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24 - Una ragazza molto fortunata

Quel mattina, incurante della notte insonne che aveva appena passato, il karma aveva deciso di farsi beffe di lei. O almeno, questo ero ciò di cui si era convinta Leanne.

Perché, continuava a sostenere, non c'era altra legge della fisica che potesse spiegare tutto il baccano che si stava verificando alle sette del mattino nel suo salotto - fatto di urla, schiamazzi e vetri rotti.

Ma, davvero, era forse una congiura contro di lei?

Uscendo dalla stanza, pronta a urlare contro chiunque l'avesse svegliata, si era imbattuta in Noah. Il fratello, se possibile, era messo anche peggio di lei, con i capelli stravolti e due occhiaie profonde sotto gli occhi.

Leanne, per lo meno, poteva avvalersi dell'aiuto di un valido correttore.

"Non ce la faccio più," esclamò Noah, seduto al tavolo della cucina.

Erano passate ben due ore ore da quando il karma aveva deciso di punirla, James e Annabeth si erano uniti a loro e avevano finito il latte.

Quella mattina non poteva che peggiorare, si disse Leanne mentre sua madre le passava davanti, correndo con un velo in mano.

"Non pensavo che il matrimonio di Danielle avrebbe avuto delle ripercussioni su di noi," commentò stoicamente.

"È ufficiale," James sbattè la testa contro il tavolo, "Il matrimonio è la tomba dell'amore."

Tutti e tre i fratelli si voltarono a guarda Annabeth, in attesa della sua solita risposta. Ma questa, per la prima volta da che Leanne aveva memoria, non arrivò.

L'amica era troppo impegnata a morire sotto l'effetto del post-sbronza della sera prima.

"Mai più," mormorò con la testa nascosta sotto le braccia, "Non toccherò mai più un goccio di alcol in vita mia."

"Non dire così, Annabeth, questo è solo l'inizio. Vedrai, col tempo l'alcol diventerà il tuo migliore amico."

A quelle parole, la ragazza si limitò a fulminare James con lo sguardo. Se solo avesse potuto, l'avrebbe incenerito con una sola occhiata.

Per precauzione, Leanne spostó la sedia indietro, allontanandosi dal tavolo. Guardò distrattamente il cellulare, costatando l'assenza di messaggi. Non aveva notizie di Ethan dalla sera prima - non più di poche ore, ci tenne a precisare con un sottile velo d'astio per essere stata svegliata -, il matrimonio si avvicinava sempre di più e non sapeva che fine avesse fatto.

E aveva promesso di esserci.

"Io non mi sposerò mai," annunciò Noah, affacciandosi a guardare il salotto invaso da tutte le donne della familia Adams.

Al centro della stanza, protagonista indiscussa della giornata, c'era Danielle. Anche lei, come tutti loro, aveva l'aspetto di uno zombie, con delle profonde occhiaie sotto gli occhi e l'aria di chi avrebbe preferito buttarsi sotto le coperte.

Menomale che esisteva il trucco, si ripetè mentalmente Leanne.

A un certo punto la sua attenzione venne attirata da dei passi piccoli e veloci che si facevano sempre più vicini.

"Leanne?" la testolina riccia di Allison si affaccia nella cucina, stropicciandosi gli occhi. "Perché urlano tutti?"

"Il karma, Ally," si limitò a rispondere Leanne.

"Vieni qui," la chiamò James, con uno sbadiglio, battendo la mano sul ginocchio.

Allison non se lo fece ripetere due volte e corse in braccio al fratello maggiore, ben felice di ricevere le coccole mattutine.

"Perché la mamma corre per tutta la casa?" chiese, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Le arrivarono quattro risposte diverse.

"Il karma." Leanne.

"Non sposarti mai." James.

"Mmmh..." Annabeth.

"Te lo spiego dopo con calma." Noah.

Allison li guardò confusa, portandosi il pollice alla bocca prima di essere fermata da James.

Stavano ancora cercando di toglierle l'abitudine, ma in qualità di quarta figlia Allison si stava rivelando più testarda di tutti loro messi insieme.

"Io ho fame," protestò la bambina, facendo gli occhi dolci a James.

"Anche io," si unì a lei Leanne.

"Mmmh." Annabeth, ancora una volta.

Improvvisamente, cogliendoli tutti alla sprovvista, la mamma corse in cucina.

Era felice e Leanne proprio non riusciva a spiegarselo. Cosa c'era da sorridere? Lei aveva un mal di testa allucinante.

"Ragazzi, che ci fate ancora qui?" li guardò contrariata. "E in pigiama!"

"Mamma, state urlando dalle sette, che diamine."

"James, non parlarmi così," la donna prese Allison tra le braccia. "Coraggio, andate di sopra e rendetevi presentabili. Leanne, il tuo vestito è sul mio letto."

"Ma papà dov'è?" chiese Allison.

La mamma mise su un espressione pensierosa. "Non lo so, è da stamattina presto che è scomparso."

Suo padre sì che era saggio.

"Ma sono solo le nove," provò a protestare Noah mentre la madre lo tirava su dalla sedia.

"Vorrai dire che sono già le nove. Tra due ore dobbiamo essere in chiesa e abbiamo ancora tantissimo da fare," annunciò. "Mentre voi siete qui a lamentarvi, Rebecca è già in giro a fare le ultime cose."

Leanne provó pietà per la cugina.

"Ma noi non abbiamo fatto colazione."

"Non mi interessa. Andate, su," fece per uscire dalla stanza, ma si bloccò e tornó su suoi passi. "Ragazzi, ma cos'è successo ad Annabeth?"

Tutti e cinque si voltarono verso la ragazza, accasciata sul tavolo della cucina e così immobile da sembrare irreale.

"Niente," rispose i tre fratelli all'unisono.

🎈🎈🎈

"Qualcuno ha sentito Ethan?" chiese Leanne, controllando per l'ennesima volta il cellulare.

"No, Len," rispose Noah, "Ma non preoccuparti, se ha detto che verrà , lo farà."

Si strinse nelle spalle, scettica: Ethan non aveva certo brillato nel mantenere le promesse quell'estate.

Si avvicinò ad Annabeth, mentre James indicava una chiesa poco lontana da loro.

"Deve essere quella," disse il fratello, "Andiamo, sono quasi le undici."

"Ehi, Annie...pensi che devo preoccuparmi?"

Annabeth si tolse gli occhiali da sole con una smorfia e la guardò. "No."

"Ah," Leanne avanzó il passo per raggiungerla. "Potresti anche rassicurarmi, non mi arrabbio mica."

"Leanne," fece Annabeth, indossando nuovamente gli occhiali. "Ho un mal di testa che non hai idea, ci ho messo il doppio del tempo a truccarmi e mi sento notevolmente brutta oggi." Prese un respiro profondo, stringendo le labbra l'una contro l'altra. "Ieri ho implorato James di farmi la pasta al formaggio, vero?"

Leanne annuì. "Pastina, per la precisione."

"E ho detto a Noah che dovevo andare al bagno ma non sapevo se avrei trovato la porta..."

"Non proprio con queste parole, ma sì."

"La prossima volta, tienimi lontano dall'alcol," Annabeth si sistemò i capelli con una mano, ravvivandoseli. "E per quanto riguarda Ethan, non credo dovresti preoccuparti."

"Ah no?" chiese Leanne, in cerca di conferme. E chi meglio dell'amica per quello.

"No, e non solo perché ti ha più volte detto di essere pazzo di te, ma perché," alzò il braccio, "Lui è proprio lì."

Leanne si voltò di scatto verso la direzione indicata dall'amica, individuandolo immediatamente: era arrivato alla chiesa prima di loro e si era fermato ad aspettare sugli scalini.

Leanne in quei giorni se l'era dimenticato, ma in camicia Ethan faceva tutt'un altro effetto.

"Va da lui," Annabeth le diede una piccola spinta.

"E tu?"

"Vado alla ricerca di Josh, e poi James mi ha promesso un'aspirina," rispose con tono monocorde. "Mi raccomando," cominciò ad allontanarsi, "Non fare danni."

Rimasta sola, Leanne si lisciò delle pieghe inesistenti del vestito e controllò che le scarpe fosse ancora pulite.

Come se poi Ethan avesse davvero dato importanza a quelle cose.

"Forza, ce la puoi fare" mormorò tra se e se, dandosi lo slancio per camminare.

Ethan la vide subito e, con un sorriso, si incamminò verso di lei.

Si incontrarono a metà strada, lui con le mani nelle tasche e Leanne con qualche centimetro in più del solito.

"Sei più alta," fu il saluto del ragazzo.

Leanne sorrise imbarazzata, abbassando la testa verso le scarpe. "Sono i tacchi," spiegò. "Una piccola tortura cinese, ma si fa quel che si può."

"Non hanno l'aria di essere molto comode, effettivamente."

"Però per la prima volta riesco a guardarti negli occhi senza mettermi sulle punte."

"Quasi," la corresse Ethan, con tono leggero. "Neanche con i tacchi arrivi alla mia altezza."

"Ahi," fece Leanne, fingendo una smorfia di dolore. "Che male."

Ethan, però, subito si allarmò e le prese una mano. "Che è successo? Hai messo male il piede a terra?"

"No, è il tuo ego," rispose Leanne, trattenendo una risata alla faccia del ragazzo. "È troppo grande, mi ha colpita."

"Ah ah ah, davvero simpatica."

"Lo so, grazie," gongolò lei. "Vogliamo andare?"

"Con piacere," Ethan le porse scherzoso il braccio, a cui lei si aggrappò sentendo il reale bisogno di un appoggio. "Te l'ho già detto che stai molto bene?"

"No, dev'esserti sfuggito."

"Allora, sappi che sei davvero meravigliosa," le baciò la mano, eccedendo volutamente nella galanteria e facendola ridere. "Spero possa valere
come complimenti del buongiorno."

"Per questa volta vedrò di fare un'eccezione."

"Sei sempre così magnanima," la prese in giro. "Len, prima che raggiungiamo gli altri...

"Si, dimmi," si fermò di fronte a lui, cercando di nascondere l'andatura traballante data dai tacchi.

Il ragazzo tirò fuori una busta dalla tasca della giacca. "Tieni."

"Cos'è?" chiese, prendendola in mano.

"Aprila e vedrai," sorrideva e la incitava con lo sguardo.

Si rigirò la busta tra le mani, cercando punto in cui era già stata aperta - o stracciata, si corresse. Tirò fuori il foglio e cominciò a leggere.

Non le basto che la prima riga. Commossa, si portò una mano a coprire le labbra mentre gli occhi le si inumidivano.

"No, no... perché piangi adesso?"

"Ti hanno preso," si limitò a rispondere Leanne. "Sei entrato al corso."

Ethan annuí e Leanne gli saltò addosso abbracciandolo.

"Sei bravissimo," disse e gli prese il viso tra le mani. "Bravo, bravissimo... non ci credo!"

Ethan rise, allontanandosi dalla sua presa ferrea. "Sei," si schiarì la voce, "Sei la prima a qui lo dico, per cui..."

"Bocca chiusa, ho capito," gongolò a quella rivelazione. "Sono così contenta, Et."

"Beh," sminuì lui, "Non è che sono entrato a medicina, è solo un corso estivo per il prossimo anno che..."

Leanne gli tappò la poca e alzò gli occhi al cielo. "Puoi non rovinare tutto come tuo solito?"

Ethan alzò le braccia in segno di resa. "Comunque, non ho dimenticato che abbiamo una questione in sospeso, dobbiamo ancora parlare."

Leanne si ritrovò a deglutire mentre uno strano essere mitologico si impossessava del suo stomaco: l'emozione, a volte, le giocava proprio brutti scherzi.

"Se è quello che vuoi," si finse disinteressata, aspettando la risposta che voleva.

"Lo voglio e lo sai," Ethan le pizzicò il naso, "Solo che vuoi sentirtelo dire. Sei proprio uno strano animaletto."

Leanne arricciò il naso, piccata dall'essere stata scoperta.

"Guarda che non è assolutamente vero," cercò di difendersi, incontrando però lo scetticismo del ragazzo.

"Come vuoi, Stellina," si avvicinò e le lasciò un veloce bacio sulla punta del naso. "Ora vado a cercare tuo fratello, troppo tempo senza di lui e vado in astinenza."

"Ethan," lo chiamò mentre correva via, "Avevamo detto più nulla fino a quando..."

"Non ti ho baciato, infatti" si voltò all'indietro e le indirizzo un occhiolino.

Lo guardò correre via con un sorriso stampato sulla faccia, ogni paura andata via nel momento stesso in cui l'aveva visto.

Aveva sempre pensato che un amore, totalizzante e paralizzante al punto da farti male, fosse solo tipico dei dilm. Poi era arrivato Ethan, e le aveva rivoluzionato il mondo.

"Leanne" chiamò una voce, poco lontano da lei.

Era Josh. Si sbracciava in sua direzione e le faceva segno di raggiungerlo, il tutto con un Annabeth impassibile al suo fianco.

"Josh," esclamò andandogli incontro. Una volta davanti a lui gli tirò un pugno, ridendo.

"E adesso perché questo?" chiese lui massaggiandosi il braccio.

"Ieri siete usciti senza dircelo, ho visto James e Noah."

"Era una serata tra soli uomini," ribattè il cugino, gonfiando il petto.

"Strano, perché non ce n'era neanche uno."

Josh le restituì il pugno sul braccio, chiaramente meno forte delle sue reali possibilità.

"Non mi sembra che vi siate annoiate, comunque," indicò Annabeth, più morta che viva.

"Mmmh..." fu l'eloquente risposta della ragazza.

Ah beh, esaustiva.

"Guarda, guarda," loro cugino Robert si avvicinò a loro, con al seguito James. "Ecco i miei tre ragazzini che ieri si sono dati alla pazza gioia."

"James," esclamò Leanne, arrabbiata. "Avevi promesso di non dire niente."

Il fratello si strinse nelle spalle, scusandosi. "Gli ho chiesto di portarci l'aspirina, ha fatto domande." Si avvicinò ad Annabeth con una bottiglietta d'acqua. "Tieni, Annie... speriamo faccia effetto subito, se la vede la mamma siamo nei guai."

"Cara Annabeth," parlò Roberto, "Chi l'avrebbe mai detto che nascondevi una ragazza così scatenata."

"Robert!" lo ripresero Leanne e Josh, mentre James scoppiava a ridere.

"Meglio?" s'informò suo fratello e Annabeth annuì.

"Jim," commentò Leanne, fiera del fratello, "Che carino, ti sei preoccupato per Annabeth?"

Era proprio cresciuto il suo fratellino, pensò Leanne con affetto.

"No, macché. Se la mamma la vede se la prende con me, e io e a Robert dobbiamo andare da una parte settimana prossima."

Appunto, proprio un uomo maturo...

"Ma non dovresti essere maggiorenne e indipendente?" chiese Josh. "O almeno, è quello che hai urlato alla tua festa di compleanno con della vodka in mano."

James arrossì colto sul viso. "Non conosci la mamma," borbottò.

"E poi," fu Noah a parlare, appena arrivato in compagnia di Ethan. "James è un mammone. Vero Jim?"

"Siete proprio dei coglioni," rispose James, sistemandosi il colletto della camicia.

Leanne si prese una piccola vittoria personale nel vedere il fratello in difficoltà, per una volta soggetto degli scherzi di qualcuno e non artefice.

Vendetta, cara vendetta.

"Io non riderei, Len," parlò Annabeth, per la prima volta da quella mattina. "Il primato di persona più permalosa della famiglia lo detieni sempre tu."

Tutti scoppiarono a ridere e Leanne incrociò le braccia al petto. Non parlava per una mattina intera e quando si decideva finalmente a farlo era per prenderla in giro.

Non ci si poteva fidare proprio di nessuno.

"Bene, miei incantevoli cugini," Robert sfregò le mani l'una dall'altra, "E Annabeth ed Ethan," il ragazzo rispose con un veloce saluto militare. "Io vado alla ricerca di quelle canaglie di Marcus e George prima che puntino le amiche di Danielle."

Leanne alzò gli occhi al cielo, disgustata.

"Ehi," esclamò James. "Che stronzi, aspettatemi, avevamo detto che ci mettevamo d'accordo."

Annabeth e Leanne si scambiarono il medesimo sguardo allucinato. Mettersi d'accordo? Ma cos'era, una gara?

"Mi fate pentire ogni giorno di più di essere vostra cugina."

"Tanto non hai scelta," obiettò Josh, passando un braccio intorno alle spalle di Annabeth, appoggiandovisi contro. "Annabeth può lamentarsi, invece."

"Già, Annabeth..." fece Noah, con la stessa espressione interrogativa che aveva avuto Rebecca il giorno prima. "Perchè?"

Annabeth rise, in un modo che Leanne definì adorabile e che non sarebbe mai riuscita a replicare. "Ma perché vi adoro, ragazzi," spiegò. "E poi, Leanne è diventata un estensione del mio braccio dal primo anno e a quanto pare siete un unico pacchetto."

Ethan annui, comprensivo. "La prima volta che Noah mi ha invitato a casa sua, ho sfiorato una crisi di nervi. Erano troppi e io non sapevo distinguerli."

"No, dai," intervenme Josh, "Non siamo davvero così tanti."

Proprio in quel momento, i più piccoli della loro famiglia, corsero davanti a loro spintonandosi.

"Sono arrivata prima io," stava dicendo Allison con Rose, rivolta a Joey e Abigail.

"Va bene, avete ragione," convenne Josh. "A volte loro li dimentico anche io."

"Josh," Annabeth lo guardò con biasimo, "Una di loro è tua sorella."

Il ragazzo si strinse nelle spalle.

Annabeth li guardò uno a uno, dopo un attimo di silenzio. "Come mai non siete andati con quegli altri alla ricerca di ragazze?"

"Sono tutte troppo grandi per me," rispose sconsolato Josh.

"Chi ha detto che non lo farò?" chiese invece Noah, anche se timido com'era nessuno gli credette.

"Non ne ho bisogno," disse infine Ethan. "Ho già la mia Stellina personale."

Si voltò verso di lui, incontrando i suoi occhi già fissi su di lei. La guardava divertito e ammiccante, e Leanne alzò gli occhi al cielo fingendosi esasperata.

"Ragazzi, posso rubarvi Leanne? La sposa la reclama."

Tutti e cinque i ragazzi si voltarono verso il nuovo arrivato e, alla vista del padre della ragazza, Ethan si raddrizzò e caccio fuori il petto.

Che idiota.

"Eccoti," lo salutò Noah. "È stato molto codardo da parte tua lasciarci da soli con la mamma, stamattina."

Il padre si strinse nelle spalle, incassando il colpo. "Avevano accerchiato il salotto, ho avuto paura." Le mise una mano dietro la schiena, "Vieni, Len. C'è bisogno della damigella o il matrimonio non potrà iniziare."

Leanne annuì, sentendo lo stomaco attorcigliarsi per l'agitazione di dover camminare davanti a tutti.

"Noi iniziamo a entrare," le disse Annabeth, "Per qualsiasi cosa, tu guarda verso di me e passa la paura."

"Mi raccomando," disse invece Josh, "Vedi di non cadere davanti a tutti."

Noah abbassò la testa cercando di non ridere.

"Deficiente," si limitò a rispondere Leanne. Incrociò un ultima volta gli occhi di Ethan e abbozzò un sorriso, prima di seguire il padre.

"Coraggio, muoviamoci o a Danielle verrà una crisi."

Avanzò il passo, per riuscire a stare dietro al padre. "Papà, e se cado per davvero?"

"Ti rialzerai subito."

"Papà," esclamò Leanne, "Avresti dovuto dirmi che sicuramente non succederà."

"Piccolina, non chiedermi di mentire," le lasciò un veloce bacio tra i capelli. "Ora va, il papa prega per te."

La lasciò sola in mezzo al corridoio, contrariata e dubbiosa. Se neanche lui credeva nel suo equilibrio, allora era proprio un disastro.

"Eccoti, finalmente," esclamò Rebecca, appena uscita da una stanza. "Giusto in tempo. Perché non sei venuta prima?"

"Ho pensato che Danielle volesse stare un po' con te prima, sai in caso di un ripensamento."

"Non ho intenzione di cambiare idea, Len."

Leanne si voltò di scatto verso Danielle, che la guardava divertita nel suo bellissimo vestito bianco. Ogni segno della nottata in bianco era sparito, lasciando spazio a un grande sorriso.

"Nelly," esclamò Leanne, "Sei bellissima, accidenti."

"Non usare questo tono sorpreso, però," scherzò e si avvicinò a lei. "Però grazie per avermi lasciata sola con Rebecca e la mamma, era proprio quello di cui avevo bisogno."

"Dovere, Nelly," annuì Leanne, stringendole velocemente le mani. "Dov'è Mandy la glaciale? Mica posso essere l'unica damigella."

"Ci sta aspettando per entrare," rispose Rebecca, lasciando un veloce bacio sulla guancia della sorella e correndo verso l'entrata della chiesa.

"Sei pronta?" chiese Leanne alla cugina, incamminandosi.

"Sono otto anni che sono pronta," Danielle strinse i fiori nella mano. "È sempre stato Logan, e non poteva essere nessun altro se non lui. Non vedo l'ora di essere sua moglie."

"E allora che stiamo aspettando?" chiese retoricamente Leanne, posizionandosi dietro Mandy la glaciale.

Prese un respiro profondo e impugnò il bouquet di fiori, mentre dall'interno della chiesa cominciava a diffondersi inconfondibile la marcia nuziale.

Il portone si aprì e Mandy cominciò a camminare. Leanne sperò solo di non cadere per davvero.

Incrociò subito i pollici alzati di Annabeth e il sorriso di suo padre; sua madre, seduta vicino a lui, aveva già tirato fuori il fazzoletto.

James e Noah era seduti qualche posto più avanti, intenti a indicare qualcosa a Robert. Da lì, individuò uno a uno ogni membro della sua famiglia.

Certo che era proprio lunga quella navata, si trovò a considerare.

Infine vide lui. Ethan era rivolto verso di lei e, non appena i loro sguardi si incrociarono, alzò le sopracciglia scherzoso.

Mandy la glaciale si posizionò al suo posto elegantemente, il viso incolore.

Come faceva a essere sempre così seria?

Leanne si mise al suo fianco, ringraziando tutte le divinità di non essere caduta davanti a tutti, e guardò Logan.

Il suo viso era una tela di emozioni, mentre aspettava impaziente che Danielle lo raggiungesse. Non riusciva a smettere di guardare la sua futura moglie e, non appena lo raggiunse, le baciò dolcemente le mani.

Leanne si morse il labbro inferiore, sentendo gli occhi inumidirsi velocemente come al solito, e si guardò intorno.

L'attenzione di tutti era stata calamita dall'arrivo di Danielle, incantevole nelle sue vesti di sposa, fatta eccezione per una persona.

Ethan continuava a guardare lei, incurante di quello che gli succedeva incontro, e Leanne si senti incredibilmente fortunata.

🎈

Il mio povero cuore non ce la fa, non regge. Diciamo che due sono i motivi di questi capitoli:

1. Una parte di me ama Danielle e Logan, e voleva da loro un cavolo di matrimonio.

2. Dopo tutti gli insulti e le dannazioni di queste due storie, meritavamo due Ethan e Leanne tranquilli, sereni e consapevoli della relazione.

Ma arriviamo al grande annuncio:

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, dopo di che sabato non ci saranno aggiornamento e settimana prossima (lunedì - giovedì - santo) arriveranno i tre extra di cui vi ho parlato .

E poi?

Poi basta, si conclude il capitolo su Ethan e Leanne definitivamente, sebbene li vedremo nelle storie future.

Come già vi ho detto infatti è mia intenzione parlare almeno di Rebecca, Noah e un personaggio a sorpresa.... Anche se più vado avanti e mi alcuni personaggi reclamano il loro posto.

Vedremo cosa succederà e soprattutto cosa voi sarete disposti a leggere.... Che magari a una certa mi dice "basta con gli Adams, hanno rotto."

Sul capitolo, devo essere sincero, ho poco da dire perché ormai sono le emozioni a comandarmi e io quasi non pubblicheremo l'epilogo così da non dover mettere "completa" a questa storia.

Ma si deve fare e io sto cercando di portare a termine la storia su James il più velocemente possibile perché voglio farvelo conosxere meglio.

Nel frattempo vi ricordo che non pubblico mai nulla per caso e di tenere gli occhi aperti sul profilo Instagram perché ho buttati qualche indizio per i più attenti.

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