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06. L'importanza di una sfumatura

Ethan fu di parola e per il resto della serata non si fece vedere.

Fu un sollievo per lei che, dopo quel ballo improvvisato, si era ritrovava totalmente in balia delle emozioni.

E aveva imparato a suo discapito che, a seguirle, non si finiva mai con niente di buono.

Per sua fortuna, a interrompere quel momento da film strappalacrime era arrivata sua cugina Rebecca.

E poi c'era chi si chiedeva ancora perché l'adorasse così tanto: aveva un tempismo invidiabile e sapeva sempre come cavarla dagli impicci.

Immediatamente, sia la sua attenzione che quella di Ethan erano saettate sul ragazzo che era in sua compagnia: Charles il perfetto era semplicemente ...perfetto, Leanne non aveva trovato altri aggettivi per definirlo.

Tutto, in lui, gridava alla perfezione e, non appena lo vide, Leanne ebbe una visione fulminea dai suoi ricordi d'infanzia: Rebecca si era fidanzata con Eric di Rossana.

Alla sua vista, Ethan aveva provato a fare una battuta sul golfino che il ragazzo portava elegantemente sulle spalle, ma era stato prontamente interrotto da una gomitata da parte di sua.

Anche se, che diamine, un golfino in piena estate proprio no.

Charles, anche tu. Vienimi incontro, amico.

"Ci aspettavate da molto?" chiese Rebecca, avvinandosi con un sorriso e la mano stressa in quella dell'altro.

"Non troppo, il tempo di una chiacchierata," fu la risposta di Ethan, che ebbe il potere immediato di accendere la curiosità in sua cugina.

"E' che qualcuno si è cambiato tre volte, stasera," scherzò Charles, con un espressione affettuosa e un bacio sulla guancia di Rebecca. "Come se ne fosse bisogno poi, sei sempre bellissima."

Ouwh. Che schifo.

Certo, se fosse stata una persona romantica (o per meglio dire, se fosse stata Annabeth), avrebbe trovato il tutto estremamente carino e dolce; peccato che lei non potesse essere più lontana di quanto già fosse dall'amore in sé e dovette metterci tutta se stessa per reprime la smorfia disgustata che premeva per uscire.

Al suo fianco, Ethan aveva la sua stessa espressione contrita e, almeno, non era l'unica a essersi sentita a disagio.

Mal comune, mezzo gaudio... era così, giusto?

Con una scrollata di spalle, Leanne rientrò nel locale, pronta a farsi stordire dalla musica e allontanarsi da Ethan il più possibile.

🎈 🎈 🎈

Nonostante il suo abbigliamento improbabile e le frasi estremamente sdolcinate, Charles si era rivelato una compagnia piacevole e aveva saputo tenere testa alle battute di James e Robert. Contemporaneamente.

Ma dopotutto, Leanne non si sarebbe aspettata niente di diverso da Charles il perfetto.

"Dio, odio questa musica," si lamentò Josh al suo fianco, sedendosi su uno degli sgabelli del bancone. Fece cenno a Rebecca e Charles di raggiungerli e si voltò verso di lei.

"Non voglio sentirti neanche," rispose Leanne, contrariata quanto lui. "Io neanche ci volevo venire qua e tu mi hai costretto."

"Oh, andiamo, l'unico motivo per cui volevi restare a casa era che ci sarebbe stato Et..." Josh non riuscì a concludere la frase perché Leanne, avendo intercettato l'arrivo della cugina e volendo impedire una conversazione su Ethan, gli aveva prontamente tirato uno schiaffo sulla bocca. "Ma sei tutta deficiente, mi hai fatto male."

"Scusa, scusa," si agitò Leanne, "Però adesso smettila, sta arrivando Rebecca e, se ci sente, insisterà per sapere il motivo per cui ci siamo lasciati. Ti prego."

Josh le rivolse uno sguardo molto contrariato e si massaggiò le labbra, continuando a borbottare tra sé

"Eccovi," Rebecca si appoggiò a Josh per farsi sentire, "C'è davvero tanta gente, è stato difficilissimo riuscire a raggiungervi."

"Speriamo solo di trovare gli altri al più presto," fece Leanne, "Inizia anche a farsi tardi e non voglio neanche pensare a cosa dirà mamma domani."

"Ecco a voi, ragazzi," Charles, arrivato alle spalle di Rebecca, porse loro due bicchieri. "Piccola, tu sei sicura che non vuoi nulla?"

"Sicura, grazie," Rebecca annuì e si sporse per un veloce bacio.

"Grazie, amico," disse invece Josh, allungando la mano per prendere il drink. "Ci voleva proprio."

"Ehi, ragazzi, eccovi."

Leanne si girò alle sue spalle, verso il nuovo arrivato, incontrando il viso sorridente e accaldato di Daniel.

"Dan," Leanne gli sorrise e si portò la cannuccia alle labbra. "Ci stavamo proprio chiedendo dove foste tutti, sei arrivato proprio al momento giusto."

"Quando vuoi, dove vuoi e come vuoi, baby," Daniel fece un finto inchino e le sorrise ammiccante.

"Scemo," Leanne rise e lo spintonò affettuosamente. Mordendosi il labbro, poi, indicò con un dito il drink del ragazzo, "Posso?"

"E' tutto tuo," fu la sua risposta e le passò il bicchiere, senza mai distoglierle gli occhi di dosso e approfittando per avvicinarsi ulteriormente.

Povero ingenuo, pensava davvero che fosse stata una sua iniziativa.

"Che schifo," fece Josh, attirando la loro attenzione e senza rivolgersi a nessuno in particolare. "Sto passando la mia grande serata a fare il terzo incomodo... e voi ragazzi neanche mi ascoltate. Sto per vomitare."

"Scusa, Josh," Rebecca si sporse verso di lui, "Hai forse detto qualcosa?"

Sentì un lieve tonfo alla sua destra, segno che Josh avesse sbattuto la testa contro il bancone.

Com'era teatrale suo cugino, Leanne non capiva proprio da chi potesse aver preso.

Daniel, accortosi anche lui della sofferenza di Josh, fece un passo all'indietro per allontanarsi con un piccolo sorriso di scuse e ristabilire la distanza di sicurezza.

Maledizione a suo cugino e la sua boccaccia.

"Ehi, Josh, ma gli altri dove sono?" chiese allora Daniel, cercando di riportare la conversazione su un territorio più neutro.

"James e Robert hanno fatto una scommessa sul primo che sarebbe riuscito a baciare una ragazza, o una cosa del genere. Marcus è sparito con la sua conoscenza," spiegò Josh, virgolettando le sue parole, "E Noah ed Ethan... credo di averli visti con i tuoi amici da qualche parte."

"Capisco," mormorò Daniel e si guardò intorno, alzandosi sulle punte dei piedi per sovrastare tutte le persone che affollavano il locale.

Leanne sbuffò e cercò di inviare dei segnali al cugino, senza essere vista. Di fronte a lei, incuranti del suo malcontento e della situazione che si era venuta a creare, Rebecca e Charles continuavano a parlare come se non ci fossero che loro e nessun altro.

Neanche a dirlo, Josh non capì minimamente ciò che lei cercava di dirgli né tanto meno riuscì a essere discreto.

Ma lei che aveva fatto di male nella vita? Dopotutto, voleva solo rimanere un po' sola con Daniel, non chiedeva tanto dalla vita.

E invece no, se non era Ethan che si intrometteva, allora arrivava James a dare fastidio e se anche lui era impegnato, ecco Josh a prendere il suo posto.

E che palle.

Leanne sorrise mestamente a Daniel (chissà se anche lui aveva i suoi stessi pensieri) e si guardò intorno, intercettando subito la figura di Noah che le andava incontro.

"Ragazzi, eccovi finalmente! Vi ho cercato ovunque," Noah si appoggiò a Josh e si passò una mano tra i capelli, ormai umidi per il caldo.

"Tieni," Rebecca gli passò un fazzoletto, con espressione paziente. "Sei da solo?"

Noah scosse la testa, ringraziandola. "Ethan era dietro di me, non capisco che fine abbia fatto, e..."

"Attenzione!" disse una voce, interrompendo Noah.

Un ragazzo, o per meglio dire lui e i suoi tre amici, piombarono nella visuale di Leanne e, tra una spinta e un'altra, arrivarono fino a loro. Subito Charles allungò un braccio e spostò Rebecca dalla loro traiettoria, impedendo che venisse investita in pieno da quell'insieme di braccia e testosterone... e alcol, ci avrebbe giurato.

"State attenti," Charles si rivolse ai tre, imponendosi in tutto il suo metro e novanta. Con uno sbuffo e scuotendo la testa, si rivolse a Rebecca: "Ti sei fatta male?"

"Non ti preoccupare," la ragazza gli sorrise e gli passò un braccio intorno al busto, abbracciandolo.

Galante com'era, Charles rappresentava proprio la reincarnazione del principe azzurro.

A lei invece, chissà perché, spettava sempre il giullare di corte. Ogni riferimento a persone era, ovviamente, puramente casuale.

"Non è stata una grande idea venire stasera," commentò Daniel, "Il venerdì è sempre pieno questo posto, ma James ha insisto così tanto."

Rebecca alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa: "Non devi mai dargli retta, fidati. Le sue idee non portano mai a niente di buono."

"Credi a noi," disse Leanne, "Abbiamo anni e anni di esperienza alle spalle."

"Avrei dovuto capirlo già quando mi ha sfidato ad andare sul motorino con lui dietro in piedi, probabilmente," convenne Daniel e Leanne strabuzzò gli occhi a quella confessione. "Ehi," allungò il collo, "Ma quelli sono... Alice," chiamò a gran voce, alzando una mano per farsi vedere.

Leanne si sporse verso la direzione in cui guardava il ragazzo e individuò due figure dirigersi verso di loro: erano Jane ed Ethan, e Leanne non poté fare a meno di chiedersi come mai fossero insieme.

"Finalmente una faccia amica," la ragazza per poco non si buttò addosso a Daniel e si fece aria con una mano, "È stato un inferno arrivare fino a qua, menomale che ho incontrato lui altrimenti sarei stata sola."

"Dovere," rispose Ethan, con un occhiolino nella sua direzione.

Stava forse facendo lo scemo con lei?

Ovviamente non che le importasse.

Peccato che Jane, in risposta, fece un risolino che contribuì a indisporla parecchio e, come sempre, la sua faccia parlò per lei: Josh le tirò un veloce calcio sul piede, ben attento a non essere notato, e le mimò di togliersi l'espressione da psicopatica.

La famiglia... sempre pronta a rivolgerti parole gentili.

"È un piacere," stava dicendo Rebecca, ricambiando il saluto di Jane e stringendosi al fianco di Charles, "Lui invece è il mio ragazzo."

"Cavolo, certo che siete tanti," commentò, "Non ricorderò mai tutti i vostri nomi, per cui scusatemi già da ora se sbaglierò. Sono pessima."

Josh e Rebecca risero e scossero la testa divertiti.

Lei, invece, strinse violentemente la presa intorno al bicchiere: odiava quella ragazza. E poi perché non si smollava dal fianco di Ethan?

Sciò!

"Tranquilla, non sei la prima a dircelo," rispose Josh.

"L'importante è che ricordi quello dei migliori," fece Ethan, ammiccando in sua direzione.

"Len, è tutto okay?" le chiese a bassa voce Noah, che fino a un momento prima era esattamente di fronte a lei.

Ma quando si era spostato?

"Certo, perché?"

"Niente, è che ancora un po' e rompi il bicchiere... mi sembri un po'... su di giri," concluse incerto.

"Tu non ti preoccupare," gli intimò Leanne, senza distogliere lo sguardo da Jane.

Era posizionata esattamente al centro tra Daniel ed Ethan e sembrava contendersi egregiamente l'attenzione di entrambi.

"Sapete l'ultima?" disse Jane, attirando numerosi sguardi. Sembrava essere nata per essere al centro dell'attenzione e ci stava anche dannatamente bene. "Prima parlavo con Ethan di quella buonissima gelateria al centro e mi ha detto di non esserci mai andato: per cui domani ci andiamo insieme, non è possibile che non l'abbia mai assaggiato. È troppo buono."

Loro cosa?

La sorpresa fu tale che Leanne si ritrovò a stringere il bicchiere nella sua mano una volta di troppo.

"Leanne, attenta," esclamò Rebecca, allontanandosi da lei e scrollando le braccia ormai bagnate.

Ebbene sì, aveva rotto il bicchiere.

Ignorò lo sguardo confuso di Daniel e quello da te l'avevo detto di Noah, e passò un fazzoletto alla cugina.

"Scusami," mormorò, "Mi sono distratta e dev'essermi sfuggito di mano."

Leanne tenne la testa ostinatamente bassa, così da evitare gli occhi di Ethan, così insistenti su di sé che sarebbe potuta andare a fuoco.

La sua espressione gongolante era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

"Ho un'idea," trillò Jane, "Perchè non usciamo insieme, noi quattro?"

Leanne si scambiò un occhiata veloce con Rebecca, la quale rifletteva a pieno il panico che la stava assalendo, e con molta lentezza si voltò verso la ragazza.
Jane, incurante dei suoi pensieri più funerei e drammatici, indicava Daniel e lei con l'aria di chi di aveva avuto l'idea del secolo.

Ecco, ora sì che era proprio fottuta.

Forse era il caso che iniziasse ad affogare nell'alcol i suoi dispiaceri, già che ne aveva da vendere.

🎈  🎈 🎈

"E non ho potuto fare altro che accettare," Leanne si infilò un biscotto intero in bocca, spargendo delle briciole sul tavolo. "E' una traeia, soo oviata."

Sua cugina Danielle si sedette al suo fianco, le tolse la busta dei biscotti da mano e si portò le mani ai fianchi.

Santo cielo, era una perfetta imitazione della nonna quella.

"Innanzitutto, prima finisci di mangiare e poi parli sennò non capisco niente. E poi," prese alcuni fogli sparsi sul tavolo, su cui Leanne aveva mangiato senza farsi troppe domande, "Stai mangiando sui bozzetti dei tavoli del mio matrimonio."

Leanne guardò la cugina colpevole e si passò velocemente una mano sulle labbra, togliendosi gli ultimi residui di biscotto: tentò un sorriso impacciato ma non riuscì a scalfire l'espressione della cugina.

"Nelly," si avvicinò alla cugina e le picchietto con un dito in metto agli occhi, "Se non la smetti avrai questa ruga in tutte le foto del matrimonio."

"Non mi importa niente delle foto," sbottò Danielle, "Perchè con ogni probabilità non avremo neanche un fotografo. Senza contare che il vestito non è pronto, si devono ancora decidere i centritavola, il colore delle tovaglie e i fiori. A me neanche piacciono i fiori!"

"Forse dovresti provare a non pensarci per un giorno," provò Leanne, speranzosa.

"Len, manca un mese al mio matrimonio. Un fottutissimo mese e il mio futuro marito è partito per un viaggio di lavoro, lasciandomi sola con mia madre e la sua."

A vedere sua cugina, Leanne pensò che non si sarebbe mai sposata.

Nossignore, lei proprio non poteva pensare a tutte quelle cose.

Oh, aspetta: lei aveva Annabeth che avrebbe fatto tutto per lei.

"Nelly," Leanne portò le mani intorno alle spalle della cugina, "Calmati e respira. Un giorno non cambierà le sorti di questo matrimonio," la cugina annuì e appoggiò la schiena contro la sedia. "Ora ascoltami, farai come dico io: va bene?"

"Len, io non credo che tu..."

"Va bene?" ripeté Leanne, mettendo maggiore enfasi nelle sue parole e Danielle si zittì. "Adesso tu chiami Logan e gli invii i centritavola tra cui sei indecisa e gli dici di parlare con quel demonio di sua madre. Dopodiché, dirai a me e Rebecca cosa ti serve e ci permetterai di darti una mano."

"Okay," mormorò Danielle, prendendo una notevole quantità di biscotti e portandoseli alla bocca tutti insieme, "Graffie, ei un teoro."

Ma quale tesoro! Leanne aveva solo bisogno di un veto sul suo vestito da damigella e mostrarsi disponibile era solo parte del piano.

"Avanti, raccontami di te ed Ethan: ho bisogno di distrarmi. Salta la parte in cui lui arriva a casa a sorpresa, me l'ha già raccontata Josh."

Fantastico! La sua vita sentimentale era così ridicola che diventava oggetto di intrattenimento dei suoi familiari.

Tutto nella norma.

"Ecco, come ti dicevo: dovrò fare un'uscita a quattro con Ethan e altre due persone," Leanne si verso un altro bicchiere di latte e se lo portò alla bocca.

A guardarle dall'esterno dovevano essere non poco bizzarre: Leanne e Danielle, rispettivamente di sedici e venticinque anni, stavano facendo  merenda con latte e biscotti al cioccolato con sopra una tenera faccina sorridente.

Altro che thé delle cinque. Scusa, regina Elisabetta, non sono ancora degna.

Chissà se anche alle regine si faceva il baffo da latte... avrebbe dovuto fare ricerche su internet quella sera.

"Non capisco perché hai accettato, davvero! Sembra che tu ti diverta a incasinarti la vita," borbottò Danielle, scuotendo la testa contrariata dalla sua scelta.

"Inizio a pensare che, se non mi infilo in situazioni di merda da sola, non sono contenta: come se non mi piacesse vivere la vita tranquillamente come tutti."

"Dovresti provare a chiedere a un esperto," buttò lì sua cugina, pensierosa. "Magari c'è dietro qualche complesso che ti porti dietro dall'infanzia."

"Non ho abbastanza soldi per parlare con uno psicologo," rispose Leanne.

"Potremmo cercare su internet, però l'ultima volta che l'ho fatto mi ha detto che stavo morendo."

Signori e signore, Danielle Adams, venticinque anni di maturità e saggezza.

"No, niente internet, ogni volta finisco per iscrivermi alle newsletters di qualunque sito: al momento ricevo email sul giardinaggio," spiegò Leanne, pensando alla quantità di spam inutile che riceva. "Ah, per caso ti serve un taglia erba? Sono in sconto."

Prima o poi avrebbe ricevuto un'email importante e avrebbe finito col perderla, nel marasma di annunci che accumulava.

"No, grazie, ma fammi sapere se ricevi qualcosa sui matrimoni per corrispondenza. Mi eviterebbe molti problemi."

Leanne si alzò distrattamente i capelli e continuò a guarda la cugina pensierosa: erano entrambe accasciate sulle sedie con una busta ormai vuota di biscotti e lo sguardo assente.

Evviva la vita, insomma.

"Allora," incalzò Leanne, "Che faccio? Scappo in Uruguay o uccido Ethan, riduco il suo corpo in pezzetti e lo nascondo nel ripostiglio?"

La seconda opzione, decisamente!

Le avrebbe evitato un sacco di problemi anche a lungo termine, e poi continuava a non sapere dove fosse il suo passaporto.

"Al massimo Las Vegas," convenne Danielle, "Che palle l'Uruguay. Va bene, ora basta," si mise seduta composta e batté le mani sulle ginocchia: "Io sono quella grande e matura delle due, dovrei aiutarti. Ecco cosa farai: uscirai con loro, ti divertirai e cercherai di non alzare le mani su Ethan."

L'ultimo punto era il più difficile dei tre, realizzò. Ethan, con quella sua sempre immancabile faccia da schiaffi, aveva sempre avuto il potere di istigarle violenza.

Scosse la testa, al pensiero della battuta che il ragazzo avrebbe fatto in risposta: le era entrato fin dentro la testa, l'aveva contagiata ormai.

Aveva l'Ethanite.

"E per cortesia, vedi di essere strepitosa quel giorno, così lo farai impazzire."

"Danielle, non mi interessa fare colpo su Ethan, non stiamo più insieme," disse Leanne, ingenuamente.

"Sì, certo, ma a chi vuoi darla a bere?"

Oh, andiamo: perché nessuno le credeva?

Probabilmente perché non ci credi neanche tu.

Leanne scosse la testa con vigore, cercando di scacciare quei pensieri, e Danielle le rivolse uno sguardo stranito.

Probabilmente, però, abituata alle sue stranezze, preferì non chiedere spiegazioni.

"Allora," fece Leanne, "Fammi un po' vedere queste tovaglie per il matrimonio."

Danielle si alzò e prese una cartella con sopra l'etichetta Matrimonio: tremate, oh voi che aprite. La aprì e tirò fuori due cartellini colorati.

"Sono indecisa tra due, una è quella proposta da mia mamma, l'altra da quella di Logan: scegliere equivarrebbe a dare inizio a una guerra civile."

"Ci penso io," la rassicurò Leanne, "E in caso di insurrezione, ti autorizzo a darmi la colpa."

Danielle le sorrise grata e le passò i due campioni. "Questo è bianco antico," indicò il primo quadratino, "E questo bianco floreale, vedi?"

Leanne sbatté ripetutamente le palpebre: un pomeriggio solo non sarebbe stato sufficiente.

Erano stramaledettamente uguali.





L'alala
Eccoci con questo nuovo capitolo. Diciamo che è un po' di passaggio in quanto non succede niente di realmente significato, ma pone le basi per il prossimo: il tanto atteso e tragico appuntamento a quattro.

Che dire? Personalmente sono stata molto contenta di dare un po' di spazio a Danielle che, data l'età, è tra quei due o tre cugini che hanno purtroppo poca rilevanza. Un giorno vorrei arrivare a parlare anche di lei e Logan, magari nella raccolta a parte. Che ne dite?

Come sempre aspetto impaziente i vostri commenti che mi fanno morire. E vi sottopongo una questione.

Come ho annunciato sto scrivendo uno spin off incentrato su James (e non vi dico le difficoltà che sto avendo per paura di non rendere il suo personaggio come merita), e ho fatto una bozza iniziale della possibile copertina. Di seguito vi propongo tre alternative, sentitevi liberX di esprimere una preferenza o anche un giudizio (fosse anche "fanno schifo"):

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