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07. L'amore è nell'aria... o forse no

Quando aveva raccontato ad Annabeth del suo atipico appuntamento, l'amica le aveva neanche tanto gentilmente sottolineato il suo masochismo cronico.

Ma in quel momento, mentre camminava al fianco di Ethan in procinto di andare a un appuntamento con un ragazzo che non fosse lui, Leanne capì che lei semplicemente nel masochismo ci sguazzava allegramente.

Un po' come se il suo subconscio avesse bisogno di essere stimolato continuamente e allora cercasse sempre nuove sfide da affrontare: Ethan, neanche a dirlo, era la più grande che si fosse trovata davanti, oltre che la più fastidiosa.

"Non è certo un bel modo di iniziare un appuntamento che il tuo ragazzo non venga a prenderti, non trovi?" disse Ethan, sorridendole sornione.

"Innanzitutto, Daniel non è il mio ragazzo e questo lo sai già di tuo, ma volevi sentirtelo dire," cominciò Leanne, per nulla intenzione a farsi scalfire dalla situazione. "E poi non mi pare che tu sia andato a prendere la tua."

"Ti sbagli," rispose Ethan, sistemandosi la visiera del capellino, "Sono andato fin davanti la sua camera e ci sto camminando proprio ora. Con la mia ragazza, s'intende."

Leanne sbuffò e avanzò il passo, ben decisa a mettere un punto a quella conversazione. Se quelle erano le premesse, allora sarebbe stato un pomeriggio estremamente lungo ed estenuante.

Un po' come sempre con Ethan, insomma.

"Coraggio, Stellina," le si avvicinò e si abbassò alla sua altezza, picchiettandole il capellino contro la fronte. "Ci conosciamo da abbastanza tempo perché tu non finga più di imbarazzarti ai complimenti, io lo so che ti piacciono."

"Il capello è forse troppo stretto e ti rende più stupido del solito?"

"Mi piaci quando sei aggressiva, lo sai, quasi mi ecci.."

Adesso basta!

Con un ringhio basso e grutturale, Leanne si voltò verso Ethan e gli portò una mano al collo, stringendo la presa.

"Uoh!," esclamò Ethan, alzando le mani all'altezza delle spalle. "Capisco che si dice che se vuoi conquistare un uomo, devi prenderlo alla gola, ma non credevo fosse in senso così letterale."

"Ascoltami bene," Leanne si avvicinò al suo viso, scandendo bene tutte parole, "Adesso noi ci incontreremo con Daniel e Jane, e Dio solo sa per quale motivo io abbia accettato, e tu ti impegnerai a stare zitto il più possibile. Non una battutina o allusione alla botta in testa che devo aver preso mesi fa, quando ho deciso di mettermi con un primate come te," si fermò per prendere un respiro, dopo aver parlato velocemente e tutto d'un fiato. "E guai a te se mi chiami Stellina. Sono stata chiara?"

"Lo sai che sei così vicina che potrei anche baciarti?"

No, ma bastava dirlo se qualcuno lassù ce l'aveva con lei, davvero!

"Cammina almeno a tre metri da me," concluse Leanne, allontanandosi a passo spedito dal ragazzo.

Ethan ebbe il buon senso di non aggiungere altro, forse il suggerimento gli era arrivato dall'espressione poco raccomandabile di Leanne, e nel giro di pochi minuti raggiunsero il luogo dell'incontro.

"Eccoli," Leanne indicò la gelateria dall'altra parte della strada, di fronte la quale si trovavano Daniel e Jane in loro attesa.

Più precisamente, Jane parlava e gesticolava a ruota libera e Daniel si limitava a ridere.

Leanne gonfiò le guance indispettita alla vista della loro complicità e maledì mentalmente Ethan per averle fatto fare tardi.

"Jane è molto carina oggi," commentò Ethan, attraversando la strada. "Ma non preoccuparti," si voltò un'ultima volta verso di lei, "Tu lo sei di più. Anche quando strizzi gli occhi in quel modo, sì... oh, ma sei arrabbiata? Sai che quando ti arrabbi diventi un po' strabica? Ma tranquilla, una strabica carina."

Lei odiava Ethan Powell con tutte le cellule del suo corpo.

"Danny," chiamò Leanne più affettuosamente del solito, agitando una mano per aria a mo' di saluto.

Il ragazzo le sorrise e lei saltò giù dal marciapiede, correndogli incontro e lasciandosi alle spalle un Ethan contrariato: se era di giocare che aveva voglia, lei non si sarebbe certo tirata indietro.

"Iniziavo a pensare che vi foste dimenticati di noi," scherzò Daniel, tendendole una mano e baciandole la guancia.

"Oh, non preoccuparti, Danny," s'intromise Ethan, "Non sarebbe stato possibile, Leanne non parlava che di te."

Che stronzo!

Leanne strinse i denti e cominciò a elencare mentalmente tutti gli epiteti che gli avrebbe riservato una volta a casa.

Ignorando la sua l'espressione omicida, Ethan si avvicinò ad Jane, le circondo la vita con un braccio e le sussurrò qualcosa all'orecchio.

Leanne strinse i pugni senza osare perdersi neanche un secondo di quella ridicola messinscena: voleva proprio capire cosa poteva aver detto di così divertente quell'idiota, per farla sorridere in quel modo.

Non che le interessasse, mica era gelosa.

No, no... per niente.

"Tutto okay?" le chiese Daniel, sfiorandole una mano.

Con lei poi non era mai stato così galante.

"Certo! Perché non dovrebbe?" squittì Leanne, temendo di essersi tradita e si sventolò energicamente con una mano : "È che ho molto caldo."

"Hai proprio ragione," intervenne Jane, "Fa così caldo che sarei quasi uscita in costume."

"Nessuno ti avrebbe giudicato, è un peccato che tu non l'abbia fatto," fece Ethan, con tono volutamente pieno di malizia.

Che schifo.

Lei rise e scosse la testa con fare civettuolo. "Ti sarebbe piaciuto, eh?"

Ancora un po' e vomitava.

"Non immagini quanto."

Oh, andiamo!

Daniel tossicchiò imbarazzato e si schiarì la voce. "Ti va un gelato?"

Leanne si voltò immediatamente verso di lui, grata che le avesse offerto una scappatoia dalla triste scenetta che aveva davanti. "Magari," esclamò contenta, "Ottima idea."

"Voi ragazzi che dite?" Daniel si voltò verso Ethan e Jane, e lei annuì.

Entrarono nella gelateria e Daniel ne approfittò per avvicinarsi alla casa, subito seguito dall'altro.

"Lascia, amico, faccio io," Ethan spinse gentilmente la mano dell'altro ragazzo.

"No, dai. L'ho proposto io," disse Daniel, mettendo già mano al portafoglio. "È giusto che ci pensi io."

"Insisto," calcò il tono di voce.

"Mi costringi a fare lo stesso," rispose, tendendo le labbra in una linea sottile.

Ma che miseria!

Sembravano due cani che gareggiavano per chi faceva la pipì più lontana. Imbarazzante era dir poco.

"È una mia impressione o la situazione è un po' sfuggita di mano?"

Leanne si voltò a guardare Jane che, al suo fianco, le aveva appena parlato con fare complice.

Si strinse nelle spalle e non poté che darle ragione. "Giusto un po'. Dovremmo intervenire?"

Jane rimase ancora qualche secondo in contemplazione dei due ragazzi, ora intenti a sfidarsi con lo sguardo a chi cedesse per primo. Dopodiché, batté rumorosamente le mani e si avvicinò anche lei alla casa.

"Permesso, scusate," Jane ancheggiò, spingendo via i due ragazzi e rivolgendole un fugace occhiolino. "Prego, quattro coni."

Leanne chinò la testa da un lato e si limitò a godersi la scena della ragazza che, con una semplicità disarmante, metteva una mano in tasca e pagava la cassiera.

"Non vi dispiace, vero, ragazzi?" Jane  fece un sorriso ingenuo, "È che avevo proprio bisogno di cambiare i soldi. Andiamo, Leanne?"

Oh, Jane, così però la rendi proprio difficile... torna a essere la ragazza fastidiosa di prima, dai!

Si avvicinarono alla vetrina dei gelati, lasciandosi dietro i due ragazzi attoniti: erano ancora fermi vicino alla casa, entrambi con il portafoglio ancora in mano e l'espressione confusa.

Puah! Che sciocchi!

"Dopo ti ridò i soldi però," disse Leanne, sinceramente colpita dalla ragazza.

Maledizione a lei, ma perché si era dovuta interessare a Ethan? Così non poteva starle simpatica.

Uffa, era proprio una cattiveria da parte di Jane, quando invece sarebbe potuto diventare sua amica.

"Non ti preoccupare," minimizzò la ragazza con una mano, "La prossima volta offri tu. Così saremo costrette a vederci di nuovo," le sorrise complice e tornò a guardare i gelati.

Nel frattempo, Ethan e Daniel, finalmente riscossosi dal momentaneo stupore, le avevano raggiunte.

"Non avresti dovuto," Ethan si grattò la  in imbarazzo.

"Avevamo fame e voi non vi muovevate."

"Ma, Jane..." fece Daniel, prima di essere interrotto bruscamente dall'arrivo della gelataia.

"Salve, ragazzi. Cosa prendete?"

"Quattro coni, grazie," rispose Leanne.

La signora controllò lo scontrino che le porgeva e prese due coni. "I primi due come li faccio?"

"Uno nocciola e stracciatella," rispose Jane, educatamente.

"L'altro fragola e cioccolato, quello al latte per favore. Senza panna," intervenne Ethan, precedendola . "Se possibile, potrebbe mettere prima il cioccolato, la fragola e poi di nuovo il cioccolato?"

Oh...

Daniel si voltò verso Leanne confuso, mentre Jane si rivolgeva a Ethan interdetta.

Ma allora se lo ricordava.

Ethan spalancò gli occhi, rendendosi conto di quanto era appena successo, e un lieve rosso gli colorò le guance.

"Io... sì, insomma... ricordavo una cosa del genere..."

Leanne si morse il labbro inferiore, sopraffatta da una strana sensazione di tenerezza a quella vista, mentre un senso di calore si diffondeva all'altezza del petto.

Quando avrebbe smesso di farle quell'effetto?

"Incredibile," intervenne Leanne, cercando di salvare la situazione. "Ethan ha una memoria davvero incredibile," ripetè. "Non avete idea di quanto questo lo aiuti a scuola."

"Come ti invidio," rispose Jane, contribuendo inconsapevolmente a salvare la situazione.  "Io invece per ricordarmi qualcosa devo scriverlo almeno dieci volte. Con colori diversi per attirare poi l'attenzione."

Daniel rise e Leanne lo vide rilassarsi impercettibilmente. Tirò un sospiro di sollievo e intercettò lo sguardo di Ethan: abbassò gli occhi, puntandolo su un punto indefinito della gelateria, non riuscendo a sostenerlo.

"Ecco a voi, ragazzi," la gelataia si avvicinò e si sporse, per lasciare loro i gelati. "Gli altri?"

Ethan cominciò a elencare i propri gusti e Leanne si avvicinò a Daniel, attirando la sua attenzione con una mano sul braccio. "Comincio a uscire, è tutto pieno e non vorrei rischiare di sporcare qualcuno."

Daniel annuì. "Ti raggiungo subito."

Non appena riuscì a farsi strada tra la calca di persone che occupava la gelateria, Leanne tirò un profondo sospirò di sollievo: l'aria aveva cominciato a mancarle e aveva sentito che, se non si fosse allontana subito, non avrebbe più retto.

Aveva solo bisogno di alcuni attimi senza Daniel e le sue attenzioni, e soprattutto lontana da Ethan e da quei suoi maledetti occhi verdi.

Lo faceva apposta, lo sapeva che aveva un debole per loro e glieli puntava sempre addosso.

Non era un comportamento leale.

"Ti senti bene?"

Leanne si voltò di scatto, trovandosi proprio Ethan che la guardava preoccupato.

"Certo, perché non dovrei?" rispose Leanne, piccata.

Al di là di tutto, avrebbe anche potuto evitare quell'uscita di prima,  risparmiando a entrambi un grande imbarazzo.

Maledizione a lui. E a quegli occhi. Ma perché continuava a guardarla?

"Eri più pallida del solito quando sei uscita e mi sono preoccupato, giacché di solito sfiori la tonalità di un lenzuolo."

Ah. Ah. Ah. Che battutona.

"Sto benissimo, grazie ma il tuo interessamento non era necessario. Oltre che non voluto," Leanne gli diede le spalle e Ethan, di rimando, le fece il verso. Che classe! "A proposito, ti sei sporcato. Perché invece di contribuire al mio esaurimento nervoso non cerchi di mangiare più civilmente?"

Leanne gli indicò con l'indice il punto in cui era sporco di gelato e, senza premurarsi minimamente di essere circondato da altre persone, Ethan si pulì velocemente con il dorso del braccio.

Santo cielo.

"Potresti anche essere meno uomo della pietra, sai?"

"Io Tarzan. Tu Jane?"

L'avrebbe volentieri impiccato con le iane, altro che passeggiate romantiche per la giungla.

"Ti sbagli," Leanne gli sorrise falsamente, "La tua Jane è dentro."

Ethan scosse la testa e le picchiettò la punta del naso con l'indice, facendoglielo arricciare infastidita.

"Eccovi," esclamò poi vedendo i loro accompagnatori e allargando le braccia verso l'entrata.

"Assurdo, non si riusciva a camminare," borbottò Daniel e le passò il conetto decorativo del suo gelato. "Vuoi assaggiare?"

"Et," esclamò Jane allegramente e ironica, con i capelli un po' arruffati a causa della folla da cui era appena uscita. "Ti sono mancata?"

"Assolutamente sì," rispose Ethan e le butto un occhiata per vedere la sua reazione. "Se vuoi dopo ti faccio vedere quanto mi sei mancata."

Fanculo!

🎈  🎈  🎈

Era stato ufficialmente l'appuntamento più disastroso di sempre. Sperava solo che nè Daniel nè Jane se ne fossero accorti, anche se bisognava essere particolarmente ciechi per non notare gli sguardi omicidi che Leanne aveva rivolto a Ethan o il modo insistente con cui lui aveva studiato ogni sua reazione.

E tanti cari saluti alla discrezione e alla pacifica convivenza.

Lei ed Ethan non sarebbero riusciti a mostrarsi naturali in presenza dell'altro neanche sotto tortura.

"Insomma, vuoi rallentare?" urlò Ethan poco dietro di lei, "Sembra tu stia correndo una maratona e so per esperienza che non credi nell' esercizio fisico."

Leanne lo ignorò e continuò a camminare a passo di marcia. Mille pensieri le affollavano la testa, primo su tutti si chiedeva se Daniel avesse ancora avuto voglia di vederla dopo quel terribile pomeriggio.

"Ma che diamine, si può sapere che ti prende?"

Si morse il labbro inferiore, mentre il senso di colpa le attanagliava lo stomaco. Daniel era semplicemente perfetto, tutto ciò che una ragazza avrebbe potuto chiedere: simpatico quanto bastava, gentile al punto giusto e carino il tanto per farle pensare di essere estremamente fortunata. Ma soprattutto, nella lista di qualità che gli si dovevano attribuire, lui era sinceramente interessato a lei.

E lei che faceva? Passava il tempo a litigare con Ethan, a pensare a Ethan e guardare Ethan cosa facesse.

Ethan. Ethan. Ethan. Sempre lui. Avrebbe finito col rovinarle la vita.

"Adesso basta," esclamò la sua croce personale. Era palesemente infastidito.

Ma parlava ancora?

Leanne alzò gli occhi al cielo e si impose di continuare a ignorarlo: con un po' di fortuna, Ethan avrebbe optato per il silenzio fino a casa. E per sua fortunata erano ormai arrivati.

Doveva solo persistere ancora qualche minuto e ce l'avrebbe fatto, riusciva già a vedere il cancello di casa.

Peccato che lui non fosse dello stesso avviso e, invece di desistere, affrettò il passo, raggiungendola in poche falcate. Lesto, le circondò il polso con una mano e la costrinse a voltarsi verso di lui.

L'impeto fu tale che Leanne si trovò a cozzare bruscamente contro il suo petto, sbattendo violentemente il naso.

"Ma porca..." si massaggiò la parte lesa, allontanandosi da Ethan. "Ma ti è andato di volta il cervello?"

"Non ti sei fatta niente," sbottò Ethan, "Non fare la melodrammatica come al solito."

"E invece mi sono fatta male," ribattè Leanne con veemenza. "Forse me lo sono rotto!"

Okay, forse non si era davvero fatta male e stava un po' esagerando. Giusto un po', eh...

Ethan chiuse gli occhi e lo vide sospirare profondamente. "Va bene, mi dispiace, non volevo. Ma tu mi stai facendo impazzire."

"Se prima non ne ero sicura, ora hai appena confermato tutti i miei dubbi: sei diventato improvvisamente scemo," fece Leanne. "Più del solito, s'intende."

"Ascolta un po', si può sapere che ti è successo?"

"Non capisco di cosa tu stia parlando."

Brava, continua così: fingiti sorpresa, sempre.

"Non trattarmi da idiota, Leanne. Sono almeno quindici minuti che cerco di parlarti e non mi rispondi. Cos'è, hai un'improvvisa voglia di tornare a casa?"

A Leanne si allargarono le narici per il nervoso e strinse i pugni.

Era fatta! Stava per scoppiare.

"Senti un po', tu... ma chi ti credi di essere, Mister Mondo?"

"Mister Universo, grazie."

"Io ti odio," urlò Leanne, con un ringhio e agitando le mani. "Guarda che non sei il centro del mondo."

"Del mondo intero no, ma del tuo forse sì."

"Adesso basta," alzò le mani in segno di resa, "Tutto questo è assurdo, io me ne vado."

"Perché non lo ammetti e basta?" chiese Ethan, retoricamente. Fu veloce e le si parò davanti, impedendole così di andarsene. "Dillo che hai passato tutto il pomeriggio a cercare di sentire cosa ci dicevamo io e Jane. Ammettilo che ti bruciava lo stomaco dalla curiosità," si avvicinò al suo viso, "Sii sincera almeno con te stessa, lo sai benissimo che impazzivi di gelosia ogni volta in cui io mi avvicinavo a lei."

"Tu..." Leanne si schiarì la voce. Perché la tradiva proprio in quel momento? "Tu non stai bene."

"No, hai ragione, non sto bene," una mano di Ethan le si posò sulla schiena, scendendo sempre più giù. "Ho provato a lasciarti il tuo spazio, come mi hai chiesto, ma la verità è che non sto bene perché ho passato il pomeriggio divorato dalla gelosia. Quando invece l'unica cosa che avrei voluto fare era baciarti.

"Che stai facendo?"

"Stellina," fece Ethan, avvicinandosi ulteriormente al suo viso. "Sto per baciarti."

I loro nasi si sfiorarono e Leanne, contro ogni aspettativa, rimase ferma dov'era. In attesa.




Habemus appuntamentus (?)
Lo aspettavate? Era come ve l'eravate immaginato?

Spero che con questo capitoli Jane vi abbia dato in impressione migliore, non so con di voi ne parlavamo ma anche quando creo "antagonisti" cerco sempre di non renderli tutti neri o bianchi. Alla fine Daniel e Jane non hanno colpa, se non di essersi ritrovati in mezzo alle incomprensioni di Ethan e Leanne.

Che dire? Avrei voluto fare un momento social ma non ci sono riuscita perché è stata una mattinata molto impegnativa (e temo che anche il pomeriggio lo sarà), motivo per cui non volevo rischiare di non pubblicare.

Se non lo avete ancora fatto, vi invito a votare le copertine che ho proposto nello scorso capitolo. Mi farebbe davvero piacere.

E infine. Sentitevi libere di sclerare per il capitolo proprio qui ->

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