08. La prova dell'abito
Un vecchio saggio una volta le aveva detto che le cose non accadono mai per caso.
Okay, forse non era stato esattamente un vecchio saggio a dirglielo ma suo fratello James, dopo averle rotto l'inseparabile orsetto che portava sempre con sé da piccola.
Rimaneva il fatto che, come aveva fatto notare il buon caro vecchio James, tutto succedeva per un motivo e Leanne non aveva potuto che dargli ragione, quando qualche giorno prima un'arrivo provvidenziale aveva impedito che lei ed Ethan si baciassero.
Il destino aveva parlato e aveva scelto come messaggero niente di meno che Annabeth, palesatasi davanti la sua porta di casa a sorpresa.
Leanne, inutile a dirsi, lo aveva preso come un segno: quel bacio era un madornale errore e la convinzione era stata tale da farla scappare ogni qual volta si trovasse da sola in compagnia del ragazzo.
Lei sì che sapeva come affrontare i problemi con maturità.
Dalla sua, invece, Ethan dopo un iniziale scambio di messaggi non aveva insisto particolarmente , lasciandola libera di rimuginare su quanto era accaduto.
Ma soprattutto lasciandole tutto il tempo di arrovellarsi sul dramma che affollava la sua testa: il punto della questione non era che lui l'avesse quasi baciata, ma che lei non avesse fatto nulla per impedirglielo.
"Il prossimo turno tocca a me," commento Josh, buttandosi sul divano e passandole un braccio intorno alle spalle.
"E dopo a me," fu l'esclamazione simultanea di Noah e James.
"Ma io quando posso giocare?" chiese la piccola Allison, seduta a terra e circondata da varie bambole.
Leanne alzò gli occhi al cielo, già immaginando la discussione che sarebbe nata. Si voltò verso Josh, ben decisa a ignorare qualsiasi battibecco tra i due fratelli.
"Josh," gli sfiorò il mento con la punta delle dita, "È barba questa?"
Annabeth, a quelle parole, si sporse verso di loro e avvicinò il viso a quello di Josh. Strinse gli occhi e inclino la testa, con stupore. "È vero, è barba! Oh, Josh, sei diventato un uomo."
James la guardò interrogativo. "Ho sempre pensato che si diventasse uomini quando... beh, quando si concludeva con una ragazza."
Ma davvero?
Leanne spalancò gli occhi e sperò di rimuovere al più presto quell'informazione dalla sua memoria: certe cose avrebbe proprio preferito non saperle.
"Dici così solo perché non hai l'ombra di un pelo in viso," rispose Noah con le labbra incurvate in un piccolo sorriso. Nel frattempo, si era abbassato per passare una scarpetta della Barbie che Allison non riusciva trovare, "Ecco, attenta a non perderle."
"Che forza, mi è uscita la barba prima di James," le sussurrò Josh, "Ora dovranno per forza farmi uscire con loro quando vanno a bere."
Povero, ingenuo Joshy.
"Non sperarci, sei ancora troppo minorenne per le loro uscite."
James, ovvero l'uomo maturo che poteva permettersi uscite vietate ai minori, nel frattempo stava tirando un calcio al fratello, indispettito dalla battuta.
"Fidati, non è la barba a fare di me un uomo! E Julie Groove può corfermare."
Annabeth e Leanne si guardaron brevemente, già pregustando la chiacchierata che ne sarebbe venuta: Julie Groove era una ragazza del loro anno che entrambe conoscevano fin troppo bene, a causa della sua piccola tendenza a sapere sempre tutto di tutti.
Beh, un po' di pettegolezzo non aveva mai ucciso nessuno. E lei e Annabeth avevano molti arretrati.
"Che diamine, James," esclamò Noah. "Ha l'età di Leanne!"
Orrore e raccapriccio.
Leanne rabbrividì al pensiero. "Scusa," fece interrogativa, "Da quando sei passato a quelle del mio anno?"
James si strinse nelle spalle, per niente toccato dalle loro accuse. "Guardate che io e Julie siamo usciti insieme per un po', non sono mica l'animale che pensate."
"Potresti comunque evitare di uscire con le mie amiche," rispose Leanne, mettendoci più convinzione del dovuto.
Effettivamente, lei e Julie non erano così amiche.
"Senti chi parla," fu l'intervento di Noah che la fece arrossire.
Leanne si voltò a guardare la sorella, imbarazzata, fingendo una notevole attenzione al suo gioco: stava lottando con una Barbie, colpevole di non farsi mettere le scarpe con facilità.
"Non esco con le tue amiche, con Annabeth non ci ho mai provato," si difese invece James.
Ah beh, c'era da essergli grati...
"Non mettetemi in mezzo," commentò Annabeth e, all'ultimo, aggiunse per amor proprio: "E se non mi hai chiesto di uscire, Jim, è perché io ti avrei detto no."
Poteva innamorarsi della sua migliore amica?
Annabeth era sempre una certezza e, neanche quella volta, l'aveva delusa. Le era proprio mancata.
"Jamie," intervenne Allison, con un gran sorriso. "Se vuoi faccio io la tua fidanzata."
A interrompere la risposta di James (che si abbassò a prendere in braccio la sorellina) fu Ethan,fino a quel momento rimasto in silenzio.
"Mentre voi parlavate della barba pressoché inesistente di James e della virilità perduta di Josh, io ho superato il livello," comunicò loro, passando il joystick. "Questo, amici miei, è quello che fa un vero uomo!"
In risposta ottiene solo un dito medio da James, un cuscino in faccia da Noah e una risata da Annabeth.
"Ridete pure, intanto nessuno di voi quest'anno ha avuto una vita sentimentale così degna di nota."
"Se la tua conta solo Leanne, non sei messo tanto meglio," rispose James, allontanandosi prontamente per evitare di essere colpito.
"Si fa quel che si può," Ethan si strinse nelle spalle e sorrise malandrino.
Ma guarda tu! Un paio di giorni prima non sembrava dello stesso avviso, quando l'aveva quasi pregata di farsi baciare.
Va bene, non era andata esattamente in quel modo, ma poteva permettersi una piccola licenza poetica. O no?
Anche se, a giudicare dal comportamento del ragazzo degli ultimi giorni, cominciava persino a dubitare di sé stesa. E si fosse immaginata tutto?
A distoglierla da quei pensieri fu il campanello, provvidenziale come al solito.
James voltò leggermente la testa verso l'ingresso, senza però accennare ad alzarsi. "Cavolo, è domenica, ma chi è?"
"Forse mamma che è tornata prima da casa di zia."
Leanne scosse la testa, alzandosi. "No, mi ha scritto poco fa che forse rimaneva a cena da lei."
"E stasera chi prepara?" fu la domanda preoccupata di James a cui lei preferí non rispondere.
Neanche a dirlo, nessuno sembrava intenzionato ad alzarsi. Leanne si sbuffò sonoramente e, borbottando dei lamenti, andò ad aprire.
"Danielle," esclamò Leanne, sorpresa nel trovarsi la cugina davanti. "E... Rebecca?" chiese incerta, sporgendosi per riconoscere la ragazza dietro una pila di buste e pacchetti.
"Sorpresa! Facci entrare, Len, le buste pesano."
Leanne la guardò scettica, allungando una mano per prendere qualche busta da mano a Rebecca. Danielle, al contrario, aveva le mani totalmente libere e non sembrava intenzionata a fare nulla a riguardo.
"Avevamo deciso di incontrarci e me ne sono dimenticata?"
"No, non ti preoccupare. Ciao a tutti," Danielle entrò in salotto e si appoggiò sul bracciolo del divano.
Leanne si attardò poco dietro di lei, approfittando della sua distrazione per avvicinarsi a Rebecca. "Ma cos'ha? Sembra quasi..."
"Impazzita, ecco cosa," finí per lei Rebecca. "Oggi doveva scegliere la torta per il matrimonio e si sono presentate entrambe."
"Ma entrambe chi?"
"La mamma," rispose Rebecca, come fosse ovvio. "Insieme a quella di Logan."
Ecco, ora sì che tutto aveva un senso.
"Nelly, posso portarti qualcosa? Un thé, un caffè, un po' di gelato..." chiese Leanne, avvicinandosi titubante alla cugina.
"Un sedativo," mormorò invece Rebecca, ben attenta a non farsi sentire.
"No, ma c'è qualcos'altro che puoi fare per me," Danielle si alzò gli occhiali da sole, incastrandoli tra i capelli, e le puntò gli occhi addosso.
Leanne rabbrivì, l'espressione della cugina non faceva pensare a niente di buono. "Tutto... tutto quello che vuoi."
"Sono arrivati i vestiti delle damigelle, proveresti il tuo?"
Aveva la netta sensazione di non avere una reale scelta: la risposta era sì o sì, senza possibilità di scarto.
"Ma veramente..."
"Non la contraddire," fu il sussurro di Rebecca. "Te ne pentirai."
"Sarà una cosa veloce," assicurò Daniel ma Leanne sapeva che non era vero.
Non era mai una cosa veloce la prova di un vestito! Senza contare che, prima di indossarlo la prima volta, avrebbe voluto fingere una dieta di almeno una settimana.
Giusto per salvare le apparenze.
"Immagino di non poter rifiutate," borbottò Leanne. "Andiamo, dai. E voi non imbrogliate, voglio chiamata quando è il mio turno."
Danielle si alzò per seguirla, prima di girassi un ultima volta. "James, mi raccomando, al matrimonio non voglio scherzi. Dillo anche a Robert e ricordate che le invitate per voi sono off limits."
"Saremo due angioletti, parola di lupetto," James alzò la mano per fare il gesto degli scout. "E poi non hai niente da temere, tutte le ragazze della nostra età saranno della famiglia o Annabeth."
"Voglio sperarlo. E guai a te se vieni con la camicia fuori dai pantaloni," rispose Danielle, prima di incamminarsi su per le scale.
"Il demonio si è impossessato di lei?" chiese Noah, impaurito.
"Ve la ricordate," fece Josh, "Un tempo lei era la nostra dolce cugina. Prima di passare al lato oscuro, intendo."
"È il matrimonio, è la tomba dell'amore"
"James," borbottò Annabeth, "Non essere così cinico."
"Vi muovete?" urlò Danielle dal piano di sopra e tutti loro trasalirono.
Forse suo fratello non aveva tutti i torti, il matrimonio stava uccidendo sua cugina.
Senza una parola di più, Leanne corse al piano di sopra seguita da Annabeth e Rebecca. Nessuna di loro aveva intenzione di sfidare la pazienza di Danielle, non proprio ora che appariva così facilmente irritabile.
"Era ora," le accolse. Subito dopo emise un sospiro profondo e si buttò sul letto. "Vi ho spaventate, vero? Sono diventata un mostro."
Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo veloce, prima di rispondere all'unisono.
"Ma no!"
"Non dirlo neanche per scherzo."
"Sei adorabile, Nelly."
Danielle si passò le mani nei capelli arruffandoli e nascose il viso tra le gambe. "Siete terrorizzate! Vi chiedo scusa, ma tutta questa storia mi sta facendo impazzire. Stamattina stavo quasi per mandare tutto all'aria perché non riuscivo a decidere se volevo la torta bianca o al cioccolato."
Cioccolato, avrebbe voluto urlare Leanne. Assolutamente cioccolato.
"Menomale allora che Logan è via per lavoro," scherzò Rebecca.
Leanne le diede man forte, annuendo con vigore. "Deve scoprire il tuo lato psicopatico solo dopo aver detto sì, così sarà finché morte non vi separa e non potrà più scappare."
"Smettetela," le richiamò Annabeth. "Danielle, è normale, sta tranquilla. Ricordo quando l'anno scorso si è sposata mia sorella, era tutto un delirio. Ogni mattina mi svegliavo con gente che urlava e in preda a crisi di nervi."
Leanne ricordava bene gli sfoghi dell'amica, ormai esasperata dal clima familiare. Forse, essere paragonata a loro non era un gran complimento per la cugina.
"Siete adorabili, grazie ragazze," Danielle sorrise e si ricompose, chinandosi a raccogliere una busta ai piedi del letto. "Len, so che avevi detto che non avresti messo niente di rosa, ma mamma è stata irremovibile," disse e lei temette il peggio.
Sua zia era famosa per la testardaggine, quando voleva qualcosa finiva sempre per ottenerla. Era stato così quando aveva conosciuto l'ormai attuale marito - più grande di lei di ben 15 anni - e, ne era sicura, le cose non sarebbero state certo diverse per il suo vestito da damigella.
"Però," Danielle cominciò a estrarre il vestito, con studiata lentezza, "Dopo tanti litigi e qualche altra concessione, sono riuscita a farle optare per il lilla."
Leanne arricciò il naso, cercando di trattenere il più possibile la propria espressione. Sarebbe sembrata un enorme confetto lilla e, purtroppo per lei, aveva già imposto un veto sulla tipologia del vestito, che la zia avrebbe voluto pieno di merletti e a balze.
Non aveva altra scelta che farsi andare bene il colore per cui Danielle tanto si era battuta,volente o nolente che fosse.
Qualcuno, dall'alto, doveva evidentemente avercela con lei, per costringerla a indossare quel vestito. E i tacchi. Non osava pensarci, preferiva rimandare finché poteva.
"E'... bellissimo," Leanne tentò un sorriso che, purtroppo, di convincente aveva ben poco.
"Lo odi," fece Daniel, mentre le labbra si flettevano verso il basso.
"Ma no, che dici. Trovo che sia davvero..."
"Particolare," intervenne Rebecca in suo aiuto.
"Originale," disse, invece, Annabeth.
"Mi hanno tolto le parole di bocca!"
Peggio di così non poteva andare, era sicuro.
"Non prendermi in giro, Len. Ti conosco," Danielle sospirò, "Lo so benissimo che pensi che sia un colore inutile, ma almeno il modello è simile a quello che avevo pensato io. È già qualcosa!"
"So che non ti piace, ma secondo me ti starà benissimo."
"Beh," Leanne si tolse la maglietta, "Scopriamolo allora, che aspettiamo."
Danielle le sorrise raggiante, tirando definitivamente fuori il vestito dalla busta e alzandosi per darle una mano a indossarlo.
Guardandolo così, Leanne dovette ammettere che sua cugina non aveva tutti i torti: colore a parte, era molto più che accettabile e sopratutto Danielle aveva cercato di non osare troppo, ben conoscendo la sua opinione in merito. Se avesse potuto, Leanne si sarebbe volentieri presentata con un maglione rubato dall'armadio di James o Noah e in scarpe da ginnastica.
Peccato solo che la nonna non le avrebbe più rivolto la parola e, con ogni probabilità, la madre avrebbe finto di non conoscerla.
Le sfortune tutte a lei capitavano.
E doveva ancora trovare un paio di scarpe col tacco che le stessero bene e che soprattutto non la facessero sembrare una bambina troppo cresciuta, a causa del suo imbarazzante trentasei scarso.
Dopotutto, a essere così bassi doveva pur esserci qualche conseguenza. Grazie mamma per avermi fatta alta quanto un fagiolo, sei sempre la migliore.
"Sembra molto bello, Nelly," Leanne buttò i pantaloncini sul letto e, rimasta solo in intimo, allungò un braccio verso la cugina per prendere il vestito.
"Leanne, tocca a t... oh!" disse una voce all'improvviso. Una voce maschile e maledettamente inconfondibile.
Leanne serrò le labbra l'una sull'altra, voltandosi lentamente verso la porta, cercando di ritardare l'inevitabile.
"Avrei dovuto bussare," fece Ethan, ancora fermo sulla soglia della camera e con la mano sulla maniglia.
Ma va!
"Che diamine," urlò Leanne, afferrando velocemente il vestito per coprirsi mentre sentiva le guance andare a fuoco. "Ma sei proprio un deficiente!"
Ethan ridacchiò e si grattò la nuca. Leanne vide chiaramente i suoi occhi percorrere lentamente tutta la sua figura, per poi risalire fino a incontrare i suoi.
Deglutì e strinse con forza il vestito con cui cercava inutilmente di coprirsi, come se non avesse già visto tutto. Lo sguardo di Ethan, che non osava spostarsi dalla sua figura, era così lampante e trasparente da bloccarla sul posto.
Non era la prima volta che la guardava così e, nonostante tutto quello che era successo, aveva ancora il potere di destabilizzarla come fosse la prima volta.
Annabeth si schiarì la gola e interruppe quello scambio di sguardi a cui avevano dato inizio. "Ti serve altro, Et?" chiese, cercando palesemente di trattenere una risata.
Ethan, riscossosi, scosse brevemente la testa. "Volevo solo dire a Leanne che era il suo turno, ma chiaramente non è ancora pronta. Raggiungo gli altri," fece per uscire quando sembrò essersi dimenticato qualcosa e tornò indietro. "A proposito, carine," disse e indicò le sue mutandine con sopra tanti cuori verdi.
Porca miseria! Si sarebbe voluta sotterrare cento metri sotto terra, e forse neanche allora sarebbe stata soddisfatta.
"Vai via!" gli lanciò contro uno dei suoi pupazzi. "Sei proprio un cafone e la prossima volta bussa, maledizione."
Ethan si abbassò per evitare di essere colpito e ammiccò in sua direzione. "Andiamo, come se fosse la prima volta."
Leanne rimase a guardare la porta chiusa a bocca aperta. Un signore, come sempre.
Come aveva fatto a mettersi con un tale idiota?
"E quindi," Danielle tossicchiò, "Vuoi forse raccontarci qualcosa?"
"Non c'è niente da dire, non essere sciocca."
"Okay, però calmati," Rebecca le si avvicinò, esercitando una lieve pressione sulle sue spalle, così da farla sedere sul letto. "Stai iperventilando, Len."
"E' colpa sua," sbottò Leanne, "Lo è sempre. Ma chi gli ha detto di salire, eh? E poi con quale coraggio mi dice quella cosa... lui non può dirmi più niente. Niente, capito?"
"Leanne," Annabeth le diede un colpetto sulla testa, "Smettila o ti verrà un collasso. E' stato un incidente e per il resto... beh, è Ethan, che ti aspettavi?"
Era Ethan, appunto. E ancora una volta aveva dimostrato di essere il degno erede degli uomini delle caverne.
"Hai ragione, ora mi calmo," Leanne chiuse gli occhi, cominciando a fare dei respiri profondi.
Ethan era un idiota e lei doveva ignorarlo.
"Se questo è il risultato della tua nuova filosofia zen, mi dispiace dirti che non sta funzionando granché."
Ethan era un idiota e lei doveva ignorarlo.
"Sì, Annie, grazie. Molto gentile da parte tua, ma come vedi sono già molto più calma." Ethan era un idiota e lei doveva ignorarlo. "Dai, Nelly, passami il vestito."
Leanne tese la mano verso Danielle. "No," Danielle sorrise, "Non mi importa niente del vestito. Voglio sapere cosa vuol dire quello che ha detto Ethan."
Oh, andiamo. Doveva proprio essere stata una pessima persona in una vita precedente, per meritarsi questo.
"Aiutami," sussurrò Leanne ad Annabeth, ma l'amica si strinse nelle spalle e se ne lavò le mani. Bene, si disse Leanne, molto bene, Annabeth. Vedremo poi quando tu avrai bisogno di me. "Ascolta, Nelly, non è per niente come pensi."
"E allora com'è?"
"Rebecca dille qualcosa," si lamentò Leanne, implorando l'aiuto dell'altra cugina.
Lei, però, scosse la testa e alzò le mani in segno di resa. "Mi dispiace, ma te la devi vedere tu con la sposa cadavere, qui."
"E che palle," Leanne sbuffò. Una famiglia di traditori, ecco cos'erano. "Nelly, te lo dirò solo una volta e poi chiuderemo questo discorso, va bene?" Danielle annuì energica e si accosto al suo viso, avida di informazioni. "Ethan e io non l'abbiamo fatto."
Ethan era un idiota e lei doveva ignorarlo.
"Come no?" sua cugina si ritrasse indietro, delusa. "Ma lui ha detto... e io ho pensato... Rebecca!"
"Io non esisto, sono solo frutto della tua immaginazione. Non mettermi in mezzo."
Leanne si alzò dal letto, afferrando il vestito prima che Danielle potesse impedirglielo, e posizionandosi davanti lo specchio cominciò a infilarlo. Rivolse un'ultima occhiata verso il suo letto, lì dove sedeva ancora Danielle, confusa e pensierosa. Poteva quasi vedere i mille punti interrogativi che le affollavano la mente e, per amor della cugina, si decise a dire di più.
"Ho detto che non abbiamo fatto quello, non che non abbiamo fatto altro. Ora che lo sai, possiamo per favore cambiare argomento?"
"Oh," esclamò Danielle deliziata e incrociò le mani al petto. "Io adoro l'altro. E come..."
"No," la interruppe Leanne, "Non voglio parlarne."
"Ma io sono curiosa," sbuffò Danielle e si imbronciò come una bambina. "Dimmi solo se è stato romantico," la pregò, sporgendo il labbro inferiore in fuori e congiungendo le mani a mo' di preghiera.
Leanne ci pensò su, chiudendo la cerniera laterale del vestito, mentre i ricordi tornavano a galla prepotenti; dietro di lei, anche Rebecca e Annabeth si fecero più attente, da sempre tenute all'oscuro dei dettagli più personali a causa della sua riservatezza.
"Non lo definirei esattamente romantico," rispose, evitando però di guarda una di loro direttamente. "E' stato... buffo. E anche un po' imbarazzante, non è che certe cose te le insegnano," sorrise al ricordo dei loro gesti impacciati e delle risate che avevano condiviso, complici in un momento tanto intimo. "Però sì, è stato bello."
Ethan era un idiota e lei doveva ignorarlo.
Sì, ma come?
Eccoci qui!
Vi invito a prendere due minuti prima di insultarmi perchè vi voglio bene, tutto si risolverà (forse?) e altrimenti che gusto c'era se già baciavano?
Ho deciso di inserire un po' di momenti social visto che la scorsa volta vi sono piaciuti. Nel frattempo vi propongo una cosa: vi piacerebbe un gruppo facebook, pagina instagram o magari chat telegram (dove non serve il numero di telefono) per conoscerci, parlare della storia e magari poter mettere qualche spoiler?
Comunque sia, annuncio ufficialmente il passaggio alla pubblicazione tre volte a settimana:
Lunedì - Giovedì - Sabato (cercherò di farlo sempre la mattina anche se tra finti allenamenti con la family, lavoro che mi uccide e sessione estiva in arrivo mi servirebbero 48 ore al giorno... la vita sociale questa non la metto neanche perchè ci ha già pensato Conte).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, il prossimo sarà un'extra e diciamo che non è posizionato a caso ma (come il precedente) riguarda qualcosa successo in questo capitolo... indovinato? ->
p.s. segnatevi sul calendario giovedì prossimo perchè è in arrivo un capitolo col botto
Mi scuso se la formattazione del capitolo lascia un po' a desiderare e magari va a capo un po' a caso, è tutta la mattina che ci litigo ma non capisco cosa succede.
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