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04. Di appuntamento e paragoni

"Non puoi negare che abbia un certo stile."

Leanne si sistemò il telefono tra l'orecchio e la spalla, così da avere le mani libere e potersi finire di preparare.

"Annie, ma da che parte stai?" chiese all'amica in linea.

"Dalla tua, che domande. Ma Ethan ha fatto passi da gigante da quando si è quasi fatto venire un attacco di panico perché forse potevi piacergli, sarai d'accordo con me."

Leanne non ebbe nulla da obiettare a quelle parole, specialmente considerato quanto tempo Ethan e lei avevano perso a corrersi dietro durante quell'anno appena trascorso.

Quando era pronto uno, l'altro non c'era mai e così avanti per mesi, dimostrando di avere un tempismo a dir poco scadente.

Certo, visto come si erano concluse le cose, col senno di poi Leanne aveva pensato che dovesse essere stato un segno del destino.

Non erano fatti per stare insieme, punto e chiuso argomento.

"Peccato si sia dato una svegliata troppo tardi," disse Leanne, "Adesso è solo fastidioso."

"Dici così solo perché non ti è indifferente e non lo vuoi ammettere," rispose Annabeth, palesando un tono di ovvietà. E menomale che era la sua migliore amica, si sarebbe quasi detto che lo fosse di Ethan.

"Sbagliato, mia cara Annie. Erano settimane che non pensavo più a lui e poi è piombato a casa mia, è ovvio che ora le cose si siano un po' complicate," spiegò tranquillamente Leanne, "Specialmente se consideri l'impegno che ci sta mettendo nello starmi tra i piedi."

"Ma a chi vuoi darla a bare," Annabeth sbuffò una risata. "Tu non hai mai smesso di pensare a Ethan, accettalo. Io l'ho fatto e non mi lamento più se le nostre telefonate ruotano solo intorno a lui."

Questo non era affatto vero!

Okay che magari, qualche volta, avevano parlato di Ethan ma era stato solo per aggiornare Annabeth delle ultime novità.

Leanne poteva anche non nominarlo più, non sarebbe stato certo un problema per lei. Specie considerato il fatto che nella sua mente già non lo faceva da tempo: quando pensava a lui, ormai, lo faceva riferendosi all'indesiderato numero uno.

Si guardò velocemente allo specchio, controllando di essere in ordine, e raccolse la borsa.

"Sei pronta?" le chiese Annabeth, riferendosi ai rumori di sottofondo che le arrivavano.

"Pronta, sorridente e con uno scomodo vestito. Tu sei proprio sicura che sia necessario?"

"Assolutamente, fidati!"

Leanne si strinse nelle spalle, incerta: con Ethan non aveva mai avuto bisogno di essere elegante, anzi. Aveva almeno cinque strati di vestiti addosso ogni volta che uscivano insieme a causa del freddo, eppure lui non se n'era mai lamentato.

Scosse la testa: doveva smetterla di pensare a lui, ma cosa le prendeva quel giorno? Si costrinse a concentrarsi sul suo imminente appuntamento con Daniel, con i suoi ricci dall'aspetto informe e gli occhi gentili: ecco, così andava meglio.

Daniel, non Ethan.

"Speriamo almeno che questo mio sacrificio venga apprezzato," borbottò.

"Non essere sciocca," Annabeth sospirò e Leanne la immaginò scuotere la testa. "Sono maschi, non lo fanno mai."

Annuì e le diede mentalmente ragione, sebbene l'amica non potesse vederla: era sempre così saggia la sua Annie.

Scese le scale controllando di non aver dimenticato nulla e salutando Annabeth. "Ti chiamo stasera, certo," disse. "No, non chiamo prima Rebecca... senti, facciamo così: chiamo entrambe e facciamo una chiamata di gruppo. Sì, va bene. Okay, ciao."

Prese il telefono in mano e chiuse la chiamata; alle volte mantenere i rapporti sociali era così stancante.

Stando ben attenta a non cadere, saltò l'ultimo scalino nella fretta e si guardò in giro, alla ricerca di qualcuno. "Io esco," comunicò allora ad alta voce. Erano così tanti in casa che qualcuno l'avrebbe pur dovuta sentire.

Nel dubbio, decise di affacciarsi a controllare il salotto, pentendosene subito immediatamente.
James, Noah ed Ethan erano tutti e tre stravaccati sul divano e avevano occupato il tavolino di tutte le schifezze possibili e inimmaginabili che erano riusciti a trovare. Se lei si fosse avvicinata anche solo a una di quelle cose, le sarebbe uscito un tanto caro amico brufolo che le avrebbe tenuto compagnia per almeno un mese. Ma a loro no, perché erano maschi e il karma faceva schifo.

"Attacalo, dai... è libero, muoviti," urlò James, puntando un dito contro lo schermo.

"Ci sto provando, ma questo coso non vuole proprio darmi retta," borbottò Noah, accanendosi con particolare attenzione sui tasti del joystick.

"E' sabato pomeriggio e voi siete chiusi in casa a giocare. Viva la gioventù e menomale che si vive una volta sola," fece Leanne, scettica.

"Non stiamo giocando," si sdegnò Noah, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi giocatori.

"E' un serissimo torneo a di NBA, questo," continuò James e le rivolse un'occhiata distratta. "Ma che parlo a fare, tu non puoi capire."

Leanne alzò gli occhi al cielo. Uomini, sbuffò, erano così convinti di essere delle povere vittime incomprese.

"Fuori c'è il sole, è una bella giornata ed è estate," ci tenne a sottolineare Leanne, "Volete davvero passare così il pomeriggio?"

I tre ragazzi annuirono in simultanea e continuarono a giocare indisturbati.

"Tra un po' ci raggiungono anche Robert e Josh, vedrai che mega torneo che verrà fuori."

Leanne fu immensamente sollevata all'idea di allontanarsi dal parco giochi di testosterone che sarebbe diventata casa sua di lì a poco.

"Io comunque sto uscendo," disse. "Voi non vi divertite troppo, mi raccomando. Ricordatevi che Ally è dalla sua amica, vedete di rispondere al telefono se squilla."

"Sì, non ti preoccupare. Stai uscendo con Daniel?" s'informò James.

A quelle parole Ethan, approfittando della momentanea sospensione del gioco per mostrare il replay di un azione, si voltò finalmente a guardarla.

Aspetta... finalmente?

Come se lei avesse fatto caso al suo disinteresse e aspettasse solo che lui la degnasse della sua attenzione. No di certo, che strani scherzi giocava a volte la mente.

"Sì," confermò Leanne, "Mi sta aspettando fuori."

Sentì distrattamente suo fratello chiederle qualcosa ma la sua voce le arrivò ovattata, troppo impegnata com'era a seguire ogni movimento di Ethan: lo aveva visto sistemarsi meglio sul divano e girarsi completamente verso di lei. Aveva seguito i suoi occhi abbassarsi per risalire tutta la sua figura lentamente e, infine, aveva sussultato quando i loro occhi si erano incrociati.

Sapeva bene cosa voleva dire quello sguardo, aveva imparato a conoscerlo bene nei mesi in cui erano stati insieme e a sentirsene lusingata ogni volta che lo sorprendeva a guardarla in quel modo.

Anche in quel momento, nonostante la situazione poco favorevole e i rapporti ormai inesistenti, non riuscì a impedirsi di curvare le labbra verso l'alto, mordendosi il labbro inferiore.

Peccato che, così come lei ormai riconosceva ogni cambiamento nello sguardo di Ethan, anche lui avesse imparato a decifrarla allo stesso modo. A quella sua reazione, infatti, lo vide sorridere con l'espressione soddisfatta di chi ha già capito tutto e se la gode alla grande.

Come se poi ci fosse qualcosa da capire, il suo era stato un semplice riflesso incondizionato.

Ovviamente.

"Leanne...ma mi stai ascoltando?"

"Come scusa?" si ridestò e cercò di riprendere il controllo di sé. "Mi stavi dicendo qualcosa?"

James la guardò dubbioso per un momento, probabilmente interrogandosi a proposito della sua sanità mentale, e ripeté quanto aveva detto: "Perché non chiedi a Daniel se vuole entrare per una partita?"

"Ho forse scritto scema in fronte?" Leanne alzò gli occhi al cielo e imboccò il corridoio verso l'uscita.

Doveva allontanarsi da casa al più presto o, conoscendo i soggetti coinvolti, l'avrebbero davvero incastrata a passare un pomeriggio davanti la playstation.

"Ehi, Stellina," la chiamò Ethan un attimo prima che si chiudesse la porta alle spalle. "Non mi pensare troppo o il poveretto non reggerà il confronto."

Leanne sbatte la porta: lei odiava Ethan.

Per non farsi mancare niente, decise di odiare anche i fratelli: uno colpevole di aver riportato Ethan nella sua vita prima del previsto e l'altro... beh, James non aveva fatto niente di male quella volta, ma nel dubbio odiò anche lui.

Daniel era davanti il cancello e l'aspettava seduto a cavalcioni su un muretto, intento a guardare svogliatamente il proprio telefono.

Con passo felpato, Leanne gli si avvicinò e stando ben attenta a non farsi vedere gli arrivò alle spalle: "Ehi tu, aspetti forse qualcuno?"

Il ragazzo sobbalzò per lo spavento e poco ci mancò che non gli scivolasse il telefono di mano.

"Sì, una ragazza. Però è molto ritardataria, forse ha deciso di non venire più."

"Dev'essere proprio una stronza," Leanne stette allo scherzo e si chiuse il cancello alle spalle.

"Però è molto carina," rispose Daniel e Leanne rimase piacevolmente sorpresa dai suoi modi di fare. Era sicuro di sé e di quello che diceva, e questa cosa le piaceva da matti. "Tieni," le porse un casco, "Oggi avrai l'onore di salire anche tu su Bettie."

"Bettie?" chiese Leanne, interrogativa.

Daniel si avvicinò a un motorino malandato parcheggiato lì vicino e le sorrise, indicandolo: "Lei è Bettie, il primo amore della mia vita."

Oh beh, si disse Leanne infilandosi il casco, speriamo solo di non cadere cercando di scendere da Bettie.

🎈 🎈 🎈

"Sei incredibile," disse Daniel, camminando al suo fianco. "Quale persona al mondo prende il gelato a fragola e cioccolato?"

"Chiunque abbia ben chiaro quali sono i propri gusti," si difese Leanne.

"Ma sono due gusti così... diversi, è disgustoso," Daniel rise, pizzicandole un fianco e avvicinandola a sé.

Leanne si strinse nelle spalle e leccò velocemente il gelato per impedire che si sciogliesse. "In realtà non lo so, non ho mai preso nulla di diverso."

"No, aspetta," Daniel si fermò al centro della strada, "Mi stai dicendo che non hai mai preso dei gusti che non fossero questi?"

"Fino ai sei anni ho preso anche la panna, poi però ho capito che  era superflua e copriva il sapore."

"Tu sei pazza," il ragazzo scosse la testa. "Non sai che ti perdi. Vedrai, per la fine dell'estate ti avrò fatto assaggiare almeno la metà dei gusti in gelateria."

Leanne lo guardò di sottecchi, chiedendosi se quello fosse un modo velato per dirle che ci sarebbero state altre uscite.

S'immaginò un Annabeth gesticolante davanti  a sé che cercava di suggerirle cosa fare: "Muoviti," diceva la sua Annie-scienza (l'aveva chiamata così durante il secondo anno, era un misto del nome della sua amica e della parola coscienza. Quando le aveva rivelato quella sua nuova creazione, Annabeth non le aveva parlato per un giorno interno, allibita.)

Ma esattamente, muoviti a fare cosa? Buttò un'altra occhiata verso Daniel e lo vide intento a scrivere un messaggio.

Una parte di lei, la più insicura e che solitamente prendeva il comando delle sue emozioni, cominciò a domandarsi con chi si stesse sentendo il ragazzo. E se avesse deciso che la compagnia di Leanne non fosse di suo gradimento e stesse cercando un modo per liquidarla?

"Muoviti," le suggerì nuovamente la sua Annie-scienza. "Dí qualcosa."

Com'era imperativa!

Leanne decise di agire e, riagganciandosi al discorso lasciato in sospeso sui gusti di gelato, fece una cosa che mia avrebbe pensato di fare in vita sua: si attorcigliò una ciocca di capelli e sbatte le ciglia, smielata.

"Mi stai forse invitando a uscire di nuovo con te, Daniel?"

Stava civettando. Che schifo.

Quasi rabbrividì al pensiero e pregò che nessuno dei suoi familiari la vedesse mai comportarsi in quel modo.

"Togli il forse," Daniel sorriso, mostrando un atteggiamento sicuro. "Ti sto decisamente invitando a uscire un'altra volta."

Leanne intrecciò le mani intorno al braccio del ragazzo, facendosi più vicina: "Allora non ho altra scelta che dire decisamente di sì."

Neanche un bagno nell'acqua bollente sarebbe riuscito a toglierle di dosso tutta l'atmosfera da fiaba incantata di quel pomeriggio.

Quasi riusciva a vedere il riflesso di se stessa, ritratta come una delle principesse delle favole all'interno di un castello incantato e con tanti unicorni parlanti e brillantini lasciati al suo passaggio.

Avrebbe dovuto certamente esorcizzarsi.

Inorridì al pensiero di cosa Ethan avrebbe detto vedendola comportarsi in quel modo e le prese in giro che ne sarebbero conseguite.

Se c'era una cosa su cui loro due erano sempre andati d'accordo, tra tante che invece li facevano discutere costantemente, era che il romanticismo era una qualità sopravvalutata.

Al diavolo le dichiarazioni plateali, i regali imbarazzanti (e quasi sempre inutili) e le passeggiate al chiaro di luna.

Fino a quel momento uno dei migliori appuntamenti che aveva avuto l'aveva passato in una sala giochi a divertirsi e buttare soldi senza neanche rendersene conto.

E a baciarsi, perché quel pomeriggio Ethan non aveva fatto altro che baciarla, sussurrandole prese in giro sulle labbra e cogliendola ogni volta di sorpresa.

"Che ne dici se andassimo al cinema la prossima volta?"

Leanne si voltò come scottata verso Daniel che, parlando, aveva avuto il tempismo di riportarla bruscamente alla realtà proprio quando stava per lasciarsi andare a ricordi poco graditi.

"Mi piacerebbe molto," rispose e si accoccolò contro il suo braccio.

Perché lei era uscita con Daniel, non con Ethan.

Stava mangiando un gelato e godendosi una tranquilla passeggiata.

Con Daniel, non con Ethan.

Aveva accettato un secondo appuntamento e, probabilmente, ne sarebbero seguito anche un terzo e forse un quarto. E anche un bacio, chi lo sa.

Con Daniel, non con Ethan.

E il cuore doveva batterle all'impazzata e lo stomaco attorcigliarsi, e doveva passarle la fame perché il solo pensiero di lui sarebbe dovuto bastare per saziarla per tutta la vita.

Per Ethan, non Daniel.

Sbagliato.

Mi state odiando, lo so!
Vi manca il primo volume, lo so!
Ma soprattutto: siete curiose di sapere cosa è successo, lo so!
Ma tenetevi forte perché - rullo di tamburi - il prossimo aggiprnamento sarà un EXTRA: il primo appuntamento di Ethan e Leanne.
Spero di potermi far perdonare un po'.

Per il resto, che ve ne pare di Daniel? È la quintessenza dell'odio o , sotto sotto, se non ci fosse Ethan vi piacerebbe?

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