto che vi arrabbiate l'uno con l'altro perché non avete nessun altro con cui prendervela," Ethan annuí, serio. "Dopo di che, potresti provare col farmi almeno un complimento al giorno."
"Addirittura," commentò e alzò un sopracciglio.
"Sì, e vedi che mi piace riceverli appena mi sveglio per iniziare bene la giornata."
"Prendo nota, milady. Qualcos'altro?"
"Sì," Leanne lo guardò attentamente, pronta a cogliere qualsiasi sua reazione. "Prima di poter parlare di un noi, vorrei che tu mettessi fine a qualsiasi cosa c'è stata con Jane."
"Intendi Jane l'amica di Daniel?" Leanne annuì. "Ma tra noi non c'è stato niente."
"Quante altre Jane conosci? Comunque non è quello che mi ricordo, anzi mi sembravate abbastanza affiatati."
"Va bene, Len. Ascoltami bene perché non intendo ripeterlo, potrebbe essere che siamo stati un po' vicini..."
"Per usare un eufemismo," alzó gli occhi al cielo.
"Non interrompere. Dicevo, potremmo essere stati un po' vicini, ma nulla di più. A me piaci tu e a lei un altro ragazzo, nessuno ha ingannato nessuno."
"Le piace qualcun altro? E chi?"
Ethan la guardò male, con un occhiata carica di biasimo. "Non sono affari tuoi, Miss ficcanaso."
Leanne sbuffò, contrariata. Quella sera ne avrebbe parlato anche con Annabeth e Rebecca.
"Ero solo curiosa," si giustificò. "Però vorrei comunque che le parlassi, che mettessi un punto a qualsiasi cosa abbiate fatto. Non voglio sapere nulla di questa vostra vicinanza, ma devo sapere che non ho bisogno di preoccuparmi e soprattutto non voglio essere gelosa di nessuno."
Ethan imbronciò le labbra. "Guarda che è così anche adesso."
"Meglio così, allora ti sarà più facile salutare la cara Jane."
"Chissà perché ma qualcosa mi dice che gelosa lo sei già."
Gli tirò un pugno.
"Accidenti, mi hai fatto male. Dovresti proprio essere addomesticata."
Un altro pugno.
"Ma la smetti? Guarda che hai le mani pesanti. Che male!"
Un altro.
"Sei un animale... no, ferma, la smetto. Scusa."
🎈
Ho trovato questa foto in giro, non ho idea di chi sia il disegno, se qualcuno lo sa gliene sarei grato .. però allena l'ho visto ho subito pensato alle mie due Stelline.
Allora, sto pensando di aggiungere qualche cosiddetto missing moments in una raccolta a vostre su qualsiasi cosa/personaggio... Se avete qualcosa che vorreste leggere ditelo pure, accetto tutto .
Capitolo bello forte e pieno di informazioni.
Andiamo per gradi perché poi faccio confusione da sola:
- anche questa volta, alla fine, non l'hanno fatto. Mi odiate? Non mi odiate? Magari riuscirò a farmi perdonare in qualche missing moments nella raccolta a parte
- caro padre di Ethan, ci hai altamente scocciato. Cortesemente la smetti di fare stare male i nostri cuccioli?
No, dai ora faccio la sera: purtroppo non è facile avere a che fare con questi padri un po' cosi. Un momento ci stanno, quello dopo dimentichi anche il loro nome tanto che non li seni.
Ethan deve solo arrivare alla maturità di dire che non gli importa, di prendersi quel poco di bene che gli arriva e continuare la sua vita senza essere condizionato eccessivamente.
Un'utopia, me ne rendo conto da sola.
-forse, conoscendoli e conosce Leanne, vi aspettavate un momento di drammatico in merito alla questione "messaggio in segreteria" ma quello che voglio trasmettere è che lei sta cercando di andare oltre perché ha capito che lui non sta passando un buon momento
Alla fine tutte le incomprensioni tra loro si sono sempre risolte in modo tranquillo, a discapito del loro normale modo di rapportarsi l'uno con l'altra.
- Leanne ha detto ha Ethan di essere innamorato. Ce lo aspettavamo? Forse no. Era il momento? E pure si, hanno tempi geologici sti due.
-opinioni, pensieri a caldo?
PS tristissimo: manca poco alla fine della storia, poi però arriveranno quei vari EXTRA di cui vi ho parlato. Dopodiché si concluderà ufficialmente il capitolo Lethan.
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