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10. Tutta colpa di un idiota sottosviluppato

Alla veneranda età di sedici anni, Leanne poteva senza dubbio dire di avere le idee ben chiare sulla sua vita.

Sapeva, infatti, con assoluta certezza di non avere la benché minima idea di come sciogliere il groviglio di pensieri che la teneva sveglia giorno e notte.

Più sicura di così di certo non poteva essere!

A ben pensarci, la se stessa quattrenne era riuscita a gestire la propria vita in modo molto più maturo di lei. Un bel giorno, semplicemente, durante uno dei tanti pranzi di famiglia si era alzata in piedi e aveva annunciato che lei e Josh si sarebbe sposati.

Avrebbero vissuto una vita fatta di giochi, corse e torte della nonna. Niente di meglio, insomma.

Adesso, che di anni ne aveva molti di più ma di certezze sicuramente di meno, non poteva fare altro che pensare che quella piccola versione di se stessa aveva capito proprio tutto dalla vita.

Con Josh le sue giornate sarebbero state molto più facili. Ed era proprio quello il motivo per cui quel pomeriggio si era rintanata nella camera del ragazzo, lontana chilometri da casa sua.

"Adesso basta," disse lui, ovvero il ragazzo con cui progettava di passare il resto della vita. "È il secondo pacco di biscotti che inizi, stai esagerando. Annabeth, dille qualcosa."

L'amica, in risposta, si limitò ad alzare gli occhi al cielo esasperata: era dalla sera prima che Leanne era così e lei aveva esaurito le risorse.

"Lascia che mi crogioli nel mio dolore."
Josh le strappò la busta di mano e la posò sulla scrivania, ben lontana da lei e dal letto su cui era stesa senza ritegno. "Disperati pure, ma fallo senza finire tutti i biscotti che abbiamo in casa."

Leanne sbuffò e incrociò le braccia indispettita. Ormai la pugnalavano tutti alle spalle.

"Sei molto noioso. Lo siete entrambi, dovreste rilassarvi molto di più. E magari portarmi anche una tazza di latte."

Annabeth si limitò ad alzare un sopracciglio. "Tienimene fuori se non vuoi essere risposta male."

"Puoi scordartelo," disse invece Josh. Si sedette sul letto, spostando suoi piedi e portandoseli in grembo. "Allora, vuoi dirmi perché sei qua o vuoi prima che metto un film d'amore, così da farti avere una scusa per le lacrime?"

Andiamo, lei non era certo così prevedibile.

Okay, forse giusto un po', ma il fatto che avesse passato il viaggio in treno a pensare a che film vedere era solo un dettaglio relativo.

Ovviamente, la scelta era ricaduta su Le pagine della nostra vita.

Ryan Gosling non deludeva mai.

"Non posso venire a trovare il mio cugino preferito? Non ci vediamo mai d'estate."

"Questo perché distiamo circa tre quarti d'ora, e questo mi riporta alla domanda di prima: perché sei qua?"

Leanne sospirò e affondò la testa nel cuscino. "Te l'ho detto. Ethan è ospite da noi e..."

"E sono giorni che eviti Daniel, sì, me l'hai detto. Ma perché sei qui?" Josh insistette. "Non credo che la situazione si risolverà da sola, sai, e in più credo che Annabeth ormai stia sfiorando un esaurimento nervoso."

"Sto abbracciando la stessa filosofia zen di Leanne," comunicò l'amica, con gli occhi chiusi.

"Sta funzionando?" s'informò Josh.

"Leanne mette a dura prova la sua riuscita, impedendomi di concentrarmi sul matrimonio di Danielle."

"Che significa?" Josh si rivolse verso di lei, dubbioso.

"Lunga storia storia, lascia perdere."

In realtà era quanto di più breve si potesse raccontare: Annabeth progettava il suo matrimonio da quando aveva sei anni  nei minimi dettagli, con tanto di raccoglitore personalizzato.  Chi meglio di lei per aiutare una sposa disperata?

Questo però non lo disse per non distogliere l'attenzione dai suoi problemi.

"Josh," afferrò il braccio del cugino, appendendovisi, "Mio eterno e fidato compagno di avventure, non lasciarmi tornare a casa. Possiamo dormire con te?"

"Oh, Len," Josh sbuffò, "Per quanto tu non sia più di alta di quanto avevi nove anni, hai iniziato a tirare i calci di notte... ho ancora i lividi dell'ultima volta!" Il cugino incrociò il suo sguardo e Leanne ne approfitto: sporse il labbro inferiore in fuori e cominciò a sbattere notevolmente le ciglia. "E che palle! Va bene, ma al primo calcio che ricevo ti butto giù dal letto."

"Ti adoro," Leanne battè le mani, entusiasta. "Vedrai, a Natale riceverai un grande, gigantesco e costosissimo regalo da un Babbo Natale segreto. Annie a te va bene?"

L'amica si limitò ad annuire. Ma la stava forse ignorando?

"Non è più così segreto se me lo dici, sciocca," Josh le arruffò i capelli e si allungò per prendere il pacco di biscotti. "Solo per questa volta," alluse ai biscotti e gliene passò uno. "Domani torni a casa, però, e chiarisci questa situazione. Com'è possibile che, in un modo o in un altro, ti trovi sempre al centro di qualche triangolo?"

"Mi sembra ovvio, sono oltremodo fantastica e tutti i ragazzi mi vorrebbero."

"O forse, ma solo forse eh, tu ed Ethan avete qualche serio problema di comunicazione."

"Ethan non ha niente a che fare con questa storia. Anzi, lui è lontano anni luce dall'esserne parte."

"Strano," fece Josh, "Eppure la prima cosa che mi hai detto, non appena ho aperto la porta, è che lo odi. Parlavi forse di un altro Ethan?"

Leanne sbuffò e incrociò le braccia al petto, indispettita. "E' solo che... è così detestabile. Lo odio. Sembra quasi che si metta d'impegno per fare tutto ciò che mi possa dare fastidio."

"Magari se passassi meno tempo a dire quanto lo odi e più a cercare un punto di incontro con lui, adesso non saresti qui con me ad affogare la tua disperazione nel cioccolato," disse Josh, alzando le sopracciglia e guardandolo attentamente. "E Annabeth non ti ignorerebbe."

Ma allora non era solo una sua impressione.

Era diventato uno psicologo esperto e lei non ne era stata informata, per caso? Voleva solo un po' di comprensione, e che diamine.

"Non è così semplice e lo sai."

"No che non lo so," le fece notare Josh. "Non posso, visto che ti rifiuti di spiegarmi cos'è successo tra voi due."

"Non importa," ribatté Leanne, "Non è il motivo, ma il fatto in sé che abbia sbagliato."

"Ora sì che ha senso, grazie," il cugino alzò gli occhi al cielo e allargo le braccia, esasperato. "Non dico di parlarne con me, Len. Non sono esattamente un esperto in materia, non vanto lunghe relazioni alle spalle a meno che non contiamo la mia amicizia con Michael, ovvio. Ma Rebecca e Annabeth non aspettano che una tua parola per ascoltarti e aiutarti," si voltò verso la ragazza. "Vero, Annie?"

"Leanne sa già come la penso," rispose Annabeth, in posizione Buddha. "Quando vorrà, sarò pronta ad accoglierla."

Leanne puntò gli occhi sul letto, pensierosa e colpita dalle parole del ragazzo. "Hai ragione," ammise. "Però, ti prego, adesso puoi solo dirmi che ho ragione e guardare Le pagine della nostra vita con noi?"

Josh sbuffò una risata e, puntellandosi sulle mani, si sporse verso di lei. Le si buttò addosso , schiacciandole una mano e facendola gemere di dolore. "La prossima volta il film lo scelgo io, però. E ti avviso già che ci sarà tanto sangue."

"Affare fatto, ora zitto che inizia. Annie, vieni?"

L'amica finalmente si alzò dalla sedia e si sedette vicino a loro.

"Scusa," fece Leanne interdetta, "Per il film ti alzi e per i miei problemi no?"

"Per Ryan Gosling questo e altro."

Leanne non trovò niente da ribattere, d'accordo con la sua osservazione. Si accoccolò contro la spalla del cugino e si rilassò. "Josh," chiamò, "Stasera torniamo a casa, comunque," il cugino strinse la presa intorno alle sue spalle e Leanne seppe di aver preso la decisione giusta.

"Brava, Len," disse invece Annabeth, stringendole una mano.

Era ora di affrontare quella situazione e rimandare non avrebbe fatto altro che ingigantirla.

Al massimo, una volta tanto, avrebbe sguinzagliato James contro Ethan.

🎈  🎈  🎈

Tornarono a casa che era ormai ora di cena e con una busta di biscotti nello zaino: una gentile offerta di Josh per aiutarla ad affrontare la serata.

Scrisse un breve messaggio al cugino dicendogli di essere arrivata sana e salva a casa, e tirò fuori le chiavi.

Si rese subito conto, però, di come non fossero necessarie. Il cancello di casa era aperto e, in strada, si stava svolgendo un'accesa partita di calcio due contro due.

Da una parte Noah e Ethan, dall'altra James e Daniel. Il cancello di casa, chiaramente, rappresentava la porta.

Ma davvero? Qualcuno lassù doveva proprio avercela con lei, non poteva spiegarselo diversamente.

Chiuse gli occhi, imponendosi la calma e prendendo coraggio. Contò fino a dieci, elencando tutti i motivi per cui non dovesse sentirsi a disagio per quella situazione, dopo di ché si diresse a testa alta verso di loro.

Neanche avesse avuto qualche calamità particolare, non appena si furono avvicinate sufficientemente ai quattro ragazzi Ethan e Daniel interrupperò simultaneamente l'azione, voltandosi verso di lei.

Okay, forse qualche motivo per essere in imbarazzo c'era.

"Questo sì che è avere i poteri," commentò Annabeth.

"Leanne," salutò Daniel, sorridendole incerto. "James mi aveva detto che non ti sentivi tanto bene."

Lui cosa? Si voltò con rapidità verso il fratello, non sapendo bene cosa rispondere. James, cercando di non farsi vedere, gesticola in sua direzione invitandola a reggergli il gioco.

Leanne si morse il labbro, intenerita: l'aveva coperta con Daniel in quei giorni in cui non si era fatta sentire dopo il loro bacio.

Gli mimò un grazie veloce e rispose a Daniel. "Infatti, sono giorni che non esco di casa. Però mio zio è un dottore e voleva vedere come stessi."

Noah alzò le sopracciglia così in alto che per poco non toccarono l'attaccatura dei capelli. "Però, che fortuna una zio medico, eh... ahi!" si massaggiò lo stomaco, dopo aver ricevuto un pugno da James.

"Capisco," mormorò Daniel e Leanne cercò con tutta se stessa di ignorare lo sguardo di Ethan su di sé.

Eppure, qualche giorno prima, non sembrava così interessato a lei. Forse ora si ricordava della sua esistenza perché non c'era la cara e gentile Jane a tenerlo occupato.

Lo avrebbe volentieri preso a pugni.

"Dan, credi che possiamo parlare?" chiese Leanne, titubante. "Se vuoi finire la partita, possiamo fare un altro giorno."

"Assolutamente no," Daniel fu lesto a rispondere e le si avvicinò, "Ragazzi, continuate senza di me. James," si rivolse a suo fratello, "Mi raccomando, fatti onore."

James strinse la mano a pugno e la batté contro il petto con violenza. "Sarà fatto, amico."

Leanne scosse la testa, ci mancava solo che urlasse augh e sarebbe stato un quadro perfetto.

"Annabeth, ti spiace?"

"Non ti preoccupare," rispose l'amica, sorridendole e corse via. "Ehi, posso giocare?"

Leanne vide Noah annuire e James passarle gentilmente la palla.

Daniel le passò un braccio intorno alle spalle dolcemente e con un cenno della testa la invitò a camminare.

Con un sorriso, annuì e rivolse un breve cenno in direzione dei fratelli. Si voltò solo un ultima volta a guardare indietro, incrociando finalmente gli occhi di Ethan ancora fermi su di lei.

Vide distrattamente Noah provare a chiamarlo e James tirargli la palla contro, per attirare la sua attenzione, ma lui continuava a non distogliere l'attenzione da lei.

Leanne inarcò l'angolo della bocca verso l'alto e alzò una mano verso di lui, in un piccolo e timido saluto.

Ethan le sorrise e, improvvisamente, tutto acquisto un senso. Così mi distruggi, Et!

"Sono contento di vederti, Len," disse Daniel, richiamandola verso di lui. "Devo parlarti."

In risposta, lei annuì e concordò mentalmente con lui.

Era ora di mettere un punto a quella situazione.

"Hai ragione, Dan. Dobbiamo parlare di noi due," Leanne si fece coraggio. "Non sono stata del tutto onesta con te." Daniel la prese per mano e la tirò fino a una panchina, invitandola a sedersi vicino a lui. "Quando ci siamo conosciuti ero appena uscita da una relazione, più o meno, ecco."

"Lo so, Len," confessò Daniel, appoggiandosi allo schienale. "So già tutto, non preoccuparti."

Leanne spalancò gli occhi e lo guardò interdetta. Che James avesse parlato? No, impossibile. Sapeva bene che si sarebbe vendicata, altrimenti.

"Tranquilla, nessuno mi ha detto nulla," Daniel sorrise amichevole. "E' solo che era palese."

"Così tanto?" chiese Leanne e il voltò si trasformò in una smorfia carica di imbarazzo.

Dunque, dov'è che aveva lasciato la pala per scavarsi la fossa l'ultima volta?

"Diciamo che quando bacio una ragazza e lei è distratta me ne accorgo, specialmente se poi scompare casualmente subito dopo."

"Voglio morire!" mugulò Leanne, imbarazzata. "Mi dispiace così tanto, Dan. Non volevo prenderti in giro, devi credermi."

Daniel, vedendola disperarsi in quel modo, scoppiò a ridere. "Non essere sciocca, Len. Mica sono innamorato e mi hai appena spezzato il cuore."

"Ah, no?" Forse si era sopravvaluto un po' più del dovuto. "Pensavo volessi dirmi che ero una stronza e che mi avresti odiato per il resto dei tuoi giorni."

Dio, Josh aveva ragione. Era proprio la regina del dramma.

"Len, ascolta, cercherò di dirtelo nel modo più carino possibile, ma sei totalmente fuori strada," Daniel scosse la testa, prendendole una mano tra le sue. "Sei davvero carina, sul serio!, e di solito non mi diverto con le ragazze come con te, ma sono abbastanza certo che riuscirò a sopravvivere anche senza di te."

Occorreva ridimensionare la situazione, si disse Leanne. O quanto meno, smettere di voler a tutti i costi complicarsi la vita, che già Ethan si impegnava di suo nel farlo.

"Menomale," scherzò Leanne, "Sai che senso di colpa se fossi stata la tua più grande delusione d'amore. Stanotte potrò dormire sonni tranquilli, allora."

"Direi proprio di sì," confermò Daniel e si passò una mano tra i capelli.

Chissà se avrebbe trovato strano se glieli avesse accarezzati.

Molto probabilmente sì. Però erano sempre così belli, potendo si sarebbe fidanzata con i suoi ricci.

"Diciamo che ti vedo più come un amico," ammise Daniel. "Un amico molto carino, ma nulla di più. Tu sei chiaramente presa da un altro e io sto per iniziare l'università, siamo su due lunghezze d'onda diametricalmente opposte."

Leanne sospirò e sorrise, rilassando anche lei contro la panchina. "Sono così contenta che la pensi anche tu come me. E scusami se in questi giorni sono sparita, ma non sapevo come gestire tutto questo."

"No problem, baby. Magari cerca di parlare con quel ragazzo, però, direi che sei ancora presa da lui. Se posso permettermi, ovvio."

"Hai ragione," Leanne annuì alle sue parole, sentendo libera di poter parlare con lui senza doversi preoccupare di eventuali mosse da parte sua. "Purtroppo è complicato, non è semplice. In realtà, con lui niente lo è mai, non sai per quanto ho cercato di dimenticarlo."

"Siete stati insieme per molto?" chiese Daniel, curioso.

"In realtà no, però è come se fosse stato molto di più. Quando ero con lui era tutto così amplificato, faceva sembrato tutto semplice, anche le cose più complicate. Sai," Leanne prese una pausa, cercando di trattenere l'emozione ma sentendo il bisogno di parlare con qualcuno che non conoscesse Ethan come suo ex ragazzo. "Con lui è sempre stato o tutto o niente. Non era solo il mio ragazzo, era anche un amico, un compagno di studio, qualcuno con cui confidarmi e, allo stesso tempo, con cui confrontarmi."

"Cavolo," commentò Daniel, "Sarebbe stato difficile reggere il confronto."

Non immaginava neanche quanto. Maledizione a Ethan e al suo essere così lui.

"Peccato che sia anche un idiota di proporzioni cosmiche," minimizzò Leanne, schiarendosi la voce in imbarazzo. Era la prima volta che esternava a qualcuno i suoi pensieri su Ethan e, nonostante avesse dovuto combattere con la sua indole riservata, era stato incredibilmente liberatorio.

Ora sì che non aveva dubbi, era Ethan e nessun altro. Doveva solo capire cosa fare adesso che l'aveva capito.

"Sai, mi sarebbe davvero piaciuto stare con te."

Daniel si strinse nelle spalle. "Chi può dirle. In un'altra vita, tra qualche anno, domani... mai dire mai."

Leanne si avvicinò a lui e gli sfiorò il naso, prima di posare le labbra sulle sue in un ultimo saluto. "Sono sicura che, se non avessi conosciuto lui, avrei avuto una terribile cotta per te e avrei amato stare con te."

Peccato che solo per la sua indole masochista che le faceva avere una certa preferenza per individui socialmente sottosviluppati.

Annuncio ufficialmente l'essere entrati nella parte bella di questa storia. Via i capitoli lenti e di passaggio, via i personaggi ripiego e via le incomprensioni - no, quelle no, scherzavo!
Tenetevi forte perché  il prossimo sarà un bel capitolo e poi un altro, e così via insomma.

Che dire? Io sono sincera, una parte di me faceva il tifo per Daniel dall'inizio. Come Leanne, se non avessi creato Ethan, avrei decisamente avuto una cotta per Dan. Ed è per questo che ho voluto farlo uscire di scena in modo matura, tranquillo e sereno: lui come Jane - che vedremo ancora invece - se lo merita... e niente, adesso vorrei scrivere una storia su di lui ma questa è un'altra cosa.

Che dire pt2? Amo tanto anche Josh e Annabeth, che insieme riescono sempre a riequilibrare la pazzia mentale di Len.

E James... oh, James, non vedo l'ora che tutti leggano la storia su di te.

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