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13. Le carte sono svelate

Leanne si catapultò all'esterno dell'abitazione e si piegò sulle ginocchia. Aveva il respiro in affanno, il cuore che batteva all'impazzata e la caviglia che le faceva male per lo scatto con il quale si era alzata ed era corsa via.

Aveva urtato un tavolino uscendo, facendo cadere varie bottiglie a terra e, ne era sicura, rompendo l'atmosfera che si era creata. Ma, senza guardarsi indietro, era corsa via.

Lontano dagli sguardi di Annabeth che si aspettava crollasse da un momento all'altro. Da Noah che, forse per la prima volta in vita sua, stringeva i pugni con forza in una fedele imitazione di James. Lontano da Josh e le sue mani che la sfioravano, da Robert e il suo silenzio insolito.

Lontano da Ethan e dalle sue labbra che, fino a quel momento, non avevano toccato pelle al di fuori della sua.

Lontano.

Tirò su col naso appoggiandosi al muro dietro di sé, mentre sentiva un conato di vomito scuoterle il corpo.

Magari fosse riuscita a vomitare, buttando fuori tutto il dolore che sembrava spezzarla in due.

Maledetto Ethan.

"Stai bene?" fece una voce al suo fianco.

Leanne si voltò alla sua sinistra con lo sguardo ancora annebbiato dalle lacrime orgogliosamente trattenute. Ethan ricambiava il suo sguardo, nel viso ormai scomparsa ogni traccia di ironia.

C'era sofferenza nei suoi occhi e nella piega insolita delle labbra. C'era dolore a dividerli; dolore e incomprensioni.

Divisi, come sempre.

"Vattene," mormorò Leanne, temendo che la voce non uscisse stabile e sicura come volesse. "Non ho voglia di parlare con te adesso, non ce la faccio."

"Non respingermi," il ragazzo alzò una mano verso il suo viso ma lei fu veloce ad allontanarsi.

Leanne distolse lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello ferito di lui. "Perché mi hai seguita?"

"Ti ho vista uscire," fece lui, "E distruggere un tavolo, a essere sinceri. Volevo sapere come stavi."

Sbuffò. Era stanca del suo tono sempre canzonatorio, la sua espressione costantemente divertito e l'atteggiamento superficiale. Come se niente lo toccasse, come se lei gli fosse indifferente.

"Di merda, d'accordo?" buttò fuori con rabbia. "Sono stanca di mentire e di fingere che vada tutto bene. Sto uno schifo da quando ho aperto la porta di casa e dall'altra parte c'eri tu. Sto male e la colpa è solo tua."

Ethan chiusi gli occhi e piegò le labbra in una smorfia. "Sei ingiusta così. Mi uccidi, lo sai che non farei mai nulla per farti stare male."

"E tu uccidimi me, eppure non mi sembra che oggi ti sia trattenuto solo perché c'ero anche io. Cosa ti è saltato in mente?" Leanne si asciugò una lacrima sfuggita al suo controllo.

Lui provò ad avvicinarsi, venendo respinto ancora una volta. "Non lo so," abbassò la testa e la voce gli tremò. "Io credo di non averci capito più niente, Len. Sono giorni che non mi parli, non mi guardi neanche in faccia. Sembra che per te non esisto più. Mi baci, poi scappi; mi urli addosso ma sei gelosa. Però stop di nuovo perché non è vero, mi odi," allargò le braccia e abbassò la voce, prendendosi un minuto per calmarsi. "Non è facile per niente, sapere che ti ho persa e sopportare la distanza che hai messo tra noi perché ho sbagliato."

"Hai sbagliato," mormorò Leanne e annuì alle sue stesse parole.

"È vero e non passa giorno in cui non mi odi per questo, ma ormai ho finito le parole per chiederti scusa e a te sembra non importare nulla." Ethan abbassò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli. "Non mi riconosco più. Tutta questa storia tra di noi mi sta distruggendo, odio quello che ti ho fatto oggi. Odio tutto quello che sono senza di te!"

"E quindi hai pensato bene di palpare ogni superficie scoperta di Jane in mia presenza?" rincarò lei, decisa a non lasciar correre su quel punto.

"E quindi non ho pensato," rispose lui e alzò la voce. "Vogliamo fare un processo alle intenzioni per questo? Spero ti sia presa questa soddisfazione perché sembri non aspettare altro da mesi che cogliermi in contro piede. Ho sbagliato, va bene, ma con te è difficile."

Gli occhi le si spalancarono per lo stupore è strinse la mano in un pugno, cercando di mantenere la rabbia che premeva per uscire.

Non le sembrava il caso di mettersi a urlare in mezzo alla strada.

"Adesso la colpa sarebbe mia? Cresci e prenditi le tue responsabilità una volta per tutte, non sono io che ho palpato una ragazza davanti a tutti."

"E non sono io ad aver baciato Daniel allora, come la mettiamo?"

"Non sono affari che ti riguardano questi, non più almeno."

Ethan fece un passo indietro e abbassò le spalle, esausto e svuotato di tutte le emozioni. "Mi dispiace che non hai idea, davvero. Un casino! Non ce la faccio più a litigare con te, a starti lontano. Non voglio giustificarmi ma è come se  avessi un mostro nello stomaco che prende il sopravvento e... cazzo, Leanne," si avvicinò a lei, "Lo sai che io non sono così, non riuscivo a ragionare. Ho perso il controllo, riuscivo solo a vederti scherzare con Daniel, parlare con Daniel, abbracciare Daniel."

"Mi complimento per autocontrollo allora," rispose Leanne, tagliente. "Siamo troppo diversi, Ethan. L'abbiamo sempre saputo, tutta questa storia ne è solo la prova."

"Non è vero," Ethan si avvicinò e le prese il volto tra le mani, facendo appoggiare le loro fronti. "Lo sai anche tu che questa è una bugia, non parlare come se fossimo sempre stato una storia a scadenza."

"Guarda un po' come ci siamo ridotti," le sfuggì un singhiozzo.

"Dimentichiamo tutto, torniamo a essere solo noi  e basta. Dimentichiamo Daniel, le discussioni, Jane... a me non importa nulla, solo di te."

Lei, ancora stretta nelle sue braccia, girò il viso per non fargli vedere le lacrime ormai inevitabili e prepotenti sulle sue guance. "Non è così facile."

"No, affatto. Ma io ti aspetterei tutta una vita se solo me lo chiedessi. Dammi solo un po' di speranza, una sola, e ti giuro che me la faccio bastare. Giuro che mollo tutto per stare con te, amore."

Leanne sentiva la gola secca. Non riusciva a parlare, ogni parte del suo corpo non voleva altro che gridare sí e lasciarsi tutto alle spalle. Le mani tremavano e tutto sembrava essersi fermato, in attesa di una sua decisione.

E lei rispose mettendo il cuore in un ripostiglio e facendo prevalere la ragione.  Che una volta qualcuno le aveva detto che così non si va da nessuna parte, ma a lei in quel momento bastava solo smettere di soffrire.

"Credo che Jane ti stia aspettando."

Ethan si allontanò cole scottato, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi e a testa bassa. Solo per un momento le sembrò di vedere una lacrima farsi spazio nel verde dei suoi occhi, ma quando alzò la testa per guardarla non ve n'era alcuna traccia.

"Credo sia stato uno sbaglio venire," mormorò con voce roca, non lasciando intendere se parlava della festa o di quelle settimane in generale.

"Lo credo anche io."

Ethan le diede le spalle e se ne andò. Nel momento in cui lo vide girare l'angolo e sparire dalla sua vista, Leanne si portò una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo.

Si sentiva annientata.

Si rannicchiò su se stessa, dando sfogo a tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. Dei passi attirarono la sua attenzione e, come una sciocca, si ritrovò a sperare.

Ethan?

"Len, tesoro," era Annabeth e Leanne si scoprì delusa.

Lo aveva appena allontanò in modo definitivo e non sperava altro di volerlo tornare.

Insisti. Sono qui, ti aspetto. Insisti. Scusa. Ti perdono.

"Tieni," l'amica le porse i suoi vestiti. "Ho visto Ethan andare via, era distrutto. E anche tu lo sei," la strinse in un abbraccio. "Robert è andato a prendere la macchina, ci accompagna a casa." Leanne sorrise e si lasciò stringere. "Eccolo," indicò una macchina che si avvicinava a loro.

Lei si avvicinò alla porta, cercando di asciugarsi velocemente le tracce di lacrime dal viso. Aprì la portiera e trovò un'altra persona oltre al cugino ad attenderla.

"Rebecca, che ci fai qua?"

"Vado dove vai tu, scema. E ora sali, Robert ci accompagna a comprare del gelato."

🎈🎈🎈
Il capitolo è ancora lungo, quindi fate un break: prendete la merenda, il latte e preparatevi perché adesso ci sarà la grande rivelazione.

Cosa è successo tra i Lethan?

Nel frattempo spiano il telefono di Leanne:

🎈🎈🎈

Leanna si chiuse la porta alle spalle silenziosamente, trovando la casa immersa nel buio. "Facciamo piano," sussurrò, "Mamma e Ally stanno già dormendo."

Rebecca si diresse in cucina, tornando subito dopo con tre cucchiai nella mano e indicando le porzioni di gelato gigante che Robert aveva insistito per pagare.

Era rimasto così sorpreso alla vista delle lacrime di Leanne da cercare di comprarle tutto il supermercato. A lei sarebbe bastato un banale barattolo di gelato al cioccolato, ma lui aveva insistito nel comprare anche le caramelle a forma di orsetti.

"Andiamo in salotto," fece Annabeth.

Leanne e Rebecca seguirono la ragazza e si accomodarono sul grande divano a elle. Subito l'attenzione fu spostata dal gelato a lei, ancora con gli occhi lucidi e il naso rosso.

"Insomma," sussurrò Rebecca, "Vogliamo prima finire metà barattolo di gelato o ci vuoi spiegare?"

Lei prese un cucchiaio da mano della cugina e aprì uno dei contenitore, raccogliendo una doverosa porzione di gelato. "Entrambe le cose, ho bisogno di affogare i miei dispiaceri."

"Come sei collaborativa," commentò Annabeth con sarcasmo, "Ci abbiamo solo messo due mesi a converti a raccontarci tutto."

"Sono ancora in tempo per cambiare idea," minacciò Leanne e l'altra si passò l'indice e il pollice vicino la bocca, mimando una chiusura. "E' iniziato tutto verso dicembre..."

"Santo Cielo, non da dicembre! Sappiamo come vi siete messi insieme."

"E va bene," sbuffò lei, "Volevo solo ricapitolare il tutto."

"Non ne abbiamo bisogno, grazie. Passa direttamente a giugno."

"E che palle! Poi vi lamentate che non dico mai niente."

"LEANNE" esclamarono le due ragazze in coro, esasperate.

"E va bene, comincerò da giugno, come siete noiose. Era l'ultimo mese di scuola, nessuno dei due aveva più da studiare e le cose andavano più che bene. Eravamo ancora nella fase luna di miele, sapete cosa intendo" spiegò Leanne.

"Quanto mai voi siete stati da luna di miele?"

Guardò male la cugina e affondò un'ennesima volta il cucchiaio nel gelato. "Guarda che sappiamo essere romantici anche noi. E non guardatemi così, è vero! Comunque sia, luna di miele: baci, abbracci, le solite discussioni ma niente di che. Tutto andava alla grande, insomma, e poco prima di salutarci ci siamo promessi di sentirci. Non tutti i giorni, ovvio, ma spesso."

"Sia mai," commentò Annabeth a mezza voce, "Vi veniva forse un'allergia se vi sentivate una volta di più?"

"Lo sai che non credo nell'amore appiccicoso. Se sto troppo tempo con Ethan finisce per starmi sulle palle e viceversa. A piccole dosi," rispose Leanne e Annabeth (da sempre un'inguaribile romantica) scosse la testa.

"Sì, insomma, qual è il problema?" intervenne Rebecca. "Si è fatto sentire poco? O troppo? Con te non si sa mai cosa è giusto e cosa no."

Ma guarda tu se fino alla fine doveva essere lei la colpevole.

"Non mi ha chiamata proprio, ecco cosa," confessò Leanne, dicendolo per la prima volta ad alta voce. Si sentì improvvisamente più leggera, come se il suo dolore fosse stato diviso e consegnato ad Annabeth e Rebecca. "Non pretendevo di sentirlo tutti i giorni, sai che noia poi, ma almeno un messaggio per sapere se era vivo o morto credo che me lo sarei meritato. E invece, dopo i primi tre giorni o giù di lì è semplicemente scomparso."

"Con scomparso intendi..."

"Scomparso, Rebs. Volatilizzato nel nulla, fuggito dal sistema terreste... fai un po' tu."

"E tu che hai fatto?" Annabeth si portò il cucchiaio alla bocca, cominciando a morderlo. A Leanne sembrava di avere davanti la visione di sua nonna davanti una di quelle telenovelas che tanto le piacevano.

Abbassò gli occhi, torturandosi una ciocca di capelli. "Non ne vado molto fiera ma... l'ho tempestato di chiamate e messaggi. Non capivo perché, di punto in bianco, non mi rispondesse più. A un certo punto, chiaramente, ho smesso e l'ho rivisto direttamente quando si è presentato a casa."

"Quindi," fece Rebecca, "Non vi siete lasciato in modo ufficiale?"

"Non c'era bisogno di dirlo, si era auto lasciato non rispondendomi per due mesi interi."

"Chiaramente no," rispose Annabeth. "Ma perché non ci hai detto niente, Len?"

"Forse mi vergognavo," Leanne si strinse nelle spalle, in imbarazzo. "Sai, il tuo ragazzo non ti risponde più senza motivo e tu, per di più, gli lasci un messaggio nella segreteria disperata. Non è certo un simbolo dell'orgoglio femminista."

Annabeth dischiuse la bocca e spalancò gli occhi, chiaramente sconvolta da quanto aveva sentito. "Scusa, gli hai lasciato un cosa?"

"Un messaggio. In segreteria. Assolutamente imbarazzante, in cui lo pregavo molto velatamente di rispondermi... perché mi mancava," Leanne affondò il viso nel cuscino.

Era stata grata che, per lo meno, Ethan non avesse fatto allusioni a quel fatto sia in pubblico che quando la tormentava privatamente, ma non cancellava ciò che aveva fatto: si era resa ridicola nel peggior modo possibile e, ancora peggio, non raccontare niente a nessuno aveva fatto sí che nessuno potesse fermarla.

Una medaglia olimpica per l'idiozia qui, grazie.

"Oh, Len," fece Rebecca, "Ormai nessuno usa più i messaggi in segreteria. Come ti è venuto in mente?"

"Non lo so, oh dio! Avevo appena passato il pomeriggio a vedere commedie romantiche degli anni '80, mi è sembrata la cosa più logica da fare."

"Siamo fortunati," commentò Annabeth, "Poteva andare fino a casa a sua e cercare di comunicare con una monetina."

"Non essere sciocca, Annie," si offese Leanne, "Ethan non merita un gesto come quello di Patrick Swayze in Ghost."

"Con un po' di fortuna non l'ha sentito. Insomma, io non li ascolto mai i messaggi in segreteria, ormai."

"Possibile," fece Leanne. "Magari si è auto eliminato, sarebbe un gran colpo di fortuna."

"Siamo ragionevoli, Len," Annabeth si sistemò gli occhiali sul naso. "Se lo avesse sentito lo sapresti di certo, nessuno sarebbe rimasto indifferente a un messaggio così... particolare?"

"Pietoso?"

"Imbarazzante?" optò Leanne, convenendo con le parole dell'amica. Allora un po' di speranza c'era. "Ora lo sapete comunque," si chinò per prendere il secondo barattolo di gelato. "Apriamo il secondo?"

"Domani passeremo la giornata in bagno," sospirò Annabeth e lei si sentì autorizzata a prenderlo per un sì.

"Però è così strano che sia sparito così dal nulla," disse Rebecca pensierosa, portandosi le ginocchia al petto.

"Forse sarà andato alla ricerca dell'ultimo neurone perduto e la spedizione si è rivelata più difficile del previsto."

"Len, sono seria! Non sei curiosa di sapere perché si è comportato così?"

"Neanche un po'," rispose Leanne, con la testa alta. "L'ho superata, ormai."

"Leanne," intervenne Annabeth, "Io non c'entro nulla e voglio comunque saperlo. Sii sincera, la curiosità ti sta logorando."

Oh, accidenti!

Sospirò e si spostò i capelli da un lato, sentendo improvvisamente caldo. "Non credo di volerlo sapere. Voglio dire, anche se mi desse una valida motivazione, questo non cancellerebbe il fatto che sia sparito da un giorno all'altro."

"Se vuoi davvero chiudere la storia con Ethan, e attenzione che ho detto se," preciso Rebecca, cautamente, "Beh, io allora credo che tu debba ascoltare ciò che ha da dirti."

"E dici che smetterò di sentirmi così?"

"Come se un treno ti fosse passato sopra per ben due volte?" chiese Annabeth. "Quello no, ma almeno saprai il motivo."

Rebecca e Annabeth avevano ragione e lei ne era perfettamente consapevole. Forse, si rese conto, era quello il motivo per cui aveva evitato di raccontare la verità alle due ragazze fino a quel momento.

L'avrebbero persuasa ad agire in modo maturo e lei non era più certa che Ethan meritasse il suo tempo. Figuriamo quindi il suo perdono.

La verità era che aveva dato a Ethan tuttase stessa, fidandosi ciecamente di lui e permettendogli così di decidere dei suoi sentimenti. Si sentiva doppiamente tradita perché da un lato era sparito nel nulla, dall'altro aveva deliberatamente calpestato la sua fiducia.

E in più non riusciva a fare a meno di sentirsi un idiota per avergli dato tutto quel potere. Un misto di orgoglio, sentimenti e delusione che non avevamo portarla nulla di buono.

"A che pensi?"

"A cosa fare, Annie. Sono così confusa."

"Benvenuta nel mondo dell'amore, tesoro," Rebecca le strinse una mano. "Ti sembrerà spaventoso all'inizio, ma poi imparerai ad apprezzarlo."

Si stava meglio quando si era single, su questo non aveva dubbi.

Leanne abbozzò un sorriso, dando finalmente voce alle sue preoccupazioni: "E Jane?"

"Pensi davvero che a lui possa interessare?" Rebecca la guardò con biasimo e scosse la testa.

"O sei davvero così scema da crederci o vuoi sentirti dire che lui è stracotto di te. In entrambi casi smettila," Annabeth le rubò il gelato di mano. "Se c'è una cosa su cui non devi avere dubbi è che a lui piaci tu e nessun'altro, perché poi faccia... il maschio è un altro problema."

"Non pensare a queste cose e permettigli di spiegarti.," s'intromise sua cugina con tono paziente.

"E ricorda, quando vuoi io sono disposta a dargli un pugno. Basta che mi chiami."

Leanne guardò interdetta l'amica e inclinò la testa  da un lato. "Annie, ultimamente hai forse passato del tempo con James?"

"Potrebbe essere, perché?"

"No, è che spiega tante cose."

Leanne annuì guardò per un momento le due ragazze davanti a sé: erano entrambe la sua famiglia e, con loro vicine, si sentì inaspettatamente serena.

Al diavolo i problemi e, soprattutto, quell'immaturo di Ethan. Poteva darsi alla fuga quando voleva, tanto lei aveva Annabeth e Rebecca. Non era sola.

"Dormiamo tutte sul divano?"  propose allora, in un insolito slancio d'affetto.

"Assolutamente si," esclamò Rebecca. "Prendo le caramelle così le buttiamo nel gelato."

"Io intanto metto Titanic senza volume."

"Annie, ma così non capiremo niente."

"Non dobbiamo capire, Rebs. La storia è sempre quella, dubito che riescano a evitare di affondare proprio stasera. Lo metto per guardare Leonardo Di Caprio."

Leanne alzò entrambi i pollici in segno di approvazione.

Che Ethan facesse quello che voleva, lei aveva Leo.



🎈

È stato un capitolo molto lungo, lo so. Se siete arrivati fin qui vi spetta decisamente una medaglia all'onore, per io più coraggiosi invece la lettura non finisce qui. Vorrei un momento intromettermi nella storia e dare il mio parere di "mamma" di questi sciocchi. Ho evitato accuratamente di rispondere ai vostri messaggi per :

- non sbilanciarmi troppo prima della grande rivelazione

- non risultare troppo di parte perché alla fine io li amo tutti, anche quando sbagliano

- evitare piccolo pieno grecisotto i commenti con limite di parole.

Qui però posso parlare quanto mi va e se vi va mi piacerebbe confrontarci.

Parliamo di Ethan: è stato molto strano vedere per la prima volta reazione così decise e avverse nei suoi confronti. Una parte di me voleva subito correre a difenderlo perché, come si dice a Napoli, "ogni scarrafon è bello a mamm' soj." Ma dialettismi a parte ho trovato davvero soddisfacente questo cambio di prospettiva.
Cerco sempre di dare ai personaggi connotazioni reali, per cui proprio come se fossimo dei nostri amici gli vogliamo bene ma possono anche farci arrabbiare. Ethan è tendenzialmente un personaggio positivo ma ciò non gli toglie il suo avere 16 anni, una fidanzata (o ex) che non gli parta e tanta inesperienza dietro.
Per cui sí, ha sbagliato terribilmente ma sarebbe stato strano il contrario

Leanne: che dire della mia piccole nevrotica indecisa? Non mi ricordo chi nei commenti l'ha definita un' "indecisa cronica" e io penso che non ci sia definizione migliore. Len ha paura il 99% delle volte, si fa più problemi del dovuto e pensa troppo.
Alzò la mani chi si è rispecchiato in lei perché siamo un po' tutte Len.
Anche qui credo sia doveroso contestualizzare le loro età: Ethan e Leanne sono rispettivamente le prime vere relazione dell'altro e i primi su cui sperimentare.
In questo capitolo si è finalmente scoperto cosa è successo e come vedere nkn ci sono tradimenti di mezzo, ma solo tanta tanta incomprensione.

Ora immaginate di avere 15/16 anni, state con un ragazzo (che vi piace da matti) da soli 3 mesi, 4 a stento... e lui scompare nel nulla per due mesi. Non una chiamata, non un messaggio e voi lo tartassate invece senza avere risposta.
Forse si, una persona con un po' di maturità si sarebbe arrabbiata ma poi avrebbe cercato di capire subito il motivo, ma ammettiamo che tutti (a qualunque età) avremmo detto "ma che cavolo".
Ovviamente c'è ancora tanto da scoprire ma credo e spero di aver reso un po' più chiaro il suo comportamento: è solo una ragazza ferita e che pensa di essersi fidata troppo.
Insomma, welcome nel mondo delle insicurezze pietrificanti Len.

Lethan in generale: non so davvero come esprimere cosa provo. La discussione doveva essere molto più soft ma hanno preso il sopravvento, a quanto pare avevano molto più rancore di quanto io stessa pensassi. Non è stato facile scrivere una situazione così difficile tra di loro, e spero davvero di esserci riuscita anche solo un minimo.
Forse lo troverete un motivo "sciocco", ma io non volevo andare su "baci, tradimenti etc", non lo vedevo giusto neo loro confronti per quello che erano stati.

Senza contare che Leanne ha sedici anni, lei ed Ethan distano due ore circa e sarebbe stato difficile andare da lui e capire.
Per il resto posso solo dire che magari qualcuno darà ragione ad Ethan ( che è tutta l'estate che ci prova e insiste, ora ha raggiunto il limite), altri a Leanne (che beh, no deve essere carino essere ignorata dal proprio boy). Io la do a entrambi perché alla fine si sono messi insieme a complicare la situazione.

Mi piacerebbe davvero sapere la vostra opinione e commentare con voi questo mie considerazioni (monologo...)

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