09. Certi amori fanno giri immensi...
"Sei sicura? Lascio?"
Leanne annuì alle parole di Daniel e strinse i manici del motorino del ragazzo.
"Allora mi allontano, eh," Daniel alzò una mano lentamente e fece un passo in dietro. "Mi raccomando, fai forza sulle gambe o cadi," disse e lasciò anche la seconda mano.
"Non sono caduta!" strillò lei, entusiasta. "Guarda, Dan, sono rimasta in equilibrio e...oddio!"
Daniel, non appena vide la moto inclinarsi, fece uno scatto verso Leanne cercando di evitarle la caduta.
La afferrò per un braccio, mentre con l'altra mano cercava di impedire al motorino di toccare terra bruscamente. Peccato che Leanne, invece che cercare di rimettersi in piedi, si fosse lasciata cade a peso morto, rendendo così la sua caduta più veloce e assicurata.
"Ahi! Che male," Leanne si massaggiò la gamba e fece una smorfia. "Scusa, non volevo."
"Non ti preoccupare," Daniel alzò il motorino togliendoglielo di dosso e le si avvicinò, sedendo anche a lui a terra. "Dove ti fa male?"
Leanne si strinse tra le spalle e minimizzò, già imbarazzata a sufficienza a causa della sua totale assenza di equilibrio.
Ma si poteva essere un caso umano più di così?
"Non è niente," rispose, sebbene continuasse inconsciamente a massaggiarsi la parte lesa. "C'ero quasi riuscita, mi mancava poco così e sarei riuscita anche ad accenderlo."
"Sono sicuro di sì," Daniel rise, "Magari, se la prossima volta mantieni entrambe le mani sul manubrio, te lo faccio anche guidare."
A quelle parole Leanne si aprì in un sorriso e si buttò addosso al ragazzo, abbracciandolo di slancio.
Daniel le circondo la vita con un braccio, lasciandole un veloce bacio sulla guancia. "Non cantare vittoria, pasticciona. Devi prima riuscire a stare in piedi per più di un minuto."
"Promesso, parola di marmotta," Leanne incrociò le dita e gli fece un occhiolino. "Sei fantastico, non posso credere che mi lascerai guidare. James non me lo avrebbe mai permesso, ma tu ti fidi, vero?"
Danielle le arruffò i capelli, affettuoso, e si accostò a lei. "Diciamo che devo, se voglio avere una possibilità di baciarti."
Le sopracciglia di Leanne scattarono immediatamente verso l'alto, mentre sentiva lo stomaco attorcigliarsi a quelle parole.
Daniel era carino. No, macché... Daniel era davvero carino.
Ma, soprattutto, con lui le cose erano estremamente semplici. Le bastava parlare con lui per dimenticare tutti i casini che incontrava una volta a casa.
Bastava un suo sorriso e riusciva a dimenticare, almeno per qualche ora, quel dolore al petto che sentiva ogni qual volta incrociava lo sguardo di Ethan.
Daniel era carino, davvero tanto, e Leanne non trovò niente di sbagliato nell'avvicinarsi a lui e posare le labbra sulle sue.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e, approfittando della sua intraprendenza, le posò una mano sulla guancia per avvicinarla e approfondì il bacio.
Leanne schiuse le labbra e lasciò che le loro lingue si incontrassero, iniziando un gioco di incroci per conoscersi. Gli passò un bracciò intorno alle spalle, appoggiandosi a lui, e inclinò maggiormente la testa.
Daniel era davvero carino, eppure c'era qualcosa che non andava.
Più cercava di lasciarsi andare e non pensare ad altro che lui e al piccolo sorriso che gli era nato sulle labbra, tra un bacio e un altro, più sentiva come qualcosa di sbaglio.
Non riusciva a godersi quel momento perché si sentiva come se stesse tradendo qualcuno. E non certo un qualcuno come un altro.
Leanne rafforzò la presa dietro la nuca del ragazzo, serrando con forza gli occhi e cercando di rimuovere quei pensieri, ma la verità era solo una e ormai non poteva più fare nulla per ignorarla.
Perché Daniel era tanto carino e simpatico, che se solo avesse potuto avrebbe scelto lui ad occhi chiusi, ma semplicemente non era Ethan.
Con le mani di Daniel che l'avvicinavano e le sue labbra che la sfioravano dolcemente, Leanne capì che non era riuscita andare oltre la storia con Ethan neanche un po'.
I suoi pensieri erano tutti per lui, così come le sue parole e i battiti del suo cuore. Tutto di lei era ancora per lui.
Daniel si staccò, sfiorandole il naso e sorrise. "A saperlo, t'insegnavo prima a guidare."
Era semplicemente e irrimediabilmente fregata.
Maledizione a Ethan Powell.
🎈 🎈 🎈
Una volta sua madre le aveva detto che sono le azioni di una persona a decidere cosa è e non l'opinione che gli altri hanno di lei.
Fu proprio per questo che quando aveva baciato Daniel, incurante di tutte le conseguenze che questa sua decisione avrebbe comportato, Leanne si era sentita la migliore delle stronze.
Si era presa gioco di lui e l'aveva fatto consapevolmente, perché anche se aveva cercato in tutti i modi di ignorare i suoi sentimenti, quello che provava per Ethan era ancora lì, in attesa che lei decidesse cosa fare.
E lei, per quanto volesse ignorarlo, ne era sempre stata consapevole. Lo aveva saputo nel momento stesso in cui controllava il telefono sperando in una sua telefonata; quando chiedeva distrattamente a Noah informazioni su tutti i suoi amici per non dover ammettere i suoi veri pensieri; nell'istante in cui aveva aperto la porta e lui era lì davanti a lei, chiamandola Stellina e implorando un perdono che non desiderava altro che concedere.
Complimenti, Leanne. Sei proprio una stronza.
Aveva salutato Daniel con mille pensieri che le affollavano la testa, abbracciandolo brevemente e impedendo che lui potesse baciarla un'altra volta. Non con il nome di Ethan che era l'unico che avrebbe voluto pronunciare e, soprattutto, non con il desiderio di altre labbra.
I baci di Ethan non erano mai stati eccezionali, sempre fin troppo inesperti e irruenti. Erano tutto o niente, non vi erano mezze misure e avevano imparato col tempo a conoscersi e a capire cosa piacesse all'altro.
Eppure, mentre baciava Daniel, non aveva potuto fare a meno di pensare alle labbra di Ethan e alla sua abitudine di mordicchiarle le labbra ogni volta, prima di approfondire un bacio.
Aveva ricevuto baci migliori e, nonostante ciò, non ne avrebbe voluto di diversi.
Leanne si passò stancamente un mano sul viso e si chiuse la porta di casa alle spalle.
Se fosse stata abbastanza veloce, magari sarebbe riuscita a evitare Ethan fino a quando non avesse fatto chiarezza dentro di sé. O almeno, fino a quando non fosse riuscita a parlare con Annabeth, che sicuro sarebbe riuscita a vedere la situazione con un occhio migliore del suo.
Ma dov'era Annabeth quando serviva? E perché non era uscita con lei e Rebecca, invece di accettare l'invito di Daniel?
Ancora una volta, tanto per cambiare, Leanne era riuscita a prendere la decisione peggiore tra quelle che le venivano offerte; e ancora una volta sembrava averci messo tutto il suo impegno per incasinarsi più di quanto già non fosse.
E poi Josh aveva il coraggio di dire che era eccessivamente melodrammatica. Puah, lei!
"Sono a casa," urlò, buttando come sempre la borsa in un punto imprecisato dell'ingresso.
Si voltò confusa sentendo delle risate provenire dal salotto e, pensando che Annabeth fosse tornata, corse per raggiungere l'amica.
"Menomale che sei già a casa, devo proprio parl..." Leanne si bloccò sul posto, pietrificata dalla scena che le si palesava davanti.
Ethan e Jane seduti insieme sul divano, troppo vicini per i suoi gusti e la ritrovata gelosia. Ma soprattutto, ciò su cui si soffermò la sua attenzione fu la testa di una Jane ridente mollemente poggiata sulla spalla di Ethan.
Dai, Jane, non farmi questo. Vorrei davvero che tu mi stessi simpatica, ma non mi aiuti certo.
Certo, a guardare bene, non erano soli ma in compagnia di suo fratello Noah, ma era un dettaglio assolutamente rivelante. Ciò che, invece, importava era la testa pericolosamente vicina di Jane.
E la faccia di culo di Ethan, ma quella era la stessa di sempre dopotutto.
"Len, sei tornata," Noah mise in pausa la partita alla playstation e si voltò a guardarla. "Pensavo fossi uscita con Rebecca e Annabeth."
"E invece no," disse Leanne, entrando lentamente nel salotto. "Ero con... qualcun altro."
Ma che diamine, Ethan non si era neanche voltato a guardarla. Ma cos'era, invisibile?
Se voleva essere mandato a quel paese lei non ci metteva niente, era già molto propensa di suo.
"Ciao, eh," disse Leanne, calcando le parole e alzando la voce.
"Len, vuoi giocare anche tu?" chiese Jane, alzando finalmente lo sguardo su di lei.
Stupido, stupido Ethan. Lei lo odiava.
"Sì, Len," fece Noah, "Vieni anche tu, giuro che non ti prendiamo in giro."
Ethan continuava a non guardarla e Leanne cominciò a stringere con forza l'orlo della maglietta.
Se non avesse tolto il braccio dalle spalle di Jane immediatamente, gliel'avrebbe staccato a morsi. E al diavolo la civiltà.
Guardami, Ethan.
"Meglio di no," fece lei, "C'è aria viziata qui, preferisco andare di là."
Guardami, guardami, guardami.
Ed Ethan la guardò ma fu troppo tardi, perché Leanne era già uscita dalla stanza mentre le lacrime premevano per uscire e il cuore precipitava fin dentro lo stomaco. Come se fosse appena stata colpito da un pugno chiamato Ethan.
"Tesoro, dove corri?" chiese una voce e Leanne si affacciò in cucina, tirando su col naso.
"Mamma, non sapevo fossi a casa."
"Non da molto," rispose sua mamma, continuando a tagliare le verdure. "Tesoro," si voltò a guardarla, "Va tutto bene?"
Come no, andava tutto di merda, altro che bene.
Leanne si appoggiò alla madre, abbracciandola da dietro e nascondendo il viso tra i suoi capelli. "Papà quando torna?"
"Tra due settimane," sua madre si pulì le mani vicino lo strofinaccio e si voltò verso di lei. "Leanne, è successo qualcosa?"
"Mamma, ma non ti manca papà? Quando fa questi viaggi di lavoro, intendo."
"Certo che mi manca, pensi il contrario?" Leanne scosse la testa.
"No, certo che no. E' solo che lui è via così spesso, come fai ogni volta? Non hai paura che..."
"Che possa smettere di amarlo?" chiese la donna, "O che lui possa non amare più me? No, tesoro, non sono un un po' di giorni senza di lui che mi fanno mettere in dubbio vent'anni di matrimonio. A volte succede che due persone debbano allontanarsi per un periodo di tempo, ma non per questo smettono di volersi bene."
"Non lo so proprio come fate, sai mamma," mormorò Leanne, pensierosa.
"Non è facile, non lo è stato soprattutto quando eravamo giovani," le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con un sorriso dolce. "Solo che quando trovi la persona giusta non ci sono distanze che tengano, è lei e potrete anche fare giri immensi, alla fine tornerete sempre dall'altro," sua madre si schiarì la voce, guardandola intensamente.
A volte aveva come l'impressione che sua mamma sapesse molto più di quanto desse a vedere.
"Non c'è niente che vuoi dirmi, Len?"
Fa male, mamma. Non pensavo che fosse così brutto l'amore, ma la verità è che è uno schifo. E mentre io sono qua a deprimermi come una scema, Ethan è di là con quella.
"Niente," Leanne si strinse tra le spalle, "Che dici se vado a cambiarmi e scendo a darti una mano?"
L'ho perso. O lui ha perso, non lo so, mamma. Non sono sicura di chi abbia perso per prima l'altro ma è successo, e ora non riusciamo più a trovarci. Prima invece ci riuscivano sempre, anche quando non eravamo ancora un noi e mai lo saremmo voluto essere.
Sua madre annuì e, dopo un ultimo sguardo, torno a preparare la cena. Leanne corse su, salendo le scale a due a due, grata che sua madre non avesse insisto.
Fa male.
Grata che avesse capito e lasciato perdere, rassicurando più di quanto Leanne stessa si sarebbe aspettata.
Si cambiò velocemente, mettendosi qualcosa di più comodo, per raggiungere la madre e darle una mano.
Controllò il telefono e vide un messaggio di Annabeth, in cui le diceva che stava per tornare, e si rilassò. Bastava solo tenersi occupata, si disse, per pensare a Ethan, e tutto sarebbe andato per il meglio.
Più o meno.
Mise il telefono in carica e si legò i capelli. Un rumore la fece voltare di scatto e vide la maniglia della porta che si abbassava.
Fece un passo in avanti, prima di immobilizzarsi alla vista di Ethan che si chiudeva la porta alle spalle, poggiandovisi contro.
"Pensavo avessimo già chiarito che devi bussare," disse Leanne. "Potevo essere nuda, di nuovo."
"Davvero un'uscita di classe quella di prima," commentò il ragazzo, incrociando le braccia. "Dimmi, era premeditata o è stata spontanea?"
"Niente di pianificato, la tua sola vista stimola la parte più creativa del mio cervello."
"Su questo non ho mai avuto dubbi, Stellina," Ethan si avvicinò a lei, inarcando le labbra con fare malizioso.
Dio, glielo avrebbe preso a pugni quel sorriso. E baciato fino allo sfinimento.
"Che fai?" chiese Leanne, indietreggiando a causa della vicinanza improvvisa.
"Devi deciderti, Stellina. Mi vuoi, non mi vuoi. Prima stai per baciarmi, poi non mi parli per giorni... e ora sei così gelosa che potrei vedere il fumo uscire dalle tue orecchie."
"Io non stavo per baciarti," precisò Leanne, "Sei stato tu!"
"E' divertente che la prima cosa a cui hai obiettato è stato il nostro bacio e non la tua gelosia."
Leanne strinse violentemente le labbra l'una contro l'alta. L'aveva fregata e lei ci era cascata con tutte le scarpe.
"Credi quello che vuoi, non devo certo convincerti," disse e lo oltrepassò, avendo cura di sventolargli i capelli contro il viso. "Ora se non ti spiace, avrei da fare. E credo che qualcuno ti stia aspettando."
Aprì la porta della camera e un braccio di Ethan le circondò la vita, impedendole di uscire e stringendola contro di sè.
Petto contro schiena, stoffa contro stoffa, respiro contro pelle. Cuore su cuore.
"Come preferisci, Stellina," le sussurrò nell'orecchie. Leanne chiuse gli occhi, mentre le gambe le tremavano. "Ma ricordati che mi devi ancora un bacio, io non lascio le cose in sospeso."
E la lasciò così, superandola e scendendo velocemente le scale.
Leanne ingoiò a vuoto, cercando inutilmente di calmare il respiro e darsi una calmata.
Una cosa era certa: avrebbe dovuto iniziare a chiudere la porta della camera a chiave.
Eccoci qua!
Si avvicina sempre di più la mia parte preferita, che è anche quella che si è un po' scritta da sola. Come sempre, in ogni storia, i primi capitoli sono un po' i più difficili perché magari uno sa già cosa deve venire. Accontentarsi dei litigi o, in altri casi, della conoscenza dei personaggi stringe un po'.
Tutto questo perché ve lo dico?
Per annunciarvi che dal prossimo capitolo smetteremo di inveire contro ogni personaggi esistente e comincerete a capire il vero senso di questa storia.
Che alla fine sono sempre stati loro.
Come sempre faccio una breve parentesi su Daniel e Jane, cui è toccata la brutta sorte di essere rimpiazzo. Il tipico chiodo schiaccia chiodo. Questo perché in realtà io voglio tanto bene anche a loro, e forse questo non sono sempre riuscita a farlo trasparire perché la storia è dal punto di vista di Leanne (che, a ragione, odia).
Tutto questo per dire... pls, non odiateli e vogliamoli bene!
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