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capitolo 18. Somewhere only we know?

Conosceva una canzone, gliel'aveva fatta sentire un mercoledì di qualche anno prima Noah, non ricordava il nome né l'artista, ma conosceva una canzone e quella sera a cena le sembrò di capirla appieno per la prima volta.

La prima volta che l'aveva sentita era Natale, Noah era piombato nella sua stanza e da lì non se l'era più scordata.

Aveva affermato che lei, Leanne, doveva per forza sentire quella canzone, perché le avrebbe rivoluzionato la giornata. Doveva fidarsi, le aveva detto.

E lei si era fidata, ma quella canzone le aveva rivoluzionato tutta la vita, non solo un giorno.

Noah si era steso al suo fianco e le aveva messo una cuffietta nelle orecchie. Erano rimasti vicini per un tempo che Leanne non seppe mai quantificare, ad ascoltare la canzone a ripetizioni e in silenzio.

Non si erano parlati quel pomeriggio, eppure si erano detti più cose di quanto avessero fatto negli ultimi anni.

Quando sua madre li aveva chiamati per la cena, Leanne si era voltata verso di lui e, prima che lui uscisse dalla stanza, l'aveva fermato. "Grazie," e lui aveva capito.

Noah quel giorno l'aveva portata in un posto che solo loro conoscevano*.

🎈🎈🎈

Quella sera, a cena, Leanne non fece altro che controllare l'orologio, in attesa che il tempo passasse e ponesse fine a quella sua lenta agonia.

Ethan le era seduto esattamente di fronte, le sue gambe la sfioravano e la sua voce la calamitava. Ma, soprattutto, per tutto il tempo in cui erano stati seduti a tavoli gli occhi di Ethan l'avevano cercata.

E anche gli occhi di Leanne avevano cercato quelli del ragazzo.

Si erano cercati e si erano guardati, tanto profondamente da farle temere che qualcuno potesse essersene accorto.

Leanne aveva cenato e si era complimentata con la madre di Ethan. Aveva parlato, scherzato e ascoltato, ma per tutto il tempo, per tutti i sessantasette minuti in cui era stata seduta a tavola, aveva sentito un formicolio lungo il braccio. Partiva all'altezza della spalle e terminava sulla punta delle dita, proprio quelle con cui avrebbe voluto sfiorare ogni centimetro di Ethan.

I suoi occhi cercavano una volta di troppo quelli verdi del ragazzo e lei capiva: era irrimediabilmente fottuta e, a essere sinceri, non era mai stata più felice di così.

Fu con questa ritrovata consapevolezza che si sedette sul divano, quella sera. La casa era vuota e silenziosa, fatta eccezione per loro e Jessica: Julian era ancora dall'amico e la madre li aveva saluti per andare a lavoro.

Non appena si era chiusa la porta Ethan e lei si erano guardati, entrambi impacciati nel silenzio che si era creato.

Erano soli.

Finalmente.

Leanne aveva sorriso e, indicando il piano di sotto, aveva annunciato che si sarebbe andata a preparare per la notte.

Adesso, mentre aspettava che anche Ethan scendesse di sotto - e mentre le arrivavano in lontana dei lamenti di Jessica che proprio non voleva saperne di lavarsi i denti -, sentiva uno strano senso di imbarazzo pervaderla.

Aspettava Ethan e non poteva fare a meno di pensare alla canzone.

E a lui. Ethan ormai era in ogni parte di lei.

And if you have a minute, why don't we go*

Leanne si sistemò meglio sul divano, portandosi le ginocchia al petto e abbracciandosele. Sentí dei passi dal piano di sopra e la voce di Ethan che si avvicinava.

"Jess, dai, muoviti," urlò, per poi affacciarsi nel salotto e trovarla lí. Ethan sorrise e si avvicinò. "Scusaci, abbiamo avuto qualche piccolo problema tecnico.

"Non fa niente," rispose Leanne, facendosi di lato per fargli spazio sul divano.

Talk about it somewhere only we know?

"Allora," Ethan si sedette e allungò le gambe davanti a sè, raggiungendo la sua altezza. "Ti va di vedere qu..."

Una voce, squillante e infantile, lo interruppe. Jessica arrivò correndo verso di loro, un gran sorriso in volto e il pacco di biscotti stretto tra le braccia.

"Aspettatemi," esclamò e si tuffò sulla poltrona accanto al divano. "Ethan, avevo promesso di guardare Barbie Raperonzolo, o non li finiremo mai."

Leanne si voltò divertita verso di lui, deliziata all'idea del ragazzo che si guardava tutti i film di Barbie con la sorellina.

Ethan, in risposta, la guardò male e le diede una piccola spinta. "È vero," ammise, "Ho promesso." Prese il telecomando e, nel giro di pochi minuti trovò il film, già registrato insieme agli altri. "Chissà cosa farà questa volta Barbie, sono proprio curioso."

E Leanne si portò una mano alla bocca, cercando di trattenere le risate.

Si concentro sul televisore, dal quale cominciavano a provenire le prime immagini del cartone, quando sentí Ethan muoversi al suo fianco. Con un veloce movimento del busto, si era avvicinato a lei, abbassando la voce per non disturbare la sorella.

"Mi dispiace," disse. "Ma non potevo proprio dirle di no, però non ti preoccupare. Le do altri venti minuti e qualche biscotto, poi crolla."

Entrambi si sporsero a guardare Jessica, nascosta dietro la grande poltrona e acquietata dal cartone: da che la conosceva, Leanne non l'aveva mai vista così tranquilla.

"Visto? Che ti dicevo?" commentò Ethan, vedendo gli occhi che le si chiudevano nonostante i suoi sforzi.

This could be the end of everything

"Guarda che io sono una grande fan di Barbie, ho visto tutti i suoi film. Anche i cortometraggi, s'intende."

"Ah! Allora non sei sempre stata un camionista."

Leanne gli tirò un pugno sulla spalla. "Sempre più simpatico, eh."

"Do il meglio di me quando ci sei tu, lo sai."

"Il meglio del peggio, vorrai dire," rispose Leanne, offesa.

"Dai non te la prendere," Ethan si sporse verso di lei, poggiando la testa sulla sua spalla e sporgendo il labbro inferiore in fuori.

"È impossibile," Leanne incrociò le braccia al petto.

"Hai ragione, sei troppo permalosa: sono sempre troppo speranzoso."

"Tu sei..." Ethan le tappò la bocca con una mano.

"Shh," le sussurrò a un palmo dal naso, "O la sveglierai."

So why don't we go

Rimasero fermi per qualche secondo così, lui che le tappava la bocca e Leanne che si perdeva nei suoi occhi.

Erano così vicini che le sarebbe bastato accorciare la distanza di un paio di centimetri per sfiorargli il naso e, successivamente, baciarlo.

Cosa a cui, per la cronaca, non faceva che pensare da giorni.

Maledetto Ethan  e i suoi occhi. Ma non  poteva averli di un banale e scontato marrone?

No! Ovviamente no! Dovevano essere verdi gli occhi di quello stronzo.

Fu proprio Ethan a interrompere quello scambio di sguardi, allontanandosi con un occhiolino e rimettendosi seduto composto.

Leanne si prese un paio di secondi per calmarsi, prima di tornare alla realtà.

Per l'esattezza, si prese ben dieci secondi : i solito canonici, ormai.

"Leanne," Ethan attirò la sua attenzione, nel frattempo Barbie cominciò cantare, "Ho un favore da chiederti."

"Dimmi," rispose, curiosa e dubbiosa.

"Domani arriva mio parte per la cerimonia di Julian e vuole che andiamo a pranzo con lui," si passò una mano dietro la nuca, "Ti andrebbe di venire?"

Leanne si morse il labbro inferiore, indecisa. "Non lo so, Et. Non sarei di troppo? Insomma, non credo tuo padre abbia invitato anche me."

"Lo sto facendo io," Ethan allungò una mano e strinse la sua. "Vorrei davvero che tu venissi. Ho bisogno di te al mio fianco. Non so se domani riuscirò a reggere tutto il pranzo e vorrei..." si schiarì la voce, "Vorrei condividere questa cosa con te."

Somewhere only we know?

"Et," trattene il respiro, mentre il cuore cominciava a battere all'impazzata e soffermandosi sulla sua espressione: doveva essergli costato non poco esporsi così e l'aveva fatto solo per lei. "Ci sarò."

Sempre, avrebbe voluto aggiungere. Ma preferì tenerlo per sé.

"Et...n..."

Si voltarono entrambi verso Jessica, colpevole inconsciamente di aver interrotto quel momento tra di loro.

"Jess," Ethan scattò in piedi, andando dalla sorella.

Leanne si affacciò dal divano, per riuscire a vedere la bambina. Si stava stropicciando gli occhi e una delle due manine era ancora impegnata a mantenere saldamente la busta di biscotti.

"Jess, piccola," Ethan si abbassò alla sua altezza, sussurrando dolcemente. "Vuoi andare a dormire?"

Jessica annuì debolmente e tese  entrambe le braccia verso il fratello, pronta a essere presa.

And if you have a minute, why don't we go

Vedendo Ethan che sollevava Jessica con un braccio e con l'altro chiudeva il pacco di biscotti - alias l'arma per far addormentare i bambini -, Leanne si ritrovò a riflettere sulla forza del ragazzo, ma più di tutto a quanto le sarebbe piaciuto essere al posto di Jessica

No.

Scosse energicamente la testa, cercando di rimuovere quel pensiero dalla festa - magari, con una scossa abbastanza decisa, se ne sarebbe scordata.

Nel frattempo, Ethan le stava passando accanto, lanciandole uno sguardo interrogativo.

Doveva smetterla di fare così, o avrebbero cominciato a prenderla per pazza.

"La porto di sopra e torno," avvisò con un sussurro.

Lei annuì. "Ti aspetto."

Ti aspetto.

La promessa più bella che si potesse fare, si ritrovò a pensare.

This could be the end of everything

Ti aspetto erano le parole di sua mamma ogni volta che salutata suo padre prima di un viaggio di lavoro.  Era stato anche il saluto di Annabeth, poco prima che salisse sul treno con Ethan.

Ti aspetto erano James e Noah che promettevano di non far partire il film prima del suo arrivo, e Allison che l'avvisava per il the delle cinque con le sue bambole.

Ti aspetto, e si rese conto che non avrebbe potuto rivolgere a Ethan parole più giuste. Perché l'aveva aspettato quando si era dichiarata e lui non era pronto, e aveva fatto lo stesso per quei due mesi in cui non c'era stato.

L'aveva aspettato, si rese conto, nonostante la rabbia e la delusione. E l'avrebbe aspettato per tutte le volte in cui lui gliel'avrebbe chiesto, perché ne valeva maledettamente la pena.

Improvvisamente, realizzò che quando Ethan fosse tornato, sarebbe stati ufficialmente loro due da soli e sentí l'impellente bisogno di darsi una sistemata.

Come se lui, poi, non l'avesse vista fino a quel momento.

Con uno scatto veloce e stando ben attenta a sentire i rumori che provenivano dal piano di sopra, Leanne si alzò dal divano e corse nel corridoio, lí dove sapeva esserci uno specchio.

Accese velocemente la luce e, dando un'occhiata alle scale, guardò il suo riflesso. I capelli , effettivamente, non erano al meglio delle loro aspettative e riusciva a intravedere perfettamente le occhiaie dovute all'insonnia dei giorni passati.

Anche per questo, come per tutto il resto, dovette ringraziare Ethan, colpevole di averla tenuta sveglia a pensare a lui.

Che immagine pietosa, commentò mentalmente, continuando a guardarsi. Sempre stando ben attenti ai sentire eventuali rumori, abbassò la testa all'ingiù e si passo le mani freneticamente tra i capelli. Successivamente alzò la testa, sorridendo al suo indirizzo e alla sua chioma finalmente vaporosa.

Provó uno o due sorrisi, indirizzandosi un occhiolino, quando sentí una porta chiudersi.

Ethan stava tornando e lei proprio non poteva farsi trovare davanti uno specchio, chissà cos' avrebbe pensato.

Spense la luce, facendo sí che la casa tornasse in penombra, e con una corsa veloce si buttò sul divano, assumendo la posa più naturale possibile.

"Eccomi," si annunciò Ethan, entrando poco istanti dopo.

"Eccoti," ripetè Leanne, cercando di calmare i battiti del suo cuore e di nascondere il fiato corto.

Lo giurava, da lunedì avrebbe iniziato a fare palestra.

"Ci ho messo un po'," commentò imbarazzato, "Non ne voleva sapere di lasciarmi andare."

Si sedette nuovamente accanto a lei, mentre la televisione ancora accesa illuminava i loro volti.

"Stravede per te, eh?"

So why don't we go

"Ma no," Ethan si strinse nelle spalle. "È molto affettuosa con tutti."

"Bugia, bacia la terra su cui cammini," gli si fece più vicina. "Sai, sei davvero bravo con lei, hai una pazienza infinita."

"Diciamo che ho fatto pratica con qualcuno in particolare," scherzò lui, pizzicandole affettuosamente il naso.

"Sono seria, scemo," Leanne gli diede una leggere spintarella. "Io non sono così con Allison, mi irrita la maggior parte delle volte."

"A te tutti irritano la maggior parte delle volte."

"Tu in particolare," gli tirò un cuscino addosso, "Sto cercando di fare un discorso serio, maledizione."

"Va bene, continua," Ethan alzò le mani all'altezza della testa, in segno di resa.

"Non ho più niente da dire, ho finito. Volevo solo complimentarti con te per come sei con Jessica, a me sarebbe piaciuto averti come fratello maggiore." Si blocco sul posto, trasformando il viso in una smorfia. "Mi è uscita male, non è quello che intendevo."

Ethan rise a bassa voce, rassicurandola. "Ho capito il senso, tranquilla. Un po' contorto, ma con te le cose lo sono sempre."

"Distribuisci gentilezza stasera, non c'è che dire."

"Sei proprio permalosa," la prese in giro, attirandola in un veloce abbraccio. Subito dopo si lasciò andare sullo schienale del divano con un sospiro e si voltò a guardarla: "Con Jessica è facile, comunque. Non sono io a essere bravo, ma lei."

Leanne alzò una mano ad accarezzargli una guancia, timida. "Vorrei che ti vedessi come ti devo io, perché sei davvero fantastico con lei. E oggi non sai quante volte ho desiderato alzarmi e baciarti."

Il dado era tratto, si disse, e non si poteva più tornare indietro. Leanne finse indifferenza per quanto aveva detto, come se fosse una cosa da nulla, mentre invece dentro di sé era sul punto di collassare a terra.

Somewhere only we know?

Ethan, al contrario, rimase immobile verso di lei. Né un espressione né un movimento che potesse testimoniare il suo aver sentito.

A un certo punto, Leanne arrivò persino a chiedersi se stesse ancora respirando.

"Len, io..."

Buttò gli occhi al cielo e, intuendo l'inutilità del ragazzo in quel momento, decise di agire.

Menomale che c'erano le donne, che se avessero dovuta aspettare gli uomini avrebbero rischiato l'estinzione.

Non dovette contare fino a dieci questa volta, perché il desiderio era più grande di qualsiasi timore. Gli portò un braccio dietro il collo e, con una spinta decise, gli si portò a cavalcioni.

E lo baciò.

Somewhere only we know?

Per la prima volta da quando le cose erano precipitate tra di loro, si avvicinò a lui consapevolmente, senza riempirsi di bugie o parole d'odio.

Lo fece perché erano giorni che non desiderava fare altro e perché era stanca marcia di fare la guerra.

Lo bacio perché era Ethan e di per sé era una risposta più che sufficiente.

La reazione non tardò ad arrivare ed Ethan, dopo un iniziale sorpresa, partecipò al bacio più che attivamente.

Lo sentì muoversi per sistemarsela meglio addosso e stendersi sullo schienale del divano, facendo aderire maggiormente i loro corpi.

Subito, le mani di Ethan furono su ogni superficie scoperta di Leanne. Lei cominciò a passare una mano sul suo petto, ancora coperto dalla stoffa della maglietta.

Mise allora sul piatto della bilancia il bisogno di eliminare quell'indumento al momento inutile e la frustrazione che le avrebbe comportato interrompere  bacio.

Non dovette pensarci a lungo perché Ethan, con un movimento veloce delle braccia, risolse il problema togliendosi la maglietta da solo e cominciando ad alzare la sua.

Invece che tornare a baciarla, cominciò a dedicarsi al suo mento, alla mandibola e successivamente al suo collo, non tralasciandone neanche una parte, e giù fino a farla sussultare.

"Dio, Len, cosa mi fai."

Somewhere only we know?

Le scappò una risata, carica di apprezzamento e complicità, e si mosse per favorire la scia di baci che il ragazzo le stava lasciando.

Come un fulmine al ciel sereno, però, proprio mentre affermava il suo viso, attirandolo a sé in un ennesimo bacio, sentirono un rumore inconfondibile e che ebbe la capacità di paralizzarli sul posto.

Ogni barlume di passione scomparso e una chiave che veniva girata nella serratura.

Si guardarono terrorizzati, Ethan era ancora senza maglietta e   Leanne a cavalcioni su di lui.

"Ma porca misera," esclamò Leanne.

Per una volta che aveva deciso di essere impulsiva.




🎈

Siamo tutti calmi?

Abbiamo un problema alla base, credo. Sento qualcuno sclerare.

Allooooooora, ve l'avevo promesso che sarebbero arrivati i capitoli in cui mi sarei fatta perdonare per l'inizio burrascoso tra i LEthan. E ora finalmente siamo arrivati.

Che dire? Io niente voglio se ne ore da voi cosa ne pensate.

Vi è piaciuto il capitolo?

Quanto abbiamo odiato Julian?

E soprattutto, quante gioie ancora ci dovremo far sfuggire da questi due?

Non ho molte riflessioni da fare perché davvero credo che il capitolo parli da se. Ethan è un cucciolotto e Leanne finalmente si è decisa, prendendo in mano la situazione.

Momenti social non sono riuscita a prepararli perché il mio telefono sta lentamente morendo, aggiungendo poi due esami in dirittura d'arrivo e un esaurimento nervoso vi lascio immaginar.

sono però intenzionata a farli ugualmente e li pubblicherò in giornata  sulla mia pagina Instagram (_amiss_wattpad) se vi interessa

* il titolo della canzone è ovviamente "Somewhere only we know", per ciò Leanne dice questo alla fine della prima parte del capitolo. Le frasi in inglese e in corsivo nel testo sono riprese dalla canzone

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