1· Paiolo Magico
Chiedo anticipamente scusa per gli errori di battitutura presenti nella storia, non ho ancora trovato il tempo di corregerli.
Inutile dire che mi ha svegliato il cantare degli uccelli, perché sono in piedi da ore. Ho troppa ansia. Quando la sveglia suona, alle sette, mi alzo dal letto e chiudo il baule, aggiungendo al lato corto della valigia una tacca verde. Non so perché lo faccia ogni anno, ogni volta che lo chiudo prima di andare a Hogwarts, ma in qualche modo mi rassicura. Con lo stesso pennarello cerchio nuovamente la data di oggi sul calendario: 28 agosto.
È passata un'eternità da quando sono andata per la prima volta a Diagon Alley, quella volta ero accompagnata da Hagrid, il guardiacaccia della scuola che si era gentilmente offerto di accompagnarmi e di mostrarmi dove fosse; questa volta ci andrò con Jo e Alicia.
Prima di iniziare a trascinare il baule giù per le scale mi guardo attorno, cercando di ricordare dove abbia messo la bacchetta. Forse è nell'armadio. Spalanco le ante, spostando i vestiti che non sono riuscita a far entrare nel baule; provo tra le felpe, accatastate sul fondo del mobile. Niente. Faccio un giro su me stessa, correndo a controllare tra le coperte. Magari l'ho lasciata in salotto; oppure è nel cassetto del comodino. Apro il cassetto, richiudendolo bruscamente dopo aver constatato che non c'è neppure lì. Scrollo le spalle e afferro il manico del baule, spalancando la porta; lo trascino giù, accertandomi di non fare neanche un rumore. Solo alla fine delle scale mi ricordo che papà è a casa e che, quindi, non potrà succedermi niente. Arrivata al pianterreno, perlustro salotto, cucina e bagno senza successo.
Dove sarà? Santo Cielo, perché mi perdo le cose così facilmente?
- Kenzie?
- Mamma?
Qualcuno scende le scale, facendo il suo ingresso in salotto.
- Che ci fai già in piedi?
- Non riuscivo a dormire. Hai visto la mia bacchetta?
Mamma corruga le sopracciglia, guardandosi attorno col cipiglio che di solito assume quando Gilbert si mette a correre per casa con le zampe sporche di fango.
- Hai provato a vedere tra i cuscini del divano? Comunque, vado a preparare la colazione, prendi il solito, giusto?
- Sì sì.
Alzo i cuscini giallo zafferano, cercando tra lo spazio tra i due. Crackers sbriciolati, biscotti, cibo per Gilbert ma... niente bacchetta.
- Non c'è.
- Ehm... Tesoro?
- Sì?
Sistemo i cuscini, alzando la testa.
- Ce l'hai in tasca.
La guardo, fissando appena i suoi capelli, mentre tiro fuori dalla tasca destra la bacchetta.
- Eccoti qui - dico, rivolgendomi alla bacchetta. - Grazie mille, mamma.
- Di niente. Tieni, ti ho fatto del caffè - mi porge una delle due tazze fumanti che stringe in mano.
- Non mi piace il caffè, mamma - pigolo, afferrando la tazza rossa.
- Non era il latte?
- No.
- Li vuoi un paio di biscotti?
Indica con un cenno del capo un piatto appoggiato sul tavolino.
- Non mi piacciono.
Mi siedo sul divano, passando in rassegna la stanza: non la rivedrò per un bel po'. Il divano - è azzurro - è sistemato a ridosso della parete; accanto ha un bel po' di librerie stracolme di libri; davanti il tavolino in mogano e un televisore. Sopra, sulla parete, troneggiano un paio di quadri dipinti da mamma: raffigurano uno la brughiera inglese, l'altro la costa scozzese.
- A che ora arrivano Jo e Alicia?
La guardo ancora, ma è come se non la vedessi, mi sono talmente concentrata nel non vederla che ormai la vedo quasi sfuocata, indaffarata a sistemare i piatti in cucina.
- Non lo so. Dipende dal Nottetempo.
- Capisco.
In realtà non capisce, lo so. Trattengo una risata, non è semplice abituarsi al Mondo Magico.
Sta sistemando i fiori sul tavolo della cucina - gesto assolutamente inutile, tanto ce ne andremo subito, richiamando il Nottetempo - quando suonano alla porta.
- Vai tu?
- Vado io.
Scanso il piatto e appoggio la tazza sul tavolo, prima di alzarmi e andare ad aprire.
- Chi è? - lo chiedo tanto per, per scaramanzia probabilmente.
- Noi - dicono Jo e Alicia a una voce sola.
Apro la porta, abbracciando le mie amiche.
- Come va? - chiedo, facendole entrare.
Si prendono qualche secondo per rispondere, mentre si guardano attorno; come me lo prendo io per guardarle per bene: Jo ha legato i capelli rossi in quelle che riconosco come trecce alla lattaia; indossa una canottiera bianco incastrata tra i jeans blu scuro e porta, ai piedi, un paio di Sneaker bianche. Alicia, in barba al caldo, ha deciso di lasciare sciolti i suoi capelli che coprono le spalle in morbide onde nere; veste con un abito leggero, rosato e calza lo stesso tipo di scarpe di Jo, solo con la suola più alta.
- Bene.
Alicia continua a guardarsi attorno, curiosa.
- Ali, non c'è niente di diverso - sussurra Jo. - Solo il telefono, forse; ma per il resto loro hanno tutto quello che abbiamo noi.
- Ha ragione - confermo. - Hanno solo il telefono di diverso, e tutto il resto è senza magia ovviamente.
- Ah. Allora... andiamo?
- Andiamo - infilo la bacchetta in tasca e prendo il baule a due mani. - Ci vediamo in estate, mamma!
Uscire di casa si rivela più difficile del previsto, devo ammetterlo, soprattutto far uscire il baule. Alla fine, dopo una ventina di minuti, ci ritroviamo in strada: tre ragazze, tre bauli al loro fianco, una puffola pigmea che si arrampica nella sua gabbia - Gilbert - e le bacchette in fuori, aspettando l'arrivo del Nottetempo.
- Papà ha prenotato tre stanze al Paiolo Magico - Alicia stringe le labbra, facendosi aria con una mano.
- Perché non ti leghi i capelli, Ali? - Jo non sopporta i capelli sciolti d'inverno, figuriamoci in estate.
- Infatti, Alicia, non hai caldo?
- Nah, si sta bene.
Jo fa una smorfia, come se avesse ingoiato uno spicchio di limone.
- Se lo dici tu - commenta a fatica.
Fa per ribattere, Alicia, quando un grande autobus viola, a due piani, appare davanti a noi. All'esterno, Stan Tiracorto inizia a parlare, presentando il Nottetempo:
- Benvenuti sul Nottetempo, è un mezzo di trasporto d'emergenza per maghi e streghe. Salite a bordo, e vi portiamo fin dove volete; sono Stan Tiracorto e, anche se non è notte - il ragazzo si mette a ridere per la sua battuta - sarò il vostro bigliettaio per questo viaggio.
- Santo Cielo, Stan, quanto la fai lunga - Jo saluta il cugino, dandogli una spallata. - Non è un essere sconosciuto il tuo caro mezzo di trasporto.
Stan guarda perplesso la cugina, sbattendo le palpebre un paio di volte.
- Allora? Ci aiuti o no?
- A fare cosa?
Stan balza giù dal pullman, salutando Alicia con un gran sorriso. Si volta a guardarmi, cercando di ricordarsi chi sia; credo.
- Ciao, Mackenzie.
Ricambio, sbuffando sottovoce. Che gli costa non usare il mio nome per intero? È troppo faticoso?
- A portare i bagagli su - Jo lo guarda, socchiudendo le palpebre e indicando i nostri bauli.
- Ma certo, faccio io. Non preoccupatevi ragazze, salite pure a bordo.
Alicia guarda Jo, chiedendo quasi conferma. Lei scrolla le spalle, iniziando a salire le scale. Ho notato solo ora quanto siano orrende le sue scarpe. Non poteva mettersele di un altro colore? Alzo gli occhi al cielo, seguendo Ali.
- Dove ci sediamo?
- Lì?
Guardo nella direzione indicata da Alicia: tre poltrone - rigorosamente ricoperte da federe viola, dello stesso colore dell'autobus - in fondo, attaccate sì, nel punto dove dovrebbe esserci, teoricamente, un motore, ma davanti a un enorme finestrino che dà sulla strada.
- Per me...
- È uguale - completiamo io e Alicia. Per lei è sempre uguale. Quanto mi dà fastidio quando fa così.
- Reggetevi forte, ragazze - Stan riemerge dietro alla gabbia di Gilbert. - Ern, possiamo andare - urla, avvicinandosi al guidatore.
Il Nottetempo parte, muovendosi a velocità elevata lungo la strada, si restringe e si materializza in una stradina di campagna.
- Che scarpe ti sei messa, Jo? - le chiedo, liberandomi di un peso enorme.
- Non insultare le Superga - sbotta Alicia, guardandomi con gli occhi socchiusi.
Faccio passare lo sguardo dalle Superga bianche di Jo alle Superga bianche di Alicia. Apparentemente non c'è differenza.
- Le tue vanno bene, Ali.
- Pensa alla tua maglia.
Ops. Punta sul vivo, la ragazza.
- Che cos'ha di male?
La guardo: è bianca, larga, e fiori di pizzo sono ricamati sull'orlo in basso e sulle maniche.
- È orrenda.
Non ribatto; ha usato il solito tono di chi non ammette repliche.
Il Nottetempo si restringe di nuovo, questa volta per passare tra due macchine, diventando una specie di sottiletta viola. Do una testata ad Alicia: per lo sbalzo mi sono praticamente ritrovata sopra di lei.
- Ahia!
- Oh, non ti ho fatto niente - sbuffo, massaggiandomi la tempia.
- Come no; credici Kenzie.
Incrocia le braccia, guardandomi corrucciata, mentre io trattengo le risate.
- Dove dovete andare, ragazze?
Stan appare davanti a noi, per niente scosso dal continuo acceleramento e restringimento del pullman.
- Paiolo Magico.
Anche Jo sembra non soffrire i continui cambiamenti del Nottetempo; scommetto che se potesse starebbe comodamente sdraiata sui tre sedili a leggere. Probabilmente Storia di Hogwarts per la centesima volta. Non capisco cosa ci trovi di bello in quel libro: cos'ha che non vada il Manuale di Incantesimi? O Storia della Magia? Di sicuro le servirebbe: la materia del Professor Binns non è proprio il suo forte.
- Ah, okay. Allora sono undici falci.
Jo stringe le labbra, guardando il cugino. Credeva davvero in uno sconto? Povera illusa.
- Tieni - tira fuori dalla tasca una serie di monete d'argento.
- Grazie mille.
Stan torna indietro, sedendosi dietro a quello che presumo sia Ern.
- Allora, avete sentito? - Alicia si raddrizza sullo schienale, spostando lo sguardo tra me e Jo.
- Cosa?
- Harry Potter verrà a Hogwarts, quest'anno.
- E tu che ne sai?
- È da una settimana che La Gazzetta del Profeta mette trafiletti alla fine di quasi tutti gli articoli, dicendo che quest'anno Harry Potter fa undici anni e che automaticamente arriverà a Hogwarts.
- Interessante - commento, annuendo appena. Non ci vedo nulla di straordinario sul fatto che verrà a Hogwarts; certo, vorrei almeno vederlo, magari parlarci un po' però... boh.
Il Nottetempo si restringe di nuovo, producendo uno schiocco sordo qualche secondo dopo.
- Ragazze, questa è la vostra fermata.
- Grazie.
Ci alziamo, fermandoci tutte e tre un secondo per il giramento di testa improvviso.
- Che ne dite di un gelato da Florean?
- Mamma mia, Jo, sei proprio fissata con i gelati.
Ali trattiene le risate e Jo mi guarda, fulminandomi.
- Non è divertente.
Io e Alicia scoppiamo a ridere e anche Jo non può far meno di sorridere.
- Allora, avete intenzione di restare là per sempre?
- Adesso andiamo, Stan. Calmati.
Jo salta giù, urlando al cugino di portare i bauli a Tom, il barista del Paiolo Magico, spostandosi per permetterci di scendere.
- Allora, se non vi va un gelato... chiediamo a Tom un tè freddo?
- Credi che lo abbia? - chiede Alicia, visibilmente preoccupata per la situazione della sua scopa che Stan maneggia senza alcun riguardo. - Non è possibile! Dà qui, Stan. La porto io, lascia stare la mia Cleansweep Eleven dove sei! Non muoverti!
Alicia risale sull'autobus, andando a strappare dalle mani di Stan la sua scopa.
- Quindi... il tè come lo vuoi?
- Come? - alzo lo sguardo dalle scarpe di Jo, trattenendo un'espressione di disappunto.
- Il tè - ripete lei.
- Oh... Limone?
- Okay, ma secondo te ad Ali quale prendo?
- Pesca.
- Bene - sparisce dentro il locale.
Alicia scende le scale, portandosi dietro la scopa e aiutando Stan a portare i bauli giù.
- Dammi un baule.
Il cugino di Jo si ferma e Alicia fa lo stesso. Leva un baule dal carrello sul quale li aveva messi e me lo porge.
- Grazie - diciamo io e Ali contemporaneamente.
Ridacchio, afferrando il baule.
- Venite?
Jo riappare all'esterno, reggendo tre bicchieri di tè giallastro; dietro di lei, un signore chiede a gran voce di passare. Jo si sposta e l'uomo - basso, con la pelata - mi viene incontro, sfilandomi di mano il baule. Lo appoggia per terra, sfila la bacchetta da una tasca e mormora "Baule Locomotor". Il mio baule si alza in aria e l'ometto ripete lo stesso passaggio anche con gli altri due bauli prima di fare un cenno col capo a Stan e di rientrare nel pub.
- Okay - mormoro, fissando l'ingresso. - Arrivo.
Controllo dentro la tasca, per assicurarmi che la bacchetta ci sia, e seguo Jo all'interno. Alicia arriva poco dopo e, ferme sulla soglia, stordite dall'eccessivo fumo disperso nell'aria ci prendiamo qualche secondo per osservare il locale; almeno, io lo faccio: il bancone è in legno e, dietro al barista, - Tom, suppongo - un mobile di legno contiene tutti i boccali e i piatti; accanto alla credenza, una porta conduce alle cucine; molti sgabelli circondano il bancone e, in parallelo alle scale, che portano al piano superiore, una quantità di tavoli in legno da quattro posti occupano l'ambiente. Sono praticamente tutti vuoti, tranne due, sul lato destro, a cui hanno preso posto cinque ragazzi; dalle risa che provengono da quella direzione direi che sono abbastanza felici. Uno di loro si alza in piedi, sollevando il boccale strapieno di un liquido ambrato e pronuncia qualche parola, indirizzandolo verso uno del gruppo. In quel momento, i suoi occhi si posano su di noi.
- Jo! - urla il ragazzo. - Vieni, ti devo dire una cosa.
Gli altri ragazzi si girano nella nostra direzione, curiosi.
- Oh, ma quello è Wood! - esclama Alicia, facendogli un cenno di saluto.
Uno dei ragazzi, quello che dovrebbe esser Wood, sorride, indicando una spilla appuntata sulla sua maglietta. Una grande "C" dorata risplende sulla superficie, sullo sfondo, un boccino d'oro.
Ali sgrana gli occhi, correndo verso di lui per congratularsi.
- Che cos'è successo? - chiedo a Jo, guardando Alicia salutare i ragazzi.
- Wood è diventato Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro.
- Ah.
Il ragazzo che ha chiamato prima Jo urla di nuovo il suo nome, facendole cenno di venire.
- Arrivo, Finn. Calmati!
Si incammina, lasciandomi lì a guardare la scena per poi fermarsi, a un certo punto.
- Vieni, Kenzie?
- Lì? - sgrano gli occhi, perplessa. - Perché? Non li conosco mica.
- Dài, Kenzie, non ti preoccupare, stai tranquilla. Vieni e basta.
- Perché? - ripeto.
- Perché sì.
Fa un passo verso di me, tendendomi una mano.
- Dài. Non fare la bambina.
- Uffa. Va bene.
Lascio perdere la sua mano e la supero. Mi raggiunge in pochi secondi e, insieme, ci dirigiamo verso il tavolo.
- Finn - saluta il fratello, adesso lo riconosco. - Che cosa vuoi?
- La mamma mi ha detto di darti questo.
Le passa un pacchetto che lei apre tutta allegra.
- Finalmente!
- Ciao, Kenzie.
- Ehi, Finn - ricambio il saluto, alzando appena la mano.
- Ragazzi, lei è Kenzie - mi presenta.
Saluto a mezza voce, a disagio per tutti gli occhi puntati su di me.
- Ti chiami davvero Kenzie, o è un diminutivo? - il ragazzo con la spilla, Wood, mi guarda, scrutandomi in viso. Ha dei begli occhi, sembrano fatti di cioccolato, per quanto sono scuri.
- È un diminutivo.
- Di...?
- Mackenzie.
- Ah... Bel nome - commenta poco dopo. - Io sono Oliver, comunque.
- Piacere.
- E loro sono Mike, Fred e George - indica un ragazzo biondo e due dai capelli rossi, identici.
- Ciao - li saluto, imbarazzata.
Finn mi fa cenno di sedermi vicino a uno dei due gemelli, dove c'è una sedia libera.
- Giochi a Quidditch? - chiede il ragazzo al mio fianco.
- No. Tu?
- Io e Fred siamo Battitori.
- Ah - non sono sicura di aver capito. - Ehm... cosa fate, di preciso?
- Non hai mai giocato a Quidditch?
Scuoto la testa, scansando dal viso un capello sfuggito dalle trecce.
- Visto una partita?
Scuoto ancora la testa, facendo apparire sul volto dei due gemelli espressioni indignate.
- Wood! - Fred richiama il Capitano, distogliendolo da una conversazione con Alicia, Finn e Jo.
- Weasley?
- Non ha mai visto una partita di Quidditch! - esclama George, indicandomi.
- Ma cosa dici, George! È venuta a tutte le partite! Era seduta con noi!
- Ha detto che non ne ha mai vista una.
- Kenzie, ma non te lo ricordi? - Jo si gira, guardandomi.
- Certo che mi ricordo di esser salita sugli spalti insieme a voi e di essermi seduta accanto a voi, ma ho sempre passato la maggior parte del tempo a leggere. Il poco che vedevo non mi chiariva le idee.
Alicia, George, Fred e Wood mi guardano, increduli. Ali scoppia a ridere.
- Credevi davvero che avrebbe visto tutta la partita? - dice lei, guardando Jo. - Anche solo guardandomi correre fatica.
- Era necessario informarli, vero? - la scruto in viso, le labbra strette.
- Be', mi sembrava necessario dire che non potevano aspettarsi qualcosa di diverso.
- Grazie per la fiducia, davvero, Ali.
- Di niente.
Sorrido ironicamente, alzandomi.
- Dove vai?
- Torno subito, Jo. Devo andare a vedere una cosa al Ghirigoro.
- Quindi stai andando a Diagon Alley. Bene, allora vengo con te, voglio dare un'occhiata alla Nimbus 2000.
- Okay - guardo appena Oliver, allontanandomi velocemente e uscendo sul retro.
Tiro fuori la bacchetta, picchiettandola sul terzo mattone dall'alto a sinistra del muro che circonda il negozio. Il muro si apre, dandomi la possibilità di vedere la strada principale di Diagon Alley. C'è un continuo viavai, tantissimi ragazzini corrono su e giù per la strada e i negozi principali - Madame Malkin: Abiti per tutte le Occasioni; il Ghirigoro; lo Speziale; l'Emporio del Gufo e Accessori di prima qualità del Quidditch - sono strapieni. Molte persone sono attorno al negozio di accessori per il Quidditch e guardano qualcosa esposto.
- Sarà sicuramente per l'esposizione della Nimbus 2000.
Sobbalzo, sorpresa. Quand'è arrivato?
- Cos'ha di speciale, questa scopa? È una scopa, giusto?
- Sì. Il manico è molto levigato, è leggera, i bastoncini di legno che ne fanno la "coda" sono abbastanza pregiati ed esegue alla meraviglia i comandi.
- Immagino che costi tantissimo - commento, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
- Abbastanza - mi guarda, Oliver, e sorride.
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